1) Agorafobia, di Marco Actis Dato
Ciao Marco!
Questo racconto mi è piaciuto moltissimo, sotto tutti gli aspetti. L'aderenza al tema è evidente e nemmeno troppo banale, a mio parere, perché parli di una forma di schiavitù se non nuovissima quantomeno recente: non il lavoro in sé, ma il sentirsi utili solo in funzione di un ambito produttivo, il non avere altro ruolo sociale/esistenziale se non all'interno del posto di lavoro, appunto.
Non ho avuto difficoltà di comprensione e ho apprezzato anche il modo che hai di intercalare i discorsi diretti nella narrazione senza particolari forme distintive o segni di interpunzione (leggi Cormac McCarthy? anche lui usa spesso questa forma). I dialoghi, quindi, non mancano ma scivolano nel testo in maniera fluida e discreta.
Infine, ultimo punto che sto tenendo in considerazione nel valutare i testi, il tuo racconto ha una trama compiuta e, sebbene in un ristretto spazio temporale, gli eventi si evolvono senza cadere nella staticità.
A mio parere davvero un buon racconto, complimenti.
A rileggerti presto,
Alessandra
2) Vigilanti d'Ordine Pubblico, di Maurizio Bertino
Ciao Maurizio, piacere di incontrarti dopo tanto tempo
Il tuo brano, a mio parere, non manca di nulla. L'aderenza al tema è presente, sia per quanto riguarda la schiavitù, sia per quanto riguarda il carattere richiesto della sua “novità”.
La narrazione è snella, quasi interamente basata sui dialoghi. E' presente lo svolgimento di eventi attraverso i quali delinei la tua idea. L'espediente dello show televisivo, anche se non originalissimo, dà una giustificazione al fatto che uno dei personaggi si trovi a dover spiegare il funzionamento di questo nuovo ordine sociale, evitando l'impressione di “infodump”.
Potresti potenziare l'incisività del brano aggiungendo qualche linea di narrazione: la lettura lascia un'impressione di freddezza, come se ne avessi trascurato il piano emotivo, mancando di coinvolgere totalmente il lettore. Forse l'idea di fondo, per quanto originale e aderente al tema, non è abbastanza potente da stupire – così esposta, nuda e cruda – chi legge. Ma si tratta solo di impressioni legate al mio gusto personale, che non incidono molto sulla bontà del pezzo.
A rileggerti presto, un saluto!
Alessandra
3) Bianco Noir, di Raffaele Marra
Ciao Raffaele, piacere di incontrarti
Ho apprezzato molto il tuo brano e il tuo stile di scrittura. Hai un modo elegante di condurre la narrazione, del tutto all'altezza della tematica trattata. Forse per il fatto che i temi di ampio respiro sono nelle mie corde, forse proprio per la tua capacità di tratteggiare con delicatezza questo Dio paziente e un diavolo amareggiato che tenta di distoglierlo dai sui doveri, il tuo è uno dei racconti che mi sono piaciuti di più.
Unica pecca, purtroppo un po' penalizzante, è che la schiavitù di questo Dio non è affatto nuova come richiedevano le specifiche, ma al contrario risale – per sua natura - all'inizio dell'umanità stessa. Un piccolo neo che non ti potrà dare punteggio ai fini della classifica, ma che si azzera se si considera il brano al di fuori del contesto chiuso in cui è nato.
Spero che la mia lettura sia in armonia con quanto volevi comunicare.
A rileggerci presto, un saluto.
Alessandra
4) Libera! (Gli dèi mortali), di Beppe Roncari
Ciao Beppe, piacere di conoscerti.
Ho riletto più volte il tuo racconto. Superato l'ostacolo iniziale di non capire perfettamente cosa sia un Obi (credevo facessi riferimento a qualche figura mitologica che non avevo mai sentito, né fino alla fine del brano ho avuto informazioni che appagassero la mia curiosità), devo dire che lo scritto procede lineare e coerente.
Il tuo pezzo ha diversi punti forti. Innanzi tutto sei uno dei pochi che ha di sana pianta inventato una nuova forma di schiavitù. Il brano ha un buon equilibrio tra parte narrata e dialoghi, una buona interazione tra i personaggi ma soprattutto una trama autoconclusiva: non ti limiti a tratteggiare l'idea ma fai accadere qualcosa, ed è attraverso questi accadimenti che sveli la tua idea.
