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Contatto - di Mingotti Ivano, Racconto per Nero Premio - sezione ottobre

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macchiavelli3
view post Posted on 25/10/2011, 14:02




CONTATTO

di Ivano Mingotti

Cazzo l'una e mezza. Fottuto incendio. Fottutissimo, fottutissimo incendio.
Ho dovuto allungare la strada, ho dovuto ritardare l'appuntamento col mio letto. Sfiga maledetta.
E dire che la serata non è stata brutta. Affatto. Ma domani inizierò alle quattro e mezza. Quattro e mezza. Non posso permettermi due ore di sonno. Non posso.
Tranquillo, tra poco sono a casa. Spingo l'accelleratore, fra poco sono a casa.
Le due meno un quarto.
Il parcheggio.
Il bagno.
Il letto.
Dormi. Dormi maledetto corpo, dormi. Non ce la puoi fare a rimanere sveglio fino a domani pomeriggio, dormi maledetto.
Abisso.
E poi di colpo la sveglia, potente. Mi spacca le orecchie. Improvvisa.
Sembra quasi di non aver dormito affatto. Maledetto incendio. Maledetto.
Sono le quattro e mezza, e già c'è il sole. Strano, penso. Ma non ho tempo per pensarci. Strano, ma devo andare alla macchina.
Bagno, brioche, chiavi nella serratura.
Fuori, uscire fuori, subito.
Strada. Macchina.
E lì, sul vialetto di casa, una ragazza. Le quattro e mezza di mattina.
Una valigia in mano, aspetta. Una valigia in mano, ci si appoggia. Mi guarda. La guardo. Mi avvicino alla macchina, mi avvicino a lei. Quasi la sorpasso, mentre mi parla.
Mi parla.
Non è italiana, è evidente. Pelle brunastra. Color nocciola. Lingua di paesi lontani. Odore di sud america.
Non capisco che chiede. Spagnolo. L'unica lingua che non ho studiato alle superiori. Le domando che c'è, devo andare.
Mi tremano le gambe, arriverò in ritardo.
E batte il sole.
Le quattro e mezza.
Mi risponde. Si regge sulla valigia. Mi risponde in inglese. Si è persa, non sa dove andare. Si è persa, i suoi la stanno cercando. Una valigia in mano, le quattro e mezza. Arriverò in ritardo.
Le rispondo in inglese. Devo andare, che si metta ad aspettare in un posto ben visibile. Che si metta ad aspettare all'imbocco della via principale. La troveranno. Chiavi nelle mani, mi tremano le gambe.
Mi sussurra qualcosa in francese. Lo capisco, intendo. Le dico che devo correre. Mi insulta. Stavolta usa il russo. Pensa che non l'abbia studiato. Poveraccia.
Mi incammino verso la macchina, rispondo all'insulto. Il sole batte, lei mi guarda. Chiavi in mano, asfalto luminoso, rumore di passi.
Infilo le chiavi nella serratura, apro la portiera. Devo scappare, devo andare. Lei resta ferma, mi guarda. Appoggiata alla valigia. Le faccio una smorfia, parto. Lo stop. Svolta a destra, in fretta.
Non voglio guardare l'orologio, non voglio guardare l'orologio. Merda, l'ho guardato. Un quarto d'ora fuori.
Sono in ritardo, sono in ritardo.
Maledetto incendio. Maledetta valigia. Mi tremano le gambe, il volante tra le mani.
Urla, urla alle mie spalle. Ovattate, attutite. Fuori. Il sole batte sul cruscotto. Guardo nello specchietto retrovisore.
Una bicicletta, un cappellino. Il postino mi rincorre e grida. Mi rincorre e grida. Un ragazzo. C'è posta. Un quarto d'ora in ritardo, non posso fermarmi. Non posso fermarmi.
E il sole batte sul cruscotto, mani sul volante, un quarto d'ora in ritardo. Merda, merda. Mi mordo le labbra. Merda. Una sigaretta. Merda, voglio una sigaretta.
Luce.
In cucina. Sono in cucina. Di nuovo a casa.
E non ho ansie, non mi tremano le gambe. Nessun volante, nessuna chiave, nessuna macchina. Non sono sorpreso, sono calmo. Tranquillo. E' normale che sia in cucina, la cosa più normale del mondo.
E la luce batte sulla porta finestra. E resto a guardare. Non mi muovo, e resto a guardare.
Oltre la porta della cucina.
Calma.
Oltre il salotto.
Calma.
Butto gli occhi verso l'ingresso. La rampa delle scale dietro al muro. Il silenzio. Calma.
Occhi puntati là e calma.
E non tremo. Mi scuoto dentro, ma non tremo. Ho paura, l'ansia mi stringe il cuore, me lo trita, ma non tremo.
E la mia bocca si muove da sola. Non penso più a niente, non penso più a nulla. Conto.
Conto e basta.
Uno.
Calma e silenzio.
Le pupille tremano, angoscia.
Due.
Tre.
Continuo a fissare l'ingresso, la luce. La porta, il muro che mi separa dal vedere le scale.
Quattro.
Cinque.
Ho già la nausea. Paura e terrore.
Sei.
Sette.
Otto.
Succederà. Ne sono sicuro. Succederà. Arriverà, apparirà lui, ne sono sicuro. Apparirà e mi verrà addosso, e sarà terribile, sarà traumatico.
Nove.
Non voglio andare avanti, non voglio vedere. Nausea, luce. Cuore che trema, labbra che come un pendolo procedono incessanti nella conta. Vorrei fermarle, non posso. E' inevitabile. Inevitabile.
Dieci.
Sbuca fuori dalle scale.
Terribile.
E il suo viso trasuda odio, trasuda violenza. Grande e grosso come una bestia, assetato di brutale ira. Resta lì, all'ingresso, per un attimo, a fissarmi. Famelico e omicida.
Resta lì, bagnato dalla luce della porta.
E' arrivato.
Era inevitabile.
E poi, poi non lo vedo più.
L'ultima immagine prima del buio.
Buio completo.
Occhi che si aprono. Respiro che si contorce nella gola. Sono nel mio letto. Tra le mie coperte. Una mano al petto. Stringo la pelle.
Il cuore non ha retto.
Buio.

