Nero Cafè Forum

Promessa, di Roberto Bommarito

« Older   Newer »
  Share  
Roberto Bommarito
view post Posted on 25/6/2013, 21:45




Promessa



«Lei non sa chi sono io» fu la frase che X disse a mio padre, due giorni prima che insieme al suo braccio destro lo pestasse di botte, gli tagliasse la lingua e lo ficcasse in un cassonetto dell'immondizia dandogli fuoco.
La mafia fa paura, dicono tutti. O meglio, tutti quelli che non la conoscono da vicino. Quelli che invece la conoscono sanno che la mafia ti fa pisciare nel letto alle due di mattina, singhiozzare, tremare fra le braccia di tua moglie come fossi un picciriddu. Quella non è paura. È terrore. Sono due cose diverse.
Mio padre era l'uomo più onesto che abbia mai conosciuto.
«Non farò la sua stessa fine» borbottai, cercando di rassicurare mamma. Al funerale tutti piangevano. Ipocriti di merda. Tutti sapevano. Tutti tacevano.

«Ma che ti succede?» Le lacrime le solcano il viso, scivolando a tratti, incastrandosi fra una ruga e l'altra, microscopiche pozze di disperazione. Sono passati quarant'anni dal giorno in cui hanno ammazzato papà come un bastardo rognoso. Mia madre ha settantacinque anni. «È il tuo compleanno» insisto. «Dovresti essere felice».
Mi dà un bacio sulla fronte. Tace. Mi sfiora il visto, le mani tremano. Mi guarda, gli occhi appannati dall'età. Socchiude le labbra, come per dire qualcosa, poi ci ripensa.
Mi chiudo la porta alle spalle. Beppe mi vede e butta la cicca sul marciapiede. La schiaccia col piede, con calma, prendendoci gusto nemmeno fosse Clint Eastwood. «Com'è andata?»
Non dico nulla. Salgo in macchina. Beppe mi segue.
Non farò la sua stessa fine.
«Lei non lo sa» dico.
Beppe si accende un'altra sigaretta. Avvio l'auto. Venticinque minuti dopo, ci fermiamo davanti alla tabaccheria.
Pisciarsi sotto, singhiozzare, tremare come mio padre allora. Come mia madre, oggi.
Beppe mi fa: «Secondo me lo sa. Lo sa, eccome».
«Fottiti» gli dico. Lui ride, scende dall'auto, scomparendo nel negozio come un amo infondo alla gola di un pesce.
Non farò la sua stessa fine.
Quando Beppe riemerge, si sta aggiustando il giubbotto. Dalla tasca emerge la busta marrone.
Adesso c'è chi chiama me X, per paura di fare il mio nome.
Dentro la busta ci sono i soldi del pizzo.
A costo di divenire come quelli che hanno ammazzato papà, ho mantenuto la mia promessa, mamma. Sono l'uomo più disonesto che abbia mai conosciuto.
 
Top
simolimo
view post Posted on 26/6/2013, 13:12




Ciao Roberto ^_^ ,
guarda come mi sono ritrovata finendo il tuo racconto: :cry:
capisci? emozione, emozione pura... parole intrecciate in modo esemplare nel raccontare una realtà che per quanto stra abusata è sempre un pungo nello stomaco. Differenza tra paura e terrore... sottile, come lo è una malattia da cui ci può essere la speranza di guarire e una che non ti dà alternativa se non la morte. dai, accidenti, io non so come tu riesca sempre a scrivere così...porca zozza, sei bravo. ma non solo nel scrivere, anzi, forse, in tutta onestà, ci sono autori che magari preferisco nella prosa, maaaaaa... tu hai un insieme di capacità che trapana il cuore. E in questo brano la dicotomia tra i due stremi di onestà e non è esemplare perché la scelta che li unisce non è solo un volere di potere, ma un desiderio di far trovare una serenità, una tregua di terrore a una madre che ha smesso di sorridere, un riscatto di un figlio che ha perso un padre troppo presto... il racconto di una realtà che ti pone sempre davanti a una scelta così: drastica. O ti pieghi alla realtà o ne scappi o la combatti, pagandone le conseguenze o prendendone gli onori che però rimarranno sempre avvolti dalla paura...non tanto per se stessi, quanto per chi ami. dai, insomma, bravo Roberto. bravo. ^_^
sempre un piacere leggerti,
grande.
ciao ciao, alla prossima ^_^
 
