Nero Cafè Forum

lista RACCONTI AMMESSE E VOSTRE CLASSIFICHE (MC IX EDIZIONE)

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L'Aguzzino
view post Posted on 8/1/2013, 01:06 by: L'Aguzzino




Eccomi.

1 – La supersite, di Viola Lodato

Interessante. Fino all’ultimo rigo mi hai fatto pensare all’ennesima apocalisse zombie, quelle persone potevano essere una forma “evoluta” di morti viventi pensanti, o similare. Non so, di certo una sala ologrammi non mi era venuta in mente. Certo, parlare di “vita e morte” per persone non reali non è proprio esatto, ma te la passo, credo che nell’ottica di una persona rimasta sola al mondo, tutto sommato possa essere vista in questi termini. In poco spazio, hai comunque costruito una storia con un finale che offre una rivelazione inaspettata.

2 – Dolcetto o scherzetto?, di Maurizio Bertino

Guarda, fino all’ultimo ho sperato che il protagonista fosse Michael Myers. Se avessi avuto questo tocco di genio, sarebbe stato perfetto. Purtroppo così non è e questo significa che l’assassino è uno qualunque che uccide e risparmia una ragazzina. Il nesso halloween–capodanno a questo punto mi sembra ininfluente, serve soltanto come escamotage per parlare del “dolcetto o scherzetto” e costruirci sopra una storia. Però, devi darmene atto, avresti potuto scriverla anche se il tema fosse stato “un halloween da urlo”, sarebbe bastato che entrambi odiassero halloween. Sui meccanismi psicologici del serial killer, invece, penso possa andare, credo che il trovarsi vicino una persona che “ti capisce” ti tolga l’istinto di ucciderla.

3 – Due dei, di Stefano Riccesi

Dunque dunque… il tuo racconto empaticamente mi piace molto. Ho trovato gustosa tutta la prima parte, i pensieri di lui, l’accenno al segreto che ha scoperto, alle immagini di sesso, d’effetto. Però qualcosa non torna. Primo fra tutti un pensiero: perché deve morire proprio a capodanno? In che modo lo ha scoperto? Come fa a essere sicuro che morirà proprio in quel momento? Di questo non parli e non va bene. Non puoi dare per scontata una cosa che era alla base del tema di questa sessione. Andava argomentato meglio il motivo per cui è quella l’ora in cui morirà. E, alla fine, delle persone scomparse, di questo segreto, di “loro” dici troppo poco. Lo so che il numero di caratteri era quel che era, ma d’altronde è proprio questo il bello di MC.


4 – Ti perdono, di Marco Fronzoni

Il problema di questo racconto è la prevedibilità. Appena le gli dice di essere rimasta stupida dalla non–reazione di Luca al suo tradimento, capisco dove vai a parare. Non resta, allora, di scoprire quale assassinio hai architettato per lei. Anche qui, a dire il vero, appena dici che la porta su un lago ghiacciato, non occorre molta fantasia per capire che ci finirà dentro. Sì, l’idea delle fontane di fuoco è nuova, però non riscatta dall’aver letto una storia perfettamente telefonata dall’inizio alla fine.


5 – Stasi, di Roberto Bommarito

Racconto difficile. La lucidità con cui il protagonista racconta un passato così terribile mi sembra cozzare con la consapevolezza di aver riservato al figlio un trattamento che non capisco bene se è lo stesso che lui ha subito – quando dici che urla, mi ci fai pensare – o l’esatto contrario, la stasi intesa come apatia, distacco. Questo non emerge chiaramente. In ogni caso, qualunque delle due sia, e soprattutto perché va da uno psicologo, ho la sensazione che tutte le cose lì condensate – in queste poche righe di narrazione – siano impilate insieme un po’ a forza. Si tratta di una sensazione, ma la tua storia stavolta, a dispetto di molte altre volte, non mi ha convinto.

6 – Giù al fiume, di Marco Migliori

Sono perplesso. Ho riletto attentamente il racconto e non ho ben compreso – ancora – se il tizio che viene pestato sia o meno il loro amico che li ha scaricati. Teoricamente, non dovrebbe essere, visto che lui li ha lasciati lì e i loro propositi erano di dar fuoco a un clochard. Ma uno che la notte di capodanno si ferma a vomitare vuol dire che ha bevuto, che è reduce da una festa, quindi potrebbe essere il loro amico di ritorno? In questo caso non si capisce bene quale sia il lasso temporale tra un momento e l’altro. Quanto tempo hanno passato nel canneto? Di certo non hanno seviziato più di un barbone, altrimenti Luigi l’avrebbe visto. L’ho trovato un po’ confuso…

7 – L’ultima notte, di Leonardo Boselli

Lodevole il tentativo di scrivere un racconto–denuncia sull’uso improprio dei botti di capodanno. Lasci intendere che si sia trattato di un incidente casuale che non c’entra nulla con la storia della ragazza e del suo spasimante. Di fatto, però, finisci per scrivere una non–storia. Soltanto uno scambio di battute e uno stralcio di articolo di giornale. Un po’ poco secondo me…

8 – La torta, di Alessandra Corrà

Il problema di fondo non è tanto il monologo di per sé – che già risulta pesante di suo – ma l’uso di un lessico ricercato che è molto – ma molto! – difficile da trovare nel parlato quotidiano, anche di fronte a un avvocato. Sfido chiunque – pure me stesso, che pure ogni tanto tiro fuori qualche vocabolo desueto – a dire a qualcuno “Che burattino invidioso ero! Pessima spettatrice di una vita non goduta.” E solo per citarne una, ma non è certo l’unica frase. Ecco, diciamo che è un monologo molto teatrale, ma ben poco reale.


9 – Nascondino di Capodanno, di Nicola Rocca

L’idea dell’assassino allo specchio non è nuova, tuttavia ho dei dubbi sul modo in cui l’hai gestita. Mi spiego. Inizialmente dici “il lupo era un amico di Samuele, ma nessuno di noi, giunti al castello, ebbe modo di conoscerlo”. La storia, raccontata col senno di poi – quindi con la consapevolezza dell’essere mostro, rende questa frase automaticamente falsa. Questo modo di sviare il lettore non è corretto. La sorpresa deve essere creata in modo da non poter eccepire nulla, mentre qui non è così. Inoltre, di Samuele non parli; non si capisce se sia lo stesso narratore a parlare di sé in terza persona – e perché, poi? – o se sia effettivamente l’organizzatore della festa – e non si capisce perché allora il narratore debba parlare di se stesso dicendo “il lupo era un amico di Samuele”. Insomma, troppi passaggi poco chiari che, nell’intreccio che hai creato, sviano il lettore senza che abbiano una “coerenza interna” alla storia.




Nero 24, di Luigi Bonaro (fuori concorso)

Luigi, è un peccato che tu abbia sforato, perché la storia era gradevole, una sorta di hard boiled ironico con tanto di filastrocca. La performance descrittiva degli aggressori è da repertorio. Anche le traduzioni opportune come “In definitiva non si capiva un cazzo…” strappano più di un sorriso. Un capodanno sanguinolento ma frizzante, il tuo.
La prossima volta ricordati di escludere gli spazi dal computo!
 
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14 replies since 28/12/2012, 11:53   235 views
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