Nero Cafè Forum

My way, di Francesco Nucera

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Ceranu
view post Posted on 29/7/2014, 21:38




«And did it my way.» La voce vibrò intensa su quell'ultima nota. In essa, Paolo, mise tutta la sua passione, tutta la disperazione. Riaprì gli occhi, pronto ad accogliere l'ovazione.
Un bambino cadde a terra, la sorellina gli franò addosso, la madre strillò ai due di fare attenzione.
«Vi aspetto tutti domani sera alla stessa ora. Io sarò ancora qui, per allietare l'ora del caffè.» Con lo sguardo cercò le scarpe nascoste dal ventre gonfio. Quanto era dura la realtà.
Scese due gradini e si poggiò al bancone in legno.
«Il solito.» Ammiccò alla barista. Lei rispose sorridendo, probabilmente solo per cortesia.
«Cosa farai da lunedì?»
«Quello che ho sempre fatto,» La fissò negli occhi, cercando di mentire anche con quelli. «tornerò in Italia, e aspetterò la prossima estate.» Il ghigno che gli si stampò in volto l'avrebbe tradito, ma la barista non sentì nemmeno la sua risposta.
Con la fronte poggiata sul pugno chiuso, Paolo si mise a giocherellare con il ghiaccio nel bicchiere semivuoto, come la sua vita, come i suoi sogni. Le nuvole all'orizzonte indicavano che stava cambiando il tempo. Con esso sarebbe cambiato anche lui, e le pulsioni più oscure sarebbero venute a galla. Il freddo della città l'aveva sempre eccitato.
«Dammene un altro.»
«Sì, ma questo lo offro io.»
Paolo si voltò e vide una ragazza di trentanni. Un tubolare bianco le avvolgeva il corpo snello, i ricci rossi le coprivano il volto, andando a ricadere sul seno prominente. Sorrise sorpreso dall'insperata cortesia.
«Lei è veramente bravo.»
«Grazie, ma dammi del tu.» Tirò in dentro la pancia, cercando di darsi un'aria più presentabile.
«Mi chiamo Paolo, piacere.»
«E io Dora.»
Mentre chiacchieravano, non riuscì quasi mai a distogliere lo sguardo dalla scollatura della ragazza. Piccole gocce di sudore le brillavano sulla pelle abbronzata, rendendola ancora più desiderabile. Avrebbe voluto affossarci la testa, per possederla e nel culmine del piacere... Si scosse cercando di allontanare quelle pulsioni, non poteva, non lì nel villaggio.
«Finiamo di bere nella mia stanza?»
L'uomo guardò in giro, certo che la domanda fosse rivolto a qualcun altro. La mano di Dora si strinse sulla sua e lo trascinò lontano dal bar. Il cuore di Paolo accelerò eccitato. Non era un bel segno. Provò a bloccarsi, ma l'insistenza della giovane diede stimolo ai suoi istinti. Poteva resistere, e poi lei non era una prostituta, e non era nemmeno inverno. Non aveva mai ucciso l'estate, quando si sentiva meno solo.
Davanti alla stanza Dora gli diede un bacio, un altro, e un altro ancora. Lo trascinò dentro. Nell'oscurità Paolo sentì i pantaloni allentarsi e scendere fin oltre le caviglie, poi fu il turno della camicia, infine toccò agli slip. Nudo e ansimante cercò il suo corpo, non doveva trattenersi, l'avrebbe nascosta tre giorni.
«Ti piacciono le cose strane?» Chiese lei.
«Non sai nemmeno quanto!» Paolo immaginò la ragazza legata, insanguinata, mentre supplicava il suo perdono, regalandogli il piacere più grosso: il potere.
«Allora stai fermo.»
Un brivido parti dal polso destro quando una stretta metallica lo bloccò alla spalliera del letto. Poi fu il turno del sinistro. Era certo di non aver mai avuto un'erezione simile. Quando gli legò anche le caviglie fu certo che da lì a poco avrebbe eiaculato.
«E ora chiamami puttana, come avrai chiamato mia madre.»
Dora accese la luce. La stanza spoglia sembrava disabitata. Gli occhi stralunati di lei lo attraversarono da parte a parte. Portò la mano ai capelli e strappo la parrucca che coprivano quelli veri, corti e neri.
«Dicono che così le somiglio.»
Paolo era troppo eccitato per parlare. Non gli interessava nemmeno sapere come l'avesse trovato.
«Sono tutte uguali le puttane.»
Dora gli sigillò la bocca con il nastro da pacchi.
«Non gridare o ti ammazzo!»
Sotto l'adesivo marrone lui sogghignò. Non avrebbe mai interrotto quel piacere.
Quando il coltello lo eviscerò, non si trattenne più. Lasciò che tutti i suoi liquidi si riversassero sulle lenzuola. Estasiato, pensò a quante puttane avevano goduto grazie a lui.
D'un tratto le forze gli mancarono, non avrebbe più visto l'inverno, stava morendo, con un unico rimpianto, non poter intonare quell'ultima nota.
“And did it my way.”

