Nero Cafè Forum

lista RACCONTI AMMESSE E VOSTRE CLASSIFICHE (MC IX EDIZIONE)

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L'Aguzzino
view post Posted on 28/12/2012, 11:53




I racconti in gara questo mese:

Ti perdono, di Marco Fronzoni (1800 car. - ore 22.59)
Giù al fiume, di Marco Migliori (1787 car. - ore 22.50)
Due dei, di Stefano Riccesi (1786 car. - ore 22.47)
L'ultima notte, di Leonardo Boselli (1784 car. - ore 22.44)
La torta, di Alessandra Corrà (1775 car. - ore 22.42)
Nascondino di capodanno, di Nicola Rocca (1785 car. - ore 22.31)
Dolcetto o scherzetto?, di Maurizio Bertino (1774 car. - ore 22.30)
Stasi, di Roberto Bommarito (1727 car. - ore 22.18)
La superstite, di Viola Lodato (1783 car. - ore 21.28) - Bonus 4 punti

Nero 24, di Luigi Bonaro (2119 car. - ore 22.24) - eliminato

Termine per l'inserimento delle classifiche

Avete tempo fino alle ore 23.59 di lunedi 7 gennaio per stilare classifiche e commenti.

I commenti ai racconti (con un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno premiati in questo modo (solo se postati in risposta a questo thread, indipendentemente dai commenti sui thread relativi ai singoli racconti):

- 5 punti bonus per chi commenta TUTTI i racconti.

- 2 punti bonus per chi commenta la metà dei racconti +1

Come al solito, ha valore questo CONTATORE per il conteggio dei caratteri.

Per quest'edizione di fine 2012 non ci sarà la guest star, ma avrete la MIA classifica, che arriverà dopo quelle di tutti voi.
 
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RobertoBommarito
view post Posted on 28/12/2012, 12:39




Ecco la mia classifica e commenti! Alcuni racconti sono scritti molto bene! In bocca al lupo a tutti/e! :)

1. Giù al fiume, di "Marco Migliori"

Bel racconto, scritto altrettanto bene. Leggendolo ho avuto però la sensazione che mancasse qualcosa di importante. La storia è lineare. Si giunge alla fine senza fatica. Non è quindi un problema di forma o stile, tutt'altro. Il problema, a mio parere, credo sia che più che un racconto sembra una vignette, una scena. Non ci sono particolari cambi di ritmo nel racconto. Si arriva al finale così come si è iniziati, senza particolari coinvolgimenti emotivi. Comunque un bel racconto.

2. L'ultima notte, di Leonardo Boselli

Scritto molto bene, a parte un refuso “qualcuno di aspetta” che comunque, ovviamente, non ha influito sul mio giudizio. Ciò che non mi convince è che non sembra esserci un elemento particolare che renda la storia particolare. Mi spiego meglio: giunti alla fine del racconto ci si rende conto che è una storia come mille. Non c'è nulla di male in ciò, ma rimane comunque la sensazione che un racconto per essere appunto raccontato debba avere qualcosa di “diverso”.

3. Ti perdono..., di Marco Fronzoni

“La domanda di Luca si dissolse nella gelida brezza notturna.” Frase davvero molto bella. Il racconto è scritto molto bene. Quello che non va, a mio parere, è che si capisce dove andrà a parare fin dalle primissime battute. Ogni riga letta è un'ulteriore conferma dell'intuizione che ha il lettore all'inizio del racconto, e il finale invece di sorprendere lo conferma.

4. Dolcetto o scherzetto?, di Maurizio Bertino

Racconto scritto bene, lo stile ottimo come sempre. Il problema con questo racconto, a mio parere, è che manca una motivazione vera e propria. Dell'uomo sappiamo solo che preferisce Halloween, e gli piacciono le caramelle, ma di certo nessuna delle due è una ragione valida per commettere una strage. Arrivati alla fine del racconto, uno non può fare a meno di domandarsi: perché l'ha fatto? Non è nemmeno chiarissima la simbologia dei dolcetti, dato che non possono essere di sicuro quelli il movente. Forse una forma di follia. Ma non si può usare una giustificazione così abusata come la follia per motivare tutto. Manca una motivazione concreta.

5. La torta, di Alessandra Corrà

Buono il finale, e anche il ritmo serrato. Bella la frase: “inconsapevoli dei nostri atteggiamenti permettiamo al tempo di annoiarsi con noi.” Ci sono delle cose però che non mi convincono del tutto. Alcune sono cose piccole, come l'uso (abuso) del punto esclamativo, non molto bello a vedersi perché l'emotività dovrebbe essere comunicata dai contenuti della frase stessa, non dalla punteggiatura, soluzione troppo facile. Altre cose un po' più importati, come ad esempio la mancanza di una motivazione solida. O meglio, la motivazione c'è, ma non è abbastanza forte. Sappiamo che la protagonista ha accumulato tanta amarezza, ma lo fanno molte persone. Perché lei ha deciso di reagire uccidendo tutti? Dice che preferisce qualsiasi cosa al vuoto. In che modo uccidere i suoi amici l'avrebbe “riempita”? Giunto alla fine del racconto non ho potuto far a meno di pormi queste domande.

6. La superstite, di Viola Killerqueen Lodato

Bello il finale, azzeccato e scritto bene, riesce a sorprendere. Il resto del racconto, però, fa venire qualche domanda. Ad esempio: come facevano gli ologrammi, senza manutenzione, a resistere per tre anni? E specialmente: perché gli ologrammi inscenano proprio il capodanno? Da dove ha preso gli esplosivi? Non sono cose che una persona normalmente ha con se. Sono delle falle logiche che danneggiano il racconto. A parte questo, a mio parere, il racconto arriva abbastanza lento, tanto che a metà ho dovuto rileggere una riga per riprendere il punto. L'attenzione durante la lettura rischia di vagare altrove, perché c'è qualcosa, a livello di ritmo forse, che ne rende la lettura lenta appunto.

7. Nascondino di capodanno, di Nicola Rocca

Bello il finale. Ciò che non va molto bene, a mio parere, è che tutto ci viene raccontato. Non ci vengono offerte delle scene da vivere insieme al narratore. Ci viene detto che è successo questo e quell'altro, ma la storia non la viviamo emotivamente. Un altro problema è che non si capice perché il lupo (il protagonista) agisce in questo modo. Follia? Non basta a giustificare tutto, come detto anche in relazione a un altro racconto di questo Minuti Contati. È una soluzione troppo facile, e purtroppo abusata. Forse bisognerebbe dare una vera motivazione, invece di limitarsi a usare la pazzia come ragione di uno o più omicidi.

8. Due dei, di Stefano Riccesi

Molto bello l'incipit, cattura subito l'attenzione. Il problema, a mio avviso, sta nel fatto che mancano troppe informazioni. Qual è il nesso fra il sesso e le sparizioni, se c'è? Se non c'è, perché gli viene in mente proprio il sesso nel momento più terribile della sua vita? A parte questo, è tutto raccontato e per nulla mostrato. Difficile agganciarsi emotivamente a qualcosa che non si vive, come accadrebbe mostrando invece di raccontare.

Commento racconto escluso:

Nero 24 di Luigi Bonaro

Credo che il problema principale per quanto riguarda appunto il racconto sia che tutto viene visto dalla distanza. Si dice più volte “per farla breve” o “in breve” e alla fine la sensazione che si ha è proprio quella di stare leggendo un riassunto, non solo per le parole sopra evidenziate ovviamente, ma perché nulla ci viene mostrato. Tutto è raccontato. Non viviamo ciò che accade. Ci viene detto e basta. Offrire alcune scene vivide, non raccontate ma mostrate, secondo me risolverebbe il problema.

Edited by RobertoBommarito - 30/12/2012, 11:41
 
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NickRock
view post Posted on 28/12/2012, 13:38




Innanzitutto complimenti a tutti, dal primo all’ultimo. Stendere un racconto di 1800 battute ed essere nello stesso tempo credibili, pungenti, sorprendenti e chi più ne ha più ne metta, non è assolutamente facile.
In bocca al lupo a tutti… Sperando che sta volta sia il lupo a crepare…

CLASSIFICA
1. Stasi
2. Dolcetto o scherzetto
3. La torta
4. Ti perdono
5. Giù al fiume
6. La superstite
7. Due dei
8. L’ultima notte

COMMENTI
STASI: Il motivo principale per cui ho messo “Stasi” al primo posto è sicuramente dato dal fatto che, come per un qualsiasi noir che si rispetti, non si intuisce niente fino alla fine.
“Stasi” è infatti scritto in un modo che non lascia trapelare nessuna informazione utile al lettore per prevederne il finale.


