Nero Cafè Forum

L'ultima palla, di marco fronzoni

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Olorin
view post Posted on 27/3/2013, 00:06




Sock!
«Fifteen-love!».
Quindici zero. Servizio davvero notevole.
E’ tutta la partita che serve in maniera perfetta, senza il benché minimo cedimento.
Questa ragazzina ucraina è alla sua prima finale, gioca contro la più titolata campionessa di ogni tempo, eppure non mostra la benché minima soggezione.
Sock! Sock!
«Fifteen all!»
Brava Lena, una reazione da vera leonessa.
Pensavo che avrebbe ceduto prima, invece mi tocca tenere ancora in sospeso il titolo dell’articolo di domani: “La Fenice vola ancora alta sul cielo d’Australia’ oppure “La Fenice impallinata nei cieli d’Austalia”.
Sock!
«Let! First serve».
Nastro. Le è andata bene.
Manco l’aveva vista.
Dopo quindici anni che la osservo giocare riesco a capire quello che pensa anche solo dalla postura che assume tra uno scambio e l’altro.
E qui vedo un bel ‘non so a che santo aggrapparmi per pigliare questi proiettili che dovrebbero essere palle da tennis’.
Sock!
«Thirty-fifteen»
Ace.
Era destino. Questo è il quarantesimo della partita per la giovane giocatrice dell’est.
Comunque vada credo proprio che siamo all’epilogo di una delle più fulgide e longeve carriere sportive di ogni tempo.
Non vedremo più quella maglietta così stranamente asimmetrica, una manica lunga e una corta, guizzare da un lato all’altro dei campi di tutto il mondo.
Sock!
«Thirty all!»
Però, dura a morire eh!
Del resto rende giustizia al soprannome che io stesso le diedi otto anni fa, ma che a sua volta non le rende sufficiente giustizia: la Fenice.
Giovanissima, un’ascesa fulminante, numero uno del mondo a soli diciassette anni, quattro grandi Slam, a ventuno anni medaglia d’oro alle olimpiadi, il matrimonio sempre da numero uno del ranking a ventitré, un figlio ancora con la corona di regina del tennis ben salda sulla testa e poi quella prova, la consacrazione della donna prima ancora che della campionessa.
Sock!
«Out!»
Ah, però! Finalmente! Sta a vedere che forse…
Sock!
«Forty-thirty!»
Mi pareva. Ace di seconda. Questa ragazzina ha personalità da vendere.
Una degna erede?
Eppure nessuno potrà eguagliare la magia di quella manica lunga che copre il braccio della racchetta.
Quindici operazioni, tre anni di riabilitazione, centinaia di ricadute, mai un dubbio, mai una recriminazione, solo tanta determinazione e un immenso coraggio.
Il coraggio.
Sock!
«Deuce!»
Non cede. Non molla. Non ce la farebbe nemmeno se lo volesse.
Come quella sera in quell’albergo di Parigi, quando le fiamme divampavano e lei correva lungo i corridoi avvolta in una coperta bagnata, con suo figlio di appena due anni stretto tra le braccia, difeso da quelle braccia, protetto dal braccio della racchetta che quelle fiamme avrebbero preso in cambio della vita del bimbo.
Sock!
«Advantage Zarenka!»
Ha l’energia e la sfrontatezza dei suoi diciannove anni questa giovane atleta.
Dall’altra parte della rete ci sono invece trentacinque anni di traguardi, talento, esperienza e innumerevoli acciacchi.
Quando dopo l’incidente tornò inaspettatamente in campo con quella mise così particolare, con quell’unica manica lunga a coprire le cicatrici sul braccio destro, dopo che ebbe vinto il primo match a tre anni di distanza dall’ultimo disputato, preso dall’entusiasmo titolai avventatamente il mio articolo ‘la fenice risorge dalle ceneri’, accorgendomi solo a rotative avviate dell’atroce indelicatezza.
Sock!
«Deuce!»
Troppo tardi, ormai per il mondo lei era e sarebbe sempre stata La Fenice.
Sock!
«Advantage Fenice!»
Per l’appunto.
A volte succede anche a me di chiamarla amichevolmente Phoenix.
«Matchpoint!»
Matchpoint? Occavolo!
Sock!
Lo scambio si prolunga.
Sock!
L’avversaria la sposta da una parte all’altra del campo.
Sock!
La vuole sulle ginocchia entro i prossimi venti secondi.
Sock!
E dopo averla messa fuori equilibrio, scende improvvisamente a rete.
Sock!
Passante fulmineo.
«Game, set, match, La Fenice, two sets to one, six-four, four-six, five-seven!»
Lei è a terra, sdraiata sulla schiena guarda il cielo azzurro e anch’io istintivamente guardo in alto come se da lassù mi aspettassi di vedere qualche essere divino scendere a incoronarla regina del tennis di ogni tempo.
Vabbe’, anch’io sono maturato a sufficienza in questi anni per non scrivere una tale cazzata nel mio articolo.

