| «Ti dico che si è mossa» bisbigliò Andrea, tutto raggomitolato sotto la trapunta. «E basta, Andrea!» protestò Fabio nel buio della stanza «ogni sera devo sorbirmi tutta ‘sta manfrina…». «Ssst, abbassa la voce!» «Ma abbassa cosa! Ma c’hai tredici anni ormai! Non puoi ancora pensare che nell’armadio ci sia…». «E allora chi è che ha socchiuso l’anta, eh? Chi è?» «La tua fantasia, è» replicò Fabio. La luce esplose all’interno della camera. «Adesso, come tutte le porche sere, ti faccio vedere che in quel cazzo di armadio non c’è nessuno». Una voce femminile dal fondo del corridoio «Ragazzi, la piantiamo di fare casino? Domani dovete andare a scuola!» «Sì, ma’!» risposero all’unisono. Andrea intanto era uscito allo scoperto. Fabio teneva stretta la maniglia dell’armadio «Devo anche contare fino a tre, oppure stasera facciamo la versione light?» «Eh sì, facile così però!» osservò il fratello. «’Così’ come?» «’Così’, alla luce». «Ma se te l’ho fatto anche al buio! E più di una volta». «Ma stasera è diverso. Stasera si è mossa per davvero!» «Sì, e l’altra notte si era mossa la tenda, quella prima c’era un’ombra ‘anomala’ sotto la scrivania, e quella prima ancora…» «Ma stasera…». «Zitto!» lo interruppe Fabio «Non hai sentito anche tu?» «C-cosa?» La luce si spense. «F-Fabio, n-non fare il coglione» mugolò Andrea sgattaiolando sotto la coperta. Silenzio. «F-Fabio?» Silenzio. «Mamma!» «Andrea, se vengo di lì vi rovino!» «Mamma, Fabio fa gli scherzi cretini!» La porta della camera si chiuse con uno scatto. Silenzio. «Eddai, Fabio!» gemette Andrea. Silenzio. Da sotto il lenzuolo sbirciò verso la penombra della finestra. La tenda si mosse. «Oh…». In quel momento un’ombra sembrò scivolare sinuosa da sotto la scrivania. Andrea si ritrasse ai piedi del letto, poi sgusciò fuori cercando di guadagnare l’uscita. Inciampò in qualcosa di ingombrante. Era Fabio riverso a terra, con gli occhi spalancati e lo sguardo vitreo. «Aiuto!» urlò Andrea, afferrando la maniglia della porta per aprirla «Mamma, aiuto!». In quell’istante l’armadio si spalancò. Un’orribile figura, buia come il buio stesso, balzò fuori e si proiettò su di lui afferrandolo per le spalle. «No!» urlò il ragazzo divincolandosi e lanciandosi nel corridoio. «Ma’! Ma’!» chiamava con voce strozzata quando irruppe nel salotto, dove un gruppo di ragazzi stava intorno a un tablet. L’ultimo “ma’” fu sommerso dalle risate. Si girò e dal fondo del corridoio vide arrivare Fabio con Mario tutto vestito di nero, la faccia sporca e Giulio. Ridevano anche loro. «Idioti! Poteva venirmi un colpo!» «Be’… » rispose il fratello tra sussulti irrefrenabili «Magari questo trauma a qualcosa servirà».
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Silenzio. «Buonanotte ragazzi. Ora spengo la luce e basta casino per stasera». «Buonanotte ma’». «’notte». Silenzio. «Sei stato proprio un coglione» disse Andrea. Fabio ridacchiò «Ma non ti ricordavi che papà e mamma erano al cinema?» «No, ma chi va a pensare che…» «Zitto!» «Piantala». «N-no, davvero». «Davvero cosa?» «L’anta». «L’anta?» «S-si è mossa, ora l’ho vista anch’io…»
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