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Il male del millennio, di Chiara Paci

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=swetty=
view post Posted on 11/2/2014, 23:40




Fa freddo. Alza la testa e soffia sulle mani per scaldarle. Il sole è basso sull'orizzonte e la sua ombra si allunga su metà del campo.
Lucia infila il coltello nel terreno e sradica la piantina di tarassaco. Un passo avanti. Si guarda intorno. Una fitta le arriva al basso ventre e la costringe ad accucciarsi. Respira. Il dolore cessa.

L'acqua con cui lava le foglie è gelata. Riempie la pentola e l'appende al gancio nel camino. Non devono cuocere molto, giusto il tempo di trovare una scodella.
— Dove le hai prese?
— Lungo i fossi.
— Non sarai entrata nei campi?
— No, mamma, sta' tranquilla.
Butta due pezzi di legno nel camino e allunga le mani. Fa freddo.
— Lo sai cosa ti fanno se ti prendono? I campi non sono tuoi.
Sbuffa. Che se ne farà poi il padrone di quelle erbacce, con tutta la roba da mangiare che ha.

Mette la verdura nella scodella.
Sale la scala tenendosi con una mano sola. Antonio, il fratello piccolo, sorride appena quando la vede arrivare. È pallido e ha le labbra gonfie, e non ha più nemmeno la forza di alzare la testa dal pagliericcio. Quella stanza è più calda della cucina, ma non abbastanza.
Lucia gli carezza i capelli e gli allunga la scodella. Lui scuote la testa.
— È caldo, ti farà bene.
Lo aiuta a tirarsi su e si mette dietro di lui. Lo imbocca col cucchiaio. Antonio mastica lentamente e si appoggia a lei.
— Va meglio?
Lui annuisce e si riaddormenta.

Suo padre e Giovanni, il fratello grande, sono appena rientrati col latte. Il secchio mezzo vuoto è sul tavolo.
— Non ce la fa più neanche lei — dice suo padre, seduto su una sedia. Intende la mucca.
Giovanni è appoggiato col braccio alla mensola del camino e fissa il fuoco. È diventato magrissimo, tiene i pantaloni legati in vita con lo spago. Cerca di non darlo a vedere, ma ha i brividi. Come Antonio, solo che lui è più grande e ancora si regge in piedi.
Gli dà una scodella di verdura e lui la mangia lì, in piedi davanti al fuoco, senza nemmeno girarsi.
Ne dà una anche a suo padre, che la prende con le mani che tremano e a momenti la fa cadere.
Il tarassaco è amaro, cattivo, senza sale. Senza condimento. Ma è caldo. Lucia lo sente arrivare nella pancia ed allargarsi a riempirla. Calmerà le viscere e l'aiuterà a rimanere in piedi. Così potrà andare a cercarne dell'altro.
Alza lo sguardo verso sua madre. Anche lei è pallida e si stringe la pancia per il dolore.

Il sole è sorto da poco, ma Lucia è già in mezzo al campo. Ha preso due sacchi questa volta ed è solo a metà del lavoro.
L'abbaiare dei cani la fa sussultare. Si accuccia. Vede le lanterne in lontananza, tra gli alberi, e gli uomini a cavallo. Per un attimo pensa che siano lì per lei, e respira di sollievo quando sente il corno da caccia. Infila il coltello sotto l'ultima pianta e la mette nel sacco prima di scappare via.
Si butta nel fosso e l'acqua le entra negli zoccoli, le calze si bagnano e diventano gelide. Si rannicchia vicino a un albero.
I cani si avvicinano, fiutano lì intorno, ma vengono richiamati.
— Lasciamo perdere, — grida qualcuno, — ne abbiamo abbastanza per oggi.
Si allontanano. Lucia si alza. Riprende a raccogliere il tarassaco vicino al fosso. Chinandosi a infilare il coltello nota del sangue e poi una lepre enorme. Il coltello le scivola di mano. Si guarda intorno.
Afferra la lepre e la mette nel sacco. Si volta. I suoi occhi incontrano quelli del guardiacaccia.
Le viene da piangere.
— Sei molto pallida.
Lucia china la testa.
— Sei malata. Che ci fai qui?
— Cerco le erbe per la pancia.
Lui annuisce. È un uomo grande e grosso. In paese si dice che abbia ucciso un cinghiale a mani nude. Ha degli occhi molto belli.
— Io non ti ho visto.
Il guardiacaccia si volta e se ne va.