DOLCETTO O SCHERZETTO: E’ stato duro scegliere se questo racconto sarebbe stato da primo o secondo posto. Avvincente la storia, bello il finale. Geniale l’ultima frase: breve, ma significativa.
Forse qualche errore di punteggiatura, qualche virgola di troppo, le quali hanno fatto sì che optassi per il secondo posto.
Complimenti.


LA TORTA: Bella storia; scritta grammaticalmente bene. L’unico neo, il quale ha regalato solo un terzo posto, è dato dal fatto dell’evidente prevedibilità che la torta fosse avvelenata o roba del genere.
Comunque complimenti.


TI PERDONO: Bel racconto, scritto bene e altrettanto strutturato. Avrebbe potuto contendersi il primo posto, se non fosse stato per il fatto che, a mio avviso il finale era prevedibile. Non quanto il fatto dei fuochi sull’isola (questo è stato tutt’altro che prevedibile), ma la sorte della ragazza. Già a inizio racconto, infatti, si può intuire che non le verrà riservata una bella fine.


GIU’ AL FIUME: Il racconto è ben scritto e ben articolato. Anche l’idea è buona. Una pecca però, a mio avviso. Ok che Luca è vestito da barbone, ma come hanno fatto i suoi amici a pestarlo senza riconoscerlo?

LA SUPERSTITE: Il racconto non mi ha convinto. Troppi dubbi mi ha lasciato. Non è chiaro di quale morbo si tratta e soprattutto di come lei sia sopravvissuta. Inoltre se sono tutti morti chi ha creato gli ologrammi nell’omonima sala?

DUE DEI: Altro racconto che mi ha lasciato diversi interrogativi. In cosa consiste il Segreto? Che fine facevano le persone che sparivano? E poi mi sembra strano che uno in pericolo di vita, invece di cercare una via di fuga, pensi a scene di sesso con la sua compagna, la quale a quanto sembra non c’entra niente in tutta questa storia.

L’ULTIMA NOTTE: Diversi i motivi per cui l’ho classificato all’ultimo posto. Non si capisce se a sparare sia stato Luca o Marika, in ogni caso coetanei, o quasi, della vittima. A 14 anni è così facile avere una pistola? Inoltre l’articolo finale tratta elementi superflui al racconto (es: vittima nel Napoletano).
 
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view post Posted on 28/12/2012, 15:21
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Magister Abaci

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Classifica del TETRA

1 - "Stasi" di Roberto Bommarito
2 - "Giù al fiume" di Marco Migliori
3 - "Dolcetto o scherzetto?" di Peter7413
4 - "Ti perdono..." di Marco Fronzoni
5 - "La superstite" di Viola Lodato
6 - "La torta" di Alessandra Corrà
7 - "Due dei" di Stefano Riccesi
8 - "Nascondino di Capodanno" di Nicola Rocca


Commenti

* "Ti perdono..." di Marco Fronzoni
Il racconto scorre via lieve e senza intoppi. Quel minimo di ambientazione permesso dai 1800 caratteri c'è ed è sufficientemente evocativo (il freddo, lo scricchiolio della neve ecc.). Si capisce dopo poche righe dove tutto andrà a parare (d'altra parte era difficile tenerlo nascosto a lungo): una vendetta covata; infatti, come è noto, si tratta di un piatto che va gustato freddo ;)
Il tema è centrato, perché c'è il capodanno e c'è l'urlo, prima soffocato dal protagonista maschile e poi, s'immagina acuto, di quello femminile.
Purtroppo il tutto suona arbitrario e forzato dalle richieste del tema, ma in un paio d'ore era obbiettivamente difficile fare di meglio.

* "Giù al fiume" di Marco Migliori
Uno scambio di persona, causato da una festa in maschera, fa incontrare un malcapitato vestito da barbone con un branco di "ragazzi bene" in cerca di emozioni violente. In pratica se la prendono con un povero disgraziato che potrebbe benissimo essere uno di loro, e il tutto avviene sotto gli occhi di un vero barbone ubriaco ed esterrefatto.
L'idea non è male, ma la realizzazione denota una certa fretta (in effetti in due ore che si poteva fare?), tanto che inizialmente non mi era chiaro se l'autista della mercedes che caccia gli amici dall'auto fosse lo stesso che viene picchiato alla fine. Mi era venuto il dubbio perché pensavo che il tizio fosse già in maschera all'inizio e perciò lo scambio di persona mi è sembrato inverosimile. Tuttavia, a una seconda lettura, ho capito di essermi fatto un'idea sbagliata che ha reso più difficile la comprensione del testo.

* "Due dei" di Stefano Riccesi
Un racconto che mette molta carne al fuoco e per questo non riesce a cuocerla a puntino. Ben delineato l'amore carnale: con pochi tratti riesci a evocare la passione tra l'io narrante e Sara. Purtroppo il "Segreto", che è anche la causa della condanna a morte del protagonista, resta indistinto: pochi elementi per individuare le caratteristiche della minaccia, tanto che non è chiaro perché l'io che racconta sappia tutto, ma non riesca a sottrarsi al suo destino. Certo, 1800 caratteri sono pochi, tuttavia è opportuno scegliere bene cosa trattare: condensare la materia per un romanzo non è mai una buona idea.
Comunque è molto efficace l'inizio, che ben descrive lo stato d'animo del protagonista.

* "La torta" di Alessandra Corrà
Una frustrazione esasperata per un malessere esistenziale che raggiunge l'apice proprio nel periodo delle feste. La narrazione coglie bene questo aspetto dell'io narrante. Tuttavia non è molto ben reso il crescendo che porta alla tragedia finale: frustrazione, malessere esistenziale, "qualsiasi cosa invece del vuoto", ma un'azione che coinvolge tutta la comitiva, invece della sola Elena, sembra esagerata.
L'altra cosa che non mi ha convinto è un flusso di coscienza ben articolato che in un racconto sta bene, ma è meno credibile se all'inizio si scrive: "Un giorno ho raccontato tutto al mio avvocato" seguito da un due punti con virgolette. Meglio un punto fermo per poi proseguire come se si raccontasse al lettore: a me suona più convincente.
Comunque... panna per una vegana? Uhm...

* "Nascondino di Capodanno" di Nicola Rocca
Il racconto è davvero poco coinvolgente e il "capodanno" è ridotto a un semplice pretesto. Ciò che avviene è soltanto raccontato e non mostrato, riducendo in modo notevole l'impatto sul lettore. Per giunta il protagonista non dimostra lui stesso alcun coinvolgimento emotivo. Non è scrivendo "ho paura" che si fa capire al lettore qual è il terrore che attanaglia un personaggio.
Ma il limite del racconto è soprattutto un altro. Si fa credere in ogni modo che il Lupo sia qualcun altro, per poi scoprire che, invece, è l'io narrante: il lettore non si può che sentire tradito da un'azione del genere. Almeno qualche indizio concedilo!

* "Dolcetto o scherzetto?" di Peter7413
Un racconto di Halloween fuori stagione. In questo caso il Capodanno è solo un pretesto: poteva andare bene qualsiasi altra festività, ma in effetti c'era bisogno di molto rumore per la chiusura. Purtroppo è mancata la tua solita ispirazione con incursioni nel surreale. In questo racconto c'è di positivo la reazione tranquilla della bimba che interagisce col figuro in modo del tutto naturale, però rimane tanto non detto e un senso di incompiutezza, di racconto fine a se stesso che lo rende l'esatto opposto, in quanto a efficacia, del tuo "Elfo dei boschi", tanto per fare un esempio.

