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IL CALENDARIO DI PIETRA, di Beppe Roncari

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Beppe Roncari
view post Posted on 18/9/2014, 22:42




Lucia girava e rigirava intorno al cerchio di pietre. Correva, si fermava, tornava indietro, controllava, ricontrollava. Non c’erano dubbi: era così!
– Piano! – Le gridò una voce.
– Sì, zio! – Rispose la bambina. E riprese a correre.
Lo zio sedette su una roccia bassa. Chissà che cosa significava per sua nipote quello sfiancante andirivieni? Quando aveva deciso di portarla lì sperava di risvegliare in lei la sua stessa passione per l’archeologia… Inutile. Non ricordava forse che la cosa che le era piaciuta di più del British Museum era stata rincorrere come una forsennata suo cugino Brian per le sale?
In fondo, che giocasse pure. Anche lui, da bambino, sognava che il bastone fosse una spada e infinite avventure contro nemici di felce e d’ortica… Rigirò fra le mani il bastone da passeggio. Quanti ricordi! Com’è che non ci aveva mai più pensato, da allora?
– Uffa! Non si muove! – La bambina batté i piedi per terra. Poi riprese a spingere contro la parete di pietra, alta cinque volte più di lei.
– Che succede, Lucia?
La bimba corse da lui: – Zio! Le porte non si muovono!
– Credi che le pietre siano porte?
– Ma ovvio che erano porte! Che altro credevi che erano?
Lo zio sorrise alla scelta di tempi verbali della nipotina. Prima di farle imparare l’inglese, forse, sarebbe stato il caso d’insegnarle meglio l’italiano.
– Beh, gli archeologi pensano che siano un calendario di pietra, oppure…
– Uffa, zio! Ti dico che erano porte! Non ce li hai gli occhi per guardare?
Lo zio sospirò. Gli occhi gli caddero sul bastone. Per un attimo, solo un attimo, fu sicuro che il bastone era una spada! Ma poi scosse la testa, strizzò gli occhi e li rivolse sul viso corrucciato di Lucia, così grazioso, quando si arrabbiava.
– E perché sarebbero porte?
– Uffa, non mi piace quando mi tratti così!
– Come?
– Come una bambina!
Lo zio annuì. Aveva ragione. Si era lasciato prendere dalla sciocca condiscendenza con cui gli adulti parlano ai bambini, come fossero dei ritardati o l’assistente vocale del computer.
– Scusa. – Le disse. – Gli occhi dello zio sono come le sue gambe, che hanno bisogno di un bastone.
– Ma tu mica porti gli occhiali!
– No. Ma certe cose non riesco più a vederle… – Si alzò, facendo schioccare la schiena. – Vuoi aiutarmi?
La bambina sorrise e si presero per mano.
Lo condusse al dolmen più vicino e gli indicò dei segni a V alla sua base. – Vedi?
Lo zio scosse la testa.
– Aspetta.
Lo tirò dall’altra parte, al megalite successivo. E di nuovo indicò la base col ditino. – Vedi?
Lo zio stava già per scuotere di nuovo il capo quando… – Ehi! Ma c’erano dei segni a V anche su quella roccia!
– Visto? – Disse lieta Lucia. – E non è finita qui… Sono segni uguali! Identici!
Riprese lo zio per la mano. E lui si lasciò condurre, avanti e indietro, pietra dopo pietra: su ogni coppia di megaliti opposti si trovavano solchi diversi, ma sempre identici, a due a due.
– Lucia, sai che nessuno l’aveva mai notato? Da grande diventerai una grande archeologa. Chissà che significa?
– Uffa! Io mica voglio diventare grande, se poi divento stupida come te!
– Come me?
– Sì. Te l’ho già detto che significa! Sono porte! Porte scorrevoli! Anzi, – abbracciò con un gesto tutto il cerchio di pietre, – porte girevoli, come quelle dell’Ikea! Ma non si muovono! Mi aiuti, zio?
E si mise a spingere forte forte, col suo corpicino di bambina, contro la “porta” più vicina.
Ma un’altra porta doveva schiudersi affinché lo zio si mettesse ad aiutarla. Era arrugginita, le sue guide un po’ storte, sbeccate, come quelle pietre millenarie. Ma a che serve una porta, se non viene mai aperta?
E, facendo leva sulla roccia col bastone, lo zio spinse con tutte le sue forze…
E i dolmen presero a girare. Bastava poco, una volta attivato il meccanismo. Il sole tornò indietro, la terra risucchiò l’alba, nella notte sorse il tramonto, per mille, diecimila, ventimila volte, fino a che i segni a V si toccarono. Combaciavano perfettamente.
Lucia guardò felice verso suo zio. Ma non c’era più. Al suo posto, c’era un bimbo come lei, dai tratti vagamente famigliari. E nel pugno stringeva una spada. La estrasse dalla base della porta di pietra. La roccia era liscia, levigata. Come nuova.
Lucia sorrise. Si presero per mano: – Vieni a giocare?

