Nero Cafè Forum

Ciao ciao, di Michela Zangarelli

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MichelaZ
view post Posted on 25/11/2011, 00:03




Simone è così; puoi dirgli qualunque cosa, e lui al massimo risponde «Ah, va bene». Poi fa la rivoluzione.
Quando la madre gli ha detto di avere il cancro, e che doveva abbandonare l’azienda di famiglia, Simone ha risposto «Va bene». Poi l’ha portata in Olanda a fare una cura sperimentale, lui che non aveva mai preso l’aereo in tutta la vita e non spiccica una parola d’inglese.
Tornati in Italia ha messo da parte gli studi e s'è fatto carico da solo dell’azienda senza sapere neanche la metà di quel che c’era da sapere sulla coltivazione delle piante esotiche.
Qualche mese dopo aveva trovato nella serra delle piante grasse alcuni germogli marroncini. Siccome non sapeva cos’erano li aveva lasciati crescere, sorvegliandoli solo per vedere che non diventassero infestanti.
Crescono in un gruppetto come funghi, in un angolo riparato: all'inizio erano tre, affiancati, una settimana dopo ne sono spuntati altri due più bassi. Hanno solo una foglia, molto dura, e crescono lentamente: sono passate due settimane, si inizia a vedere la giuntura tra indice e medio, prima che capisca che sta guardando delle dita.
Prova a toccarle, e quelle reagiscono appena: sono tiepide, come tutto lì nella serra. Lui fa spallucce e aspetta di vedere.
Ci vogliono un paio di mesi perché spunti tutta la mano, rosa sul palmo e bruna sul dorso: ogni tanto si muove reagendo al calore, alla luce, al tocco.
Stringendola quella ricambia, come un uomo schietto che saluta: una notte lui le dà da tenere una torcia e lei la regge per dieci minuti, poi la lascia scivolare a terra.
Dopo un mese che la mano non cresce più Simone si è deciso a scavare delicatamente attorno al polso, trovando una radice simile a una carota scura. All'inizio lui aveva temuto di ritrovarsi un uomo-pianta, ma sembra che sia tutto lì. Una mano destra nera, e basta.
La trasferisce in un vaso e la tiene in casa. Un cliente la vede e gli offre diecimila euro. Lui pensa con entusiasmo a una macchina nuova, annuisce, apre la bocca e dice: «Assolutamente no». Poi con più calma ribadisce «non è in vendota». Il cliente se ne va sconcertato. Lui coglie un movimento, abbassa gli occhi e vede la mano che si apre e si chiude beffarda, in direzione della porta: ciao ciao.
 
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lauralafenice
view post Posted on 27/11/2011, 10:35




L’idea mi ha lasciata un po’ perplessa. La plastica, anche nel senso lato di artificiale, non è presente da nessuna parte. Anzi, dirò di più, una mano che nasce dal terreno come una pianta, a mio avviso è quanto di più naturale possa esserci! Lo stile è un po’ lento e, per un racconto così breve, questo è un aspetto penalizzante. Il finale poi non è sottolineato con la dovuta enfasi. Ecco, sì, questo manca: l’enfasi. Lo scritto si allunga troppo in aspetti descrittivi ma non sottolinea a dovere quello che poi è il vero fulcro del racconto ossia che Simone, sempre abituato a dire sì, per una volta dice no. In questo modo sembra davvero un idiota a rifiutare la proposta di quell’uomo, insomma io una mano piantata nel terreno l’avrei venduta per ben meno di diecimila euro. Quindi credo che sia necessario sorvolare un po’ sulla pura descrizione di cose e azioni ed entrare più nel vivo del rapporto che si crea tra Simone e la mano. Solo a questo punto la sua scelta può essere giustificabile e credibile.

Dal punto di vista formale toglierei quel punto e virgola all’inizio che è piuttosto bruttino.

sono passate due settimane, si inizia a vedere la giuntura tra indice e medio, prima che capisca che sta guardando delle dita ------→ in questa frase c’è un cambiamento nel progetto sintattico, inizialmente si usa una forma impersonale mentre nell’ultima parte il soggetto è chiaramente Simone. Bisogna scegliere la forma che si vuole usare e uniformare.