Top
view post Posted on 27/6/2013, 14:58
Avatar

Procuratore spietato

Group:
Member
Posts:
634

Status:


Ciao Roberto,
come al solito hai proposto un buon racconto. Solo due osservazioni.
CITAZIONE
Le lacrime le solcano il viso, scivolando a tratti, incastrandosi fra una ruga e l'altra, microscopiche pozze di disperazione.

questa frase non mi è piaciuta, mi sembra aulica in modo incongruo al contesto e alla ruvida voce narrante.
La scelta di una parola dialettale (picciriddu) è adeguata, ma da sola mi sembra un po' "buttata lì" senza convinzione. Avrei aggiunto, se volevi rendere l'aspetto regionale ( e in questo caso mi sembra funzionale al testo), qualche altro termine o costruzione.
 
Top
Piscu
view post Posted on 27/6/2013, 17:00




avevo intuito come sarebbe finito quando mostri la scena con la madre. non che questo abbia rovinato il racconto, la storia funziona bene e direi che il tema è rispettato, anche se per calcare meglio la cosa io avrei fatto ripetere anche al protagonsita un "lei non sa chi sono io" nel finale. un'altra cosa che mi torna un po' strano è che il boss si facesse chiamare X: non sembra proprio il tipo di soprannome che viene affidato negli ambienti mafiosi! forse non ti è venuto in mente nulla in tempo per consegnare?
 
Top
Olorin
view post Posted on 27/6/2013, 17:01




Ciao Roberto,

il fil rouge del brano mi pare più "non farò la sua stessa fine", piuttosto che quello dettato dal tema "lei non sa chi sono io".
In effetti tale espressione fa la sua apparizione all'inizio del racconto, ma poi fatico a tenerla a fuoco lungo lo svolgimento della trama, sia nei fatti narrati che nell'evoluzione emotiva dei personaggi.
Mi rimane un po' ostica da quest'ultimo punto di vista la declinazione dei motivi della rabbia del protagonista per quanto accaduto al padre, in una sorta di effetto fionda che lo porta a diventare lo stesso boia che fu un tempo quello del genitore.
A mio parere - e tale ovviamente rimane - potresti epurare il racconto dai giudizi espliciti che il protagonista offre al lettore circa la vicenda della morte del padre e lasciare che sia il lettore stesso ad attribuirli alla frase "non farò la sua stessa fine" in una naturale chiave di lettura politically correct.
Solo alla fine risulterebbe evidente il ribaltamento morale della vicenda.

Non mi piace tanto questa immagine: "... scomparendo nel negozio come un amo infondo alla gola di un pesce."
Forse se tu avessi contestualizzato la storia in un paesino sul mare abitato da pescatori, caratterizzando i personaggi e l'ambientazione secondo tale attività, sarebbe stata efficace; così mi pare un po' forzata.
 
Top
Roberto Bommarito
view post Posted on 28/6/2013, 06:49




Grazie a tutti ragazzi/e per i vostri commenti. Ci penserò su. Grazie in modo particolare a simolimo. Quando scrivo provo a usare cose che in qualche modo ho visto. Ho passato l'infanzia in una provincia di Siracusa, dove queste cose erano all'ordine del giorno. Quindi anche se per fortuna la mia non è stata un'esperienza diretta, l'atmosfera che si respira - se vogliamo chiamarla così - la conosco bene. Sono contento di essere riuscito a comunicarla :)
Piscu: no, X voleva essere un accenno all'omertà di chi non pronuncia nemmeno i nomi. avrei elaborato meglio se avessi avuto più spazio, ma le battute a disposizione erano davvero poche :)
 
Top
view post Posted on 28/6/2013, 09:42
Avatar

Martin Sileno

Group:
Member
Posts:
1,038
Location:
Mombo

Status:


