Nero Cafè Forum

Io sarà il tuo sole, di "Marco Migliori"

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sgerwk
view post Posted on 28/11/2012, 23:45




Non capiscono, e non capiranno, cosa ci distingue. Eppure basterebbe questo: le immagini della mia infanzia sono i vicoli fra gli antichi palazzi di pietra di Roma, una città che un tempo era il centro del mondo; le tue sono computer, serre idroponiche, tute stagne, e la superficie grigia di un pianeta che è più lontano dall'umanità di quanto speravamo di raggiungere.
Altre immagini raccontano la mia vita.

*   *   *


— Quella parte del progetto si può ormai dire conclusa — disse Salinger. — Per l'ibernazione, a che punto siamo?
Il barbuto Vidal alzò le spalle.
— Senza non vedo come possiamo arrivarci. Sono trent'anni di viaggio.
La mia voce disse: — E se usassimo degli embrioni? Li mandiamo congelati, li facciamo sviluppare quando sono a destinazione.
Vidal sbuffò.
— Serve la gente adatta — disse Salinger. — Non solo come preparazione ma anche come attitudini e carattere. Come facciamo a essere sicuri che lo saranno?

*   *   *


L'impatto con un asteroide, un guasto al sistema di guida, la fine imprevista del carburante, una qualsiasi di altre centomila ragioni potevano far sì che l'astronave non fosse al suo posto, sull'orbita di Io.
Invece c'era.
Gli strumenti a lungo raggio inondavano di dati il computer, che li traduceva in un'immagine tridimensionale ruotante da cui appariva non solo in ordine ma anche lucida e perfetta come quando era partita.
La porzione nera di schermo rifletteva un viso rugoso che non aveva più nemmeno la forza di sorridere, nonostante la peggiore paura degli ultimi trent'anni di solitudine si fosse rivelata infondata: non trovare niente, scoprire di dover morire senza uno scopo.
Tossii, bagnando la mano di sangue.

*   *   *


Un solo guasto. In tutta l'astronave non c'era nessun danno se non quello dei due fili che portavano all'antenna. Le sollecitazioni avevano deformato un giunto, schiacciandoli fra due supporti metallici. Il computer vedeva i dati inviati tornare indietro come provenissero dalla Terra, ma nessuno di quelli era mai l'ordine di procedere.
Non c'era altro che non andasse.
Le vasche erano pronte per sviluppare gli embrioni. Le serre erano attive, e già producevano ossigeno e cibo. I sistemi didattici automatici non aspettavano altro che bambini a cui insegnare. Le macchine da costruzione erano pronte per una mano che li guidasse verso la colonizzazione di Io.
E adesso, l'antenna riparata collegava quel piccolo frammento di umanità persa nel cosmo alla grande anima della sua collettività.

*   *   *


Nella tua vita ci saranno altre immagini. Ti vedo uscire dalla vasca, venire nutrito per la prima volta. Parlare con la gente del controllo missione, a milioni di chilometri di distanza. E giocare con gli altri a rincorrersi per l'astronave. Uscire per la prima volta fuori, nel vuoto.
Ma è solo la mia immaginazione, perché io non vivrò abbastanza per vederti.
Non capiscono e non capiranno. Diranno che è stata solo opera mia, ma io ho riattivato la stazione e tu la userai per colonizzare Io. Non io con una mia copia ma io e te, insieme.
 
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marcoad82
view post Posted on 30/11/2012, 10:40




Ciao Marco, mi hai ricordato un po' 2001 odissea nello spazio. Davvero originale l'idea di Io e te come Io il satellite di Giove. Ti dico cosa ho e cosa non ho apprezzato.
Mi è piaciuta la sensazione di lontananza e isolamento che hai trasmesso, e il tono malinconico della narrazione. E anche il tuo modo di scrivere.
Non mi sono piaciute alcune frasi che ti elenco qua sotto:

CITAZIONE
la superficie grigia di un pianeta che è più lontano dall'umanità di quanto speravamo di raggiungere.

puoi troncare prima di quel "di raggiungere"

CITAZIONE
Gli strumenti a lungo raggio inondavano di dati il computer, che li traduceva in un'immagine tridimensionale ruotante da cui appariva non solo in ordine ma anche lucida e perfetta come quando era partita.

forse volevi dire "che appariva"

CITAZIONE
Diranno che è stata solo opera mia, ma io ho riattivato la stazione e tu la userai per colonizzare Io. Non io con una mia copia ma io e te, insieme.

a parte le due di sopra, che sono poca cosa, il danno peggiore secondo me è nella frase finale, perché dopo tutto il racconto che mi era piaciuto qui sei stato troppo misterioso, o forse non ti ho semplicemente capito.

Altro appunto: forse non era necessario allontanare così i paragrafi, ma sarebbe stato sufficiente saltare una riga. l'avrei trovato più elegante.

