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(ri)CICLO
«In quello giallo! Quante volte ti ho detto che la plastica va gettata nel contenitore giallo?»
La voce stridula di Luisa risuonava nel piccolo appartamento. Franco annuiva, gli occhi fissi a terra a seguire la linea spezzata delle mattonelle. La storia della raccolta differenziata proprio non gli andava giù: la carta nel secchio bianco, la plastica in quello giallo, per l'alluminio il rosso. O era il verde? Niente, non gli riusciva di ricordare.
«Allora? Mi stai a sentire?»
I piccoli occhi scuri di Luisa lo scrutavano con astio.
«Sì... sì», rispose Franco.
«Non ho nessuna intenzione di esaurirmi per causa tua, hai capito?»
C'era da darle ragione: negli ultimi giorni avevano ricevuto diversi richiami dalla ditta che si occupava della raccolta, e più volte era stata minacciata la sospensione del servizio.
Avete fatto un'altra cazzata, eccellenza, gli aveva detto con fare mafioso il ragazzo che passava porta a porta.
Ai miei superiori, questo non piacerà per niente, aveva aggiunto facendogli penzolare davanti la Gazzetta dello Sport che Franco aveva frettolosamente gettato nel contenitore verde, quello destinato al vetro.
Negli ultimi anni, il problema della difesa ambientale era diventato prioritario. Era sempre più difficile reperire aree per le discariche tradizionali. Inoltre il riciclaggio di materie prime, come il vetro, l'alluminio, la plastica, consentiva un notevole risparmio e dava a tutti la possibilità di essere utili alla causa.
Tutto questo, Franco lo sapeva maledettamente bene, solo che aveva bisogno di tempo per imparare le combinazioni colore-rifiuto.
Luisa lo guardò, ora con occhi compassionevoli, gonfi di lacrime.
«Ti prego», gli disse supplice. «Promettimi che imparerai». Gli sfiorò la guancia. Franco prese le mani tra le sue e le baciò. Un colpetto e le mani di Luisa vennero via. Lei sorrise. Franco le accarezzò: non era passata neanche una settimana e quelle mani si erano già usurate. Che grande invenzione la raccolta differenziata!
Si avvicinò ai famigerati contenitori. Giallo, rosso, arancione. Marrone, verde.
Giallo. La plastica andava nel contenitore giallo. Vi gettò le mani. Guardò ancora Luisa e ora fu lui a sorridere, mentre la ragazza piangeva di gioia. Quindi si sedette e si tolse le scarpe. I piedi nudi frusciarono: per realizzarli, questa volta aveva usato il Corriere. Li accartocciò e con sicurezza li gettò nel contenitore bianco. Poi, si toccò la testa che tintinnò.
No, pensò sorridendo.
L'alluminio passano a prenderlo domani.F I N E
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