* "La superstite" di Viola Lodato
Molti capovolgimenti di chiavi di lettura per un racconto così breve, ma è una tua caratteristica condensare tanti diversi argomenti in pochi caratteri (beh, mi riferisco ai soli tre corti che ho letto di te, un po' poco per emettere una sentenza del genere ;) ). Comunque ci sono davvero tante storie che meriterebbero più spazio: la malattia, l'essere immuni da essa, la solitudine, gli ologrammi, il suicidio pirotecnico con cariche esplosive.
Di bello c'è sicuramente l'attaccamento per quella realtà fittizia, che è diventata la realtà della protagonista, e l'affetto che prova per gli ologrammi, tanto che è dispiaciuta di non poterli ritrovare in un possibile aldilà.
L'inizio poteva far sembrare il racconto simile, nelle tematiche, a "La torta", ma dalla metà in poi parte per la tangente in modo inaspettato. Questo sarebbe un bene per il racconto se non fosse così corto: si aprono tante strade che, però, subito si interrompono.

* "Stasi" di Roberto Bommarito
Il migliore di questa edizione, almeno per me. Finalmente un Capodanno metaforico, un'introspezione completa (per lo spazio a disposizione) del personaggio e delle ragioni che lo fanno agire, una psicologia mostrata e non raccontata, una sola idea che non ne apre cento come vuoti a perdere, e un colpo di scena finale, forse un po' telefonato, ma che chiude il cerchio della storia. Insomma, un Bommarito in forma con un racconto che dimostra, ancora una volta, cosa significa scrivere un corto: metterci dentro tutto quello che ci può stare (e solo quello), per lasciare al lettore un'immagine indelebile, con l'impressione di aver assistito a uno sprazzo di vita, un'esistenza estrema, ma credibile nella sua eccezionalità.

Fuori gara

* "Nero 24" di Luigi Bonaro
È un peccato che sia fuori gara, perché ci sono molti elementi apprezzabili in questo piccolo scorcio di storia. All'inizio ho avuto l'impressione che non sapessi dove andare a parare. Forse è vero, ma nonostante ciò, alla fine si aprono prospettive interessanti.
Prima di tutto l'ambientazione: il romanesco, lo stornello, la caratterizzazione delle comparse anche solo con un nomignolo evocativo, come sanno fare a Roma, rendono le immagini stereotipate, certo, ma allo stesso tempo vivide. E poi il secondo elemento interessante: da questi primi 1800 caratteri si è profilato un hard-boiled de noantri, in cui sarebbe bello rivedere Tomàs Milian, nei panni di un disilluso Philip Marlowe de noantri, appunto. Forse un filone anni '70 assai sfruttato, ma che sarebbe bello far rivivere dopo trent'anni.

Edited by TETRACTYS - 28/12/2012, 15:45
 
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sgerwk
view post Posted on 7/1/2013, 10:41




1. Dolcetto o scherzetto?
Un racconto costruito ad arte, in cui viene fatto capire poco per volta quello che in effetti è già successo, lasciando cadere di volta in volta elementi che servono a portare al finale.
C'è qualche difetto di poco conto, dovuti in gran parte alla scarsità di tempo, penso. Li elenco comunuqe. Per prima cosa, Sara che è sul tappeto dà più l'idea che sia in salotto e non in camera sua; questo si poteva risolvere dicendo che si trova sì sul tappeto ma fra il televisore e il letto. Secondo, le cuffie servono per l'ovvio motivo che Sara non doveva sentire le urla, ma messe così non è troppo chiaro perché lei stessa se le sia messe; bastava dire che quando l'assassino gliele leva le arriva la musica, quella che le dava fastidio. I botti di fine anno in genere non vanno avanti con continuità fino al mattino, o almeno non abbastanza da coprire le urla per tutta la notte.

2. La superstite
Originale l'idea di base, anche se la mancanza di spazio e tempo hanno penalizzato il racconto in termini di alcuni punti dello sviluppo ma soprattutto per quello che riguarda certi aspetti della sua logica interna.
"Sembrò capire che era inutile insistere" a me sembra implicito nel gesto, e peraltro la protagonista sembra capirlo proprio da questo.
"Julia guardò ogni singolo volto", solo per la cronaca, prima di dire questo sarebbe stato meglio mostrare qualche altro personaggio come Gabriel e Valerie; qui i limiti di spazio sono molto stretti, quindi penso che in questo caso possa anche andare bene così.
"... mentre ripensava agli eventi che l'avevano portata lì..." non è proprio il modo ideale di introdurre lo spiegone; non è che vada male, solo che di norma la gente non si mette a ricapitolare mentalmente cosa è successo prima. Sempre tengo in considerazione che qui c'erano limiti molto stretti di tempo e spazio, ma nel caso volessi usare l'idea per un concorso dove ti puoi più dilungare, questo sarebbe il punto ideale dove mostrare invece di riassumere.
Poi ho qualche piccolo problema con la motivazione del finale: perché la bomba? L'idea doveva essere che così sarebbero morti tutti insieme, ma come riflette lei stessa in effetti nell'aldilà ci sarebbe andata da sola.

3. Stasi
Bella interpretazione del tema, questa fine di anno che non finisce mai. Le motivazioni sia del padre che del figlio nel fare questa cosa sono abbastanza chiare, anche se in effetti specie per il figlio sarebbe forse stato preferibile farle vedere piuttosto che riassumerle in una frase, anche se credo che una cosa del genere avrebbe richiesto minimo 18000 caratteri, non certo 1800.
Dal punto di vista della scrittura mi pare che fili. Non mi ha convinto il paragrafo "Direte che la stasi..." un po' troppo lungo e astratto (oppure, troppo lungo considerato che è così astratto). Direi che considerati i limiti di spazio e la lunghezza complessiva del racconto, si poteva anche riassumere in due righe e lasciare un po' di spazio in più ad altro, qualcosa che faccia capire meglio perché il protagonista abbia finito per condividere l'idea del padre.

4. La torta
Questa storia raccontata in soggettiva ha un certo effetto: nonostante l'assenza di una vera e propria scena, si riescono a percepire i sentimenti della protagonista. Non so se la prima frase fosse adatta o no (di fatto, il suo unico ruolo è introdurre il concetto che un qualche atto illegale è stato commesso), ma l'ho trovata comunque accettabile. Anche l'uso dei paragrafi molto brevi risulta funzionale, in questo caso. In una narrazione più lunga avrebbe dato fastidio, così come un monologo che occupa gran parte della storia, ma su questa misura mi pare che possa andare; ci sono comunque qua è là frammenti che lasciano intuire cosa fosse concretamente successo.

5. L'ultima notte
L'idea di base dei "botti" di capodanno portati all'estremo non sarebbe male, ma qui mi pare che ci sia un problema di continuità fra la prima e la seconda parte del racconto. In particolare, la prima scena dovrebbe in qualche modo introdurre una situazione normale che poi venga rovesciata dalla notizia che chiude il racconto, ma così com'è mi pare che le due non leghino abbastanza. Sarebbe stata un'alternanza perfetta come inizio per una storia più lunga, ma così c'è troppa distanza.

6. Ti perdono...
L'idea di uccidere con i fuochi artificiali (in una forma o nell'altra) l'ho trovata sviluppata meglio in un altro racconto in questa edizione. Questo è scritto abbastanza bene, ma la storia non mi ha convinto comunque. Mi è sembrato un po' troppo lineare dal punto in cui viene introdotta la colpa di Amanda in poi, nel senso che è abbastanza chiaro che poi ci sarà una vendetta; non è troppo plausibile che Amanda arrivi all'isola e non faccia caso a quello che c'è lì, né che li lascino avvicinare senza fare troppi problemi. Segnalo altre due cose minori: il primo è quel "si sentì dunque in obbligo di confermare" che è molto raccontato; poi c'è lo scricchiolio delle neve, che invece è un dettaglio molto riuscito, che rende benissimo l'idea.

7. Due dei
Bella l'idea di inserire questo elemento nostalgico del sesso fra il protagonista e la sua donna all'interno di questa storia, che però presenta diversi problemi tecnici. Intanto, del primo paragrafo l'unica cosa che serve è la prima frase, il resto almeno a me non ha detto niente. Poi c'è il fatto che la parte centrale della narrazione mi sembra un po' troppo vaga: lui apprende questo segreto (come?), ne parla con la persona sbagliata (chi?), capisce che "loro" lo sanno (come fa a saperlo?) e che lo uccideranno (come può dirlo? non potrebbero solo rapirlo). Poi c'è la black box, ma questo è il male minore. Il tema lo vedo tirato dentro per i capelli, nel senso che se togliendo il capodanno il racconto sarebbe rimasto uguale.