Dopo un mese che la mano non cresce più Simone si decide a scavare delicatamente attorno al polso, trovando una radice simile a una carota scura. All'inizio lui aveva temuto di ritrovarsi un uomo-pianta, ma sembra che sia tutto lì. Una mano destra nera, e basta.----------→ cambiando il verbo al presente ed eliminando il soggetto del secondo periodo mi pare che fili meglio.

La trasferisce in un vaso e la tiene in casa. Un cliente la vede… ---→ invita in casa i suoi clienti? Sarebbe più credibile che la trasferisse nel suo ufficio, vicino alla cassa, nel negozio…

«non è in vendota» ---→ vendita

vede la mano che si apre e si chiude beffarda ----→ e se alzasse il dito medio? ihihih
 
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Selene B.
view post Posted on 27/11/2011, 17:22




L’idea mi è sembrata molto carina, ma non mi è risultato affatto chiaro come la crescita delle mani si colleghi al carattere del protagonista (così come esso viene descritto all’inizio del racconto) né cosa c’entri questo fenomeno con la vicenda in generale. Inoltre non mi pare che le mani siano neppure di plastica. Resta insomma un piacevole non-sense. Non ho nulla di particolare da obiettare, invece, sulla forma.
 
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giudappeso
view post Posted on 27/11/2011, 18:21




Mi piace molto sia la storia che come è raccontata, lo stile è fluido e coinvolge. Tuttavia, c’è la mano ma non la plastica. Il modo in cui parli del protagonista, e poi le descrizioni della serra e la caratterizzazione del luogo e del personaggio nel racconto, funzionano. Bello anche come la pianta cresce, senza un perché, e come lui – a digiuno di botanica, orticoltura eccetera – non si faccia domande, pur sapendo che non è normale, ma in accordo con quanto detto e introdotto di lui dall’inizio. Ripeto, la mia unica perplessità riguarda la gomma, perché le mani sono vegetali. Certo, anche la gomma – almeno quella naturale – un prodotto vegetale, volendo. In ogni caso mi è piaciuto tanto leggerlo che questo “difetto” influenzerà solo marginalmente il mio giudizio.
 
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patriktroll
view post Posted on 28/11/2011, 01:38




L'inizio riflette alla perfezione l'archetipo di partenza del viaggio dell'eroe, quando è una stuazione esterna e forzata a gettare l'eroe nella ricerca. Il punto che mi ha colpito di più è quando il protagonista trova la radice ed è sollevato perchè temeva ci fosse un uomo. E' una sensazione che mi rimanda a qualche incubo e mi sembra azzeccata dal punto di vista della logica simbolica del racconto. Anche il finale, con la possibilità che si crei un affetto tra Simone e la mano, apre a scenari suggestivi. Dal punto di vista del tema assegnato mi sembra inevitabile notare che non c'è plastica. Devo dire, però, che il racconto mi ha convinto ugualmente.
 
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Olorin
view post Posted on 28/11/2011, 09:47




Ipotesi 1. Be’, mi tocca fare innanzitutto un’osservazione tematica: e la plastica? Voglio dire, secondo me almeno il concetto di artificialità doveva essere in qualche modo evidenziato, mentre qui si va addirittura nella direzione del naturalismo. Entrando nel dettaglio della struttura del racconto, mi domando l’attinenza della prima parte con quel che segue. L’incipit è molto forte eppure sparisce totalmente senza lasciare traccia nemmeno, che so, nella personalità, nelle motivazioni, nelle decisioni di Simone. Cosa lega la vicenda della piantamano a quelle precedentemente narrate o qual è l’influenza di queste ultime sull’atteggiamento di Simone nei confronti di ciò che accade? Gran parte del racconto poi è la descrizione delle fasi di crescita del vegetoarto – buon preambolo, ben ritmato - ma nulla il finale sembra poi rivelare circa la particolarità della situazione, né offre indizi su quella che potrebbe essere la presumibile evoluzione della storia.
Nell’insieme mi pare un racconto molto poco coerente e apparentemente monco (sarà questo il legame con la mano?).