Sua madre piange in un angolo della stalla, mentre lei e Giovanni appendono la lepre per scuoiarla.
— Tu sei matta.
Neanche la lepre, bollita, sarà molto buona. Ma, a differenza del tarassaco, può guarirli davvero. Sì, è stata matta, e imprudente; e disperata. Ma la pancia le fa male, e ormai trema così tanto che fatica a stare in piedi. La carne è quello che serve a tutti.

Antonio si è messo seduto sulla panca vicino al fuoco. Lo ha dovuto aiutare per fargli scendere le scale, ma adesso trema molto meno.
La lepre è durata tre giorni e quella è l'ultima ciotola. Il bambino sbuffa annoiato. Tutti ridono. Nessuno di loro si è svegliato coi brividi quella mattina.

Il rumore degli zoccoli la fa sussultare. Corre fuori. Il guardiacaccia scende da cavallo.
— Tuo padre?
— È dentro. Ma lui non ha fatto niente di male.
Lui la supera ed entra in casa, con la bisaccia sulla spalla.
Lucia guarda dalla finestra. Suo padre e il guardiacaccia scambiano due parole e si stringono la mano. Dalla bisaccia esce un fagiano.
In cortile il guardiacaccia le dà un anello. Lei non capisce.
— Ho bisogno di una moglie. E a te serve una medicina. Ne porterò altra, come quella che ho portato oggi.
— Non ho una dote.
Lui le sorride e le accarezza il volto.
— Hai un coltello. Per diventare la moglie del guardacaccia sarà sufficiente.
 
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view post Posted on 12/2/2014, 18:45
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Magister Abaci

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Un racconto scritto benissimo. Le descrizioni, gli scambi di battute, lo svolgersi degli eventi: non c'è nulla fuori posto.
La fame e la povertà vengono presentati come una malattia, anzi causano malattie quando sono portati all'estremo. In questo contesto viene presentato il coraggio di Lucia, che sfama la propria famiglia con le erbe che riesce a trovare, mentre sullo sfondo c'è chi si permette di cacciare per svago.
Il finale sembra sottotono, quasi fuori luogo, rispetto al resto del racconto. Eppure, riflettendoci bene, non è così. Sembra la proposta di un matrimonio senza amore, come se il guardacaccia avesse acquistato una moglie a poco prezzo da una famiglia disperata. Invece l'amore c'è, è nato improvviso, come solo il vero amore può fare: lui ha ammirato il coraggio di lei, come egli stesso è coraggioso avendo ucciso un cinghiale a mani nude, mentre lei ha riconosciuto, nei suoi “occhi molto belli”, quella dolcezza nascosta in un uomo grande e grosso.
Davvero una bella prova: una scrittura fluida, lineare, godibilissima, che affronta senza clamore un tema importante.
 
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simolimo
view post Posted on 13/2/2014, 17:55




ciao Chiara, e ben ritrovata :)

un pezzo scritto con molto garbo e tanta maestria, non trovo nemmeno una virgola fuori posto. tutto scorre come deve scorrere. mi ha ricordato molto Hunger Games, dove la protagonista Katniss, impavida e generosa si sobbarca il rischio di essere sorpresa ad andare a cacciare oltre la rete di contenimento... beh, ho adorato la Collins, non potrei fare altro che stringere la mano a te, ma. il mio ma sfiora un gusto solamente personale. perché hai dovuto mettere un finale che stride? non in senso stretto, ma in senso lato. mi spiego: tu fai subito intendere che il cacciatore sia un uomo forte e coraggioso e, queste, in linea di massima sono doti positive che spesso appartengono a persone dotate di sensibilità e buonsenso, no? e... allora? perché l'hai fatto andare a casa del falegname a prendere in sposa la figlia senza nemmeno lasciarle la possibilità di scegliere? e così fa anche il padre. cioè... una ragazza con quel carattere, con quel temperamento, con quella voglia di far star bene gli altri, come può non ribellarsi minimamente? allora penso, beh, è amore. ma per quanto io sia una fautrice dell'amore(in ogni sua forma e manifestazione... non patologica, intendiamoci...), non bastano due occhi belli a dare la scintilla. lei presa dal dover procurare cibo nemmeno avrebbe dovuto "notarlo"... non so. ti ripeto, è un cruccio io, personale. perché di fondo io non potrei mai farti alcuna osservazione in merito... no.

concludo con un brava:)
spero di incrociare nuovamente la tua penna, come per le cavallette, anche qui si percepisce una scrittura semplice, ma matura.
 