Scendo la scalinata per andare in sala stampa e ci incrociamo nel corridoio.
Mi abbraccia, l’abbraccio, lei piange.
«E’ finita» mi dice.
«Cosa, la partita?» rispondo.
La gente intorno passa e ci accarezza, esulta, ci fotografa.
I suoi occhi nei miei sorridono, pur imperlati di tristezza.
«Non essere troppo cattivo con le domande in conferenza, se no a casa te la faccio pagare» e corre via.
Nostro figlio a casa starà saltando dalla gioia sul divano nuovo.
 
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fra.maia
view post Posted on 27/3/2013, 02:32




Allora prima di arrivare alla fine mi piaceva molto. Mi piacciono le storie sportive di questo tipo, con un messaggio positivo, di fatica e sacrifici e successi e carriere. Mi piaceva anche il narratore scelto e quello che diceva.
Poi la rivelazione finale mi ha un po' fatto storcere il naso. Perché mi sono chiesta ma se è il marito è anche il padre del bambino? E pensa a quell'incidente così? Come ci penserebbe un cronista affezionato? Ma il figlio dall'ultima frase sembra essere anche suo. Magari non ho capito bene, ma se è così mi convince meno, non la sentivo comunque necessaria come rivelazione finale. Può starci, ma non mi ha colpita. Mentre le ultime due frasi prima dello stacco finale erano perfette. Forse in quel caso sarebbe mancata un po' di tensione narrativa, ma la fine di una carriera e in poco spazio i punti salienti di questa avevano già dipinto un ritratto interessante di una donna.
La scrittura ricorda i passaggi del tennis, non ho trovato errori, scorre, non ho ben capito tutti i termini, ma quella è ignoranza mia, non penso siano fuori luogo, anzi, danno il giusto clima.
 
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Margherita gialla
view post Posted on 27/3/2013, 02:42




Trovo che questa sia una di quelle storie indirizzate a un pubblico specifico. Io, che di sport mi intendo meno di zero, ho faticato un po' a seguire il racconto. Ne riconosco il valore a livello narrativo perché credo che sia scritto bene, che le parole siano calzanti e i termini appropriati... ma purtroppo non è riuscito ad arrivarmi. E questo, lo ammetto, è colpa della poca padronanza che ho con i termini sportivi. Mi distraevano e non riuscivo a seguire la storia, a un certo punto li saltavo. Credo, però, che tu del racconto non debba cambiare niente. Va bene così, è giusto che sia così. Solo che è studiato per un'altra tipologia di lettori. Una bella prova, credo che tu sia uno scrittore capace. Sono io, purtroppo, che non amo questo genere di storie :(
 
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Olorin
view post Posted on 27/3/2013, 10:17




CITAZIONE (fra.maia @ 27/3/2013, 02:32) 
Poi la rivelazione finale mi ha un po' fatto storcere il naso. Perché mi sono chiesta ma se è il marito è anche il padre del bambino? E pensa a quell'incidente così? Come ci penserebbe un cronista affezionato? Ma il figlio dall'ultima frase sembra essere anche suo.

... ma la fine di una carriera e in poco spazio i punti salienti di questa avevano già dipinto un ritratto interessante di una donna.

Ciao Nerina, ho riletto il pezzo a mente fredda... tiepida dai, ma pur essendo anch'io piuttosto allergico ai finali sentimentalfeliciecontenti e ammettendo che tecnicamente qualcosa o molto meglio poteva essere fatto, dal punto di vista concettuale trovo questa conclusione quasi necessaria.
"Ecccccerto" dirai tu "con la mente tiepida da autore nel bel mezzo di un contest all'ultima scudisciata...".
Sarò rigoroso nello spiegare.
A mio parere la rappresentazione di tutta una serie di aspetti umani della protagonista attraverso un personaggio esterno, ha reso quest'ultimo un po', come dire... morboso.
Dovevo quindi avvicinarlo e giustificarlo in una maniera più convincente del mero coinvolgimento professionale.
Trovo che l'ammirazione in senso stretto di un marito/padre nei confronti di un gesto, del talento e delle capacità della partner non siano in antitesi con la struttura sentimentale ed emotiva del rapporto di coppia. Quante volte a un padre o una madre avrai sentito dire "se non ci fosse stato lui/lei a ..." magari proprio in riferimento a un salvataggio in estremis o un'emergenza che riguardasse i loro figli.
Punti di vista, s'intende. ;)
 
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fra.maia
view post Posted on 27/3/2013, 10:40




Ciao Olorin,
punti di vista e semplice gusto. E' che a me il cronista, come dici tu, un po' morboso, piaceva proprio. Mi ero fatta tutto questo parallelismo tra le due vite, passare la vita a seguire uno sportivo, inventare il soprannome, mi piaceva questa forma di rapporto, tra l'altro non troppo sfruttato nella narrativa (ma non sono un'esperta di storie del genere, magari è all'ordine del giorno).
Mi aspettavo quindi un finale di questo tipo soprattutto dopo le ultimi frasi, qualcosa che li unisse ma in modo più sottile.
Però è il tuo racconto e rimane una questione di gusti.
A rileggerti.
 
