Nero Cafè Forum

Però, di Tina Caramanico

« Older   Newer »
  Share  
Selene B.
view post Posted on 22/4/2014, 21:28




Però



Va beh. Non lo so come raccontarla ‘sta cosa. È che ci sto a diventare pazza, ci sto. Davvero. Sai quando non… Va beh, comincio dall’inizio.
È sera, io e mio marito ci siamo appena alzati da tavola e le creature le ho messe a letto presto, perché non ce la facciamo più e vogliamo starcene un po’ in pace, a guardare la tv e pisolare sul divano. All’improvviso però suona il telefono. Rispondo io: è mia suocera. “Vengo su, vi devo parlare” Signore, a quest’ora? “Ma che è? È una cosa grave?” chiedo io. “Vengo su, che ve lo dico” fa lei, e riattacca. Dopo due minuti è su da noi, seduta in cucina, con la faccia truce: “È una cosa brutta” dice. E parte con una storia di quelle da real crime su… mia madre. Che è pazza, dice. E picchia i miei figli quando glieli lascio. “Ma che stai a dì?” domando io con gli occhi di fuori. Lei continua: che lo sa, che glielo ha detto Chicco. “Che t’ha detto?” fa mio marito, rosso di sconcerto. “Gli ho domandato, e m’ha detto che sì, che li picchia sempre” “Ma che stai a dì?” ripeto io come un disco rotto. “Mo’ ve l’ho detto, so’ fatti vostri di genitori” dice mia suocera, e se ne esce impettita dalla porta. Io e mio marito ci guardiamo. “Non ci può sta’” dice lui. “Assolutamente.” dico io “Tua mamma è fuori, proprio.”
Senza parlare più ce ne andiamo a letto. E a me mi vengono in mente tutti i lividi, tutti i musi, tutti i capricci, tutte le cose storte che si sa, ci stanno, perché so’ bambini e si fanno male, o stanno nervosi. Però. Però. Mio marito dall’altra parte del letto si gira, e si rigira, e si rigira ancora.
La mattina dopo dobbiamo andare a lavorare, e Chicco ci ha la febbre. Viene mia madre a tenerlo, fino a che non torno. La guardo, la scruto. Chicco le salta addosso e ride e la sbaciucchia, felice, come sempre. “Non ci può stare” penso io “Mia suocera sta fuori del tutto”. Ed esco abbastanza tranquilla. Però. Però.
Però. Alla fine abbiamo deciso che era meglio se con mia madre non ce li lasciavamo più, i bambini. Ma nemmeno con mia suocera, sia chiaro, perché pure lei è probabile che sta fuori con la zucca. Cioè, o l’una o l’altra. Se sta fuori mia madre, mia suocera ci ha ragione. Ma se no è il contrario. Ma noi non ci stiamo più a capire niente, di chi è matto e chi no. Capito? Però non ci dormiamo più la notte, e litighiamo sempre, con mio marito, perché insomma, chi è la matta? Mamma mia o mamma tua? Pure ieri sera, a schiaffoni m’ha preso, e poi se n’è uscito urlando e stanotte non è tornato.
E comunque i bambini stanno sempre con me, sempre. Che lo vedi, non ti puoi fidare mica di nessuno. Non esco più di casa da sola, non vado più al lavoro. E gliel’ho detto, alle creature: dovete stare attenti, non parlate con nessuno. E ogni giorno, quando tornano da scuola, li spoglio nudi e guardo: lividi, graffi. “Questo chi te l’ha fatto?” Loro mi guardano straniti: “Mamma, ma io non mi ricordo” E io sclero, allora, piango e strillo. Le creature stanno agitate, sempre di più. La notte urlano, ci hanno gli incubi. Può darsi che è il trauma delle nonne. Però. Però.
Dottore, e adesso? Aveva detto che mi aiutava. Perché io non lo so, chi è matto. Mia mamma, mia suocera, mio marito, i miei bambini? A chi le prescrive, quelle pillole? No, io sto bene, dottore. Però. Però.
 
