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Due dei, di Stefano Riccesi

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patriktroll
view post Posted on 27/12/2012, 22:47




Due dei



Conoscere il momento esatto della propria morte cambia la percezione delle cose. Il tempo diventa inconsistente, se ne vola via come foglie spazzate dal vento. E allo stesso tempo si fa denso, lento, simile a sabbie mobili, mentre cerchi di vivere ogni istante più che puoi e scopri che è quasi impossibile perché la paura non ti lascia.
Morirò allo scattare del minuto zero dell'ora zero del duemilatredici.
In queste ore rivedo continuamente l'ultima scena di me e Sara che facciamo l'amore. Io che le stringo le natiche e le affondo le labbra tra le gambe, lei che non cessa di succhiarmi lentamente, intensamente. Spero di morire con questa immagine, perché l'amore carnale è stato uno dei due dei che ho adorato. L'altro è il Segreto, in cui ho sempre avuto l'impulso a frugare ogni volta che ne avvertivo anche soltanto l'odore. Come quando ho scoperto di quella storia del metrò, della gente che scompariva, di dove andavano a finire. Ho scoperto il loro rifugio e ne ho parlato alla persona sbagliata. Oggi non si può dire niente senza che sia ascoltato, dannazione. È per questo che dovrò morire. Loro l'hanno detto chiaramente.

Cercare di sparire sarebbe stato inutile. Ogni mio movimento è sorvegliato. Così ho scelto il posto a cui sono più affezionato, una panchina in un parco della periferia della mia città. Ed eccomi qui, da solo, a pochi attimi dalla fine. Una macchina si ferma e un uomo scende. L'ho riconosciuto, è uno di loro. La paura, nelle ultime ore quasi anestetizzata, esplode d'un tratto nelle mie cellule simile a quelle grida così acute da mandare i vetri in frantumi. Poi qualcun altro mi tappa la bocca, da dietro, e mi rendo conto che ero io a gridare. E sì, rivedo Sara e sento il sapore del suo sesso mentre scivolo giù, e l'istante dopo è tutto finito.
 
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view post Posted on 28/12/2012, 11:51
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Magister Abaci

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Un racconto che mette molta carne al fuoco e per questo non riesce a cuocerla a puntino. Ben delineato l'amore carnale: con pochi tratti riesci a evocare la passione tra l'io narrante e Sara. Purtroppo il "Segreto", che è anche la causa della condanna a morte del protagonista, resta indistinto: pochi elementi per individuare le caratteristiche della minaccia, tanto che non è chiaro perché l'io che racconta sappia tutto, ma non riesca a sottrarsi al suo destino. Certo, 1800 caratteri sono pochi, tuttavia è opportuno scegliere bene cosa trattare in 1800 caratteri: condensare la materia per un romanzo non è mai una buona idea. Comunque è molto efficace l'inizio, che ben descrive lo stato d'animo del protagonista.
 
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patriktroll
view post Posted on 28/12/2012, 23:51




grazie per il commento! condividi con altri l'idea che manchino informazioni per la parte sul segreto. da un lato dirò che volevo lasciare la minaccia non detta per trasmettere più inquietudine. i misteri chiari non mi pacciono molto, e in effetti tendo a scrivere per allusioni a cui ciascuno possa aggiungere del suo o crogiolarsi nel dubbio.
ho scritto con cortazar in mente e c'è un preciso riferimento a un suo racconto.
l'io narrante non può salvarsi perchè "loro" conoscono ogni sua mossa, quindi sapere non gli serve a niente.
è vero che c'è molto racconto e poca azione mostrata. diciamo che m'interessavano gli stati d'animo e sono quelli che ho privilegiato nei 1800 caratteri.
approfitto per rispondere anche a chi chiede come possa il protagonista agganciarsi ai ricordi erotici in un momento simile: beh, perchè ha due dei, appunto, e agli dei ci si aggrappa.
grazie ancora!
 
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MichelaZ
view post Posted on 29/12/2012, 00:05




Ciao Stefano,

Racconto interessante. Da una parte si intuisce una storia molto ricca dietro, e anche una personalità interessante del protagonista che sembra vivere la propria vita con intensità e realismo, al punto da accettare e perfino indagare una realtà oltre la logica, e da prendere atto dell'ineluttabilità della propria morte senza isterismi.
Dall'altra parte però rimane tutto un po' troppo nascosto e abbreviato, il che è ovvio per i limiti di tempo e spazio di MC, ma considerando il racconto da solo diventa una pecca.
C'è da dire che l'accenno alla metropolitana e alla gente che scompare già di per sé richiama ricordi di film e libri che aiutano il lettore a inquadrare senza sprecare troppi discorsi. Dal punto di vista formale, un po' troppo insistito il "loro" che sembra più un delirio paranoico che un parlare di fatti appurati: il protagonista all'inizio appare tanto solido e disincantato che gli si dà fiducia, e questa sensazione la mina un po'.
Nella parte finale non mi convince questa frase:
CITAZIONE
L'ho riconosciuto, è uno di loro. La paura, nelle ultime ore quasi anestetizzata, esplode d'un tratto nelle mie cellule