8. Nascondino di capodanno
La storia mi lascia qualche perplessità. Già dall'inizio, quel castello in cima al colle suggerisce un'ambientazione particolare che però non mi pare venga approfondita; di norma, i castelli sono edifici non molto comuni (mentre qui se ne parla quasi come se lo fosse), e non sono aperti a chiunque voglia andarci a passare il capodanno (forse il castello è la casa di Samuele? Non sono sicuro). Questa cosa mi ha un po' ricordato Edward mani di forbice, ma non sono sicuro che l'ispirazione provenisse da lì.
Il racconto procede in modo abbastanza lineare, con la classica struttura horror degli omicidi in sequenza in cui alla fine si scopre che il protagonista è lui stesso l'assassino. Penso che per dare un tocco di novità sarebbe servito qualcosa che il poco spazio non consentiva, almeno a livello di sviluppo dei personaggi.
 
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Olorin
view post Posted on 7/1/2013, 16:02




1. Dolcetto o scherzetto?, di Maurizio Bertino (1774 car. - ore 22.30)
Un bel racconto e soprattutto un bel personaggio quello del carnefice. La delicatezza con cui si mette in rapporto con Sara, le considerazioni e le domande semplici rivolte alla bambina, sgretolano l'endemica prevedibilità che avrebbe potuto affliggere questo tipo di racconto.
Intrigante il filo conduttore del 'dolcetto' che esalta la frase in chiusura.

Una proposta che mi sento di avanzare è quella di portare al presente i tempi verbali della prima parte e riservare il passato per il finale

2. La superstite, di Viola Lodato (1783 car. - ore 21.28)
Racconto a mio parere rimboccato nei 1800 caratteri. Le premesse tecniche (quelle fantascientifiche, intendo) sono date per scontate, fatto non sconcertante a priori, ma in questo caso l'inusualità dei dettagli e la loro incidenza sull'intensità della vicenda, fanno sì che questa indeterminatezza rimanga un po' indigesta.

Per esempio:
CITAZIONE
Lui sorrise e le diede una pacca sulla spalla

un ologramma che dà una più che mai consistente pacca sulla spalla della corporea protagonista?
Questo passaggio è un flash che innesca un sacco di domande su 'sti ologrammi e la loro capacità di rapportarsi con Julia.
E poi, perché li distrugge se nemmeno la speranza di portarli con sé nell'aldilà sostiene questa decisione?
Tra l'altro:
CITAZIONE
Ciò che le dispiaceva non era morire. Il problema era che, se davvero ci fosse stato un aldilà, ci sarebbe andata solo lei.
Non esisteva alcun paradiso per le creature create dalla sala ologrammi.

In questo passaggio molto nostalgico, non viene eccessivamente omesso il possibile desiderio da parte Julia di rivedere gli affetti della vita che conduceva prima di quella che viene definita 'la fine del mondo' , tutte le persone care che probabilmente erano state spazzate via da quel tragico evento? Loro in un eventuale paradiso ci sarebbero state...

3. La torta, di Alessandra Corrà (1775 car. - ore 22.42)
Ho letto più volte il brano, a lungo indeciso tra il surreale e l'inverosimile, però alla fine mi pare che sia quest'ultima sensazione a prevalere. La gravità e soprattutto il bersaglio della soluzione finale - l'avvelenamento degli 'amici' - mi sembrano aspetti che per motivazioni e crudeltà del gesto, leghino poco con all'antefatto.

La descrizione che il personaggio stesso offre del proprio disagio, è a mio parere troppo... poetica. Un'elaborazione così 'sofferta' di un malessere interiore da parte di chi ne sia afflitto, fatico ad associarla alla follia, al piano allucinante che ne scaturisce.

A tratti provi a introdurre il tema dell'odio, ma appare un po' troppo avulso dal contesto più malinconico che rendi protagonista con tutta una serie di 'frasi ad effetto'.

Insomma, alla fine mi è sembrato di trovarmi di fronte a un Giacomo Leopardi stragista e la dicotomia delle due nature mi pare davvero insanabile.

4. Due dei, di Stefano Riccesi (1786 car. - ore 22.47)
"e l'istante dopo è tutto finito." è una considerazione che eliminerei dato che il narratore, che poi è anche colui che muore, quel 'istante dopo' non potrebbe mai commentarlo.

La mia sensazione è che il brano da una parte pretenda molta fiducia dal lettore per quanto concerne la base thriller della trama, visto che nulla di concreto offre affinché si possa rimanere emotivamente coinvolti da quanto nella emme sia il protagonista, dall'altra la percezione stessa che il personaggio dà della situazione giunge dichiaratamente 'anestetizzata', fatto che in un racconto di 1800 caratteri, in cui tutto ciò che un lettore deve elaborare lì sta, mi pare una scelta strategica un po' strana.

La narrazione nel finale non cambia ritmo e mantiene il medesimo tratto piuttosto analitico, distaccato, quasi contemplativo, sicuramente anche questa una scelta stilistica consapevole che però mi ha indotto a una modalità di lettura analitica, distaccata e contemplativa... alla fine, visti i fati narrati, un po' troppo poco coinvolgente.

5. L'ultima notte, di Leonardo Boselli (1784 car. - ore 22.44)
La mia impressione è che la leva tra preambolo e finale sia poco efficace, che non s'inneschi tra le due parti quell'effetto volano che dovrebbe dare energia al racconto.
La prima parte del brano tratta troppo brevemente (1800 caratteri sono davvero una manciata) di vicende adolescenziali piuttosto comuni perché si crei una qualsivoglia empatia, la seconda narra di tragedie purtroppo note e ricorrenti; la combinazione delle due 'quotidianità' sembra andare nella direzione più della cronaca che della storia, senza però avere il coinvolgimento di una vicenda realmente accaduta a sostegno.

6. Stasi, di Roberto Bommarito (1727 car. - ore 22.18)
La digressione circa la natura della 'stasi' che in breve passa da quel che è - la descrizione dello stato di assenza di movimento -, a emozione e infine a sentimento, l'ho trovata forzata e quindi un po' stucchevole nella sua funzione di artifizio letterario.

Questa frase:
CITAZIONE
Mio padre non volle perdere anche me, dopo la morte di mia madre. Perciò mi tenne prigioniero in cantina. «È comunque una cosa terribile»

con quel tempo verbale e a quel punto del brano, mi ha dato l'impressione di trovarsi fuori posto, perché spiega i motivi della situazione antecedente la 'liberazione' che avevi raccontato appena sopra.
Per questa sua collocazione logica, io l'avrei vista meglio col trapassato prossimo "Mio padre non aveva voluto perdere anche me, dopo la morte di mia madre. Perciò mi aveva tenuto prigioniero in cantina. «È comunque una cosa terribile»"

Le implicazioni e i risvolti psicologici narrati mi hanno coinvolto poco, ma questo non dipende da come tu li abbia espressi o rappresentati, bensì dall'oggetto in sé del racconto. Probabilmente non è così facile entrare in empatia col punto di partenza del personaggio, così sofferto e deviato, tanto che l'intensità della soluzione e della rivisitazione che il protagonista ne fa in chiave educativa nel finale, mi sfuggono.

7. Giù al fiume, di Marco Migliori (1787 car. - ore 22.50)
Fatico a comprendere la coerenza temporale del racconto; Davide, Marco e Roberto vengono scaricati da Luca perché sono in giacca e cravatta, mentre a suo dire avrebbero dovuto travestirsi. E lui? Lui è già vestito da barbone? Perché se non lo fosse, forse gli altri avrebbero ancora il tempo di inventarsi qualcosa...
E poi, considerando che si tratta di una festa di capodanno e che probabilmente quando stanno per recarvicisi saranno le 22.30, massimo le 23.00 e che una festa così esclusiva - "A quella festa lì quattro poveracci come voi non ce li porto", dice Luca - si sarà verosimilmente protratta almeno fino alle quattro/cinque del mattino, i tre rintronati sono quindi rimasti per 6 ore a fare avanti e indietro sulle sponde del fiume, intercettando infine l'amico inconsapevole sulla via del ritorno - 'sulla via del ritorno', perché se si ferma a vomitare sarà ben reduce dalla festa... -? e poi, tutto quel tempo in pattugliamento, senza incappare in altri sfortunati su cui mettere in pratica l'ignobile piano d'aggressione (tra cui il personaggio di apertura e chiusura del brano)?
Come dicevo, credo che la sintesi sia stata deleteria dal punto di vista della coerenza.

