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Orsetta, di Giordano Efrodini (2520 battute)

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giudappeso
view post Posted on 24/11/2011, 22:52




Si chiamava Orsetta. Poco originale per un orso di peluche. Lei però era diversa dagli altri. Tanto per cominciare era magra, e “vestiva” una salopette color senape con una camicia scozzese. Di peloso aveva solo la testa, i piedi e le zampine. Inutili palline che si stringevano fra loro grazie a un francobollo di velcro. Un giorno però mancò la presa, e cadde. Il velcro non è per sempre, non come i diamanti. Orsetta era ancora la mia preferita, così squartai il vecchio Pinocchio di gomma. Queste cose si fanno d’impulso, senza pensarci troppo. Tagliai guanti, scarpe, cappello e panciotto, e con soddisfazione vidi che Orsetta li calzava a pennello. A mia madre venne un colpo trovandomi con quelle grosse forbici. Giocai ancora a lungo con Orsetta, e forse fu questo a darle un’anima. Mi seguiva ovunque, che la portassi io o che mi precedesse lei. Mano nella mano, la mia e quella bianca e fredda di lei. O di Pinocchio, se guardate al capello. Non ricordo quando morì. Le si scucì la testa, ma anche dopo vari interventi di ago e filo quella non voleva saperne di stare su, e Orsetta prese una posizione sghemba da malata terminale. Alla fine le nostre strade si separarono. In breve, Orsetta morì e io crebbi. Oggi però torno a lei con la memoria, e alla vita…
    «No, senti. Queste cose non le posso scrivere, mi crederanno… capiranno che sono matto!» Protesto.
    «Ti ho detto di fidarti, sono tornata apposta». Allunga una manina di plastica per confortarmi.
    «E tu, se lo faccio – se racconto di noi – poi…» esito.
    «… ti porterò con me, sì». Annuisce, ancora ingobbita dalla cucitura.
    «Nella Fuga?»
    «Nella Fuga, dove hai sempre voluto andare. Dove stanno i ricordi, le cose perdute e i sogni, dove ti nascondi pur non sapendoci arrivare. Io accompagnerò la carne dove già vive lo spirito». Da quando è tornata, Orsetta ha un piglio da Profeta che mette i brividi. So che è pazza, lo sono anch’io. La Fuga è una follia, lo è ogni cosa. Riprendo a scrivere.

… a quella vita che è tornata, a cui voglio ricongiungermi. Quando sei un bambino, ciò che la tua immaginazione crea è talmente vivo da farti male. Così me ne vado là, nella Fuga, dove la prospettiva scivola nella coda dell’occhio, e tutto esiste ma scompare allo stesso tempo. Vado con lei, mano nella mano. Orsetta, che è il golem della mia infanzia. Seguo l’asse prospettico fin dove la chimera si nasconde, dove sta la Fuga e tutto ciò che mi appartiene, che è veramente mio.

Addio,
non cercatemi.
Non dispiacetevi.
    «Ecco, adesso possiamo andare».
    Ci incamminiamo.
 
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lauralafenice
view post Posted on 27/11/2011, 14:25




Il racconto nel complesso è carino però mi suscita qualche perplessità in alcuni aspetti. La trovata di fondo è originale anche se le mani di plastica sembrano tirate dentro con un po' di furbizia... La prima parte risulta però molto più convincente della seconda che scade nel lirismo risultando un po' forzata. Mi sarei aspettata (e avrei apprezzato) di più che lo stile si mantenesse "asciutto" fino alla fine. E poi si arriva alla fine e ci si chiede una cosa: Ma è una lettera? il protagonista sta scrivendo prima di intraprendere la sua Fuga? Così pare ma è inverosimile che quello sia un messaggio d'addio dall'inizio alla fine e non vi è nessun appunto in nessuna parte del testo che faccia pensare che fino a lì narra e da quel punto in poi scrive. Ma un messaggio di addio costruito così raccontando tutta la storia di Orsetta dall'inizio alla fine a me non sembra del tutto credibile quindi probabilmente avrei diviso in qualche modo la parte dei ricordi dalla lettera.
Per il resto la forma è corretta e ci sono alcune frasi molto riuscite. Solo in un punto sono rimasta perplessa:

Un giorno però mancò la presa, e cadde.----> mancò la presa dove? cadde cosa? le reggenze di questa frase anche in relazione a quella precedente e alla successiva non mi sembrano chiarissime.
 
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Selene B.
view post Posted on 27/11/2011, 17:18




Ottimo racconto anche questo. Sono stata indecisa se collocarti al primo o al secondo posto, per me è stato quasi un ex aequo. Mi è piaciuta l’idea e lo stile con cui riesci ad alludere a una follia che, per una volta, non è violenta ma mite, dolce. Resta qualcosa di indefinito, ma naturalmente erano poche battute, non si può pretendere la profondità di un romanzo. Il tema delle mani di plastica è stato correttamente utilizzato. Non ho notato errori o refusi.
 
