Nero Cafè Forum

una porta su marte, di Marco Fronzoni

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Olorin
view post Posted on 18/9/2014, 23:54




Beppe entrò nel laboratorio.
«Per la miseria...» il freddo intenso lo avvolse, mordendo là dove non c’era stoffa a proteggere il suo corpo.
«Beppe, sei tu?»
«Luigi, qua dentro ci saranno quindici gradi sottozero, cazzo!»
«Eh, lo so. Del resto il sistema rimane stabile solo a basse temperature. Il mio panino?»
«Thò, e i tre euro li voglio subito stavolta».
«Ellallà, quanta diffidenza, ciccio! Il giorno in cui le multinazionali mi copriranno di soldi, ti comprerò un’intera panetteria, contento?»
«Ci conto. Ora dammi tre euro».
«Capito, capito. Prenditeli là nel portafogli, vicino al fax. E già che ci sei, portami il tablet, che dovrebbe essere arrivata una mail».
«Allora, a che punto siamo con l’apertura del passaggio?» domandò Beppe mentre scrutava l’interno del borsellino e poi lo schermo led.
«Direi che… che ci siamo, anche se stavo proprio aspettando i dati dall’Università dell’Illinois circa la gittata di questo tunnel spaziotemporale. Se le mie teorie sono esatte, dovrebbe divorare parsec come caramelle!»
«Uhmmm, qui c’è scritto “a marte per certo”… ma cosa vuol dire?»
Con un tonfo sordo Luigi si ribaltò dalla sedia. Annaspò sul linoleum per liberarsi dalla piantana a rotelle in cui era rimasto incastrato e a grandi passi, con gli occhi sgranati, balzò su Beppe che ancora fissava perplesso lo schermo.
«Dai qua!» ringhiò Luigi, strappando il tablet dalla mano dell’amico «Anche quello» aggiunse poi, cercando di afferrare con la stessa decisione la baguette al prosciutto, senza però riuscirvi.
«Eh, eh, che modi, caro lo scienziato pazzo dei miei zebedei. Nel portafogli non ci sta una lira e quindi, come si dice dalle mie parti, “no euro…».
«Fa niente, fammi leggere qua piuttosto. C’è proprio scritto “ a marte per certo”… e viene dal professor Rudolph, Università dell’Illinois… omioddio…».
«Sì, ma io continuo a non capire: qual’era la domanda?»
Luigi parve destarsi da un sogno «Uh… ehm… ah sì, la domanda. La domanda era “dove conduce il tunnel energetico mantenendo la stabilità molecolare?”. Ti rendi conto? Marte!»
«Cioè… stai parlando di una specie di teletrasporto interplanetario?»
«Una specie. In questo caso il corpo non viene però smolecolarizzato, bensì solo accelerato. Vieni, andiamo a vedere a che punto siamo».
I due ragazzi si accomodarono davanti alla consolle. La parete di fronte cominciò a scorrere di lato.
«Metti gli occhiali protettivi» intimò Luigi a Beppe, porgendogli una sorta di maschera da subacqueo con la lente praticamente nera «in questa fase l’emissione di energia è cresciuta a dismisura».
Dalla fessura sul lato della parete filtrò una lama di luce intensissima. Mano a mano che l’apertura si allargava, il laboratorio veniva pervaso da una luminosità sempre più abbacinante.
Beppe calzò subito la maschera.
«Vedi?» Luigi, indicò la fonte di energia, ormai pienamente visibile «È un tubo colmo di plasma, una sorta di fibra ottica all’ennesima potenza. Davanti ci sono due membrane che ora si aprono e si chiudono al ritmo di 30 cicli al secondo, ma stanno rallentando da ieri con progressione geometrica».
«Lo ammetto. Sono esterrefatto!» balbettò Beppe «E mo’?»
«Mo’ questo».
Beppe si voltò verso l’amico che nel frattempo era andato ad aprire un armadio blindato e ora gli sorrideva da dietro la semisfera di vetro del casco della tuta spaziale in cui si era rinchiuso.
«Co… cosa hai intenzione di fare?»
Luigi aveva già oltrepassato la camera di sicurezza per accedere allo spazio dove era confinato l’elemento energetico.
«Mi senti?» la sua voce risuonò dalla filodiffusione nel laboratorio.
Beppe annuì silenzioso, con la bocca spalancata.
«Lo vedi anche tu?» continuò Luigi «Stanno rallentando sempre più. Tra poco sarà possibile oltrepassarle senza rischi. Ormai sono più lente delle porte scorrevoli del supermercato e al di là c’è… il futuro!»
«Ma Luig…».
«Ci vediamo!» esclamò tuffandosi dentro il pozzo di luce.
Beppe restò paralizzato. Muoveva solo la bocca, ma senza emettere suoni.
Dopo quasi dieci minuti, un ronzio finalmente lo scosse.
Il tablet.
Lo afferrò e vide sullo schermo il pop-up di una mail appena ricevuta.
L’aprì.
“A mOrte per certo. Sorry for my fucking bad italian. Bye. Rudolph”.
 