- Guarda, se potessi scegliere, anch'io morirei nel sonno - sibila una voce all'interno della camera.
La barella si scuote sul pavimento. Sussurri di metallo, mentre l'infermiere strattona il corpo.
Lo adagia sul lettino, lo stringe nei lacci.
- Se potessi scegliere, non morirei a vent'anni - bofonchia l'altro infermiere.
Le ruote cigolano. Dalle tapparelle, la luce del sole di un mattino qualunque.
Il freddo pungente delle cinque.
L'alba è appena passata.


Edited by macchiavelli3 - 26/10/2011, 14:52
 
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Libero Neri
view post Posted on 25/10/2011, 16:15




Ciao macchiavelli3
questo racconto è onirico, talmente tanto che, secondo me, si comporta come i sogni che si dimenticano al risveglio, o che restano - eccezioni a parte - per poco e poi svanire.
Quando ho visto la lunghezza del tuo scritto mi son detto "evviva" qualcosa di corto (prediligo i racconti brevi) e all'inizio ero preso bene per la telegraficità della narrazione. Peccato che proceendo nella lettura mi sembrava di essere su un aereo che rolla e non decolla mai. Non so dove volevi andare a parare ma provo ad azzardare un ipotesi: un sogno che uccide? ma se il sogno uccide, come si capisce da "il cuore non ha retto", come fa un morto a scrivere? Ma sopratutto come fa un morto a capire che è morto (lo dico da inesperto, non sono ancora trapassato)? Forse azzardare, solo sul finale, un cambio dell'io narrante dalla prima persona (che per il sogno va benissimo) alla terza persona poteva rendere più reale il protagonista (mi è venuto anche il dubbio che tutto fosse un sogno nel sogno)?
Nel testo non capisco nemmeno perchè il protagonista passi dal "non posso permettermi due ore di sonno" al "dormi maledetto corpo [...] non ce la puoi fare a rimanere sveglio fino a domani pomeriggio".
Una riga sotto, io avrei solo anticipato "Improvvisa" dopo "potente"; ma dopo "Mi spacca le orecchie" no, l'improvvisa svegli arriva prima di spaccarti le orecchie, o no?
Magari sto dicendo un sacco di cazzate perchè lo sviluppo in una dimensione onirica, può concedere questo e altro; ma il rischio di confondere il lettore è alto. Io ne sono uscito confuso: non ho capito l'incendio, non ho capito il titolo, ma sai, sono una che della vita non ha capito un cazzo.
Buenaventura!
 
