Nero Cafè Forum

La torta

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misaki02
view post Posted on 27/12/2012, 22:42




Un giorno ho raccontato tutto al mio avvocato:
“Era il 31 dicembre. Quella sera avrei dovuto trovarmi con un paio di amici a casa di Elena.
Avevo comprato alcune bottiglie di ottimo vino rosso, ma la mia amica decise che voleva un dolce della pasticceria più “cool” della città.
Lei avrebbe preparato una cena vegana, pur sapendo che io amavo la carne!
Avrei speso cifre folli per digiunare.
Ho sentito arrivare nel ventre il solito odio. Perché non avevo detto ciò che sentivo?
Non volevo urtarla, ma soprattutto non ero stata in grado di esternare i miei bisogni.
Detesto le festività. Folle nelle strade. Clacson che gridano. L' ipocrisia che dilaga!
La vita è tutto ciò?
Inconsapevoli dei nostri atteggiamenti permettiamo al tempo di annoiarsi con noi.
E lasciamo che i minuti sfuggano come guerrieri erranti.
Avrei dovuto partire. Nascondermi al confine estremo del mondo.
Mascherare l'angoscia e cercare ciò che non c'è.
Invece ho comprato la torta e a casa ho ammirato la panna spumosa pensando all'amarezza esacerbata negli anni.
Che burattino invidioso ero! Pessima spettatrice di una vita non goduta.
Non poteva continuare così! Preferivo qualsiasi cosa al vuoto!

Detto e fatto: ore dopo ho visto scendere la neve. I fiocchi cadevano copiosi e la città diventava bianca come un fantasma. Quel candore era reale? O un sogno?
Passata la mezzanotte si sentiva ancora scoppiare qualche petardo ritardatario.
I miei amici non provarono molto dolore.
“Buona questa torta! - dicevano - Si sente che è di Cristina!”.
Erano i soliti arroganti e le loro espressioni sensuali mi facevano sorridere: era stato facile ingannarli.
Sono crollati come mosche. Una piega di agonia tra le labbra. Un urlo soppresso di aiuto.
Ancora oggi risento l'odore dolciastro di zucchero e canditi di quel capodanno”.

Alessandra Corrà
 
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view post Posted on 28/12/2012, 12:04
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Magister Abaci

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Una frustrazione esasperata per un malessere esistenziale che raggiunge l'apice proprio nel periodo delle feste. La narrazione coglie bene questo aspetto dell'io narrante. Tuttavia non è molto ben reso il crescendo che porta alla tragedia finale: frustrazione, malessere esistenziale, "qualsiasi cosa invece del vuoto", ma un'azione che coinvolge tutta la comitiva, invece della sola Elena, sembra esagerata. L'altra cosa che non mi ha convinto è un flusso di coscienza ben articolato che in un racconto sta bene, ma è meno credibile se all'inizio si scrive: "Un giorno ho raccontato tutto al mio avvocato" seguito da un due punti con virgolette. Meglio un punto fermo per poi proseguire come se si raccontasse al lettore: a me suona più convincente.
Comunque... panna per una vegana? Uhm...
 
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misaki02
view post Posted on 28/12/2012, 17:49




Prima di tutto grazie per il tuo commento e i tuoi suggerimenti! Per risponderti: capisco la perplessità che può sorgere nel momento in cui una vegana richiede una torta con la panna: in realtà però non ho affermato che Elena fosse vegana, ma solo che quella sera avrebbe preparato una cena di quel tipo.
E' vero che il finale può apparire esagerato. Diciamo che la protagonista è una donna che porta dentro sé un malessere "anormale", un odio tale verso tutto ciò che la circondava che in un momento di poca lucidità riversa addosso agli altri arrendendosi a compiere un gesto "estremo", senza nessuna logica.
 
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MichelaZ
view post Posted on 29/12/2012, 00:23




Ciao Alessandra,

La prima cosa che m'è venuta in mente leggendo il tuo racconto è stata una sera in cui un'amica vegetariana mi ha portato in un ristorante anche lui vegetariano, ho speso un'eresia per tre porzioni da gerbilli, l'istinto assassino m'era venuto pure a me :P

Sciocchezze a parte. Hai uno stile originale, alcune frasi mi sono piaciute moltissimo.
I minuti che passano "come guerrieri erranti" rende bene l'idea del loro svanire, dopo una lotta breve e aspra. Mi piace molto anche "Inconsapevoli dei nostri atteggiamenti permettiamo al tempo di annoiarsi con noi": un concetto notevole. (Metterei una virgola dopo "atteggiamenti").
Mi piace anche il cinismo di "I miei amici non provarono molto dolore".
Forse quello che manca è un po' di realismo: la protagonista è chiusa nel proprio mondo, separata dal resto come da un vetro, e questo aspetto si percepisce forte. Però a fare da contrappunto ci vorrebbero delle voci, qualche risata, qualche scena colta per strada. Inoltre credo che avvelenare una torta, soprattutto una già confezionata, non sia per niente semplice all'atto pratico: il racconto avrebbe più forza se mi descrivessi almeno in parte questo procedimento, perché è pur vero che la protagonista pensa ai fatti propri e non al mondo reale, ma questa operazione deve averla distratta almeno un po' dal suo monologo interiore.
A rileggerti! :)
 
