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Amici fino alla fine, di Francesco Nucera

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Ceranu
view post Posted on 22/4/2014, 22:59 by: Ceranu




-Stia tranquillo, alla sua età può capitare di perdere qualche diottria.-
Enea rimase a guardare perplesso quel presunto medico. Non gli era piaciuto fin dal primo momento, da quando gli aveva passato un cucchiaino di legno per coprire un occhio.
-Mi faccia riprovare. X, W, M. No scusi è una N.-
-Non si preoccupi, dall'altra parte ha dieci decimi, lei ci vede. Non le do nemmeno l'obbligo delle lenti.
Enea prese il foglio del rinnovo della patente e corse fuori dagli uffici dell'Aci. Afferrò il telefono e chiamò Pietro, il suo amico infermiere.
-Cosa c'è stavolta-
-Ho perso tre diottrie dall'occhio sinistro.- Il silenzio che seguì lo fece preoccupare.
-Hai preso qualche botta?-
-No-
-Allora prenota una visita dall'oculista, o alla peggio ti faccio fare una tac-
Quella chiamata non era stata di conforto, sapeva cosa intendeva con il “fare una tac”, poteva avere un tumore al cervello. Salì in macchina e si guardò allo specchietto retrovisore, com'era possibile che non ci avesse fatto caso prima? La pupilla di sinistra era nettamente più piccola.
-Quel finto medico non se n'è nemmeno accorto.-
Si mise in strada per tornare a casa. All'imbocco della tangenziale chiuse l'occhio buono per controllare: i cartelli erano sfuocati. Le tempie iniziarono a pulsargli, e tutto l'emisfero mancino gli fece male. Tirò dritto e corse al Pronto Soccorso.
Lasciò l'auto nel posto riservato alle ambulanze e si affrettò verso l'ingresso. Davanti a lui c'era la solita coda. Un bambino piangeva in braccio alla mamma, un vecchietto sulla carrozzina non faceva che tossire. Tutta gente che non aveva un altro posto in cui stare. Il male alla testa aumentò, e le mani iniziarono a formicolargli. Abbassò la testa e si fece largo.
-Scusate, è un emergenza. Scusate-
Superò la coda tra gli insulti.
-Deve rispettare la coda- la guardia gli bloccò il passo.
-Ma io sto male-
-Tutti stanno male-
D'improvviso faceva caldo, il cuore gli batteva a mille nel petto e non sentiva più le mani. Stava male.
-E' un emergenza- spintonò quell'idiota gettandolo a terra e superò la porta socchiusa.
-Lascialo stare, ci penso io- Un uomo con il camice verde gli andò incontro.
-Pietro-
Enea si abbandonò a terra. Il suo amico con l'aiuto della guardia lo misero su una sedia.
-Stai tranquillo è la solita crisi-
Finalmente era tutto chiaro, lui l'aveva sempre saputo.
-Da quanto lo sai?-
-So cosa? Questo è il tuo solito attacco di panico- Pietro lo guardò sorpreso
-Ora capisco, quindi quelli che mi davi erano degli antidolorifici
-Stai sparlando, ora ti porto dal medico.-
Guardò Pietro con occhi supplicanti
-Dimmi quanto mi rimane- la risposta non arrivò. La sedia corse oltre le tende della sala emergenza. Ormai non sentiva né le mani né tanto meno i piedi, il cuore era impazzito e i vestiti fradici di sudore. Afferrò per il bavero il camice bianco che gli si chinò sopra.
-Mi dica cos'ho-
-Stia calmo-
-Non sto calmo, voi siete tutti d'accordo- Enea iniziò a roteare le braccia colpendo qualsiasi cosa gli si facesse contro. Dopo mille sforzi lo bloccarono e gli fecero un iniezione, pochi secondi dopo il cuore rallentò e lui si abbandonò.
Enea si svegliò in una stanza buia. Provò ad alzarsi, ma le cinghie glielo impedirono.
-Come stai?- Pietro era era rimasto sempre affianco a lui.
Guardò l'infermiere e sorrise: -vedi, avevo ragione io
 
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