Veniamo a quelli che, secondo me, sono i piccoli punti deboli del tuo lavoro. Il fatto che non si spieghi, nemmeno indirettamente, quale sia la natura e l'origine di questi strani esseri (Obi come... obbedienti?) lascia un pochino insoddisfatto il lettore. Il problema è che, nonostante dopo diverse letture (ma soprattutto dopo le tue spiegazioni nei commenti) la storia risulti chiara, il fatto che l'idea non sia di immediata comprensione mi fa credere che “manchi” qualcosa al testo. Potresti, con la stessa accortezza che hai dimostrato nel rivelare gli altri contorni della storia, fornire qualche indicazione più chiara per delineare quella che, in fondo, è la questione centrale del brano.
Come gli altri ti dicevano, infine, la prima frase ha una costruzione ambigua che potrebbe essere facilmente aggiustata.
Spero che il mio commento ti sia in qualche modo utile: il giudizio sul tuo brano è positivo e l'idea è abbastanza forte da trarne una storia più lunga.
A rileggerci, un saluto!
Alessandra
5) L'App soluzione a tutti i mali, di Marco Fronzoni
Ciao Marco, non ricordo se ci siamo mai incontrati da queste parti, in ogni caso è un piacere
Del tuo brano ho apprezzato sicuramente l'idea, che senza fatica posso ricondurre al tema di questo contest. La schiavitù c'è, perché il ruolo sociale è incasellato e contrario alla volontà dell'interessato (esattamente come lo era un tempo lo status sociale di schiavo), ed è nuova perché porta alle estreme conseguenze quella che attualmente è solo una tendenza sociale.
Venendo ai difetti del brano, credo che abbia usato i dialoghi – in maniera non troppo sottile – per lanciare le informazioni necessarie a delineare la tua idea. Si tratta di un difetto particolarmente evidente nelle battute finali:
«Lo vedi anche tu che è stata azzerata la disoccupazione, no? Grazie alle App la mattina generi reddito con mobilità orizzontale e verticale, mentre il pomeriggio produci fatturato acquistando prodotti grazie al reddito generato la mattina, metà decisi da te, l’altra metà suggerita dalle App, così che non ci siano diseconomie e potenziali aziende in crisi. Facile no?»
«No, ma quello che intendevo…».
«Basta, ci resta poco tempo. Sei azienda al mattino e cliente il pomeriggio. Altri viceversa, okay? Pronto a partire ‘azienda’?»
Avresti potuto distribuire meglio durante tutto il corso del brano il flusso di informazioni, che in questo modo arrivano al lettore in maniera un po' “violenta” e poco credibile. Certo, la mancanza di tempo e il fatto che le battute a disposizione fossero limitate non ha giocato a tuo favore, ma in fondo la sfida è proprio questa, no?
A rileggerti presto, un saluto!
Alessandra
6) Una merce rara, di Alberto Della Rossa
Ciao Alberto!
Trovo che il tuo pezzo sia davvero molto ben scritto, i personaggi interessanti e ben caratterizzati, gli eventi coerenti e la chiusa molto d'effetto. Mi piace il fatto che abbia utilizzato un dettaglio in apparenza così insignificante (il materiale della camicia) per poterlo recuperare alla fine e dare un senso ultimo al brano: regali un senso di circolarità e sensatezza agli avvenimenti che descrivi. Insomma, si tratta di un pezzo equilibrato e ben concepito, che riesce a rendere giustizia a un tema sì molto conosciuto - chiamiamolo topos letterario - ma per quanto mi riguarda sempre intrigante. Il vero problema del racconto, secondo me, è che se lo si inquadra alla luce del tema imposto (una nuova schiavitù) manca da ogni punto di vista il carattere della novità. Si tratta di un problema che, a mio parere, hanno molti racconti di questa edizione e che sicuramente non aiuta ai fini della classifica. Come ho già detto a Raffaele, tuttavia, il difetto si azzera se si considera il pezzo in assoluto, senza collocarlo nell'ambito del contest: si tratta di qualcosa che è piacevole da leggere e ben scritto, il che non è sicuramente cosa da poco.