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patriktroll
view post Posted on 29/12/2012, 13:12




Quella che ruota intorno alla frase "Inconsapevoli dei nostri atteggiamenti permettiamo al tempo di annoiarsi con noi" per me è la vera intuizione forte del racconto, quella che lo rende psicologicamente interessante. Trovo che il riferimento iniziale all'avvocato non si risolva completamente nel testo, che avrebbe potuto, ad esempio, diventare un dialogo tra la protagonista e il legale, oppure essere semplicemente una confessione al lettore. Sono poco interessato al realismo, e in ogni caso trovo credibile l'illogicità del gesto che lei compie. La condizione umana è intrisa d'illogicità...! E molto credibile è anche un passaggio come "Ho sentito arrivare nel ventre il solito odio. Perché non avevo detto ciò che sentivo?" Nel complesso, il racconto mi è piaciuto più per le idee che per la resa, e trovo che sia una prova efficace. A rilegegerti! Patrik
 
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misaki02
view post Posted on 30/12/2012, 11:16




Ringrazio Michela e Patrik per i loro commenti!

Mi fa molto piacere che alcune frasi del mio racconto siano piaciute. :)

E' vero che non ho dato nessuna indicazione su come la protagonista abbia fatto a avvelenare la torta, né ho aggiunto altre voci, o qualche altra scena esterna al monologo introspettivo.
Ho scelto di omettere spiegazioni realistiche perché ciò che mi premeva maggiormente era esplicitare e rendere forte l'inquietudine di una persona insofferente.
Terrò in considerazione le vostre opinioni per rivedere e ampliare questo racconto: grazie ancora :)
 
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Olorin
view post Posted on 31/12/2012, 11:17




Ciao Alessandra.
Ho letto più volte il brano, a lungo indeciso tra il surreale e l'inverosimile, però alla fine mi pare che sia quest'ultima sensazione a prevalere. La gravità e soprattutto il bersaglio della soluzione finale - l'avvelenamento degli 'amici' - mi sembrano aspetti che per motivazioni e crudeltà del gesto, leghino poco con all'antefatto.

La descrizione che il personaggio stesso offre del proprio disagio, è a mio parere troppo... poetica. Un'elaborazione così 'sofferta' di un malessere interiore da parte di chi ne sia afflitto, fatico ad associarla alla follia, al piano allucinante che ne scaturisce.

A tratti provi a introdurre il tema dell'odio, ma appare un po' troppo avulso dal contesto più malinconico che rendi protagonista con tutta una serie di 'frasi ad effetto'.

Insomma, alla fine mi è sembrato di trovarmi di fronte a un Giacomo Leopardi stragista e la dicotomia delle due nature mi pare davvero insanabile.
 
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Peter7413
view post Posted on 4/1/2013, 12:03




Ciao Alessandra!
Un racconto scritto davvero bene con alcune espressioni che restano nella memoria (i minuti che si disperdono come guerrieri erranti sono fantastici). Nulla da dire circa l'attinenza al tema e la struttura che hai scelto. Manca qualcosa a livello di caratterizzazione della protagonista. Mi rendo conto che è quasi assurdo che ti rilevi un problema del genere, essendo il racconto tutto incentrato su di lei, ma l'impressione è che si rimanga un po' ai margini delle sue paranoie e che il tutto avrebbe giovato di una maggiore immersione nel suo disagio. Ecco, manca forse di un po' di empatia. In ogni caso, una buona prova che si legge con piacere.
Alla prossima!
 
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sgerwk
view post Posted on 5/1/2013, 15:38




Questa storia raccontata in soggettiva ha un certo effetto: nonostante l'assenza di una vera e propria scena, si riescono a percepire i sentimenti della protagonista. Non so se la prima frase fosse adatta o no (di fatto, il suo unico ruolo è introdurre il concetto che un qualche atto illegale è stato commesso), ma l'ho trovata comunque accettabile. Anche l'uso dei paragrafi molto brevi risulta funzionale, in questo caso. In una narrazione più lunga avrebbe dato fastidio, così come un monologo che occupa gran parte della storia, ma su questa misura mi pare che possa andare; ci sono comunque qua è là frammenti che lasciano intuire cosa fosse concretamente successo.
 
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8 replies since 27/12/2012, 22:42   260 views
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