8. Nascondino di capodanno, di Nicola Rocca (1785 car. - ore 22.31)
Innanzitutto salta all'occhio la ripetizione dell'espressione colloquiale "E vi posso garantire che...".
Poiché si tratta di una richiesta esplicita di fiducia gratuita fatta dal narratore sulla base di antefatti che omette di condividere, la sensazione di credito che rimane nel lettore è molto netta e trovarsela nuovamente di fronte a breve distanza è come incontrare una persona che ti chiede dei soldi in prestito Martedì e poi degli altri Giovedì...

La trama non mi pare granché coerente. Quand'è che il protagonista ha perso la percezione di sé stesso, tanto da non sapere dove sia stato e cos'abbia combinato? Probabile risposta: quando ha preso la forma di lupo? Be', ma allora il finale non regge, dato che si specchia come tale, ma è comunque ben presente a sé stesso...
Data la trama, dovremmo trovarci di fronte alla classica amnesia metamorfica già utilizzata in Dr. Jekyll e Mr. Hyde, o nelle storie di lupi mannari (per l'appunto), Hulk ecc...: le due identità sono completamente separate, non coesistono e l'una si annulla nell'altra, tanto che la situazione classica è quella dell'individuo in forma umana che si risveglia in mezzo al massacro o nel suo letto di casa apprendendo dalla TV delle atrocità da lui stesso compiute nell'altra forma e di cui nulla ricorda.

Nel tuo brano tutto torna: il ragazzo vaga per gli ambienti incappando nelle vittime e chiedendosi chi le abbia uccise, proprio come farebbe un lupo mannaro tornato in forma umana.

Solo che poi tu ci fai scoprire che lui è in forma di lupo, la stessa in cui ha ucciso le vittime... ma allora perché ha scordato di averlo fatto? Perché a un certo punto ha cominciato a fuggire da sé stesso? Ha sbattuto la testa in uno spigolo e si è rintronato?
Inoltre, prende un accendino, lo usa (presumo con le mani) e nemmeno in quel frangente, alla luce della fiamma, vede il sangue sulle proprie mani di cui ci dice alla fine?
E poi, percepisce il sudore sui palmi, ma non il sangue... strano, no?
 
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patriktroll
view post Posted on 7/1/2013, 19:39




eccomi! difficile come sempre. :huh:


1 - La superstite, di Viola Lodato

ciao Viola e ben ritrovata. a me il racconto è piaciuto molto, e trovo che l'atmosfera finale e malinconica che lo caratterizza sia resa bene e arrivi. in più, ho immaginato la protagonista vagare e poi scoprire un tendone, o non so cosa, con dentro quella realtà illusoria... tocca archetipi forti dal punto di vista psicologico. forse è il morbo l'elemento che ho trovato meno integrato. di certo serviva una spiegazione, una fattore mortale rispetto al quale Julia doveva essere, appunto, la superstite. resta il fatto che l'accenno al morbo è veramente estemporaneo, rapidissimo e resta lì senza altre informazioni. comunque avevamo pochi caratteri, quindi era molto difficile non sacrificare qualcosa, e l'allusione è una strategia che piace anche a me. a rileggerti!

2 - Dolcetto o scherzetto? di Maurizio Bertino

ciao Peter, mi fa piacere ritrovarti dopo una (mia) lunga assenza. il racconto ha un'atmosfera palpabile convincente, e sono pienamente d'accordo con te sul fatto che l'esigenza di spiegare cade facilmente nel riduzionismo e non coglie la complessità della psiche. scriviamo racconti, e questo ci permette di alludere, evocare, indagando con procedimenti che, proprio perché non necessariamente sottoposti alla sola razionalità, possono permettere d'intravedere letture laterali e chiavi interpretative impreviste. o semplicemente farci onorare il mistero. questo direbbe tutto come mio commento al tuo testo, ma ho voglia di dirti anche ciò che mi ha convinto meno, ovvero la strage finale, solo perché mi ha riprotato a scenari più prevedibili, e per quanto questo effetto possa anche essere intenzionale, trovo che non scorra del tutto nel racconto. infine, è abbastanza relativa l'aderenza al tema. a rileggerti! patrik

3 - Stasi di Roberto Bommarito

Un racconto veramente ben riuscito nella scrittura, non solo corretta ma anche capace di rendere palpabile l'atmosfera. Nessun dubbio tecnico, dunque, per me. Quello che mi è mancato è piuttosto un senso di sorpresa, o un'emozione più forte dal momento in cui era probabile che il figlio ripetesse lo schema del padre. Certo, ciò può essere visto come un modo in cui la stasi permea l'osso stesso del racconto, ma la sensazione è comunque che manchi qualcosa nell'esito della narrazione che invece una penna così abile può senz'altro dare.

4 - Ti perdono di Marco Fronzoni

ciao Olorin, probabilmente non potrò aggiungere molto rispetto a quanto ti è già stato detto. Secondo me il racconto è ben scritto e privo d'intoppi, come gli altri che ho letto di te. Non ho sentito, nel leggerlo, un'emozione forte, un po' perché dal titolo e dall'accenno al tradimento si sa dove si va a parare, un po' perché , al di là di questo, non c'era che da immaginare come la vendetta venisse realizzata, e non ho trovato l'idea "esplosiva". in ogni caso, c'è la scrittura, c'è una storia plausibile e senza dubbi resa nel poco spazio a disposizione, quindi si tratta sicuramente di un buon lavoro.

5 - La torta di Alessandra Corrà

Quella che ruota intorno alla frase "Inconsapevoli dei nostri atteggiamenti permettiamo al tempo di annoiarsi con noi" per me è la vera intuizione forte del racconto, quella che lo rende psicologicamente interessante. Trovo che il riferimento iniziale all'avvocato non si risolva completamente nel testo, che avrebbe potuto, ad esempio, diventare un dialogo tra la protagonista e il legale, oppure essere semplicemente una confessione al lettore. Sono poco interessato al realismo, e in ogni caso trovo credibile l'illogicità del gesto che lei compie. La condizione umana è intrisa d'illogicità...! E molto credibile è anche un passaggio come "Ho sentito arrivare nel ventre il solito odio. Perché non avevo detto ciò che sentivo?" Nel complesso, il racconto mi è piaciuto più per le idee che per la resa, e trovo che sia una prova efficace. A rilegegerti! Patrik

6 - Giù al fiume di Marco Migliori

Anch'io come altri ho avuto difficoltà a comprendere il racconto, chi fosse chi e che dimensione temporale avesse la narrazione. Rileggendolo più volte, però, ho trovato il tutto un po' più chiaro. Nel complesso, comunque, il testo mi sembra basarsi interamente sullo scambio di persona e sulla dicomotimia di rango sociale reale dei due barboni, quello vero e quello travestito. In entrambi i casi non ho la sensazione che queste idee siano abbastanza forti, attraenti, da dare forza alla pur breve narrazione, e se c'è una qualche idea di giustizia implicita nel finale, ma non ne sono sicuro, la cosa potrebbe suonare un po' moralistica. Scrivi comunque molto bene, e le mie non sono che sensazioni personali. A rileggerti!

7 - Nascondino di capodanno di Nicola Rocca

ciao! forse non potrò aggiungere molto ai commenti che hai già auvto. la mia sensazione è stata di non essere coinvoltò perché gl ieventi mi arrivavano narrati e non mostrati. anche il tempo scelto e il tono un po' colloquiale che l'io narrante tiene con il lettore mi sono sembrati abbassare un po' l'energia. il finale, anche se non è particolarmente originale e non sorprende, è una rivelazione che ci può stare, ma secondo me è troppo "di sopresa". a rileggerti!

8 - L'ultima notte di Leonardo Boselli

Del racconto mi è piaciuto lo stile. Non ho, però, la sensazione di una storia, forse perché la seconda parte appare sì come un rovesciamento emotivo della prima, ma subito e non agito, non narrativamente intrecciato. Cambia anche il ritmo in modo netto, il che però potrebbe essere una strategia interessante se appoggiata da una svolta nei fatti che colpisca di più.
 
