Nero Cafè Forum

Guarda avanti, fenice!, di "Marco Migliori"

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sgerwk
view post Posted on 26/3/2013, 23:24




Lo faceva apposta, Mario. — Le dico, raggiungerà la funzionalità piena in massimo sei mesi. Potrà fare un sacco di cose che lei non si immagina nemmeno. E non come adesso, ma per tutto il tempo.
— Mi scusi — mormorò la vecchia — ma io speravo che lei potesse dirmi, insomma...
Cercava rassicurazioni, era chiaro. Ma Mario rigirava il coltello nella piaga. Ci avrebbe fatto perdere un sacco di tempo, ma non c'era niente da fare: si diverte così.
Mi guardai intorno. Una volta quello doveva essere stato un salotto elegante, con tutti quei libri e quadri bizzarri, quelli che una volta si chiamavano arte moderna. Ormai queste cose non vanno più. Anche nell'arredamento conta l'oro, il cristallo, e in generale la marca, insomma far vedere che si è speso. E poi la dimostrazione di essere qualcuno: foto in vacanze lontane davanti ad alberghi di lusso o durante partecipazioni a trasmissioni televisive. Non vedevo niente del genere, lì.
Mario e la vecchia continuavano a parlare, con il marito che faceva la bella statuina. Non c'era bisogno di me. Mi spostai verso il corridoio e lanciai un'occhiata in cucina. Una giovane donna seduta al tavolo stringeva un fagottino di stoffa al petto. Forse all'epoca dei due vecchi sarebbe stata carina, ma adesso sei un cesso se non pesi meno di quaranta chili, di cui cinque di protesi per tette, culo e labbra. Un miracolo che avesse trovato qualcuno che la mettesse incinta.
Alzò gli occhi verso di me. Il suo viso arrotondato e occhialuto si trasformò in una maschera di odio.
Distolsi lo sguardo. Appena capiscono che non sono io che comando partono le recriminazioni, e non ne avevo nessuna voglia.
Alla fine del corridoio c'era la porta del bagno, aperta. Una sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato o incompleto affiorò, e mi resi conto di averla avvertita da quando eravamo entrati.
Tornai in salotto a passo di carica. Mi affacciai alla finestra e chiesi: — Qual è la vostra macchina, fra queste?
La vecchia stava ancora cercando di farsi rassicurare da Mario. Si girò, la fronte aggrottata. — Quella bianca, perché?
— Signora, perché forse abbiamo una soluzione! Conosco uno che cerca auto di quel periodo, penso per un film. Non sa quant'è difficile, al giorno d'oggi, trovare cose vecchie!
Il viso della vecchia si distese. — Lei dice?
— Basta che parta, non serve che vada a duecento! Deve fare solo qualche metro.
La donna si girò verso il marito. Le tremavano le mani. — Giorgio! Le chiavi!
Scendemmo nel cortile quasi di corsa.
— Un momento — dissi. — Prendo la videocamera sul furgone.
In capo a un paio di minuti ero di ritorno con la custodia del lanciafiamme. Il vecchio era già salito sul catorcio e cercava di metterlo in moto, senza successo. La moglie guardava alternativamente lui e Mario.
— Signor Giorgio! — Alzai la custodia. — Aspetti, mi dia una mano a montare il cavalletto!
Mentre scendeva, mi voltai di schiena per non farmi vedere. Sentivo i suoi passi. Uno, due, tre. Aveva superato l'angolo della macchina. Aprii la custodia. Quattro, cinque, sei, sette. Afferrai il lanciafiamme. Otto, nove. Doveva essere al centro del piazzale.
Mi girai e gli puntai l'arma contro.
Capì subito. La sorpresa sul suo viso durò appena un attimo, svanì prima ancora che venisse avvolto dalle fiamme.
La moglie strillò.
Strillavano tutti, dalle finestre che davano sul cortile.
Mario si avvicinò. — Sei sicuro?
Puntai il lanciafiamme tutto intorno per spiegare al vicinato che non era il caso di fare polemiche. — Di case dove comanda la donna ne ho viste, ma qui sembrava quasi che il marito non ci avesse mai abitato.
Mario annuì. — Sicuro, eh? — Non aveva capito. — Vabbe', speriamo. Perché se ti sbagli...
Avevo ragione. In pochi minuti il fuoco si estinse, lasciando solo la cenere e il grosso uovo.
Mi avvicinai e spezzai il guscio con il calcio del lanciafiamme.
Indicai il bambino, cercando con gli occhi la vecchia. — Fa parte della sua famiglia. Vuole dare questo invece dell'altro?
Ancora stupore sul suo viso. Niente rabbia. Urgeva un colpetto.
— Non le aveva detto niente, vero? — Alzai le spalle. — Senta, cerchi di capire una cosa. Lei non era la donna della sua vita, solo una delle centinaia che ha avuto. Questa era una delle tante famiglie, non contava più delle altre e di certo non più delle prime.
Cinque minuti e il contratto di vendita era firmato.
— Andiamo? — Mario aveva in braccio il bambino.
Mi chinai e raccolsi dalla cenere le perle di cristallo. — Lacrime di fenice. Chissà perché piangono. Non per la paura della morte, dato che non muoiono. Non per quello che lasciano, che è solo una delle loro tante vite.
Mario saltellava sul posto. — Dai, muoviti! Se arriviamo alla fabbrica entro sera ci sarà ancora il tizio che mette i giunti meccanici per strumenti intercambiabili al posto delle braccia. Faranno i cingoli in nottata e domani già potrà iniziare l'addestramento. Un giorno di provvigione in più per noi!
Guardai il bambino. Guardai le perle di cristallo.
Scoppiammo a ridere.
 
