Nero Cafè Forum

Ineluttabilmente, di Beppe Roncari

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Beppe Roncari
view post Posted on 29/7/2014, 21:04




Roma. Venerdì Santo. 1882.
F. sbottò: – Ma non lo vedete che è sempre più freddo, sempre più notte?
– Sì, sì, lo sappiamo, lo sappiamo… – Lo lenirono in coro i compagni battendogli le mani sulle spalle e versandogli nel buffo bicchierino a clessidra un’altra abbondante dose del suo Bärenfang. – Dio è morto. E noi lo abbiamo ucciso. Il mondo brancica nel Buio, eccetera eccetera. Ma c’è sempre qualcosa che ci scalda. Fattene una ragione.
– Voi non capite. – Protestò F. Non prima, però, di essersi scolato quel piccolo orologio a liquore di vetro e averlo deposto a testa in giù sulla tavola. L’aveva portata lui, quella bottiglia di prezioso liquore al miele, il leggendario “Cacciatore d’Orsi” prussiano, a quegli zotici. Come un tesoro. Aveva proprio ragione il Tale. Non si dovrebbero mai buttare le perle ai porci… – Una cosa è il fatto che un certo evento accadrà. Un’altra è sapere che esso accadrà. Ineluttabilmente.
– Uh! Ineluttabilmente, che parolone! – Intervenne l’oste, un omone grasso e flaccido, che afferrò il bicchiere abbandonato per “pulirlo” con il suo grembiale sudicio. – Quand’accadrà, accadrà! Allora ci fasceremo la testa. Ma fino ad allora, lasciaci brindare in pace. Quella è la porta, “Sempre-più-freddo”!
F. si alzò in piedi, posando nel contempo, in un unico elegante gesto, un tallero prussiano sulla tavola. Gli altri avventori ne trassero ulteriore motivo di scherno: – Persino la tua moneta è scaduta, non solo la tua filosofia!
– Sì! Lo Zollverein è l’imperatore! – Sibilò F. con infinito disprezzo. Poi, scuotendo la testa. – Forse è meglio il Kaiser, con il suo volere divino e tutto il resto…
E, messe le mani in tasca, si avviò all’uscita della bettola curvo, ma senza ondeggiare nemmeno un po’ nella sua andatura.
Fuori, l’autunno, il caldo autunno romano, era alle porte. Un lieve vento orientale portava foglie d’arancio in volo in complicate vie barocche per tutta la lunghezza di Campo de’ Fiori.
Rabbrividì. Un tempo aveva fatto caldo lì. Davvero tanto, troppo caldo, per uno dei suoi colleghi.
Passi inquieti lo portano prima sul Lungotevere e poi ad attraversare il ponte, per finire, guarda un po’, nell’ultimo posto in cui avrebbe voluto dirigersi, avesse pianificato in anticipo l’itinerario. Ed ecco, era l’imbrunire sulla Piazza di Michelangelo, Apollo morente sembrava irridere la storia neppur bimillenaria di quella Istituzione su cui sorgeva e tramontava ogni giorno, con pressoché assoluta puntualità (ma ogni volta un po’ meno, un po’ meno, un po’ meno ancora…) da prima che quella basilica, e quella che l’aveva preceduta, fossero state pensate.
– E fu sera e fu mattina… – Mormorò F., solo per se stesso, o almeno così credeva.
– … sesto giorno.
Una voce. Una donna!
– Da quali stelle siam caduti per incontrarci qui? – F. le afferrò con trasporto le mani delicate. Alla ragazza venne la pelle d’oca e arrossì. O forse era solo il sole del tramonto, che le colorava il pallido viso?
Aveva solo ventun’anni. Così giovane. Mentre lui…
– Dalle “Vaghe stelle dell’Orsa". – Citò lei a suo beneficio. Sapeva quanto gli piaceva Leopardi. Da quando glielo aveva fatto conoscere. Certe opere non erano ancora popolari nel Regno d’Italia. Figuriamoci in Germania! E poi, facendosi più vicina, più accesa… – A proposito di Orsa… vedo che ne porti ancora addosso un po’ di miele… – E gli posò dolcemente le labbra all’angolo sinistro della bocca, sui baffi, dove d’annidava una stilla superstite di Bärenfang, renitente alla gravità, come a ogni altra legge. E la sfiorò in punta di lingua.
Ma lui… Lui non si voleva ancora arrendere…
Sarebbe impazzito un giorno, sicuramente. E anche il mondo, un giorno, avrebbe smesso di girare. Ma non quanto lo faceva impazzire quel contatto. Non quanto non cessavano di fargli girare la testa quelle labbra e quegli occhi! Stelle nuove, supernovae, al principio del loro brillare, mentre già per lui arrivava l’inverno… Che dire al Dio della Morte? Non questa sera. Non questa notte.
Una cosa è il fatto che un certo evento accadrà. Un’altra è sapere che esso accadrà. Ineluttabilmente.
E lui sapeva, ormai, di aver perso la testa.
Giunga pure l’inverno! Nel tuo bacio. Salomé.
E F. dischiuse le labbra. Lentamente.
Ineluttabilmente.
 