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Sallow
view post Posted on 15/2/2014, 15:39




Ciao Swetty, piacere di leggerti.
Il tuo pezzo mi è piaciuto sino al finale. Si respira un'atmosfera di malinconia, povertà e tristezza, che ha richiamato alla mia mente la tragedia dell'Hololomodor ucraino, tant'è che a un certo punto, ammetto, ho quasi sperato fosse un racconto che ne parlasse. Sul finale però un po' si perde, nel senso, la trama rimane comunque coerente, ha un senso, ma l'inserire l'amore, come una sorta di Deus ex Machina, in grado di risolvere i problemi della famiglia (ammesso che poi ci riesca, ma diamo per scontato di si) ammetto che in parte mi ha deluso. Bada, non sono contro l'amore come sentimento che guida una storia, ci mancherebbe, ma qui è un po' troppo forzato, a mio parere. Ti do atto che il limite di carattere potrebbe aver influito su alcune scelte.
Però, alla fine, una lettura piacevole. Un bel racconto.

Ti segnalo alcune imprecisioni:
CITAZIONE
Alza la testa e soffia sulle mani per scaldarle.

Abbassa la testa semmai, a meno che non avesse le mani in alto, sopra la testa, ma anche in quel caso sarebbe stato più naturale abbassare le mani, portarle alla bocca per soffiarci dentro e scaldarsi.

CITAZIONE
Antonio, il fratello piccolo, sorride appena quando la vede arrivare.

o appena, o quando. Mettine solo uno.

Ninet'altro.
A rileggerci

Sallow
 
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L'Inquisitore
view post Posted on 17/2/2014, 14:56




Un pezzo d'alta scuola: nulla è fuori posto, asciutto il giusto, sobrio e incisivo. La parabola di Lucia e della sua raccolta di tarassaco rimane impressa nella memoria e l'avvento del guardiacaccia richiama un'atmosfera da fiaba subito sporcata da una richiesta di matrimonio che riporta il lettore a un contesto ben poco fiabesco, in cui l'amore è merce di scambio. Ma non finisce lì, c'è di più e il seme della speranza potrebbe crescere da quella carezza nel finale, così lieve, ma anche così tangibile, quasi magica in mezzo a tanta povera realtà.
 
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Mike009
view post Posted on 17/2/2014, 21:05




Una storia che sembra uno spaccato di qualcosa di più grande, mi verrebbe voglia di saperne di più e di conoscere il mondo narrato. Questo a mio avviso è il chiaro segno che la storia funziona e bene, un affresco raccontato in maniera (per il mio modo di vedere) impeccabile che in poche righe accompagna il lettore in un ambiante triste e ostile dove la speranza sembra non esistere più. Complimenti.
 
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kendalen
view post Posted on 17/2/2014, 22:00




Eccolo, il particolare che impedisce a Roberto di arrivare primo nella mia classifica: Chiara Paci. Era da parecchio che non leggevo qualcosa di tuo e ti ritrovo in grandissima forma. Il tuo racconto mi ha davvero impressionato, per come sei riuscita in meno di 5000 caratteri a tratteggiare a tutto tondo una storia così "normale" (per l'epoca nella quale l'hai ambientata) e struggente. Una ragazza di umili origini cerca con tutte le sue forze di procurare da mangiare alla sua famiglia, colpita dal "male del millennio", arrivando a sfidare i severi limiti imposti dai potenti; quando si spingerà oltre, avrà la fortuna di incontrare un uomo particolarmente comprensivo - od opportunista. Pochi caratteri, eppure sei riuscita a caratterizzare bene tutti i personaggi. Notevole.
 
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6 replies since 11/2/2014, 23:40   161 views
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