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Dolcetto o scherzetto?, di Maurizio Bertino

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Peter7413
view post Posted on 27/12/2012, 22:30




Dolcetto o scherzetto?

Botti, spari, fuochi d’artificio.
Sara, seduta sul tappeto davanti alla tv, continuava a cambiare canale, ma il programma era sempre lo stesso: nessun cartone animato, solo tanti sorrisi che inneggiavano al nuovo anno facendo casino.
Si annoiava, i suoi genitori erano in salotto con degli amici, aspettava che la mamma arrivasse per metterla a letto e, una volta sola, avrebbe giocato con le ombre, quelle della mano, e fatto i versi fino a quando non si sarebbe addormentata.
L’uomo le si sedette al fianco, imponente, e le tolse le cuffie dalle orecchie, con delicatezza. Sospirò.
– Dolcetto o scherzetto? – le chiese osservandola con occhi vuoti.
Sara lo guardò, gli sorrise e tirò fuori dalla tasca una caramella, porgendogliela.
L’uomo la prese, il suo sguardo si rianimò.
– Anche a te fa schifo il capodanno? – le chiese.
Sarà annuì. – Preferisco i cartoni – rispose.
L’uomo svolse la carta della caramella e la portò alla bocca, cominciò a succhiarla.
– A me invece piace Halloween – le disse.
Rimasero in silenzio, osservandosi.
– Vuoi lo scherzetto? – le chiese lui.
– Ma il dolcetto te l’ho dato, no? – fece notare lei.
– Hai ragione – Si alzò, lentamente. Agli occhi di Sara sembrava un gigante. La guardò dall’alto, con la mano giocava con qualcosa nella tasca, sembrava indeciso. – Hai ragione – ripeté dirigendosi verso la porta della cameretta. Si fermò sulla soglia. – Era una buona caramella – disse senza voltarsi.
– Se ne chiedi alla mamma, lei ne ha tante nel cassetto in cucina – gli suggerì Sara.
L’uomo non rispose, chiuse la porta e se ne andò.

Trovarono Sara in cucina, i botti di fine anno ne avevano coperto le urla fino al mattino. La madre era stata freddata all’ingresso, il padre sul sofà, gli amici sul tappeto.
Il cassetto delle caramelle era aperto e vuoto.


FINE
 
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view post Posted on 28/12/2012, 14:48
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Magister Abaci

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Un racconto di Halloween fuori stagione. In questo caso il Capodanno è solo un pretesto: poteva andare bene qualsiasi altra festività, ma in effetti c'era bisogno di molto rumore per la chiusura. Purtroppo è mancata la tua solita ispirazione con incursioni nel surreale. In questo racconto c'è di positivo la reazione tranquilla della bimba che interagisce col figuro in modo del tutto naturale, però rimane tanto non detto e un senso di incompiutezza, di racconto fine a se stesso che lo rende l'esatto opposto, in quanto a efficacia, del tuo "Elfo dei boschi", tanto per fare un esempio.
 
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Peter7413
view post Posted on 28/12/2012, 19:04




Grazie a quanti hanno già letto e commentato. :)

Mi preme rispondere a Roberto e al suo appunto circa l'assenza di una motivazione alle azioni del protagonista. Ecco, a volte mi sembra che il voler per forza trovare una spiegazione limiti o quanto meno porti a volgere lo sguardo verso appigli conosciuti, un qualcosa di accettato e giustificabile. Potevo puntare l'attenzione sui videogiochi, sulla violenza in tv, sull'insofferenza del vivere, su qualunque motivo possa razionalmente spingere qualcuno ai margini o semplicemente convincerlo ad agire diversamente. (Errata corrige in diretta: su qualunque motivo ci sia stato propinato come giustificante di certi atteggiamenti.) In molti casi ci sta, in molti altri no. A volte tutto accade senza una spiegazione apparente, ma questa è un'altra storia, che comunque va presa in considerazione.

In questo racconto ho stabilito una relazione fra una bambina e un assassino (anche se non so quanto in effetti pensi di esserlo) che per un caso fortuito si sono trovati a condividere una domanda e una risposta di senso compiuto per entrambi e che pertanto si sono trovati a comunicare. Così non è accaduto per gli altri occupanti di quell'appartamento, presi dal flusso (neanche tanto metaforico) di un'esistenza che procede per tappe e appuntamenti fissi. Ecco, per loro la collisione con un'entità che proseguiva lungo una diversa logica è stata fatale, a tutti gli effetti.

C'è poi il discorso del capodanno. Tetra ha sottolineato che poteva essere qualunque festa e quella, in effetti, era la mia intenzione: destrutturare e decomporre secondo la logica diversa dei miei due protagonisti per chiarire che una festa, come qualunque altro elemento condiviso, non è altro che una costruzione, un artificio creato con lo scopo della condivisione e che, pertanto, esiste, ma, allo stesso tempo, può anche non esistere per chiunque si chiami fuori dalla comunicazione condivisa.