Edited by Beppe Roncari - 19/9/2014, 00:08
 
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sgerwk
view post Posted on 20/9/2014, 19:14




Molto bene come storia, personaggi molto ben delineati. Mi è piaciuto il finale, con il vecchio zio (prozio, immagino, vista l'età mostrata) che non solo torna indietro a un tempo magico ma anche nelle vesti di bambino a sua volta. Una originale interpretazione dell'idea dei dolmen come porte.
Che poi, tra porta scorrevole e girevole c'è differenza, ma direi che è un dettaglio (certo che se 'sti druidi avessero messo i dolmen dritti invece che in cerchio il racconto ti sarebbe venuto ancora più in tema). Qualche commento nello specifico:
"Non c'erano dubbi: era così!" qui ci sarebbe un problema di punto di vista, che però si risolve molto facilmente: bastava dire una cosa del tipo: "guardava, annuiva"
"Le gridò una voce." idem
"nemici di felce e d'ortica..." già ci sono dei punti di sospensione quattro righe sopra, qui poi nemmeno sono utili
"non ci aveva mai più pensato" mi sembra ridondante il "mai", e anche poco adatto, visto che ci sta pensando adesso
"Che altro credevi che erano? [...] scelte verbali [...]" questa è azzeccata, sia perché dà realismo al discorso che per la reazione dello zio, fa capire meglio il suo carattere
"porte girevoli, come quelle dell'Ikea" ottimo anche qui: è molto realistico che un bambino usi un confronto con un oggetto che conosce, per farsi capire
"Ma un'altra porta doveva schiudersi affinché lo zio si mettesse ad aiutarla." qui però la frase è un po' ambigua: quale altra porta, visto che finora non se ne è schiusa nessuna?
 
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Angelo Frascella
view post Posted on 20/9/2014, 22:31




Ciao Beppe

Molto bella l’idea dei Dolmen che rappresentano delle porte in grado di portare indietro il tempo e bello anche il rapporto che costruisci fra i personaggi.
Ti segnalo un errore, all’inizio, sul punto di vista, che sembra quello della bambina, mentre per tutto il resto del racconto usi quello dello zio.
Quando scrivi “Per un attimo, solo un attimo, fu sicuro che il bastone era una spada”, sarebbe, secondo me, più corretto “fosse una spada”.
Mi ha lasciato un po’ in dubbio la frase su “un’altra porta doveva aprirsi…”. Intendevi la porta della mante dello zio?
In ogni caso, a parte i dettagli, hai scritto un bel racconto.

A rileggerci
Angelo
 
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ilma197
view post Posted on 21/9/2014, 18:46




Idea simpatica, ma ho trovato il finale un po' affrettato e confuso. I dolmen sono in realtà porte girevoli che fanno andare il tempo (la calcolatrice mi dice che 20000 giorni sono 54 anni e qualcosa, quindi il tempo giusto perché lo zio ritorni bambino), ma perché la cosa non ha nessun effetto sulla bambina? Dopo un paio di riletture suppongo che la chiave sia il fatto che è stato lui a girare le porte, ma inizialmente la descrizione del sole che va all'indietro fa pensare che sia tutto il mondo a essere tornato indietro. Inoltre, ho trovato alcuni passaggi un po' pesanti e superflui, come quello dove lo zio osserva i problemi della bambina con i tempi verbali (abbastanza normali per una bambina) o dove si rimprovera il fatto di aver trattato la bambina come una bambina.
 
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Ceranu
view post Posted on 21/9/2014, 22:54




Bel racconto, delicato, ma pieno di sentimento. All'inizio ho vacillato un po' sulla scelta dello “zio”, ma poi ho pensato che fosse giusto così, anche loro possono avere un ruolo rilevante sulla crescita dei bambini. Non trovo grossi difetti, mi sono accorto anch'io del cambio di punto di vista nel finale, ma credo sia stato fatto apposta, per far capire che lo zio era tornato bambino. E qui arriva il colpo di genio, che credo di aver intuito. Non si tratta di un vero ritorno al passato, non c'è nessuna porta reale, ma solo quella della sua mente che, una volta aperta, gli permette di sognare. Oppure mi sono fatto un gran viaggio.
Bel racconto, bravo!
 