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Peter7413
view post Posted on 7/1/2013, 21:09




Eccomi! Diversi bei racconti, bella edizione! :)

1) “Due Dei” di Stefano Riccesi
Il tuo è un racconto davvero difficile da giudicare. Da una parte c'è quella che credo sia la forma migliore di tutta l'edizione: è scritto davvero bene, con i giusti equilibri. Dall'altra c'è questa apparente assenza di informazioni... Ecco, errata corrige in diretta, scrivendo il commento credo di aver capito meglio il tuo racconto. Lo faccio notare perché in effetti mi sembra cosa alquanto singolare... Stavo continuando dicendo che in 1800 caratteri era impossibile puntare tutto sulle sue riflessioni alle soglie della morte e che un minimo di informazioni sul contesto andavano fornite e bla bla bla... Ma tu l'informazione base l'hai data ed è il nome del secondo Dio: IL SEGRETO! Quest'uomo attende la morte in una società che può disporre come vuole degli individui. Il fine è l'alienazione, quando qualcuno scopre troppo va eliminato. Hai messo in scena la metafora di una società alienata e alienante retta su logiche massoniche in cui lo sforzo del singolo è annullato e non incentivato. I due Dei di ogni persona sono l'amore e la voglia di scoperta, di miglioramento, di andare avanti, di trovare la risposta alla DOMANDA (che poi non è così importante quale sia questa domanda e come D.A. ci ha insegnato non è importante neppure la risposta, 42). Quello che conta è che sono il motore della vita che ci permettono di guardare avanti, ma che allo stesso tempo possono portarci alla morte.
Niente da dire o da aggiungere, bravo.
2) “La superstite” di Viola Lodato
Piccola premessa: per apprezzare al max questo racconto si deve un minimo conoscere la sala ologrammi della Entreprise, solo così si capisce quanto gli ologrammi possano essere reali.
Mi è piaciuto molto: ricco di spunti, delicato, decadente. Un capodanno da fine del mondo in tutti i sensi, anche se soggettivo, in effetti è il mondo della protagonista prima ancora di quello dell'umanità. Attenta a certe espressioni, come "crepare", che abbassano un po' il livello quasi lirico del tutto. Complimenti, un bel lavoro.
3) “La Torta” di Alessandra Corrà
Un racconto scritto davvero bene con alcune espressioni che restano nella memoria (i minuti che si disperdono come guerrieri erranti sono fantastici). Nulla da dire circa l'attinenza al tema e la struttura che hai scelto. Manca qualcosa a livello di caratterizzazione della protagonista. Mi rendo conto che è quasi assurdo che ti rilevi un problema del genere, essendo il racconto tutto incentrato su di lei, ma l'impressione è che si rimanga un po' ai margini delle sue paranoie e che il tutto avrebbe giovato di una maggiore immersione nel suo disagio. Ecco, manca forse di un po' di empatia. In ogni caso, una buona prova che si legge con piacere.
4) “Stasi” di Roberto Bommarito
Un racconto formalmente ineccepibile. Bella l'idea della stasi. Mi è però mancata l'empatia con il protagonista e il finale mi ha lasciato freddo e poco convinto circa la logicità del suo comportamento. Ho riletto è ho visto che hai introdotto il suo cambiamento di prospettiva nella frase "Oggi capisco", ma non mi sembra sufficiente. Il racconto si giocava sulla dialettica interna fra l'odio verso il padre e la presa di coscienza, ovviamente errata, circa la giustezza del suo comportamento, ma non mi sembra ben gestita e si arriva al finale senza il corretto travaglio interiore che avrebbe dovuto portare il protagonista alla reiterazione del torto subito facendo risultare il tutto troppo freddo e ancorato sull'idea iniziale. Un buon lavoro, potenzialmente ottimo, ma, a mio avviso, in una forma ancora abbozzata, come l'opera di uno scultore che ha dato la forma alla pietra, ma che ancora deve smussare e darle le giuste curve per fornirla di un'anima libera dalla mera immagine.
5) “Ti perdono…” di Marco Fronzoni
Il racconto scorre via liscio e risulta godibile, ma inciampa su un doppio ostacolo. Il primo risulta essere la prevedibilità del finale dal momento in cui Amanda informa il lettore del suo tradimento. Il secondo si manifesta nel momento stesso in cui non poni ostacoli o barriere al piano dell'uomo: viene da chiedersi, leggendo, perché Amanda si faccia portare su un'isoletta da un compagno che ha appena tradito (dalla lettura si desume che il tradimento sia recente) e perché non ci siano barriere a delimitare un luogo che da lì a poco sarebbe stato dato alle fiamme. Invero, sono problemi facilmente risolvibili: allontanando nel tempo il tradimento di lei, facendo così venire meno una lecita attesa di vendetta, e accennando di qualche barriera superata (e magari ambientando il tutto in una città che i due hanno raggiunto proprio per festeggiare il capodanno, dovendo supporre che se il tutto è ambientato nella città in cui abitano diventa difficile pensare che lei non sappia che proprio quell'isola sarebbe stata data alle fiamme per i festeggiamenti programmati). In fase di giudizio è evidente che i problemi riscontrati sono conseguenza di una mancanza di tempo in fase di correzione, quindi non vanno a incidere più di tanto in negativo. Resta una lettura piacevole, pur senza grosse sorprese, e narrata con capacità.
6) “Giù al fiume” di Marco Migliori
Un'ottima intro, bella, chiara, originale. Segue la presentazione del branco, ma il limite dei caratteri si fa sentire obbligandoti a una sintesi che, complice il numero elevato dei personaggi, può portare il lettore alla confusione e a una certa difficoltà di lettura. Prosegui con la svolta soffermandoti a descrivere quello che i ragazzi avrebbero voluto fare. Chiudi con un "deus ex machina" con il guidatore della mercedes che capita proprio nel luogo che avrebbe dovuto essere del misfatto e che, di nuovo, proprio in quel momento deve fermarsi per vomitare. Ecco, questo finale è davvero troppo casuale ed eccessivo. Inoltre, perdi di vista quello che risulta essere il personaggio meglio delineato, Luigi.
Tirando le somme, un racconto dalla costruzione problematica che riesci a mantenere entro certi binari grazie alla tua capacità, ma che si chiude in malo modo facendomi pensare che con una struttura diversa avresti potuto raggiungere il risultato voluto in modo meno forzato.
7) “L’ultima notte” di Leonardo Boselli
Un racconto spezzato. Ben narrata tutta l'introduzione, ma sul più bello stoppi e chiudi con quel finale che racchiude tutte le informazioni del racconto stesso scadendo quasi, ma qui esagero, nell'infodump. Cerco di spiegare il senso della mia critica... I tuoi personaggi sostanzialmente non agiscono, non fanno nulla, subiscono. Porti l'attenzione sul ragazzo, accenni a un'attesa di bacio, poi il tutto scema in un nulla di fatto con spiegone. Diverso sarebbe stato arrivare allo stesso finale, ma attraverso un'azione, un incidente casuale magari originato dallo stesso spasimante. Certo, visto il numero esiguo di caratteri richiesti, questo ti avrebbe costretto a ridurre o addirittura eliminare l'intro e il personaggio dell'amica spostando da subito l'azione nel gruppo riunito e facendo emergere i sentimenti e le attese della ragazza in altro modo, più intimo, che a mio avviso avrebbero sortito una maggiore empatia per il lettore amplificando la tragicità del finale.
8) “Nascondino di Capodanno” di Nicola Rocca
Come già ti è stato fatto notare, il racconto appare troppo narrato, manca completamente un qualunque accenno di dialogo che, sempre, aiuta ad alleggerire la lettura e che si dovrebbe usare il più possibile anche per fare passare informazioni "on air", nel vivo dell'azione. Ho apprezzato l'idea, ma i caratteri e il tempo erano davvero troppo risicati per riuscire a piegarla al tuo volere e infatti si nota una certa passività, nel senso che è evidente che tu l'avessi ben chiara in testa, ma non sei riuscito a manipolarla per darle una forma concreta limitandoti, appunto, a un narrato povero di soluzioni che, come aggravante, non riesce a dare giustizia al protagonista e al suo doppio interiore.
 