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macchiavelli3
view post Posted on 25/10/2011, 16:35




:D grazie per i consigli. In realtà è un sogno che porta alla morte. Un incubo tanto forte e confuso che porta alla fine della vita di chi si è accorto che tutto quel che ha vissuto nelle ultime ore è appunto un sogno. In realtà l'io ci starebbe anche, perchè il narrante non per forza deve averlo ''scritto'', ma può benissimo descriverlo...una sorta di terza persona traslata sulla prima :) Non deve esserci per forza un ''dopo'' che permetta il racconto, può anche essere un durante...nè una motivazione per raccontarlo o un qualcuno a cui raccontarlo...è semplicemente un modo di descrivere diverso (usando appunto la prima persona al posto della terza e dando così uno sguardo più introettivo al tutto).
 
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Libero Neri
view post Posted on 25/10/2011, 16:53




sì certamente la prima persona dà l'effetto che descrivi tu, ma una volta introiettato nel personaggio, e arrivato alla fine, il lettore si chiede dove sono finito? un sogno infinito? E proprio perchè, come dici tu, è un sogno che porta alla morte, per poter fare entrare meglio questo nel lettore, uno stacco, un cambiamento di io narrante, una terza persona distaccata che in due righe sintetizza la morte nel sonno del protagonista, avrebbe, secondo me, almeno su me, fatto più effetto.
Mi piace l'idea dell'incubo che porta alla morte, ma se questo era il tuo scopo, l'hai sviluppato così confusamente da non uccidere nessuno :)
Non sono d'accordo però sulle ultime cose che scrivi nel tuo commento: un qualcuno a cui raccoltarlo c'è sempre, ed è il lettore; il motivo per raccontarlo anche, ma devi saperlo tu, sei tu che scrivi: e se il motivo è descrivere un incubo assassino, allora uccidi! Osa di più, tanto è un sogno :)
Buenaventura!
 
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macchiavelli3
view post Posted on 25/10/2011, 16:58




eheheh ma volevo che fosse così confuso :)
deve spiazzare il lettore..però effettivamente le due righe in terza persona tipo notiziario non sarebbero state male :) grazie del consiglio :D

 
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Libero Neri
view post Posted on 26/10/2011, 11:59




ok capisco il tuo intento... ma una cosa è rendere confuso un sogno, ben altra è confondere il lettore :)
Buenaventura!
 
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FABRI_123PATTI
view post Posted on 26/10/2011, 13:00




Ciao Machiavveli3.

Ho letto il tuo racconto e mi è piaciuto molto. Anche la dimensione onirica caotica. Che poi a dire il vero non l'ho trovata così tanto caotica. Due cose, se mi permetti:

1) un'inezia: sarebbe corretto scrivere Sud America in maiuscolo;

2) Il finale. Perchè non mettere qualcosa che chiarisca che è morto a causa del sogno eccessivamente vivido? (anch'io non avevo capito!)

del tipo:
SPAZIO
"Il cuore non ha retto", disse il Medico Legale osservando il cadavere sul letto.

Non è il massimo, ma almeno chiarisci che lui è morto per un sogno estremo eccessivamente vivido.

Fabrizio
 
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macchiavelli3
view post Posted on 26/10/2011, 13:47




Effettivamente sì, decisamente ci starebbe la cosa :D
Grazie ancora per i consigli ^^
 
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William Munny
view post Posted on 26/10/2011, 14:02




Ciao Macchiavelli3,
adoro il tuo stile... complimenti. Non ripeto i consigli (validi) già dati da Fabri e Libero Neri... Io rilancio, perchè non rendere ancora più surreale il sogno, magari gradualmente... per avere un finale introdotto dalla assurdità degli avvenimenti; esempio se leggo che il protagonista vola, capisco che c'è qualcosa che non va... Ho detto la mia, prendila per quanto vale (poco...molto poco).
Complimenti ancora per lo stile... potrei anche iniziare ad invidiarti!
Bravo, bravo!
Buon lab!
 
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macchiavelli3
view post Posted on 26/10/2011, 14:56




Grazie per i complimenti ^^
:D
Pero rileggendolo penso vada bene così..sembra quasi che modificandolo ulteriormente ne rovinerei l'anima XD
:)
 
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Alessanto
view post Posted on 26/10/2011, 17:09




Ciao!

Nucleo e struttura
Un sogno che porta alla morte. Idea rischiosa: il "già visto" è dietro l'angolo. Così come il trucco del "è tutto un sogno" che costituisce il modo più in voga dello scrittore alle prime armi. Ho iniziato la lettura interessato ma poi, ti confesso, l'attenzione è scesa. Sarà la scrittura sincopata o la sensazione del non andassi a parare da nessuna parte. In ogni caso sul momento, non leggendo i commenti, mi sono trovato sbilanciato dai cambiamenti di focalizzazione e pdv. Poi, ho letto che è voluto. Okay, l'unica cosa che posso dire è attenzione.