Oh, sia chiaro che non sto criticando chi ha commentato, ma solo lanciando un possibile argomento di discussione. ;)
 
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MichelaZ
view post Posted on 28/12/2012, 23:53




Ciao Maurizio,

I tuoi racconti si fanno sempre più sottili e inquietanti. Questo mi è piaciuto molto :)
Uno dei pregi è come il lettore da fuori percepisca subito che aria tira, mentre la bambina nella sua innocenza non abbia idea del rischio che sta correndo. Non solo, regala anche una caramella al suo assassino.
Proprio per sfruttare questa inquietudine così forte, secondo me il finale stragista poteva essere evitato: credo che il racconto ne guadagnerebbe se togliessi la parte finale, così da lasciare al lettore il brividino gelido per la sorte della bambina, evitata per un soffio, per la fortuna di avere in tasca una caramella.
Comunque mi è piaciuto davvero :)
 
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patriktroll
view post Posted on 29/12/2012, 13:34




ciao Peter, mi fa piacere ritrovarti dopo una (mia) lunga assenza. il racconto ha un'atmosfera palpabile convincente, e sono pienamente d'accordo con te sul fatto che l'esigenza di spiegare cade facilmente nel riduzionismo e non coglie la complessità della psiche. scriviamo racconti, e questo ci permette di alludere, evocare, indagando con procedimenti che, proprio perché non necessariamente sottoposti alla sola razionalità, possono permettere d'intravedere letture laterali e chiavi interpretative impreviste. o semplicemente farci onorare il mistero. questo direbbe tutto come mio commento al tuo testo, ma ho voglia di dirti anche ciò che mi ha convinto meno, ovvero la strage finale, solo perché mi ha riprotato a scenari più prevedibili, e per quanto questo effetto possa anche essere intenzionale, trovo che non scorra del tutto nel racconto. infine, è abbastanza relativa l'aderenza al tema. a rileggerti! patrik
 
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Peter7413
view post Posted on 29/12/2012, 16:42




Grazie anche a Michela e Stefano per i commenti.
Concordo sul fatto che il finale stragista poteva essere evitato e sul momento ci ho anche pensato, ma l'ometterlo avrebbe richiesto tutta una serie di indizi disseminati per il testo e in generale una ristrutturazione della narazione che mi avrebbe portato via più tempo di quanto ancora ne avessi per concludere, così ho optato per la versione che avete letto.
E poi ero stanco, il Natale per un commerciante è luuungo... :D
 
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RobertoBommarito
view post Posted on 29/12/2012, 17:37




Ciao Maurizio :)

QUOTE
mi sembra che il voler per forza trovare una spiegazione limiti o quanto meno porti a volgere lo sguardo verso appigli conosciuti, un qualcosa di accettato e giustificabile.

no, non dicevo qualcosa di accetabile e giustificabile. affatto. il problema che ho sottolineato sta nel fatto che ho avuto la sensazione (non solo nel tuo racconto, come ho anche detto nei commenti) che con l'opzione "follia", specialmente connessa con gli omicidi, si cerchi una soluzione facile. che alla fine, be', lo è. la motivazione sarebbe potuta essere anche non condivisibile e sarebbe stato, a mio parere, perfetto. il problema che ho visto io invece è appunto che in realtà la motivazione - a parte una vaga follia - in realtà manca. la relazione fra carnefice e bambina a cui accenni nel commento va benissimo. ma quella non è una motivazione. è questo che volevo dire. forse non ci sono riuscito benissimo nel primo commento. spero di essermi spiegato meglio in questo :)
 
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Olorin
view post Posted on 31/12/2012, 11:27




Un bel racconto e soprattutto un bel personaggio quello del carnefice. La delicatezza con cui si mette in rapporto con Sara, le considerazioni e le domande semplici rivolte alla bambina, sgretolano l'endemica prevedibilità che avrebbe potuto affliggere questo tipo di racconto.
Intrigante il filo conduttore del 'dolcetto' che esalta la frase in chiusura.

Una proposta che mi sento di avanzare è quella di portare al presente i tempi verbali della prima parte e riservare il passato per il finale.
 
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sgerwk
view post Posted on 4/1/2013, 18:02




Un racconto costruito ad arte, in cui viene fatto capire poco per volta quello che in effetti è già successo, lasciando cadere di volta in volta elementi che servono a portare al finale.

C'è qualche difetto di poco conto, dovuti in gran parte alla scarsità di tempo, penso. Li elenco comunuqe. Per prima cosa, Sara che è sul tappeto dà più l'idea che sia in salotto e non in camera sua; questo si poteva risolvere dicendo che si trova sì sul tappeto ma fra il televisore e il letto. Secondo, le cuffie servono per l'ovvio motivo che Sara non doveva sentire le urla, ma messe così non è troppo chiaro perché lei stessa se le sia messe; bastava dire che quando l'assassino gliele leva le arriva la musica, quella che le dava fastidio. I botti di fine anno in genere non vanno avanti con continuità fino al mattino, o almeno non abbastanza da coprire le urla per tutta la notte.
 
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8 replies since 27/12/2012, 22:30   181 views
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