Racconto in cui, come al tuo solito, mostri le emozioni umane nella loro crudezza. La storia si legge molto volentieri e arriva alla fine spiazzando il lettore, anche se questo passo non avviene in modo violento come piacerebbe a me. Molto bene l'utilizzo della prima persona che devo ancora imparare a padroneggiare. Secondo me, la frase iniziale è un po' fuori luogo, inserita per rientrare nelle specifiche. Specifiche che comunque vedo centrate meglio nel dialogo finale dove lui si domanda se la madre sa quello che è diventato il figlio. Solo una segnalazione:

CITAZIONE
Mi chiudo la porta alle spalle. Beppe mi

Secondo me, qui metterei una riga per separare il cambio di ambiente, lui esce dalla casa e va all'esterno. Oppure, visto che c'è continuità d'azione, dopo il punto, andre a capo, ti dico questo, solo perchè ho sentito il bisogno di rileggere il passaggio, è solo una sensazione a pelle e forse mi sbaglio, ma è quello che ho provato.
 
Contacts  Top
Peter7413
view post Posted on 29/6/2013, 10:58




Ciao Roberto!
Il racconto è narrato davvero bene, ma non mi soddisfa il finale. Sulle battute della madre già si capisce dove si andrà a parare e da lì in poi è un calando costante sostenuto dall'attesa per un qualche colpo di coda che però non arriva. Il tema dell'edizione è ovviamente rispettato, lo esponi subito, ma non mi sembra così caratterizzante il testo tutto, si risolve anzi in una semplice ouverture che non viene metabolizzata e inglobata nel tema generale del racconto. C'è da dire però che questo tuo subire in modo passivo la storia che hai deciso di raccontare viene mitigato e mascherato molto bene dalla tua capacità narrativa, cosa che permette di arrivare, appunto, fino alla fine della lettura con interesse che, come ho detto, viene però in parte disatteso.
Alla prossima!
 
Top
sgerwk
view post Posted on 1/7/2013, 18:52




Il racconto ha un suo senso crudele, nel mostrare un figlio che pur di non fare la fine del padre diventa come quelli che lo hanno ammazzato. In un certo senso, una evoluzione logica, che trasmette qualcosa. Il tema mi è sembrato pochissimo centrato, in entrambi i sensi. In quello letterale, è innaturale come frase che un mafioso dica a uno che poi ammazzerà, specie dandogli del lei. Nel senso generale, quello in cui la madre non sa chi è lui, questo elemento non lo trovo molto approfondito, con il racconto che tocca appena il rapporto che con lei ha il protagonista. Un paio di commenti specifici (non influenzano la classifica: primo, "fottiti" non esiste in italiano, è un'espressione inventata perché "vaffanculo" era troppo lungo per doppiare "fuck you" e le sue varianti ("fuck off", "fuck it", ecc.); "infondo" è scritto tutto attaccato; come ultima frase "sono l'uomo più disonesto..." non rende (l'hai già mostrato sopra, che è disonesto); secondo me lui doveva riprendere ancora un'altra volta promessa, o al limite non dire niente altro, ossia chiudere con il più efficace "ho mantenuto la mia promessa".
 
Top
junglejuly
view post Posted on 2/7/2013, 23:26




Un argomento "classico" visto da un'angolazione diversa.. Prima vittima poi "carnefice", che in realtà non ha smesso di essere vittima. Mi piace la sofferenza che si percepisce.. ed è scritto molto bene, in modo chiaro e scorrevole e condito con una buona dose di dettagli che creano la giusta atmosfera. Complimenti :)
 
Top
Roberto Bommarito
view post Posted on 5/7/2013, 15:05




grazie a tutti per i commenti :)

sgerwk: no, credo che fottiti, in senso colloquiale ovviamente, esista.

v.rifl. [sogg-v] pop. Procurarsi un danno: con quelle parole, si è fottuto || fottiti!, va' a farti fottere!, va' all'inferno, va' al diavolo

http://dizionari.corriere.it/dizionario_it...F/fottere.shtml
 
Top
10 replies since 25/6/2013, 21:45   117 views
  Share