Comunque ho apprezzato la tua creatività, che considero il valore principale secondo il quale criticare un racconto. :)
 
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view post Posted on 30/11/2012, 13:55
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Arrotolatrice di boa

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Accidenti Marco, scrivere un'epopea interstellare, con tanto di colonizzazione, criogenesi e riproduzione di cloni in tremila caratteri non e cosa da poco, in più tu sei riuscito a dargli anche un anima. Non credo ci sia altro da aggiungere.
Bravo.
Se poi uno volesse fare le pulci... E a me piace tanto, ti posso dire che la scelta di usare dei cloni è inutile. Un clone è un individuo a se stante, quindi potevano usare qualsiasi embrione che gli fosse capitato a tiro. Oltretutto popolare un satellite con un branco di consanguinei, fa molto "vecchio testamento", ma scientificamente è folle!
Tra l'altro perché lasciare un gruppetto di bambini abbandonati a loro stessi? Scegli un gruppo di disperati, uomini e donne e fagli fare da soli. Ci si impiegano trent'anni dici, non trecento!
 
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view post Posted on 30/11/2012, 15:13
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Procuratore spietato

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Originale la soluzione di giocare sul nome del satellite di Giove.
Una storia che non ho capito completamente, forse perché non sono un'accanita lettrice di fantascienza ( oppure perché sono semplicemente un po' tonta ;) .
Se erano pronti i sistemi di ibernazione, perché lui all'arrivo è invecchiato e parla di "trent'anni di solitudine", come se si fosse fatto il viaggio sveglio come un grillo?
E i cloni prodotti per colonizzare Io vengono tutti dal DNA dello stesso individuo (cioè il protagonista)? Questo è quello che intuisco, ma sarebbe assurdo: prima di tutto perché senza femmine c'è ben poco da colonizzare, poi perché significherebbe una comunità in cui gli individui sono portati a sviluppare le medesime malattie e ad avere gli stessi difetti (oltre i già enumerati pregi, tipo le attitudini caratteriali).
Dal punto di vista formale solo
CITAZIONE
La mia voce disse

brutto, bastava "Dissi"
 
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sgerwk
view post Posted on 30/11/2012, 21:16




Grazie per i commenti! :D

Mi sa che ci sono alcune cose su cui dovevo essere un po' più chiaro. Alcune pensavo si capissero dal pezzo con Salinger e Vidal: l'ibernazione non è pronta; vanno usati i cloni perché (lo dice Salinger) non si saprebbe bene cosa aspettarsi come carattere da embrioni generici.

Poi dal fatto che lui parlasse con uno solo dei cloni pensavo si capisse che lì di clone suo ce ne è uno solo (gli altri sono cloni di altre persone), ma mi sa che se riuso il racconto questa cosa la devo chiarire.

 
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Olorin
view post Posted on 1/12/2012, 17:43




Atmosfera (in assenza della stessa, non era facile :D ) resa molto bene. Per tutto il racconto sembra di trovarsi immersi nel silenzio dello spazio insieme al protagonista, grazie allo stile molto cadenzato. Trama che fatico a comprendere a una prima lettura. Intanto, pur in così pochi caratteri, la considerazione iniziale - che poi è quella che definisce la diversità fondamentale per la comprensione del racconto, tra le origini dei due elementi del finale - risulta concettualmente troppo distante. In mezzo c'è un paragrafo breve ma densissimo: quello delle premesse della storia, dalle quali quest'ultima si può facilemente desumere.
Secondo me un'alzata di spalle è un po' poco per trasmettere al lettore che l'ibernazione non sia definitivamente una via percorribile.
Comunque, mandano gli embrioni presi da gente affidabile (anche quello del narratore), ma qualcosa va storto e la nave spaziale non manda più segnali alla Terra, né ne riceve.
Allora il protagonista parte anche lui, ma... possibile che in trent'anni 'sta benedetta ibernazione ancora non l'abbiano perfezionata?
Insomma, bella l'idea Io-Te(rra), ottimo lo stile, la trama invece non mi convince del tutto.
Nel complesso, bello.
 
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simolimo
view post Posted on 4/12/2012, 08:58




Ciao Marco.
Gran bel pezzo, interessante anche la scelta di puntare su quel che dovrebbe essere anche se non ce n'è alcuna certezza, perché... siamo proprio sicuri che il liquido che darà vita lo farà? Non è ancora nulla deciso, ma tu hai orchestrato il pezzo in modo impeccabile. In poche battute hai reso bene ambientazioni e atmosfere che lunghe descrizioni a volte non permettono. Bravo. Però...io mi ricordo di un tuo pezzo molto bello e tutto a dialogo. Qui sarebbe servito. Magari avresti potuto far passare più cose tramite scambio di battute, come per il terzo paragrafo, totalmente raccontato. Ma, questo solo per lo svolgimento di MC. Perché, per me, il paletto non è stato molto rispettato. Infatti, trovo manchi la dialettica. Ma...non è un appunto sul pezzo, sia ben inteso, ma sulle specifiche.
A rileggerti, complimenti ancora.

Ps: prima di leggere il tuo pezzo, pensavo che nel titolo ci fosse un refuso… ahahah! Grande!
 
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Gian de Steja
view post Posted on 5/12/2012, 10:38




Il racconto è scritto bene tecnicamente, ma non è facile da capire, almeno ad una prima lettura. L'ultima frase è un po' sibillina e sinceramente non credo di averla compresa appieno. L'idea di considerare l'Io satellite come tema della gara è intrigante e coraggiosa, e merita di essere premiata. Se volessi sviluppare tutta la storia con più spazio e tempo sicuramente ne ricaveresti un gran bel pezzo!
 
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7 replies since 28/11/2012, 23:45   79 views
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