Nero Cafè Forum

Continuava a dormire da sola (Luciano Filippo Santaniello)

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Wild Child
view post Posted on 24/11/2011, 23:22




La prima cosa che Antonella vide aprendo la porta dell’appartamento furono gli occhi luminosi di Ettore. Il persiano avanzò elegantemente e miagolando la propria fame iniziò a serpeggiare sinuoso attorno alle caviglie doloranti della sua anziana padrona. Era stata in piedi tutto il giorno. Prima nella camera ardente. Poi in chiesa. E infine al funerale. Pierluigi si era ammalato improvvisamente e se n’era andato ancora più in fretta. Erano sposati da 36 anni. Antonella chiuse la porta, accese il lume dell’ingresso ed entrò in cucina per posare il recipiente rettangolare che stava iniziando a pesarle.
Lo osservò in silenzio e mentre le tornavano in mente le parole imbarazzate dell’impresario delle pompe funebri, non poté fare a meno di paragonare quel contenitore poco più grande di una scatola di scarpe alla bara dove in quel preciso istante era chiuso suo marito. “Signora” aveva detto l’impresario porgendole la scatola, “questo le appartiene. Ce l’ha consegnato l’ospedale. Noi non sapevamo che lui…” Sebbene sfiorasse gli ottanta Antonella aveva il cervello di una ragazzina. Capì al volo.
“Arrivo amore, arrivo! Tutta la pappa che vuoi!” disse richiamata alla realtà dai versi insistenti di Ettore. Dopo aver spazzolato tutto, il gatto raggiunse Antonella nella sua stanza. La vide spogliarsi, indossare la camicia da notte e sedersi sul letto con la scatola sulle ginocchia. I sigilli dorati scattarono con uno schiocco e un secondo dopo, tra le dita anziane della donna, apparve una rigida mano di plastica troncata all’altezza dell’avambraccio. Quegli idioti dell’agenzia funebre avevano chiuso la bara senza sincerarsi se il defunto fosse in possesso di una protesi artificiale. La donna la esaminò con malinconia, poi si sfilò la fede d’oro dall’anulare sinistro e cercò di inserirla nel dito paralizzato della protesi. Non c’era verso. L’anello era troppo stretto, così provò col mignolo. Sì, il mignolo era perfetto. Antonella si alzò, si avvicinò alla specchiera e posò la mano sul ripiano accanto alla spazzola.
Ettore, con un balzo, si accostò all’arto e quando Antonella spense la sua luce i suoi occhi videro meglio di prima il piccolo graffio che lui stesso, tempo prima, giocando, aveva inferto sul palmo di plastica. Che cosa ci faceva lì quella mano? Perché la sua padrona continuava a dormire da sola? Ettore miagolò e non trovò risposta a nessuna domanda.
 
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lauralafenice
view post Posted on 27/11/2011, 12:53




Il racconto è formalmente corretto eppure non sono riuscita a farmelo piacere. L'eccessiva descrittività di cose e azioni rende pesante la lettura e non è controbilanciata da elementi sensoriali o emotivi adeguati a parte quelli descritti. Ma si sa che in narrativa certe cose non vanno dette ma "lasciate intendere".
Credo ci siano dei problemi anche nell'organizzazione degli spazi che concorrono a rendere un po' noiosa la lettura. in particolare mi sembra che non siano gestiti bene gli a capi che in alcuni punti sembrano messi un po' a casaccio.
Il racconto poi, oltre a non avere un substrato emotivo adeguato che vista la tematica appare quantomai necessario, rappresenta la scena in maniera del tutto anonima e mette in gioco elementi che secondo me non si armonizzano bene o non sono "parte di una storia". A che serve il gatto oltre che a fare "colore"? Non ha alcun ruolo nella storia mentre io credo che quando si pensa a una trama sia necessario costruirla in modo che tutti gli elementi abbiano un ruolo e un senso, specie in un racconto così breve che sennò risulta dispersivo e anonimo.
 