"L'ho riconosciuto, è uno di loro" è di troppo, il lettore lo immagina benissimo e questa frase disturba la tensione; la paura che esplode "nelle cellule" non mi convince, basterebbe dire "mi esplode dentro".
Fossi in te lo amplierei un po', merita :)
 
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patriktroll
view post Posted on 29/12/2012, 13:19




ciao! grazie per il tuo commento. trovo utile soprattutto la revisione che proponi della frase citata. l'insistenza su "loro" può suonare paranoide, ma l'aver dato al personaggio una temperamento realista vorrebbe suggerire che quando si esprime in quel modo parla di persone concrete che non possono essere nominate.
grazie ancora, davvero! patrik
 
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Olorin
view post Posted on 29/12/2012, 16:49




"e l'istante dopo è tutto finito." è una considerazione che eliminerei dato che il narratore, che poi è anche colui che muore, quel 'istante dopo' non potrebbe mai commentarlo. :P

La mia sensazione è che il brano da una parte pretenda molta fiducia dal lettore per quanto concerne la base thriller della trama, visto che nulla di concreto offre affinché si possa rimanere emotivamente coinvolti da quanto nella emme sia il protagonista, dall'altra la percezione stessa che il personaggio dà della situazione giunge dichiaratamente 'anestetizzata', fatto che in un racconto di 1800 caratteri, in cui tutto ciò che un lettore deve elaborare lì sta, mi pare una scelta strategica un po' strana.

La narrazione nel finale non cambia ritmo e mantiene il medesimo tratto piuttosto analitico, distaccato, quasi contemplativo, sicuramente anche questa una scelta stilistica consapevole che però mi ha indotto a una modalità di lettura analitica, distaccata e contemplativa... alla fine, visti i fati narrati, un po' troppo poco coinvolgente.
 
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patriktroll
view post Posted on 29/12/2012, 17:45




sì, l'anestetizzazione è una scelta narrativa intenzionale, perché costituisce una soluzione difensiva del protagonista al dramma, e questo apice di dolore così risolto può, secondo me, coinvolgere proprio perché assoluto. ma naturalmente si parla di risonanze personali!
grazia anche a te per il commento, olorin!
 
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sgerwk
view post Posted on 5/1/2013, 15:43




Bella l'idea di inserire questo elemento nostalgico del sesso fra il protagonista e la sua donna all'interno di questa storia, che però presenta diversi problemi tecnici. Intanto, del primo paragrafo l'unica cosa che serve è la prima frase, il resto almeno a me non ha detto niente. Poi c'è il fatto che la parte centrale della narrazione mi sembra un po' troppo vaga: lui apprende questo segreto (come?), ne parla con la persona sbagliata (chi?), capisce che "loro" lo sanno (come fa a saperlo?) e che lo uccideranno (come può dirlo? non potrebbero solo rapirlo). Poi c'è la black box, ma questo è il male minore. Il tema lo vedo tirato dentro per i capelli, nel senso che se togliendo il capodanno il racconto sarebbe rimasto uguale.
 
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Peter7413
view post Posted on 7/1/2013, 18:57




Ciao Stefano!
Il tuo è un racconto davvero difficile da giudicare. Da una parte c'è quella che credo sia la forma migliore di tutta l'edizione: è scritto davvero bene, con i giusti equilibri. Dall'altra c'è questa apparente assenza di informazioni... Ecco, errata corrige in diretta, scrivendo il commento credo di aver capito meglio il tuo racconto. Lo faccio notare perché in effetti mi sembra cosa alquanto singolare... Stavo continuando dicendo che in 1800 caratteri era impossibile puntare tutto sulle sue riflessioni alle soglie della morte e che un minimo di informazioni sul contesto andavano fornite e bla bla bla... Ma tu l'informazione base l'hai data ed è il nome del secondo Dio: IL SEGRETO! Quest'uomo attende la morte in una società che può disporre come vuole degli individui. Il fine è l'alienazione, quando qualcuno scopre troppo va eliminato. Hai messo in scena la metafora di una società alienata e alienante retta su logiche massoniche in cui lo sforzo del singolo è annullato e non incentivato. I due Dei di ogni persona sono l'amore e la voglia di scoperta, di miglioramento, di andare avanti, di trovare la risposta alla DOMANDA (che poi non è così importante quale sia questa domanda e come D.A. ci ha insegnato non è importante neppure la risposta, 42). Quello che conta è che sono il motore della vita che ci permettono di guardare avanti, ma che allo stesso tempo possono portarci alla morte.
Niente da dire o da aggiungere, bravo.
A rileggerti!

Edited by Peter7413 - 7/1/2013, 20:55
 
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patriktroll
view post Posted on 7/1/2013, 19:07




ciao Maurizio, sono davvero felice perché trovo nel tuo commento il riconoscimento delle mie intenzioni nello scrivere questo racconto... grazie, grazie davvero.
 
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9 replies since 27/12/2012, 22:47   64 views
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