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Margherita gialla
view post Posted on 27/3/2013, 03:03




Non ho capito il racconto, ecco perché l'ho inserito negli ultimi posti. Non mi è piaciuto il fatto che fosse un infodump continuo e, soprattutto, che a farlo fosse un protagonista per cui certe cose dovevano essere assolutamente normali. Esempio: il tipo sta lì a pensare che la vecchia non aveva in casa oggetti d'oro, come si usavano a quei tempi, o foto con personaggi famosi, perché all'epoca andavano di moda...
Tu, quando pensi normalmente, ti ritrovi mai a pensare che in casa non ci sono più i braceri come si usavano una volta, ma che ormai ci sono solo i televisori bla bla bla... ?
E' un po' irreale. Avrebbe avuto più senso se il racconto fosse stato narrato dalla vecchia che avrebbe potuto leggere, sulla faccia schifata del tizio, il disgusto dovuto al fatto che lei non era in linea coi tempi.
Stessa identica cosa sul pensiero che lui fa sulla donna col bimbo.
Tu, quando vedi una donna per strada, pensi mai che nel medioevo poteva essere considerata bella nonostante i baffi, ma che ora è già assai se trova qualcuno con cui fare un bambino?
Sono pensieri irreali, messi lì solo per spiegare le cose.
Per questo, e per il fatto che non ho assolutamente capito il finale (l'avrai scritto di fretta, perché è davvero poco chiaro) ho scelto di darti il penultimo posto. Mi spiace se sono stata dura :(
 
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fra.maia
view post Posted on 27/3/2013, 11:25




Alla prima lettura non avevo capito niente. E forse è un problema mio (leggere tutti i racconti di seguito a fine giornata non è l'ideale) o forse c'è qualche inghippo nella scrittura. Troppi personaggi, siamo catapultati lì in mezzo e subito non è semplice per niente capire chi è Mario, che ruolo hanno i due, cosa c'entra la donna con il bambino e i due.
Poi penso di aver sbrogliato la matassa questa mattina. Per conferma metto cosa ho capito:
Mario e il narratore vanno a casa dei due vecchi per comprare un bambino che l'uomo ha avuto con un'altra. Il narratore si accorge che il marito è una fenice, con l'inganno lo porta in strada e gli dà fuoco, poi si fa vendere il bambino fenice.

La parte che mi resta più oscura è quella del primo bambino con la donna. Cioè se è come ho capito poi ci si arriva, ma diciamo che ho dovuto ricombinare un po' i pezzi, non mi era assolutamente tutto chiaro a una prima lettura, complice la stanchezza, ma forse qualche passaggio dato per scontato c'è nel testo. Mi ha dato l'impressione di un racconto che un po' respinge, di certo non ho afferrato qualcosa, ancora.
A rileggerti.
 
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Olorin
view post Posted on 29/3/2013, 14:15




Il brano è scritto bene, ma mi pare poco accessibile. L’impressione è che manchi un’adeguata contestualizzazione soprattutto per decriptare il finale, dove tra le altre cose entrano in gioco delle braccia intercambiabili che sono un upgrade del concetto di ‘protesi’ meramente estetico inizialmente fornito.
E poi queste fenici… cosa siano, da dove vengano, perché pur nella loro eccezionalità siano una presenza ormai metabolizzata dalla società, non lo si capisce.
Il finale con l’uovo, lo scambio dei bambini, le perle di cristallo, l'ilarità del protagonista e del suo compagno mi sembra davvero un fulmine a ciel sereno.
Non so che dire, forse esiste una chiave di lettura che renda tutto più chiaro e fruibile, ma sinceramente non mi pare così facilmente rintracciabile all'interno del racconto…
 
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Peter7413
view post Posted on 2/4/2013, 22:58




Ciao Marco!
Cavolo... L'ho riletto più volte, percepisco che c'è molto, ma davvero tanto, in questo racconto, ma mi sembra anche che manchino dei raccordi e degli elementi che fungessero da chiave interpretativa. La domanda fondamentale a cui non ho trovato risposta chiara è: cosa stavano cercando di comprare i due protagonisti? Un bambino per trasformarlo in una sorta di automa produttivo o militare? A questo punto inserisci l'elemento fenice (che però non contestualizzi, cadendo un po' nell'errore che ho rilevato anche a Roberto). Sulle lacrime ci fai una risata, le trasformi in perle, senza però apparente funzione, e chiudi il tutto. Non so... Mi sembra quasi che le tue intenzioni iniziali fossero per la realizzazione di un divertissement non sense, ma, se quelle erano veramente, non spingi abbastanza sull'acceleratore del non sense perdendoti in un corpo centrale e in un punto di vista troppo convenzionale. In ogni caso mi sembra che molte delle tue intenzioni siano rimaste inespresse ed è un peccato.
A rileggerci!
 
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Giampyr
view post Posted on 4/4/2013, 18:38




Ciao. Purtroppo a discapito di una forma scorrevole, la trama non riesce a districarsi, i punti di vista si accavallano e i personaggi sembra che abbiano un ruolo funzionale a un intreccio che però non c'è. Molte domande rimangono in sospeso e anche a una rilettura non ottengono risposta. Comunque l'idea del lanciafiamme mi è piaciuta, molto pulp.
 
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5 replies since 26/3/2013, 23:24   178 views
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