Nero Cafè Forum

Lista racconti ammessi e vostre classifiche MC VIII Edizione Terza Era

« Older   Newer »
  Share  
Olorin
view post Posted on 25/9/2014, 14:43 by: Olorin




1. Il rasoio di Occamo, di Angelo Frascella, ore 00.57, 4190 caratteri
Interpretazione del tema davvero alla ‘sliding doors’, inteso come titolo dell’omonimo film. Le due alternative sono molto credibili e dettagliate. Dopo un iniziale evolversi delle due situazioni in linea con la positività e la negatività dei rispettivi inneschi, si ha in realtà un arricchimento di aspetti in contraddizione tra loro e passibili di opposte interpretazioni, a seconda del punto di vista dal quale le si osserva. Un approccio davvero complesso e coinvolgente che forse avrei lasciato più aperto nel finale dove deflagra il giudizio dell’autore, che per quanto mi riguarda, è in aperto conflitto col mio.

2. Luna, di Viviana Tenga, ore 00.19, 4178 caratteri
Bellissima idea questa di Luna che appare e scompare nel vetro delle porte scorrevoli. A mio parere però, soprattutto all’inizio, il racconto difetta un po’ di ritmo, con qualche ripetizione – vista/vederla, supermercato -, e anche la storia di Luna risulta un po’ asettica e non molto coinvolgente. Le domande di Mirko poi sembrano un po’ troppo adulte. Un bambino forse chiederebbe ‘ce li avete i videogiochi?’, ‘hai qualche potere strano?’, insomma… qualcosa di meno problematico e più immediato: infantile, insomma. Nel complesso però è un brano cui basta l’originalità dello spunto per risultare davvero gradevole.

3. Il calendario di pietra, di Beppe Roncari, ore 23.42, 4200 caratteri
Un bel racconto con la licenza di commutare il tema da sliding doors a revolving doors, anche se tecnicamente ha dei passaggi che scricchiolano per come sospendono il processo di immedesimazione. L’inizio sembra porre il pdv in Lucia – “Non c’erano dubbi: era così!” non può che essere l’esito finale del ragionamento della bambina, ma anche quel “Le gridò una voce”, si pone esternamente, ma sempre più verso le percezioni della bimba -, poi invece il racconto viene condotto giustamente sulla base della percezione e sulla situazione di ‘non conoscenza’ del secondo personaggio. Il passaggio dal periodo in cui si parla della ‘porta’ che sta nel cuore dello zio, al fatto che lui già spinga le porte è troppo immediato. Forse lì avrebbe dovuto esserci una sorta di processo di metabolizzazione della proposta della nipotina da parte dello zio, il cui esito l'avrebbe poi portato ad agire. Finale un po’ troppo alla ‘Big’.

4. Storia muta, di Raffaele Marra, ore 00.32, 4169 caratteri
Mi è piaciuto questa visione fantasy/storica degli eventi accaduti nella Roma antica. La vicenda è interessante e il punto di vista coinvolgente. La pecca che posso trovare è che lo stile molto ricercato, in alcune sfumature perda un po’ di quota, là dove la ‘lirica’ cede il passo alla prolissità, che non è la stessa cosa. A mio parere è esagerato il passaggio in cui il protagonista frantuma il polso di Nerone e desta un po’ il lettore dall’immedesimazione fino a quel momento abbastanza agevole. Sono abbastanza certo che a valle di una decina di riletture avresti potuto migliorarlo ancora di più tecnicamente, ma considerando il tempo e il ‘clima’ di MC, credo che tu abbia raccolto e almeno pareggiato con merito una sfida molto difficile.

5. Serenità o Futuro, di Francesco Nucera, ore 00.59, 4186 caratteri
Il racconto mi è piaciuto, ma qua e là si nota che il ritmo è stato compromesso, probabilmente a causa di scelte volte al rispetto del numero di caratteri, come in questo passaggio:

CITAZIONE
Marco seguì le istruzioni e si trovò davanti alla porta 321. Sollevò il pugno pronto per bussare, inspirò profondamente, e si voltò per tornare indietro.
«Signor Bianchi,» Una ragazza, con dei grossi occhiali neri, si affacciò dalla porta. «la stavamo aspettando.»
Marco seguì l'infermiera trascinando i piedi.

dove si sente la mancanza di una descrizione del tumulto interiore che sicuramente colpirebbe chi, voltate le spalle a una decisione drammatica, vi venga di nuovo trascinato repentinamente.
O anche qui, dove si ricorre al racconto di una sensazione, immagino per poter omettere il passaggio in cui si descriveva un gesto dell’infermiera.

CITAZIONE
La ragazza mostrò un barlume di sensibilità.

A una prima lettura mi era sembrato che i familiari gli stessero elencando ciò che avrebbero fatto coi soldi che Marco si apprestava a lasciargli, descrivendo ogni iniziativa come fatta insieme a lui, visto che gliel’avrebbe pagate con la propria vita… difatti poi il finale non mi tornava!

6. Incroci, di Elena Grecchi, ore 22.33, 3633 caratteri
La struttura del racconto è complessa, ma ben realizzata, anche se in realtà si tratta dell’alternarsi di un prima e di un dopo, della scelta e delle sue conseguenze e non del confronto tra due alternative di futuro a seconda di un’opzione selezionata nel presente. Sarebbe sin possibile rimettere nella corretta successione i singoli periodi, ottenendo un racconto lineare, per cui mi sfugge l’attinenza con la struttura del film citato dal tema, cui forse volevi ispirarti. L’incedere comunque è gradevole, mentre il finale mi ha lasciato un po’ interdetto, con quella doppia apparizione di Chiara all’inizio della fuga e alla fine, che forse vorrebbe evocare una sorta di sensazione di ‘destino beffardo’ che però, almeno a me, arriva un po’troppo macchinosa e affievolita.

7. Le porte scorrevoli del paradiso, di Marco Migliori, ore 00.27, 4980 caratteri
Sono perplesso dall’aggrovigliamento dello schema architettato. A cosa serve tutto ciò? Di solito un processo maieutico di questo tipo ha almeno come intento quello di indurre una presa di coscienza, se non addirittura un pentimento pur tardivo da parte del personaggio, ma qui non è così: l’obbiettivo della porta è quello di farsi attraversare con l’inganno, fingendosi la porta del Paradiso, quando invece è quella dell’Inferno… a parte che il tizio arriva già convinto di andare all’inferno, per cui non capisco la necessità di ingannarlo, ma soprattutto stride l’autolesionistica fatica messa in piedi. Viene spontaneo alla fine del brano, pensare perché non si sostituisca la porta con una catapulta sul cui piatto arrivino le scale mobile e… ciao.

8. La discesa, di Diego Ducoli, ore 00.37, 4162 caratteri
Lettura travagliata a causa di errori sparsi, tra cui accenti mancanti che cambiano i tempi verbali – ribatte, ripete, fisso ecc -, ripetizioni di articoli e utilizzo a volte un po’ ardito della punteggiatura. Secondo me le fermate dell’ascensore sono un po’ banalizzate e quando si è compreso il contesto, risultano prevedibili. Tra l’altro la sensazione per quanto mi riguarda, è che svuotare totalmente certe figure della loro drammaticità, ottenga come effetto più la banalizzazione che l’umanizzazione o la parodia.
 
Top
13 replies since 19/9/2014, 13:08   239 views
  Share