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patriktroll
view post Posted on 28/11/2011, 01:40




"Giocai ancora a lungo con Orsetta, e forse fu questo a darle un’anima": anche se l'idea che un pupazzo prenda vita me l'aspettavo, questa frase dona alla cosa una senso che trovo bello e convincente. Il rapporto prolungato con un oggetto, in grado di infondergli un'anima, evoca scenari di magia popolare. Anche l'idea del luogo in cui fuggire, reso archetipale dalla maiuscola, tocca un ambito che apprezzo molto, quello degli scenari appartenenti ad altre realtà ma in comunicazione con la nostra. Qui, la cosa è arricchita dal fatto che, volendo, potrei anche intendere il tutto come un parto dell'immaginazione del protagonista, e quella con la bambola una relazione con una parte della sua stessa mente.
 
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Peter7413
view post Posted on 28/11/2011, 14:53




Ho trovato molto faticosa la prima parte e in generale la prima lettura è stata insoddisfacente. Poi mi sono fermato a riflettere e ho riletto. Orsetta, tizio pazzo, orsetta è nella mente e via dicendo. Bello e quasi geniale. Un tema infilato a forza e, rispetto ad altri, maggiormente scollegato dalla tematica del racconto ti danneggia un po'. In più, Laura ti ha sottolineato una frase strana e non sto a riscrivertela, ma ti porto lo stesso appunto. Credo che il racconto vada assolutamente ripreso, aggiustato, equilibrato, arricchito: l'idea è bella e meritevole. Questa edizione vede pochi racconti, ma molto buoni e questo tuo lavoro si piazza nel novero dei migliori, accomunati da una qualità media davvero elevata.
 
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Fini Tocchi Alati
view post Posted on 28/11/2011, 15:55




Affascinante, anche se un po' troppo ermetico, quasi indefinito. E' come se mancassero delle boe, dei punti di riferimento per inquadrare bene la situazione, a partire dalla considerazione che non si capisce bene se stia o no scrivendo una lettera, o cosa. La scrittura avvolgente e pacata me lo ha fatto comunque gustare anche se non l'ho capito fino in fondo. Le mani di plastica, sì, mi sembrano inserite un po' a forza.
 
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silver moon
view post Posted on 28/11/2011, 19:03




Ecco, sinceramente non sono sicura di aver capito al 100% il tuo racconto.
“Inutili palline che si stringevano fra loro grazie a un francobollo di velcro. Un giorno però mancò la presa, e cadde.”
Qui, per esempio, immagino sia una mia mancanza, ma non ho la più pallida idea a che cosa tu ti stia riferendo. Quali palline?
“Mi seguiva ovunque, che la portassi io o che mi precedesse lei.”
Invece qui, sarò magari un po’ pignola, ma se ti precede, non ti segue :)
Per il resto, scritto bene ^^
 
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Olorin
view post Posted on 29/11/2011, 12:54




Le mani di plastica mi pare giochino un ruolo assolutamente… nullo. Se mi chiedessero di esplicitare il tema trattato da questo racconto, molti me ne verrebbero in mente ma niente di neanche vicino a quello proposto per l’edizione di Minuti Contati. Ben reso nel brano è l’atto di conferire da parte del protagonista l’accezione di normalità a eventi e concetti che di normale poco hanno, tipico di una mente delirante, anche se proprio sul finale si perde un po’ quel labile e magico equilibrio tra pazzia e razionalità a favore di quest’ultima, lasciando l’amaro in bocca.
Nel complesso sarebbe un buon racconto, ma il dubbio sull'attinenza al tema mi lascia con qualche perplessità circa il giudizio conclusivo. <_<
 
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KillerQueen
view post Posted on 1/12/2011, 15:47




Ehm... non ci ho capito molto. L'ho trovato piuttosto confuso, non sono sicura d'aver capito fino in fondo. Il collegamento al tema mi sembra un po' forzato, così come il fatto che il protagonista racconti tutta la storia in una lettera, per poi concluderla con poche righe di saluto. Insomma, ciò che scrive il protagonista comincia come racconto e finisce come lettera... probabilmente mi appare un po' confuso anche perché non è il mio genere.
 
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MichelaZ
view post Posted on 2/12/2011, 00:14




Molto interessante per quanto detto e di più per il non detto; notevole l’equilibrio fra il dichiarare e il lasciar intendere. In particolare il passaggio in cui Orsetta sembra una presenza amichevole, perché allunga la mano a consolare il protagonista, ma poi gli promette di portarlo con sé solo se lui farà quello che lei ha chiesto, nonostante le sue resistenze.
Anche l’ironia dove parli del piglio da Profeta è apprezzabile.
Questa frase: “Oggi però torno a lei con la memoria, e alla vita…” che riparte più sotto però resta confusa, cosa vuol dire che lui ritorna alla vita a cui vuole ricongiungersi?
La Fuga è bellissima, come fuga prospettica e fuga mentale, e ci sta anche come allucinazione di un folle: però non sono convinta che lui sceglierebbe mai volontariamente quella parola. Anche quando un matto sa di essere tale a qualche livello, dubito che si renda conto fino a che punto stia fuggendo dalla realtà.
Dal punto di vista formale non ho rilievi da fare. Mi piace moltissimo la frase “Quando sei un bambino, ciò che la tua immaginazione crea è talmente vivo da farti male”.
 
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9 replies since 24/11/2011, 22:52   107 views
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