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Peter7413
view post Posted on 2/4/2013, 11:20




Ciao Marco!
Prima cosa che non può non saltare all'occhio di un appassionato: hai condotto il racconto come se la Fenice stesse giocandosi i punti decisivi, ma alla fine ci accorgiamo che si era 6-5 per lei e che la sconfitta in quel game avrebbe portato al tie-break, quello sì decisivo. Mi sembra una scelta curiosa e assolutamente da cambiare: devi convertire il tutto al tie-break, solo in quel modo puoi rendere l'effetto dell'imminente sconfitta e/o vittoria. Detto questo, analizzo il racconto applicando una sospensione dell'incredulità alla mia passione tennistica e immaginando che la sconfitta in quel game avrebbe in qualche modo portato alla sconfitta della protagonista e devo dire che il racconto mi sembra funzionare. In particolare sei molto efficace nell'introdurre, adeguatamente distribuiti, tutti gli elementi che servono a ricostruire la story dei protagonisti. Funziona un po' meno il racconto dell'incidente, essendo lui il padre mi sembra un po' troppo freddo, concentrato sulla carriera di lei che non sulla vita di una creatura amata da entrambi (magari introducendo un suo handicap, di cui ovviamente identificheresti la genesi solo nel finale, potresti risolvere la questione). Molto buona anche la tua interpretazione del tema. Tirando le fila: un racconto più che buono con qualche piccola incertezza che può essere facilmente aggiustata.
A rileggerci!
 
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Olorin
view post Posted on 2/4/2013, 12:01




CITAZIONE (Peter7413 @ 2/4/2013, 12:20) 
Ciao Marco!
Prima cosa che non può non saltare all'occhio di un appassionato: hai condotto il racconto come se la Fenice stesse giocandosi i punti decisivi, ma alla fine ci accorgiamo che si era 6-5 per lei e che la sconfitta in quel game avrebbe portato al tie-break, quello sì decisivo. Mi sembra una scelta curiosa e assolutamente da cambiare: devi convertire il tutto al tie-break, solo in quel modo puoi rendere l'effetto dell'imminente sconfitta e/o vittoria.

Be', in realtà nel tennis i punti decisivi possono essere - e spesso lo sono - i matchpoint non sfruttati, i ribaltamenti delle posizioni di vantaggio.
Hai letto 'Open'?
Sottolineando la differenza di età delle due atlete, gli acciacchi della protagonista che fanno da contraltare alla freschezza fisica e mentale della giovanissima avversaria, intendevo proprio trasmettere la sensazione che quella che si stava giocando 'Fenice' era probabilmente l'unica possibilità di portare a casa l'ultimo trofeo della carriera.
D'altro canto l'alternanza delle giocatrici al servizio, caratteristica tecnica del tie-break, e il punteggio fino a 7 sarebbero stati degli elementi narrativamente troppo difficili da gestire in un numero così esiguo di battute (di battute... piaciuto l'umorismo inglese della battuta?... ops, ancora! :D :P ) senza contare il fatto che alcuni lettori già nel punteggio standard, e - io ingenuo credevo! - universalmente noto del tennis, hanno trovato una difficoltà insormontabile nella fruizione del racconto...
 
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Peter7413
view post Posted on 2/4/2013, 12:31




Non mi tiro mai indietro di fronte a una disquisizione sportiva... :D
Siamo in Australia, quindi si gioca sul veloce o addirittura erba: massima importanza ai servizi. In più l'antagonista ha battuto 40 ace (!) fino a quel punto. In dette situazioni perdere il servizio avversario è la normalità. Diverso sarebbe se, in seguito a un break ottenuto nel game precedente, la protagonista stia per subire un contro-break: a quel punto sì che si potrebbe pensare che l'inerzia del match possa virare e portarla alla sconfitta. Per il resto, più che altro si parla di crisi o di sconfitta quasi annunciata quando si perde un set molto combattuto, di solito quello che precede l'ultimo e decisivo: in quel caso il contraccolpo psicologico può essere tale da prevedere il crollo. Purtroppo la tua scelta, per chi segue sport, non è tale da giustificare i pensieri del protagonista e tende a rendere meno incisivo il tutto. Detto questo, la mia analisi nel commento è stata condotta al netto di questa tua, discutibile, scelta. ;)
 