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Ceranu
view post Posted on 30/7/2014, 22:55




Ciao Beppe, complimenti.
Bellissimo racconto, ricco di citazioni. Stilisticamente ineccepibile. Mi ha intrigato da subito l'F., che chiaramente doveva essere un personaggio storico. Ma doverlo scoprire è stato ancora più intrigante. Devo ammettere che invidio la tua facilità di scrittura, ma soprattutto di improvvisazione.
Se devo cercare una pecca nel racconto è l'eccessiva conoscenza che necessita la lettura. Tutti i rimandi calzano a pennello, ma se non sapessi nulla sulla Prussia o su Nietzsche, rimarrei a dir poco basito.
 
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Callagan
view post Posted on 31/7/2014, 10:59




Ciao, Beppe.
Senza dubbio un testo ispirato, che ha un suo perché e un adeguato sviluppo. Ahi me, mi ci è voluto il commento di Francesco per poterlo godere e comprendere a pieno. Di per sé questo non è un tuo problema, dal momento che prendi atto che il tuo testo è destinato a un'élite di lettori: non perché chi non coglie i riferimenti *non riesce* a leggerlo, ma perché il testo acquista senso e valore in virtù delle citazioni.
Mi limito ora ai consigli che posso darti in virtù delle mie conoscenze. Rileggiti e rivedi il testo, dovresti pulirlo un pochetto: nulla di grave. A volte abbondi con gli aggettivi e con i dimostrativi: puoi invece alleggerire il narrato.
A proposito della voce narrante, ho avuto l'impressione che vaghi tra oggettività e soggettività: come se a volte fosse coinvolta nell'azione e altre volte completamente estranea. E' solo una mia impressione sbagliata? Non so, prova a farci caso e dimmi. ;)
Infine: hai fatti un bel lavoro, dai! :P
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 31/7/2014, 11:20




Grazie @Francesco e grazie @Callagan!
Anche e sopratutto per i commenti costruttivi! Sono contento intanto che il pezzo vi sia piaciuto e che lo abbiate trovato comprensibile anche senza capire che poteva intitolarsi anche "Nietzsche in Love" (titolo che ho scartato, per non dire tutto subito :-)).
@Callagan, sì ti ringrazio per i consigli di asciugare aggettivazione e dimostrativi, sono abbastanza tipici del mio stile di scrittura, anche perché ho una concezione anche di lettura ad alta voce del testo, quasi ritmica (non oso dire poetica) e dell'equilibrio dei suoni. Sono pensati in tal senso anche la punteggiatura e certe scelte fonosintattiche, per ottenere quello che - personalmente, per carità, - ritengo "un bel suono, un bel ritmo".
Sì anche sull'oscillare - intenzionalmente, ma non è detto che funzioni bene, - fra soggettività e oggettività nella voce narrante. Voleva essere un meccanismo occulto di immedesimazione, ma se l'hai svelato non è celato abbastanza bene! ;-)
Grazie ancora per la lettura! Io ci metterò un po' più del solito per leggere e commentare i vostri, per impegni vari, ma non vedo l'ora di farlo, ciao! ^___^
 
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L'Inquisitore
view post Posted on 9/8/2014, 18:44




Un racconto difficile da valutare. Molto ben scritto, ben controllato, fluido, ricco di spunti da una parte. Incredibilmente ermetico e destinato a una cerchia ristretta, non fruibile da tutti, dall'altra. In questo caso, considerata la difficoltà del testo e l'estremo equilibrio interno, decido di premiare l'autore, ma occhio che, per come la vedo, un racconto deve essere rivolto a tutti senza necessitare di googlate per essere compreso.
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 11/8/2014, 06:30




Grazie @Inquisitore, chiedo venia. Speravo potesse essere goduto anche in beata ignoranza e senza googlare, ma probabilmente mi sbagliavo. :)
 
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5 replies since 29/7/2014, 21:04   127 views
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