Ipotesi 2. Il racconto contiene una chiave di lettura che ne schiude i mirabolanti segreti al lettore (magari va letto dal basso verso l’alto, saltando una parola sì e una no) per cui non c’ho capito un’acca. In occasione dell’ultima edizione cui ha partecipato per esempio, il sottoscritto è stato selvaggiamente massacrato perché aveva basato la trama su un anagramma… ;)

Edited by Olorin - 29/11/2011, 15:58
 
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silver moon
view post Posted on 30/11/2011, 15:49




Racconto basato su un'idea molto molto carina, ma che purtroppo resta anche molto lineare. Manca qualcosa, anche se non so dirti con precisione cosa. Anche quando il protagonista capisce che si tratta di una mano, non mi sembra di leggere una sua reazione particolare e ok che dice sempre "va bene", ma anche davanti a una mano che nasce e sembra crescere come una pianta? Anche davanti al fatto che sotto la terra avrebbe potuto trovarci un intero uomo-pianta? Non so, la mancanza di reazione mi sembra poco credibile.
Qui:
"Qualche mese dopo aveva trovato nella serra delle piante grasse alcuni germogli marroncini"
forse manca qualcosa: una "e" dopo "piante grasse", credo. E avrei messo una virgola dopo "Qualche mese dopo".
A rileggerti ^^
 
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Peter7413
view post Posted on 30/11/2011, 16:55




Purtroppo devo esordire dicendoti che il racconto non è in tema. L'ho riletto più volte, anche a distanza di giorni e ho atteso i commenti di altri, nella speranza mi venisse fornita una chiave di lettura, ma non l'ho trovata. In quanto tale, per una questione di rispetto verso chi ha plasmato il proprio lavoro in funzione del tema proposto, devo posizionarti in fondo alla classifica, mi spiace molto.
Parlando del racconto, ricrei una gradevole situazione non sense di cui ho apprezzato particolarmente il non porsi domande da parte del protagonista e la sua propensione ad affrontare le situazioni che la vita gli pone di fronte con coraggio e determinazione. In più, sottolinei la lealtà di Simone, verso la madre, verso la mano... Questo farsi carico delle responsabilità, anche a scapito dei suoi desideri, rimane impresso. Un racconto formativo con valori forti. Bello, brava.
Da un punto di vista formale c'è una frase che proprio non mi è piaciuta ("Qualche mese dopo aveva trovato nella serra delle piante grasse alcuni germogli marroncini. Siccome non sapeva cos’erano li aveva lasciati crescere, sorvegliandoli solo per vedere che non diventassero infestanti.") in quanto stona, per scelta di tempo verbale, con quanto la precede e con quanto la segue.
 
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Fini Tocchi Alati
view post Posted on 1/12/2011, 10:15




Ciao Michela,
a me è piaciuto molto fino a quando lui stringe la mano. Poi, si capisce che hai dovuto chiudere in fretta e furia e ti sei persa tutta una serie di passaggi (tanto che l'inizio pare un po' avulso al resto del racconto). Bella anche la conclusione, ma manca secondo me un legamento, qualcosa cioè che accompagni il lettore dall'inizio alla fine.
Per quanto riguarda il tema, io lo vedo rispettato, perché si parla di mani diverse dalle solite, quasi una rappresentazione delle stesse. Quindi, "mani di plastica" intese come "mani finte, insolite".
A rileggerti.
 
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KillerQueen
view post Posted on 1/12/2011, 16:21




Se la mano è qualcosa di naturale, come può essere di plastica? Il collegamento mi sembra parecchio forzato... inoltre forse avresti potuto spiegare meglio il rapporto d'affetto(?) che lega il protagonista alla mano, visto che rifiuta di venderla per tutti quei soldi. Si poteva risparmiare qualche carattere qui e lì in modo da poter approfondire la cosa... altrimenti la scelta di non venderla appare un po' ingiustificata, a mio parere.
 
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MichelaZ
view post Posted on 2/12/2011, 00:13




Grazie a tutti per i commenti, mi sono molto utili :)
Ci lavoro un po' su con i vostri suggerimenti.
 
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10 replies since 25/11/2011, 00:03   111 views
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