Top
Beppe Roncari
view post Posted on 22/4/2014, 21:50




Mi son divertito troppo a leggere il tuo racconto, Tina! ^__^ Brava! A tempi più calmi per un commento completo! ;-)
 
Top
simolimo
view post Posted on 24/4/2014, 11:25




ciao Tina e ben ritrovata a questa edizione di MC :)
sono sempre molto curiosa di leggere la tua interpretazione del tema, vari sempre così tanto! quindi, bom! vado a leggere ;P

ahahahah! che pezzo! la prima letta è stata molto positiva e divertita, la seconda ragionata. ma vado con ordine. mi è piaciuto molto il continuo ribaltamento di punto di vista e pazzia, il degenerare incontrastato e incontrastabile della madre che da ignara di qualcosa diventa lei stessa causa di malessere e pessimo esempio. è una storia davvero tragicomica: tragica nella sua essenza, comica nella sua realizzazione. ma qui... c'è il mio "però, però"
la storia è un lungo monologo rivolto allo psichiatra, mi immagino (o comunque a un dottore) e qui mi casca l'occhio X-/
qualsiasi persona che ho ascoltato in vita mia nel raccontare qualcosa che le accaduto e capitato non utilizza questa forma narrativa diretta, ma indiretta. nel senso, prendo una parte significativa del racconto e la uso a spiegazione, sennò ho paura di non sapermi spiegare ^_^"

È sera, io e mio marito ci siamo appena alzati da tavola e le creature le ho messe a letto presto, perché non ce la facciamo più e vogliamo starcene un po’ in pace, a guardare la tv e pisolare sul divano. (questa prima parte è fantastica, precisa e anche volutamente scorretta nei tempi: perfetta per qualcuno che racconta!) All’improvviso però suona il telefono. Rispondo io: è mia suocera. “Vengo su, vi devo parlare” Signore, a quest’ora? “Ma che è? È una cosa grave?” chiedo io. “Vengo su, che ve lo dico” fa lei, e riattacca. (questa parte, come ti anticipavo, invece non è così azzeccata. se una persona racconta, non avrà la lucidità mentale di improvvisare il dialogo diretto, ma racconterà sempre dal suo punto di vista l'accaduto e in modo indiretto, tipo: "All’improvviso però suona il telefono. Rispondo io: è mia suocera. Mi dice che mi ci deve parlare, io non rimango tranquilla, dotto', a quell'ora di notte? E che doveva dirci mai?! Quindi, io le chiedo s'è 'na cosa grave, ma quella ribadisce che viene su e ce lo dice e riattacca." ovvio Tina, è un esempio ma per farti capire :) ) Dopo due minuti è su da noi, seduta in cucina, con la faccia truce: “È una cosa brutta” dice. E parte con una storia di quelle da real crime su… mia madre. Che è pazza, dice. E picchia i miei figli quando glieli lascio. (ecco, qui (parti sottolineate) hai espresso esattamente quello che ti ho detto poco sopra :) )

“Mo’ ve l’ho detto, so’ fatti vostri di genitori” dice mia suocera, e se ne esce impettita dalla porta.
> in questa frase non credo sia utile specificare come se ne esce la suocera, credo possa essere nella narrazione un dettaglio insignificante, sempre per il discorso di cui sopra :)

un'ultima curiosità:
il "Ma che stai a dì?"... "dì" in questo caso non è una tronca di dire? il "dì" accentato non si usa come sostantivo per dire "giorno"? scusa magari per la domanda idiota, ma so che tu difficilmente sbagli, quindi... mi sa che sto per imparare qualcosa XD

beh, di più non ho da dire. il pezzo mi è piaciuto molto, ma trovo che la forma utilizzata lo penalizzi. e, a onor del vero, questa cosa l'ho potuta notare solo in fase di riletta per il commento.
ciao ciao Tina e alla prossima:)
 
Top
Selene B.
view post Posted on 24/4/2014, 12:16




Ciao Simolimo e grazie per il commento. Provo a rispondere ai due appunti che mi fai:
1) "dì" con l'accento è proprio un refuso, hai ragione;
2) sul fatto che un resoconto orale sia fatto di norma col discorso indiretto sono d'accordo; però questo non è un "vero" colloquio con lo psicologo, è un racconto e (penso) che debba essere verosimile, ma non proprio uguale a un colloquio reale, altrimenti sarebbe noiosissimo. Quindi mi sono presa la "licenza narrativa" di riportare anche alcune brevi battute col discorso diretto, e di mettere qualche nota di colore a uso e consumo del lettore. Questa è teoria, però, perchè poi se a te lettrice ha dato fastidio, allora la cosa non è in equilibrio come mi sembrava che fosse.
A dopo :)
 
Top
simolimo
view post Posted on 24/4/2014, 13:43




grazie mille della risposta Tine e... no, non mi ha dato fastidio. solo siamo qui per cercare di dirci quanto più possibile e... tant'è :)
come ti ho scritto solo a una seconda riletta mi sono "accorta", amo le licenze narrative :) e credo ti sia venuta bene! solo un po' mi ha stonato quando ho affrontato il racconto con occhio critico e non solo da lettore spassionato :)
ciao! e grazie ancora!
 