Spero che la mia lettura sia in armonia con le intenzioni del tuo lavoro.
A rileggerti presto!
Alessandra
7) Omicida "seriale", di Angelo Frascella
Ciao Angelo!
L'idea di fondo è molto basic e non originalissima, ma tu la sviluppi con semplicità e leggerezza, dando vita a un racconto simpatico che si lascia leggere senza annoiare. Inoltre metti, di tuo, una certa tecnica nel costruire interazione tra i personaggi, dando alla storia il respiro di avvenimenti dinamici. Fai un buon uso dei discorsi diretti, e dal modo in cui sai valorizzare un'idea così spartana si intravede una certa esperienza nella scrittura. A mio parere un racconto dignitoso per un registro - quello semiserio - per nulla facile da gestire.
A presto, un saluto!
Alessandra
8)Almeno questa è carina, di Marco Migliori
Ciao Marco, piacere di rileggerti!
La lettura del tuo racconto mi ha spiazzata, perché mi è risultato godibile e ben scritto nonostante non abbia ben capito subito di cosa diamine stessi parlando
In sostanza il tema della schiavitù è rispettato e trattato con una declinazione originale: siamo schiavi delll'essere schiavi, necessitiamo di un padrone di qualunque tipo che pensi al nostro posto. Detto questo, avverto poca chiarezza nella prima parte, perché nonostante diverse riletture non si intuisce bene di quale genere di setta/idolo fossero succubi i protagonisti. Forse non è essenziale alla comprensione generale del testo, ma il fatto che non sia ben espresso questo punto costringe comunque il lettore a disperdere l'attenzione, lasciandolo con la sensazione di non aver afferrato il senso della storia. Secondo me puoi aggiustarlo aggiungendo anche una o due sole frasi chiarificatrici.
Ottimo lo stile, dinamico e ben strutturato.
A rleggerti presto!
9) La gabbia, di Ducoli Diego
Ciao Diego!
Se ho ben capito interpreti il tema della "nuova schiavitù" in senso letteralissimo, perché il protagonista passa dalla padella di una prigionia alla brace di un'altra forma di perdita di libertà. Sei caduto su un "colpo di scena" - cioè l'umanizzazione del punto di vista canino - probabilmente non originalissimo. Eppure non trovo gravi difetti nell'esecuzione di questo brano, che si lascia leggere con chiarezza fino alla fine (non è cosa da poco), svolgendo il suo dovere. Vedo una buona armonia tra parte narrata e parte dialogata e una trama dinamica, ben delineata.
Piacere di averti letto, alla prossima!
Alessandra
10) Sogni lontani di un futuro prossimo, di Filippo Puddu
Ciao Callagan!
Se ho capito bene è la storia di un mondo alla deriva. Il pezzo in corsivo sembra alludere a una qualche rivoluzione, una rivoluzione andata a finire male a quanto pare (forse per questo la donna ce l'ha con il protagonista? Il tono sovversivo si addice al suo carattere idealista, dato che nonostante i pericoli cerca di raccontare al figlio di quando c'era la luce). Detto questo, il racconto si divide tra pregi e difetti. Dalla tua hai sicuramente la capacità di delineare bene atmosfere e personaggi, suggerendo esattamente le sensazioni che vuoi esprimere. Unico appunto: la trama è criptica. Lo so che far intuire è spesso meglio che spiegare, imboccare, ma occhio a non essere troppo avaro. Se vuoi che il lettore capisca qualcosa, in un modo o nell'altro devi comunque metterla dentro il racconto. Secondo me con qualche intervento qui e là risolvi tutto.
Piacere di averti letto, alla prossima!
Alessandra
11) E fu la voce, simolimo
Ciao Simo, eccomi a te!
Del tuo racconto mi piace la capacità di rovesciare il significato del tema (quello di una moderna schiavitù), che suggerirebbe implicazioni lugubri e negative, per dare invece al tuo racconto un tono dolce, leggero e godibile.
Nel brano sono presenti passaggi che fanno trasparire il gusto nel raccontare una storia, la ricerca di un tono confidenziale e sapido, proprio come quando si intende "abbellire" un avvenimento per trasformarlo in fiaba.