Ambientazione e personaggi.
Niente ambientazione. Siamo in un piano onirico, ma ciò non esclude che qualcosa si potrebbe inserire. Non male il protagonista (Dromi, maledetto corpo, dormi, mi è molto piaciuto). Il problema è che tutti gli elementi che inserisci rimangono lì senza senso. La valigia? Le lingue? La donna di colore? Ho provato a trovarci qualcosa di allegorico ma a parte valigia=viaggio nell'aldilà non ci sono riuscito.

Stile e forma.
Refusi non ne ho visto, ma il primo io non ne cerco molti. Per quanto riguarda la forma. Le frasi sono brevi e tutte principali, per cui la difficoltà di gestire i periodi è bassa.
Io, ma è una mia fissa, non apprezzo molto le frasi troppo spezzate. Vanno bene, secondo me, nei racconti brevissimi, nella narrativa di altro tipo, invece li trovo noiosi.

Ciao!
 
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macchiavelli3
view post Posted on 26/10/2011, 17:17




:D in realtà non c'è alcun senso allegorico. è un sogno :D
grazie per i consigli
 
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NayaN
view post Posted on 28/10/2011, 11:33




Ciao macchiavelli, anche per me il racconto è un po' troppo criptico. Avevo letto la prima versione, quella senza le ultime righe di spiegazione, e paradossalmente mi piaceva di più. Così, sebbene il pezzo acquisisca un significato univoco, perde un po' in coerenza. Vediamo tutto con gli occhi del protagonista, e poi siamo catapultati in un mondo in terza persona dove lui non c'è più. A quel punto è normale chiedersi quando, dove e come sia iniziato quel sogno, se fin dall'inizio o se inizia proprio quando lui si mette a letto dopo la serata 'piacevole'.
Inoltre, il fatto che lui dica 'il cuore non ha retto' significa che è già morto. Come fa a rendersi conto che il suo cuore si è fermato? Non so, non mi convince. Visto che hai messo la spiegazione, forse sarebbe stato meglio se a dire che il cuore non ha retto fosse stato un medico o un portantino.
RIguardo lo stile, mi piace, forse un po' troppo insistito nella sua 'magrezza', ma può starci. Mi piacciono i racconti dove lo stile si plasma all'effetto che si vuole raggiungere, anche se qui più che raggiungere una sensazione onirica mi sembra si vada verso la nevrosi. Tanto che leggendo il testo senza la spiegazione finale, avevo ipotizzato che fosse tutta una grande allucinazione dovuta all'abuso di qualche sostanza avvenuto durante la serata piacevole, e che la morte fosse sopraggiunta proprio per overdose.
In bocca al lupo per il lab!
 
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macchiavelli3
view post Posted on 28/10/2011, 15:41




eheheh XD prima versione..seconda versione XD a me piaceva sinceramente più la prima, perchè pensavo che il ''cuore non ha retto'' facesse capire che è morto..comunque la scienza afferma che il cervello ha una quindicina di secondi per accorgersi che si sta morendo..quindi lo può anche dire...però sì, passare dalla prima alla terza non piaceva nemmeno a me, ma era un consiglio e l'ho accettato perchè rendeva più chiaro il significato..
 
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Peter7413
view post Posted on 29/10/2011, 12:57




Ciao!
Lo stile asciutto mi piace, idem per le frasi veloci, però non mi sembra un racconto. Non c'è una storia, non c'è un senso, allo stato attuale è un insieme di immagini parzialmente scollegate. Ende ci ha fatto un libro intero sui sogni e l'ha pure pubblicato, quindi in sè il tuo intento non è sbagliato. C'è da dire che quel libro di Ende è stato il suo unico che non sono riuscito a finire e a farmi piacere (si chiamava SPECCHIO NELLO SPECCHIO). Ciò per dire che probabilmente è un problema mio, ma che il tuo lavoro non mi è piaciuto. Ho faticato ad arrivare alla fine, mi è mancato il senso.
Un consiglio: paradossalmente (per quanto ho scritto poc'anzi) proverei a togliere il finale normalizzante e userei quei 15 secondi post mortem di cui hai parlato per fare capire attraverso le sue stesse parole cosa gli è successo e chiudendo un attimo prima della morte, tanto per non incorrere nel narratore che narra nonostante sia morto.
A rileggerti!
 
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23 replies since 25/10/2011, 14:02   253 views
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