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Olorin
view post Posted on 2/4/2013, 12:46




CITAZIONE (Peter7413 @ 2/4/2013, 13:31) 
Non mi tiro mai indietro di fronte a una disquisizione sportiva... :D
Siamo in Australia, quindi si gioca sul veloce o addirittura erba: massima importanza ai servizi. In più l'antagonista ha battuto 40 ace (!) fino a quel punto. In dette situazioni perdere il servizio avversario è la normalità. Diverso sarebbe se, in seguito a un break ottenuto nel game precedente, la protagonista stia per subire un contro-break: a quel punto sì che si potrebbe pensare che l'inerzia del match possa virare e portarla alla sconfitta. Per il resto, più che altro si parla di crisi o di sconfitta quasi annunciata quando si perde un set molto combattuto, di solito quello che precede l'ultimo e decisivo: in quel caso il contraccolpo psicologico può essere tale da prevedere il crollo. Purtroppo la tua scelta, per chi segue sport, non è tale da giustificare i pensieri del protagonista e tende a rendere meno incisivo il tutto. Detto questo, la mia analisi nel commento è stata condotta al netto di questa tua, discutibile, scelta. ;)

Dai, nel tennis femminile il servizio non è così determinante! Solo Serena Williams - e forse la Sharapova quand'è in una delle sue sempre più rare giornate buone - ha una potenza e una tecnica tali da rendere valida la regolarità del conseguimento del game in cui serve. Le altre tenniste del circuito servono appena sopra i 100 all'ora...
La regola invece è piuttosto consolidata nel tennis maschile, soprattutto quando il torneo si disputi sulle superfici veloci, ma gli uomini sevono la prima palla mediamente a 200 all'ora (Del Potro a 220)!

La mia scelta del tennis femminile è dovuta proprio al fatto che offre più indeterminatezza nell'esito della situazione sportiva e quindi è più gestibile dal punto di vista narrativo...
 
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Peter7413
view post Posted on 2/4/2013, 12:53




Eh, ma quando poi specifichi che la russa\ucraina o cos'è ha servito 40 ace il discorso cade... :P
Seriamente, se ci rimetti mano trova una soluzione diversa perché questa funziona solo forzandola molto o introducendo elementi che solo il giornalista\marito può vedere, tipo, che so, lei che si tiene una coscia che lui sa essere indice di una ricaduta di un infortunio e che la porta, inevitabilmente, a dover chiudere il match subito.
 
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Olorin
view post Posted on 3/4/2013, 14:57




CITAZIONE (Peter7413 @ 2/4/2013, 13:53) 
Eh, ma quando poi specifichi che la russa\ucraina o cos'è ha servito 40 ace il discorso cade... :P

Per l'appunto! Introduco un'anomalia nel normale svolgersi delle cose, tanto che per la prima volta la campionessa, pur a un passo dalla vittoria, percepisce il traguardo più lontano che mai e deve far appello a tutta sé stessa per conseguirlo.

Non male l'idea dell'infortunio... anzi, la trovo davvero spettacolare.
 
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Peter7413
view post Posted on 3/4/2013, 15:04




CITAZIONE (Olorin @ 3/4/2013, 15:57) 
CITAZIONE (Peter7413 @ 2/4/2013, 13:53) 
Eh, ma quando poi specifichi che la russa\ucraina o cos'è ha servito 40 ace il discorso cade... :P

Per l'appunto! Introduco un'anomalia nel normale svolgersi delle cose, tanto che per la prima volta la campionessa, pur a un passo dalla vittoria, percepisce il traguardo più lontano che mai e deve far appello a tutta sé stessa per conseguirlo.

Non male l'idea dell'infortunio... anzi, la trovo davvero spettacolare.

In effetti con l'infortunio cadono tutti i discorsi legati al punteggio e in più stabilisci un legame fra il giornalista che se ne accorge e la campionessa. Ottimo, felice di averti fornito uno spunto! :)
 
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Giampyr
view post Posted on 4/4/2013, 13:56




Premetto che non seguo il tennis, posso dire che la scrittura mi è parsa molto visiva, mi sono immaginato proprio la partita; non scendo ovviamente nei dettagli tecnici, ma posso dire che il racconto è godibile e riporta la Fenice a una dimensione umana, ma sportiva, quella dimensione che fa risorgere dalle proprie ceneri quei campioni che si pensano già finiti e che invece hanno ancora molto da dare. L'appunto maggiore è il punto di vista un po' distaccato del narratore, ma forse te lo sei giocato proprio così per la rivelazione finale.
 
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12 replies since 27/3/2013, 00:06   128 views
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