Top
Ceranu
view post Posted on 25/4/2014, 08:22




Ciao Tina, ben rivista.
Racconto veramente divertente che strappa parecchi sorrisi. Mi piace lo stile sgrammaticato ma corretto. Apprezzo la mancanza di dialetti difficili da tradurre. Però, l'unica pecca (che è tale solo per la stanchezza che mi accompagna ultimamente) è la difficoltà a seguire alcuni passaggi troppo articolati, ma ribadisco, è solo colpa mia. Complimenti.
 
Top
Selene B.
view post Posted on 25/4/2014, 09:46




Grazie Ceranu! Se hai tempo, mi dici quali passaggi ti sono sembrati troppo articolati (cioè troppo lunghi? troppo incasinati? troppo...?)? A dopo :)
 
Top
Beppe Roncari
view post Posted on 25/4/2014, 14:03




Ciao Tina, che dire ancora del tuo racconto se non che mi è piaciuto molto? Ma andiamo sullo stile e sul contenuto, al di là delle considerazioni personali: sono ottimi, pressoché perfetti, adeguate declinazioni del tema della paranoia anche nella materie extradiegetica, complimenti.
In più il racconto fa ridere ma fa anche riflettere. Insomma, cosa chiedere di più da un racconto breve? Brava! ^_^
 
Top
Selene B.
view post Posted on 25/4/2014, 19:39




Ciao Beppe, grazie! :)
 
Top
Raffaele Marra
view post Posted on 25/4/2014, 21:23




Una scrittura frenetica, volutamente traballante, imprecisa come i pensieri instabili, fuori dagli schemi soliti. In una parola: paranoica. Credo sia stato questo il tuo intento: sottolineare il tema non solo con la vicenda narrata ma anche con lo stile della narrazione stessa. Ed è la caratteristica più rilevante del tuo racconto. Io avrei evitato il finale con la figura del dottore, utile a spiegare qualcosa che sarebbe stato più originale suggerire solamente, lasciando al lettore il gusto di scoprire, infine, che la paranoica fosse proprio la protagonista.
 
Top
Selene B.
view post Posted on 26/4/2014, 09:33




Ciao Raffaele, grazie della lettura e del commento :)
Qua c'è una catena di paranoie (la follia è contagiosissima), e può darsi che anche il dottore non ci abbia capito granchè ;)
 
Top
ilma197
view post Posted on 26/4/2014, 14:32




Inizialmente, sembra quasi un racconto comico, poi però i toni diventano abbastanza inquietanti. Bella l'idea e reso ottimamente il degenerare dei rapporti familiari. Lo stile è funzionale a caratterizzare il personaggio della protagonista, però l'ho trovato un po' pesante da seguire, anche perché trattandosi di un racconto breve non c'è il tempo per abituarsi. A parte questo piccolo dettaglio che probabilmente è un in gran parte un problema mio, devo dire che il racconto mi è piaciuto molto. :)
 
Top
Selene B.
view post Posted on 26/4/2014, 20:03




Grazie ilma! Se hai tempo e voglia, mi spieghi meglio cosa ti sembrava "pesante da seguire"'? Probabilmente è perchè il discorso è disordinato, ma non sono sicura di aver capito giusto quello che intendevi :) A dopo!
 
Top
Angelo Frascella
view post Posted on 26/4/2014, 23:31




Ciao Tina.

Questo racconto mi è piaciuto molto dal punto di vista della trama Pirandelliana, leggermente meno dal punto di vista stilistico. Apprezzo il tentativo di rendere il linguaggio “popolare” e parlato della narratrice, ma a mio parere il risultato è riuscito diciamo “per tre quarti”. Mi spiego meglio: il parlato risulta fin troppo reale e, secondo me, finisce per essere un pochetto confuso. Basterebbe una leggere ripulitura per passare da un parlato “reale” a uno “realistico” e coniugare l’efficacia letteraria con la resa del parlato.
 
Top
Selene B.
view post Posted on 27/4/2014, 08:40




Ciao Angelo, grazie per la lettura e per il suggerimento :)
 
Top
17 replies since 22/4/2014, 21:28   169 views
  Share