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Wild Child
view post Posted on 27/11/2011, 15:34




CITAZIONE (lauralafenice @ 27/11/2011, 12:53) 
Il racconto è formalmente corretto eppure non sono riuscita a farmelo piacere. L'eccessiva descrittività di cose e azioni rende pesante la lettura e non è controbilanciata da elementi sensoriali o emotivi adeguati a parte quelli descritti. Ma si sa che in narrativa certe cose non vanno dette ma "lasciate intendere".
Credo ci siano dei problemi anche nell'organizzazione degli spazi che concorrono a rendere un po' noiosa la lettura. in particolare mi sembra che non siano gestiti bene gli a capi che in alcuni punti sembrano messi un po' a casaccio.
Il racconto poi, oltre a non avere un substrato emotivo adeguato che vista la tematica appare quantomai necessario, rappresenta la scena in maniera del tutto anonima e mette in gioco elementi che secondo me non si armonizzano bene o non sono "parte di una storia". A che serve il gatto oltre che a fare "colore"? Non ha alcun ruolo nella storia mentre io credo che quando si pensa a una trama sia necessario costruirla in modo che tutti gli elementi abbiano un ruolo e un senso, specie in un racconto così breve che sennò risulta dispersivo e anonimo.

grazie del commento, mi spiace non ti sia piaciuto il racconto, spero riscuota più successo tra gli altri iscritti a MC!
per quanto riguarda gli a capi ho fatto un semplice copia-incolla da word al post e gli spazi sono venuti fuori in automatico. avrei voluto sistemarli, ma non sapevo se il racconto si poteva modificare dopo averlo postato.
il gatto non serve solo a fare colore (tra l'altro le immagini della storia se fosse trasposta cinematograficamente le vedrei in uno sbiadito bianco e nero), ma a fornire un ulteriore punto di vista sulla vicenda. all'inizio avevo pensato di costruire tutto attorno ad Antonella, poi mi ho visualizzato la scena di lei che apre la porta di casa intravedendo nel buio due cerchietti luminosi: gli occhi di Ettore, così l'ho tenuto.
il racconto non ha un substrato emotivo adeguato? bé, non sono d'accordo. mi sarei potuto soffermare sulla sofferenza della protagonista, ma a che pro? avrei solo appesantito la lettura diradando la nera atmosfera grottesca che ho cercato di costruire. la metafora scatola di scarpe/bara basta da sola a descrivere lo stato interiore di Antonella.

 
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Selene B.
view post Posted on 27/11/2011, 17:24




Racconto malinconico, forse troppo lineare e privo di sorprese o storia per essere apprezzabile, svolto in un così esiguo numero di battute. Non mi è sembrato sufficiente il finale col passaggio al punto di vista del gatto per chiudere la vicenda, che comunque resta un po’ sospesa e indefinita. A parte queste perplessità mi è sembrato che il tema delle mani di plastica sia stato qui correttamente utilizzato.
 
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giudappeso
view post Posted on 27/11/2011, 18:26




Ho trovato la lettura scorrevole e la scena descritta piacevolmente caratterizzata, con l’anziana signora che torna a casa con quel che resta del marito e trentasei anni di vita. Anche la storia che c’è dietro viene fuori in modo naturale senza info-dump, giungendo al finale con la “morale” del gatto, o meglio una considerazione esterna sulla protagonista. Che fosse necessaria o meno, non saprei dirlo con certezza. È un di più che si aggiunge al resto, una domanda oziosa che si fa il gatto ma di cui noi conosciamo la risposta. Per me, non toglie e non aggiunge nulla all’insieme.
 
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patriktroll
view post Posted on 28/11/2011, 01:02




La solitudine dell'anziana signora e la compagnia del gatto sono descritte con sensibilità e realismo, e per questo sono toccanti. Per me è interessante anche, nel finale, il passaggio al punto di vista del felino. Non è un racconto di trama ma di atmosfera, il che mi sembra una buona scelta data la necessaria brevità del testo. E tuttavia forse manca un po' qualcosa che si possa desiderare di scoprire in merito alla protesi, o per lo meno che le renda un elemento più centrale per la lettura anziché una semplice presenza. In ogni caso apprezzo sempre quegli autori che rinunciano a stupire per toccare la mente o il cuore attraverso vie più sottili.
 
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Olorin
view post Posted on 28/11/2011, 13:16




Il mio animo gretto e grezzo fatica a entrare in sintonia col dramma raccontato, per cui sarò prudente nel dire che vedo una serie di contraddizioni tra l’evento centrale narrato, i comportamenti e gli stati emotivi della protagonista: all’inizio l’anziana inveisce contro quelli dell’agenzia funebre per la dimenticanza, però subito dopo tratta con ‘malinconia’ la mano artificiale. Mi pare più coerente quest’ultimo atteggiamento verso un pur macabro ricordo del suo compagno di vita per 36 anni. Riprovevole :P il cambio di punto di vista dall’anziana al gatto, dal gatto all’anziana e nuovamente al gatto in poche righe. Evitabile la ripetizione del termine ‘scatola’ a metà del racconto.
 