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misaki02
view post Posted on 7/1/2013, 21:34




Ciao, ecco la mia classifica (completata dai relativi commenti):

1) Dolcetto o scherzetto? – Maurizio Bertino

Questa storia mi è piaciuta soprattutto perché mostra una tematica molto affascinante: ovvero, l’alterità tra l’innocenza dei bambini rispetto alla vita degli adulti. Ciò che ho apprezzato è proprio la figura della bambina che con la sua autentica spontaneità e purezza è riuscita a costruire un dialogo con l’assassino (comunicazione che nessun altro adulto della casa è riuscito invece a stabilire), salvandosi alla fine dalla strage finale.

2) Stasi – Roberto Bommarito

Ho trovato valido lo stile incentrato sull’introspezione del protagonista. Interessante e singolare anche la metafora relativa a questa fine di anno che in realtà non finisce mai. Ciò che invece non mi ha del tutto convinta è il finale. Com’è possibile che nonostante la consapevolezza riguardo al male che suo padre gli aveva inflitto, il protagonista, si comporti allo stesso modo con suo figlio?

3) La superstite – Viola Lodato

L’idea della solitudine della protagonista, unica superstite immune al morbo, è davvero interessante. Il racconto è scritto bene. La storia però scorre un po’ lentamente. Per una tematica del genere forse è troppo concisa e lascia perciò al lettore molti dubbi. Ci sarebbe stato bisogno di uno spazio maggiore per dare qualche informazione in più.

4) Ti perdono – Marco Fronzoni

Il dialogo scorre lineare, la scrittura è valida. Nonostante si presagisca dopo poco il finale, si legge con piacere. Ho trovato però poco credibile il fatto che la ragazza si lasci condurre priva di esitazioni all’isola senza sospettare una possibile vendetta da parte del fidanzato, né che fino alla fine non si accorga di nulla.

5) Due Dei – Stefano Riccesi

Il racconto all'inizio risulta avvincente. Frasi brevi ed efficaci. E gli stati d'animo del protagonista sono ben strutturati e riusciti ottimamente. Durante la narrazione però forse la trama si perde un po' per strada. Non ci sono abbastanza informazioni che spieghino qualcosa in più riguardo questo “Segreto” che poi sarà anche causa di morte del protagonista.

6) Giù al fiume – Marco Migliori

Curiosa l’idea del barbone che assiste alla scena in cui un uomo (questa volta non diseredato come lui,ma solo travestito) viene ingiustamente picchiato, in quanto viene scambiato per un poveraccio che in realtà non è. La forma è apprezzabile e il racconto ben scritto, anche se forse per capire bene il racconto non basta un'unica lettura. Manca forse anche un po’ di empatia con i personaggi.

7) L’ultima notte – Leonardo Boselli.

La tematica, relativa alla tragicità che dei botti di fine anno possano travolgere e distruggere la vita di alcuni ragazzi, è valida. Peraltro è un tema anche molto attuale. Forse il suo unico difetto sta nella discrepanza tra la prima parte e la seconda. La prima parte costruita da un dialogo leggero e lineare e la seconda invece sembra un pezzo scritto per un articolo di giornale.

8) Nascondino di Capodanno – Nicola Rocca

Il finale, nonostante non sia molto atipico, non mi è dispiaciuto. Non è infatti fondamentale cercare l'originalità a tutti i costi. Forse quello che non ha tanto funzionato è che non viene spiegato come il protagonista sia arrivato a non accorgersi di ciò che stava commettendo. A cosa era dovuta tanta inconsapevolezza? C'è troppa azione: scene lineari che si susseguono. E poca introspezione che personalmente avrei gradito di più.
 
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KillerQueen
view post Posted on 7/1/2013, 23:08




Scusate se mi sono ridotta all'ultimo, prima di oggi non ce l'ho proprio fatta!

Classifica
1- Dolcetto o scherzetto? Di Peter7413
2- Stasi di RobertoBommarito
3- Due dei di Patriktroll
4- Ti perdono... di Olorin
5- La torta di Misaki02
6- L'ultima notte di Patriktroll
7- Giù al fiume di Sgerwk
8- Nascondino di Capodanno di NickRock

Commenti in ordine sparso:
Nascondino di Capodanno di NickRock
“La luce si spense. Panico.”
Qui, in particolare, secondo me hai raccontato invece di mostrare. Invece di usare il termine “panico” avresti potuto descrivere la reazione del protagonista alla situazione, perché ha un maggiore impatto. È la differenza tra (rubo l'esempio a Gamberetta perché è il primo che mi è venuto in mente) dire “lo odiava” e “avrebbe voluto scioglierlo nell'acido” (l'esempio non era esattamente questo, vabbè). A parte questo, come altri ti hanno fatto notare hai raccontato molto e mostrato poco, inoltre il racconto è piuttosto prevedibile, per quanto mi riguarda ho capito fin dalle prime righe l'andazzo della storia.

Ti perdono... di Olorin
Stilisticamente, ho davvero poco e niente da segnalare. Giusto quell'“E'”, ma si tratta poco di piccolezze. Il difetto principale, invece, è la prevedibilità. Come altri, fin da subito avevo intuito dove volessi andare a parare. Forse si sarebbe potuto risolvere rivelando all'ultimo la questione del tradimento, o proprio del perdono in generale, non saprei.
Ah, altra cosa: non sopporto la punteggiatura nei titoli, ma si tratta anche di un gusto personale, quindi non ha influito in classifica.

Due dei di patriktroll
Mi sento un po' in difficoltà per quanto riguarda questo racconto. A livello stilistico, l'ho trovato davvero interessante e ben scritto, complimenti. D'altra parte, secondo me c'è davvero troppo lasciato in sospeso, è un racconto che meriterebbe di essere ampliato. La domanda che sorge spontanea è: perché non può evitare in alcun modo la morte? Perché ne conosce già l'ora? Davvero, ti consiglio di riscriverlo e ampliarlo, perché merita.
Ah, ti consiglierei di sfoltire un po' gli avverbi in “mente”. Io tendo a toglierne il più possibile! XD

Stasi di RobertoBommarito
Ti faccio tantissimi complimenti per l'interpretazione del tema, perché c'è ma è trattato in maniera originalissima rispetto agli altri (mio compreso). Sono d'accordo con Olorin per quanto riguarda quel tempo verbale, ammetto che mi ha un po' confusa. Per il resto, direi che non ho nulla da segnalare. Lo ripeto anche qui: sei secondo e non primo solo per una questione di gusto personale, nel senso che tra due racconti che ho ritenuto allo stesso livello ho messo davanti quello che ho apprezzato di più per una semplice questione di gusto.

Giù al fiume di Sgerwk
L'ho riletto più volte, ma c'è una cosa che proprio non capisco. Prima Luca dice “fuori dalle palle, pezzenti”, quindi si suppone che li stia cacciando, poi invece la Mercedes riparte e lui è lì a chiedere “che si fa”? Mi viene il dubbio che tu abbia sbagliato nome e che fosse Roberto. A parte questo, mi sembra che i protagonisti non abbiano motivazioni sufficienti per andare a pestare qualcuno. Insomma, il motore del racconto mi sembra un po' deboluccio. Stilisticamente parlando, nulla da dire, ma per quanto riguarda la trama ci sono quei due problemi di cui ho parlato.

L'ultima notte di Patriktroll
Come ti hanno già fatto notare gli altri, c'è davvero troppo stacco tra la prima parte e il finale. Non si capisce proprio come si sia potuti arrivare a un epilogo del genere, hai usato moltissimo spazio (e caratteri) per descrivere le due ragazze, invece secondo me avresti fatto meglio a essere sintetico e a concentrarti sui fatti, che invece vengono raccontati alla fine senza essere mostrati.

La torta di Misaki02
Indubbiamente si tratta di una piccolezza, ma... tu dici che lei avrebbe preparato una cena vegana, per poi specificare nei commenti che ciò non implicava che lei fosse vegana. Però a me sembra un po' strano che pur non essendo vegana (supponiamo che sia vegetariana) decida di preparare un cenone di Capodanno di quel tipo, ignorando i gusti degli ospiti. Vabbè, lasciam perdere, non è importante. A parte questo, il racconto non è male, non mi è piaciuta però la frase iniziale, secondo me avresti dovuto o toglierla o introdurre brevemente il dialogo con l'avvocato. Inoltre, attenta perché hai messo le virgolette nelle virgolette.