Edited by Ceranu - 29/7/2014, 23:02
 
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Callagan
view post Posted on 31/7/2014, 11:36




Ciao, Francesco. Ed eccomi qui.
La nota positiva del racconto è la narrazione, che scivola via efficace e fa progressivamente entrare il lettore nella testa del personaggio. Tecnicamente ci sei. A mio parere, invece, la trama pecca di banalità, e non ci sono abbastanza elementi di innovazione che vadano a far concentrare l'attenzione su altro (c'è chi dice, a tal proposito, che ormai si è scritto tutto di tutto, e quel che conta ora è *come si scrive*. Bah, io non condivido in toto, comunque). Questo mese ho "festeggiato" un anno su MC, e di trame simili a queste (per non dire identiche) ne ho lette tante. Poi, per carità, a molti piacciono queste storie; personalmente invece ti suggerirei di osare di più con la fantasia.
A livello di credibilità, invece, mi sorgono un po' di dubbi nel finale: per quanto uno possa essere sadomasochista, può davvero godere nell'essere eviscerato e non provare un dolore atroce che lo porta a una morte atroce? :blink:
 
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Ceranu
view post Posted on 31/7/2014, 22:02




Ciao Filippo, per quanto riguarda la credibilità del finale, penso che il mondo sia talmente vario che non mi stupirei di incontrare una persona così. Sulla banalità della trama non posso replicare, visto che questo genere di racconti non mi appartengono, quindi sono soddisfatto del lavoro compiuto. Grazie per la lettura e alla prossima.
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 5/8/2014, 22:36




Ciao Francesco, benritrovato. Purtroppo, il tuo testo personalmente non mi convince e non lo trovo aderente al tema proposto per questa edizione. È proprio tirata per i capelli la frase “non avrebbe più visto l’inverno”.
Sugli altri punti hanno già parlato gli altri, ma io sottolineo un elemento essenziale di problematicità, a mio pare l’Elemento di problematicità con la “E” maiuscola. Il brusco testacoda del personaggio. Prima godeva nell’infliggere dolore. Ora nel riceverlo? “Non avrebbe mai interrotto quel piacere.” fa a cazzotti con “Estasiato, pensò a quante puttane avevano goduto grazie a lui.”
Anche nel voler tirare in ballo il Vangelo: “Fa’ agli altri quel che vorresti fosse fatto a te stesso.” la psicologia del personaggio non regge… Almeno a mio pare, mi spiace.
La posizione bassa in classifica, però, è dettata soprattutto dall’essere andato fuori tema.
 
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Ceranu
view post Posted on 6/8/2014, 21:46




Ciao a tutti. Inanzitutto ringrazio per la lettura, e provo a rispondere a qualcuno.
Beppe, è vero che il racconto non era ambientato in inverno, e che potevo evitare la frase
CITAZIONE
non avrebbe più visto l'inverno,

, ma in realtà erano i sentimenti dell'omicida a dover far pensare alla stagione. Un uomo freddo, con pochi sentimenti e una tristezza assoluta che lo attanagliava, proprio come l'inverno, che in pratica si stava risvegliando in lui.

Per quanto riguarda l'omicida che gode nell'essere ucciso, era proprio questo l'unico punto che voleva essere innovativo. So benissimo che la trama non era delle più originali, quindi proprio nei suoi sentimenti doveva esserci quella nota nuova. Non ho mai ucciso nessuno e non sono mai morto, quindi accetto assolutamente la vostra critica. Dovesse succedermi, ve lo farò sapere :P

Filippo P., ho pensato molto al tuo consiglio di usare di più la fantasia, ma non so se ne sarò mai capace. Proverò sicuramente a cimentarmi in generi diversi, prima di partecipare a Minuti Contati non avrei mai pensato di scrivere di un serial killer, ma non ti prometto nulla. Comunque grazie, perché mi hai messo davanti a un limite che non mi rendevo conto di avere.

Ciao
 
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L'Inquisitore
view post Posted on 9/8/2014, 17:37




Il finale mi piace con quel ribaltamento di ruoli che non viene visto da' killer come punizione, ma come benedizione e non in senso salvifico, ma proprio filtrato attraverso la sua mente malata. Manca, nel testo, il raccordo fra il suo vivere l'estate, la sua passione per la musica, e il suo essere killer, qualche elemento determinante per il suo esserlo diventato. Il tema c'è, tirato per i capelli come in molti altri racconti dell'edizione, ma c'è.
 
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5 replies since 29/7/2014, 21:38   74 views
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