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ioreth
view post Posted on 22/9/2014, 09:40




Ciao Beppe!

Il tuo racconto mi è piaciuto, d'altra parte chi ha voglia di diventare grande?

Ho trovato solo poco scorrevole il dialogo tra zio e nipote, non sono sicura che tu parli in questo modo alla tua nipotina! :)
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 22/9/2014, 10:33




Ciao a tutti! Grazie per i commenti! ^___^
Lo zio è un "prozio" (io chiamavo "zio" il mio prozio, per cui mi sembrava abbastanza naturale).
La porta che deve schiudersi, la vera porta scorrevole, è quella della mente dello zio.
Quanto poi all'interpretazione del finale, mi piacciono tutte e due: solo l'apertura mentale per cui lo zio è tornato a giocare, sia quella in cui torna indietro il tempo (solo per lui) ma soprattutto sono tutti e due in una terra magica! Stile Peter Pan, L'Isola che non c'è, per intenderci.
La mia idea era la seconda, ma la prima è comunque valida, perché è un bel messaggio. Chi ha voglia di invecchiare?
"Vieni a giocare?"
Ciao! :)
 
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Olorin
view post Posted on 23/9/2014, 14:06




Un bel racconto con la licenza di commutare il tema da sliding doors a revolving doors, anche se tecnicamente ha dei passaggi che scricchiolano per come sospendono il processo di immedesimazione. L’inizio sembra porre il pdv in Lucia – “Non c’erano dubbi: era così!” non può che essere l’esito finale del ragionamento della bambina, ma anche quel “Le gridò una voce”, si pone esternamente, ma sempre più verso le percezioni della bimba -, poi invece il racconto viene condotto giustamente sulla base della percezione e sulla situazione di ‘non conoscenza’ del secondo personaggio. Il passaggio dal periodo in cui si parla della ‘porta’ che sta nel cuore dello zio, al fatto che lui già spinga le porte è troppo immediato. Forse lì avrebbe dovuto esserci una sorta di processo di metabolizzazione della proposta della nipotina da parte dello zio, il cui esito l'avrebbe poi portato ad agire. Finale un po’ troppo alla ‘Big’.
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 24/9/2014, 07:56




Ciao a tutti :)
Senza suonare pretenzioso è difficile dirlo ma mi pare che i difetti segnalati non siano significativi, il cambio di punto di vista una sola volta e all'inizio ci sta, scrittori come Verga lo facevano a ogni frase. Le porte girevoli sono a tutti gli effetti anche scorrevoli, mentre non è necessariamente vero il contrario (le porte girevoli, per dirla in linguaggio matematico, sono un sottoinsieme delle porte scorrevoli).
Questi non mi paiono commenti molto utili o centrati, comunque li ascolto e li accolgo tutti, ciao! ^___^
 
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Olorin
view post Posted on 24/9/2014, 08:05




Be', è un po' come dire che le moto sono un sottoinsieme delle auto, che a loro volta sono un sottoinsieme dei camion, che lo sono dei treni... :B):
 
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sgerwk
view post Posted on 24/9/2014, 19:18




Io i problemi che trovo li segnalo tutti, poi penso dovrebbe essere chiaro quali sono quelli più significativi e quelli secondari o trascurabili. In generale, se di problemi minori ce ne sono tanti allora anche la valutazione generale è normale che ne risenta.
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 25/9/2014, 10:26




E fai bene, @Marco. ^___^
È solo che mi arrogo il diritto di replica. :-P
 
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L'Inquisitore
view post Posted on 28/9/2014, 10:29




Un racconto che non ha spazio sufficiente per esprimersi. L'idea dei dolmen come porte girevoli appare debole ed è impossibile che una bimba noti elementi che sono sfuggiti ai più nel corso di centinaia d'anni di osservazioni. Ma il punto è un altro e sta nel conflitto generazionale, nella distanza fra i due protagonisti, nell'incapacità dell'anziano di riuscire ancora a sognare, di estrarre quella spada dalla roccia, di guardare al mondo con occhi non velati da preconcetti. Il messaggio è ovviamente forte e il finale potenzialmente magico e da pelle d'oca. Il problema, appunto, sta nella costruzione e in idee forse non così chiare in corso d'opera. Da riprendere e sviluppare partendo proprio da quel finale, del quale non modificherei neanche una lettera.
 
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12 replies since 18/9/2014, 22:42   174 views
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