Dolcetto o scherzetto? Di Peter7413
Wow. Di questo racconto, in parte per un gusto personale, ho apprezzato tantissimo il dialogo tra i due personaggi, perché adoro quando due individui completamente diversi si trovano in sintonia. Ciò che ti ha fatto arrivare primo nella mia classifica è stato proprio il gusto personale, perché considero il tuo racconto al livello di quello di Roberto. Complimenti.
 
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Peter7413
view post Posted on 7/1/2013, 23:24




E adesso che abbiamo consegnato tutti la nostra classifica non ci resta che aspettare l'Aguzzino... :)
 
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KillerQueen
view post Posted on 7/1/2013, 23:42




CITAZIONE (Peter7413 @ 7/1/2013, 23:24) 
E adesso che abbiamo consegnato tutti la nostra classifica non ci resta che aspettare l'Aguzzino... :)

C'hai ragione, credevo che mancasse una persona! XD
 
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Peter7413
view post Posted on 7/1/2013, 23:43




Yes, manca una classifica, quella dell'Aguzzino, questo mese ha fatto tutto lui, niente Guest Star ;)
 
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KillerQueen
view post Posted on 7/1/2013, 23:45




E' pure online, spero che posti perché sono proprio curiosa XD
 
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L'Aguzzino
view post Posted on 8/1/2013, 01:06




Eccomi.

1 – La supersite, di Viola Lodato

Interessante. Fino all’ultimo rigo mi hai fatto pensare all’ennesima apocalisse zombie, quelle persone potevano essere una forma “evoluta” di morti viventi pensanti, o similare. Non so, di certo una sala ologrammi non mi era venuta in mente. Certo, parlare di “vita e morte” per persone non reali non è proprio esatto, ma te la passo, credo che nell’ottica di una persona rimasta sola al mondo, tutto sommato possa essere vista in questi termini. In poco spazio, hai comunque costruito una storia con un finale che offre una rivelazione inaspettata.

2 – Dolcetto o scherzetto?, di Maurizio Bertino

Guarda, fino all’ultimo ho sperato che il protagonista fosse Michael Myers. Se avessi avuto questo tocco di genio, sarebbe stato perfetto. Purtroppo così non è e questo significa che l’assassino è uno qualunque che uccide e risparmia una ragazzina. Il nesso halloween–capodanno a questo punto mi sembra ininfluente, serve soltanto come escamotage per parlare del “dolcetto o scherzetto” e costruirci sopra una storia. Però, devi darmene atto, avresti potuto scriverla anche se il tema fosse stato “un halloween da urlo”, sarebbe bastato che entrambi odiassero halloween. Sui meccanismi psicologici del serial killer, invece, penso possa andare, credo che il trovarsi vicino una persona che “ti capisce” ti tolga l’istinto di ucciderla.

3 – Due dei, di Stefano Riccesi

Dunque dunque… il tuo racconto empaticamente mi piace molto. Ho trovato gustosa tutta la prima parte, i pensieri di lui, l’accenno al segreto che ha scoperto, alle immagini di sesso, d’effetto. Però qualcosa non torna. Primo fra tutti un pensiero: perché deve morire proprio a capodanno? In che modo lo ha scoperto? Come fa a essere sicuro che morirà proprio in quel momento? Di questo non parli e non va bene. Non puoi dare per scontata una cosa che era alla base del tema di questa sessione. Andava argomentato meglio il motivo per cui è quella l’ora in cui morirà. E, alla fine, delle persone scomparse, di questo segreto, di “loro” dici troppo poco. Lo so che il numero di caratteri era quel che era, ma d’altronde è proprio questo il bello di MC.


4 – Ti perdono, di Marco Fronzoni

Il problema di questo racconto è la prevedibilità. Appena le gli dice di essere rimasta stupida dalla non–reazione di Luca al suo tradimento, capisco dove vai a parare. Non resta, allora, di scoprire quale assassinio hai architettato per lei. Anche qui, a dire il vero, appena dici che la porta su un lago ghiacciato, non occorre molta fantasia per capire che ci finirà dentro. Sì, l’idea delle fontane di fuoco è nuova, però non riscatta dall’aver letto una storia perfettamente telefonata dall’inizio alla fine.


5 – Stasi, di Roberto Bommarito

Racconto difficile. La lucidità con cui il protagonista racconta un passato così terribile mi sembra cozzare con la consapevolezza di aver riservato al figlio un trattamento che non capisco bene se è lo stesso che lui ha subito – quando dici che urla, mi ci fai pensare – o l’esatto contrario, la stasi intesa come apatia, distacco. Questo non emerge chiaramente. In ogni caso, qualunque delle due sia, e soprattutto perché va da uno psicologo, ho la sensazione che tutte le cose lì condensate – in queste poche righe di narrazione – siano impilate insieme un po’ a forza. Si tratta di una sensazione, ma la tua storia stavolta, a dispetto di molte altre volte, non mi ha convinto.

6 – Giù al fiume, di Marco Migliori

Sono perplesso. Ho riletto attentamente il racconto e non ho ben compreso – ancora – se il tizio che viene pestato sia o meno il loro amico che li ha scaricati. Teoricamente, non dovrebbe essere, visto che lui li ha lasciati lì e i loro propositi erano di dar fuoco a un clochard. Ma uno che la notte di capodanno si ferma a vomitare vuol dire che ha bevuto, che è reduce da una festa, quindi potrebbe essere il loro amico di ritorno? In questo caso non si capisce bene quale sia il lasso temporale tra un momento e l’altro. Quanto tempo hanno passato nel canneto? Di certo non hanno seviziato più di un barbone, altrimenti Luigi l’avrebbe visto. L’ho trovato un po’ confuso…

7 – L’ultima notte, di Leonardo Boselli

Lodevole il tentativo di scrivere un racconto–denuncia sull’uso improprio dei botti di capodanno. Lasci intendere che si sia trattato di un incidente casuale che non c’entra nulla con la storia della ragazza e del suo spasimante. Di fatto, però, finisci per scrivere una non–storia. Soltanto uno scambio di battute e uno stralcio di articolo di giornale. Un po’ poco secondo me…

8 – La torta, di Alessandra Corrà

Il problema di fondo non è tanto il monologo di per sé – che già risulta pesante di suo – ma l’uso di un lessico ricercato che è molto – ma molto! – difficile da trovare nel parlato quotidiano, anche di fronte a un avvocato. Sfido chiunque – pure me stesso, che pure ogni tanto tiro fuori qualche vocabolo desueto – a dire a qualcuno “Che burattino invidioso ero! Pessima spettatrice di una vita non goduta.” E solo per citarne una, ma non è certo l’unica frase. Ecco, diciamo che è un monologo molto teatrale, ma ben poco reale.


9 – Nascondino di Capodanno, di Nicola Rocca

L’idea dell’assassino allo specchio non è nuova, tuttavia ho dei dubbi sul modo in cui l’hai gestita. Mi spiego. Inizialmente dici “il lupo era un amico di Samuele, ma nessuno di noi, giunti al castello, ebbe modo di conoscerlo”. La storia, raccontata col senno di poi – quindi con la consapevolezza dell’essere mostro, rende questa frase automaticamente falsa. Questo modo di sviare il lettore non è corretto. La sorpresa deve essere creata in modo da non poter eccepire nulla, mentre qui non è così. Inoltre, di Samuele non parli; non si capisce se sia lo stesso narratore a parlare di sé in terza persona – e perché, poi? – o se sia effettivamente l’organizzatore della festa – e non si capisce perché allora il narratore debba parlare di se stesso dicendo “il lupo era un amico di Samuele”. Insomma, troppi passaggi poco chiari che, nell’intreccio che hai creato, sviano il lettore senza che abbiano una “coerenza interna” alla storia.




Nero 24, di Luigi Bonaro (fuori concorso)

Luigi, è un peccato che tu abbia sforato, perché la storia era gradevole, una sorta di hard boiled ironico con tanto di filastrocca. La performance descrittiva degli aggressori è da repertorio. Anche le traduzioni opportune come “In definitiva non si capiva un cazzo…” strappano più di un sorriso. Un capodanno sanguinolento ma frizzante, il tuo.
La prossima volta ricordati di escludere gli spazi dal computo!
 
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14 replies since 28/12/2012, 11:53   234 views
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