Venendo al punto debole del racconto, questo mi pare ovviamente da collocare nella forma "non mostrata ma raccontata". Non fraintendermi, non sono una talebana di quelle pillole di saggezza di provenienza anglosassone del tipo "show don't tell", "kill your darlings" etc... ma è anche vero che la narrazione fa un salto di qualità quando è dotata di certe caratteristiche, come per esempio l'interazione tra personaggi, i dialoghi, eventi che seguano un arco evolutivo anziché appiattirsi a una dimensione statica e così via. Il tuo racconto non manca di idee, non manca di aderenza al tema, ma manca, appunto, della forma della vera narrativa. In questa forma appare come una sorta di sinossi, come quando qualcuno ti spiega la trama di un film (che è cosa ben diversa dal vedere il film, non so se mi spiego).
Leggevo nei commenti sopra che l'intento di questa scelta potrebbe essere quello di creare una sorta di metaracconto, in cui tu ti cali nelle vesti di narratrice e ci racconti una fiaba. Se l'intento era davvero questo, avresti potuto - a mio parere - conseguirlo meglio creando una situazione in cui qualcuno si trovasse a raccontare questa storia a qualcun altro (per esempio un nonno a un nipotino, o dei ragazzini attorno a un fuoco): forse l'espediente non sarebbe stato tra i più originali, ma la storia avrebbe acquistato in un colpo solo tridimensionalità, credibilità e la forma che spetta a un pezzo di fiction vero e proprio.
Spero di essere stata chiara nel mio commento.
E' stato un piacere leggerti, a presto Simo!
Alessandra
12) poveri voi, di Francesco Nucera
Ciao Francesco, piacere di leggerti
Del tuo brano ho apprezzato l'idea di fondo, ossia che sotto la schiavitù palese contro la quale ormai tutti sanno puntare il dito (la schiavitù verso un non meglio specificato “sistema”), ve ne sia un'altra non meno deprecabile, cioè la schiavitù verso l'anticonformismo a tutti i costi. Mi è piaciuto, insomma, il tuo ritratto di un radical chic che si illude di essere l'unico di avere il dono della libertà di pensiero, mentre inciampa di continuo in altri stereotipi che appiattiscono la sua vita a un'altra forma di banalità.
Venendo ai punti deboli del brano, direi che il difetto principale sia legato alla mancanza di trama. Hai delineato alla perfezione l'immagine che corrisponde alla tua idea di partenza, ma – detto in poche parole – nel brano non accade nulla. Questo potrebbe non essere un difetto in senso assoluto, per esempio se usassi il pezzo come introduzione di una storia molto più lunga, ma lo è in un brano così breve. Non fare l'errore di credere che trovata una buona idea (e qui c'è), ti basti questa per far funzionare la narrazione: devi fare l'ulteriore sforzo di delineare la tua idea non limitandoti a descriverla, ma attraverso l'arco evolutivo degli eventi.
Puoi facilmente riprendere in mano l'idea e migliorarla, ampliarla e portarla a compimento.
Spero di esserti stata utile e se non lo sono stata... cestinami nel secco indifferenziato
Un saluto, a rileggerti presto!
Alessandra
13) Abuso, di Sallow
Ciao Sallow, piacere di leggerti
Questa storia ha il difetto - a mio parere di notevole importanza - di non essere una storia. Potrebbe essere il preludio di qualcosa di molto più lungo, ma in queste dimensioni appare come il semplice affresco statico della tua idea. Per ora abbiamo solo un personaggio, di cui non si sa nulla (chi è? perché va in giro con pennarello e taccuino?), che va in giro per le strade meditabondo a deprecare la scarsa libertà di pensiero degli altri. Non ci sono interazioni, non ci sono nemmeno azioni, ma solo un'idea. Il finale sembra imboccare il significato della storia al lettore, più che suggerirlo.
Ti segnalo un errore/refuso, non so se altri te lo hanno fatto notare: si dice "capro espiatorio", non "capo espiatorio"
Se posso permettermi un suggerimento: tieni l'idea di fondo, ma sviluppa degli avvenimenti che ti permettano di mostrarla attraverso personaggi meglio approfonditi.
A rileggerti presto, un saluto!
Alessandra