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Lista racconti ammessi e vostre classifiche MC VIII Edizione Terza Era

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L'Inquisitore
view post Posted on 29/9/2014, 17:58 by: L'Inquisitore




Ecco la mia classifica.

1) Storia muta, di Raffaele Marra
Una grande proprietà di linguaggio al servizio di un racconto ben gestito, in tema, anche originale nella sua declinazione. Il contesto, i personaggi, la folla, le belve stesse, tutto è ben evidente nella mente del lettore che non fatica a immergercisi grazie a pennellate sempre precise e concise da parte dell'autore. Poco altro da aggiungere.
2) Il rasoio di Occamo, di Angelo Frascella
Graffiante, intelligente, non banale nel suo evolversi, un pelo imbolsito nella sua struttura ABABAB che va rivista per dargli un'oliata più efficace. Il tema è rispettato alla lettera. Un racconto più che buono che deflagra in corso di lettura proprio nel momento in cui il lettore pensa di aver capito tutto e che da lì in poi possa rischiare di ripetersi e morire in se stesso.
3) Luna, di Viviana Tenga
Racconto ben gestito in cui risulta pesante solo la parte centrale dove si lascia troppo spazio a spiegazioni sul perché e sul per come che in così pochi caratteri rischiano di essere davvero eccessive. Per il resto la situazione è ben resa e con la giusta delicatezza di tocco. Bello il finale in cui il giovane protagonista accondiscende la madre quasi compatendola per il suo esser grande. Bella l'interpretazione del tema, originale. Unico appunto: mi divincolerei dal parallelismo con il mondo delle streghe per cercare una via più originale.
4) Serenità o futuro, di Francesco Nucera
Racconto ben gestito fino al finale un po' fumoso. Forse fin troppo lineare nella prima parte in cui si segue atto per atto l'ingresso del protagonista nell'istituto, artificio che dovrebbe essere funzionale al rendere il pathos del momento, ma che non riesce in toto nel suo intento. Buona l'intuizione del perché della decisione, ci vorrebbe più cattiveria nei filmati della famiglia.
5) Il calendario di pietra, di Beppe Roncari
Un racconto che non ha spazio sufficiente per esprimersi. L'idea dei dolmen come porte girevoli appare debole ed è impossibile che una bimba noti elementi che sono sfuggiti ai più nel corso di centinaia d'anni di osservazioni. Ma il punto è un altro e sta nel conflitto generazionale, nella distanza fra i due protagonisti, nell'incapacità dell'anziano di riuscire ancora a sognare, di estrarre quella spada dalla roccia, di guardare al mondo con occhi non velati da preconcetti. Il messaggio è ovviamente forte e il finale potenzialmente magico e da pelle d'oca. Il problema, appunto, sta nella costruzione e in idee forse non così chiare in corso d'opera. Da riprendere e sviluppare partendo proprio da quel finale, del quale non modificherei neanche una lettera.
6) Una porta su marte, di Marco Fronzoni
Meglio in seconda lettura, ritengo che il testo andrebbe asciugato per rendere la lettura più fluida. Non intendo che sia necessario un intervento particolarmente invasivo, ma sparso e mirato: del resto un racconto breve deve porsi in primis come di facile fruizione e raramente chi rimane incerto dopo la prima lettura procede a una seconda di controllo. Passando alla storia, il tutto si risolve in un'incomprensione che può apparire forzata, ma che è verosimile considerato che in Illinois probabilmente non sanno una mazza di italiano. Trovo molto forzato l'utilizzo del tema non essendo determinante, la porta scorrevole, ma ponendosi solo come ostacolo da superare che si pone e si risolve in un amen.
7) Le porte scorrevoli del paradiso, di Marco Migliori
Un racconto che muore un po' nel suo spunto iniziale. Il giochino che fa la porta con il condannato è inizialmente divertente, ma mirato all'unico scopo di farsi oltrepassare e allora il tutto diventa quasi ripetitivo e quegli 800 caratteri in più potevano essere tranquillamente tagliati. Rimane un po' fumoso il motivo del perché della porta scorrevole anche se è chiara la logica: è sufficiente che la si oltrepassi anche solo con una gamba per rimanerne bloccati mentre un'apertura in avanti avrebbe reso troppo facile un ritorno sui propri passi e una all'indietro avrebbe presentato la situazione prima ancora che il condannato potesse varcarla. Appunto, c'è troppa meccanicità e poco spiegata, aggravata dal fatto che dalla lettura non risulta ben chiaro dove la porta abbia artigliato l'infame e neppure si evidenzia che per lasciarlo ai demoni che l'hanno ormai raggiunto debba tornare a riaprirsi un pelo. Carina l'idea, va alleggerita la struttura e arricchita con qualche altro spunto degno di nota per rendere il tutto più vario.
8) Incroci, di Elena Grecchi
Carina l'idea del doppio racconto in seguito allo sliding doors originato dalla decisione di andare o no con l'amica. Il problema è che quanto segue non stupisce e non colpisce limitandosi al compitino. C'è poco sviluppo del personaggio, c'è poco sviluppo del contesto e il contrasto è lasciato al background mentale automatico nel lettore appena si esuma la parola contagio e zombie (invero mai nominata, ma echeggiante in tutto il racconto). Voglio sia chiaro che gran parte delle volte in cui si affrontano temi conosciuti come, appunto, la Z WAR si tende a divenire pigri, che tanto non c'è altro da dire perché il lettore già sa e questo è il motivo principale delle numerose stroncature: non bisogna mai dare per scontato nulla, ma offrire sempre qualcosa di nuovo.
9) La discesa, di Diego Ducoli
Molti errori, troppi fra D eufoniche, apostrofi mancanti e accenti spersi, serve maggiore attenzione. Per il resto l'idea è buona e raggiunge il suo apice nella figura di Caronte... Posta all'inizio... e questo è un problema, quello che segue è un lento procedere verso il finale lungo una via troppo lineare che rischia di tramutarsi in uno sterile elenco di gironi e in una banalizzazione dei personaggi di Dante e Lucifero. Il tutto ha potenzialità, ma necessità di una diversa struttura per poterle esprimere.
 
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13 replies since 19/9/2014, 13:08   239 views
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