| Un racconto scritto benissimo. Le descrizioni, gli scambi di battute, lo svolgersi degli eventi: non c'è nulla fuori posto. La fame e la povertà vengono presentati come una malattia, anzi causano malattie quando sono portati all'estremo. In questo contesto viene presentato il coraggio di Lucia, che sfama la propria famiglia con le erbe che riesce a trovare, mentre sullo sfondo c'è chi si permette di cacciare per svago. Il finale sembra sottotono, quasi fuori luogo, rispetto al resto del racconto. Eppure, riflettendoci bene, non è così. Sembra la proposta di un matrimonio senza amore, come se il guardacaccia avesse acquistato una moglie a poco prezzo da una famiglia disperata. Invece l'amore c'è, è nato improvviso, come solo il vero amore può fare: lui ha ammirato il coraggio di lei, come egli stesso è coraggioso avendo ucciso un cinghiale a mani nude, mentre lei ha riconosciuto, nei suoi “occhi molto belli”, quella dolcezza nascosta in un uomo grande e grosso. Davvero una bella prova: una scrittura fluida, lineare, godibilissima, che affronta senza clamore un tema importante.
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