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silver moon
view post Posted on 29/11/2011, 20:14




A me l'idea è piaciuta molto, ma come a qualcun'altro, mi è piaciuto meno il cambio del punto di vista dalla signora al gatto, dal gatto alla signora per poi finire di nuovo al gatto. Avrei preferito un solo punto di vista, in particolare quello del gatto, che secondo me avrebbe reso più originale la storia. Scritta bene, sicuramente, ma molto lineare e descrittiva. Nessun colpo di scena, ma anche molto realtistica.
 
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Wild Child
view post Posted on 29/11/2011, 20:43




grazie a tutti dei commenti e delle indicazioni, le ritengo tutte molto utili e costruttive!
avete perfettamente ragione, ho toppato alla grande! l'altalenante cambio di punto di vista penalizza molto la lettura, nella fretta di scrivere non ci ho badato, ma adesso, se potessi tornare indietro, riproietterei l'intera vicenda soltanto attraverso lo sguardo felino di Ettore.
 
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Peter7413
view post Posted on 30/11/2011, 13:48




Un racconto d'atmosfera il cui grande pregio è di evidenziare il contrasto fra la sospensione del tempo (in quella mano appartenuta a un vivente che d'ora innanzi rimarrà ferma) e l'ineluttabile proseguimento del corso degli eventi (con la vita che per Antonella, volente o nolente, deve proseguire). Il punto di vista del gatto ben rappresenta il perdersi di fronte a una realtà che si vorrebbe sempre uguale, ma che inevitabilmente tende a cambiare. Conduci il lettore attraverso una prosa pacata velata di tristezza e passiva rassegnazione. Un paio di passaggi a vuoto (lo "spazzolare" del gatto e il "non c'era verso") stonano e interrompono il corretto flusso narrativo. Si sente anche la mancanza di un maggiore chiarimento riguardo alla mano dimenticata anche perché Antonella, nel dare l'ultimo saluto al marito, avrebbe dovuto accorgersene. Forse sarebbe stato più corretto che fosse stata la stessa donna a chiederla come ricordo. Un buon racconto, triste, malinconico. Mi è piaciuto.
 
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Fini Tocchi Alati
view post Posted on 1/12/2011, 10:33




Mi è piaciuta l'atmosfera toccante e malinconica del racconto.
Anche io credo ci siano troppi e troppo repentini cambi del punto di vista.
Inoltre, penso che il racconto perda un po' verso la fine quando sembra accelerare bruscamente. Perde un po' del suo fascino malinconico. Ottima, secondo me, l'idea di concludere con una "osservazione" del gatto. Per renderla efficace, però, credo che avresti dovuto staccare il paragrafo e scegliere le parole con più accuratezza.
Non male, però.
A rileggerti.
 
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KillerQueen
view post Posted on 1/12/2011, 16:33




Anche io non ho gradito il cambio di punto di vista in così poche battute. L'ho trovato comunque piacevole, abbastanza malinconico ma non strappalacrime. Non ho capito una cosa, e probabilmente si tratta di una mia mancanza visto che nessun altro l'ha fatto notare, ma non ho capito perché lei ha la mano del marito. Insomma, perché gliel'hanno consegnata? L'ha chiesta lei come ricordo? E' una parte che ho trovato un po' confusa.
Il tema è rispettatissimo.
 
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MichelaZ
view post Posted on 2/12/2011, 00:15




Molto particolare questo racconto, inatteso, fino all’ultimo non sono riuscita a immaginare dove andasse a parare.
Originale anche la trovata per la mano di plastica, nonostante qualche difficoltà che ho avuto nel capire che cosa era successo e perché le consegnavano la mano nella scatola.
Dal punto di vista della scrittura ti faccio notare:
Iniziò a serpeggiare sinuoso attorno alle caviglie doloranti della sua anziana padrona. Era stata in piedi tutto il giorno.
C’è un repentino cambio di soggetto che confonde: il fatto di passare dal maschile al femminile aiuta ma non è sufficiente.
In generale una bella storia sommessa e intensa di solitudine e di dolore che si capisce ma in cui non si sguazza, lasciando un’idea di dignità.
Bello il contrappunto del micio, leggero e inconsapevole rispetto alla pesantezza fisica e morale della padrona: bello l’affetto della bestiola, che è reale, ma nello stesso tempo non può aiutare in nessun modo la padrona. In generale un racconto scritto con eleganza.
 
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12 replies since 24/11/2011, 23:22   104 views
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