| Sarebbe bastato un no. Niente di eccessivo: solo un semplice no. Ci pensava ogni tanto. Ma non spesso altrimenti avrebbe corso il rischio di distrarsi e questo non se lo poteva permettere.
“No, guarda non ho tempo, è meglio se rimandiamo” “Ma come??? Me l’avevi promesso! Non voglio andarci da sola, non conosco nessuno!” “E invece ci andrai da sola perché io non vengo, ciao.”
Un rumore alle sue spalle la mise in allerta. Strinse la spranga di ferro che aveva trovato per strada mentre scappava, era la sua unica arma. Un po’ scomoda a dire la verità perché la obbligava ogni volta al contatto fisico e questo non lo sopportava, chiudeva gli occhi e lasciava partire il colpo. La puzza che emanavano era orribile, non riusciva ad abituarsi.
Bene adesso era libera di organizzarsi come voleva, Chiara era simpatica, ma decisamente appiccicosa e proprio non aveva voglia di sorbirsi le sue ansie e i suoi ragionamenti assurdi. Che andasse da sola a quell’aperitivo, chissà che non fosse la volta buona, magari lo trovava l’Amore della sua vita, quello con la A maiuscola.
Il rumore si ripeté, doveva trovare un riparo così era in mezzo alla strada, troppo allo scoperto, tra poco sarebbe calata la notte e bisognava organizzarsi. Si guardò intorno: macchine abbandonate, la maggior parte con le portiere aperte, vetrine sfondate, portoni spalancati, cassonetti della spazzatura rovesciati, il solito panorama. Scelse il suo obiettivo: un negozio con la vetrina coperta dalla saracinesca abbassata, la porta però era aperta e ancora in condizioni decenti, magari sarebbe riuscita a bloccarla.
Era a casa tranquilla e rilassata: il solito telefilm, il lavoro a maglia, la mente che vagava. Fu il tono dell’uomo apparso all’improvviso sullo schermo ad attirare la sua attenzione. Era strano. “Attenzione, interrompiamo i programmi per una comunicazione speciale: uno strano contagio si è impadronito di buona parte della popolazione, non uscite di casa, non aprite la porta e restate collegati con computer, telefonini, radio o televisione. Vi saranno date delle istruzioni a breve. Mi raccomando non aprite la porta a nessuno, il contagio avviene per contatto ed è immediato.”
Aveva spinto un mobile davanti alla porta e acceso un fuocherello con i pochi fiammiferi che le erano rimasti, adesso stava affrontando il problema del cibo. Aveva ancora con sé qualche scatoletta di carne, ma avrebbe dovuto fare la spesa al più presto e questo significava entrare in quello che restava di un supermercato. Non le piaceva, ma non aveva scelta. Di nuovo quel rumore. Alzò la testa, il cuore a mille, le mani sempre più strette sul bastone. Non aveva pensato alla porta sul retro.
Era sul tetto di casa sua. Il tipo alla televisione aveva detto che sarebbero venuti gli elicotteri a portarli via. Erano tutti lì sul tetto, i vicini di casa e gli altri abitanti del palazzo, tutti con uno sguardo smarrito e delle domande da fare. Fu un rumore ad attirare la sua attenzione.
Una donna apparve all’improvviso. Poteva sentire il suo respiro affannoso e l’odore, inconfondibile. Stava ferma però e questo era strano. La donna avanzò di due passi e fu colpita dalla luce del fuocherello che stava ormai spegnendosi. Fu sufficiente. “Chiara!”
Dalla porta che dava sulle scale cominciarono ad arrivare gli infetti urlando e gesticolando, qualcuno aveva dei bastoni in mano, altri sanguinavano. Cominciò una lotta serrata, ogni arma era lecita. Finalmente l’elicottero arrivò e cominciò ad abbassarsi. I superstiti iniziarono a correre. Anche lei correva. Mentre la stavano tirando su vide una donna sul tetto, aveva i lineamenti deformati, ma la riconobbe: Chiara.
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