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Angelo Frascella
view post Posted on 19/9/2014, 23:05




Davvero carino questo racconto, che ricorda lo stile del miglior Brown: umorismo efficace e un finale “tagliente”.
Ci vedo però due piccoli difetti. Uno logico: prima di far rischiare la vita a un povero (in tutti i sensi) scienziato, di sicuro, in un caso del genere, si provvederebbe a mandare una sonda o un robottino (tipo Mars Rover) oltre il portale per verificare l’effettiva sicurezza dell’operazione. Certo, così verrebbe meno l’effetto umoristico, quindi chiudiamo un occhio. L’altro difetto è che l’aderenza al tema è un po’ forzata (tant’è che hai voluto sottolineare l’analogia del passaggio con le porte scorrevoli del supermercato). Diciamo che, se non ci fossero le membrane che si aprono e si chiudono, il racconto funzionerebbe comunque. Questo penalizza un po’ il racconto (dal punto di vista di questo giro di Minuti Contati, non in maniera assoluta, ovviamente).

Ciao
Angelo
 
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Olorin
view post Posted on 20/9/2014, 15:30




Ciao Angelo. Prima di tutto ovviamente confermo che il racconto ha un'impronta volutamente leggera, anche perché il finale non sarebbe altrimenti in sintonia con tutto quel che viene prima e risulterebbe conseguentemente indigesto.
Partendo da questa premessa, metto un po' in discussione il tuo rilievo circa la logica deficitaria del gesto del personaggio Luigi, a cui nessuno 'ordina' di andare in esplorazione, bensì è lui stesso che preso dall'entusiasmo, dall'ambizione e confortato dal responso di un suo collega, luminare presso una prestigiosa università americana, decide di andare all'avventura in un luogo dove nessun essere umano ha mai messo piede prima.
Ovviamente il tutto è da interpretare alla luce della chiave di lettura iniziale.
Sul rispetto del tema... be', in effetti non è che sia centrale relativamente alla trama... però c'è! :ph34r: :D
 
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ilma197
view post Posted on 20/9/2014, 21:50




Racconto leggero e simpatico. Mi sembra che il tempo di apertura-chiusura delle membrane rallenti un po' troppo in fretta, per passare da trenta cicli al secondo alla velocità delle porte di un supermercato in un tempo apparentemente così breve... più esponenziale che geometrica, oppure è un processo davvero veloce e di conseguenza devono essere partite da una velocità davvero molto elevata. Altro piccolo appunto, io più che a un "bad italian" avrei dato la colpa a un generico errore di battitura (anche perché così attiri l'attenzione sul dettaglio, molto poco verosimile, che il professore americano stia comunicando con i due scienziati in italiano invece che in inglese). Ovviamente queste sono minuzie, nel complesso il racconto è gradevole e funziona. Verso la metà c'è un refuso "qual'era".
 
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Olorin
view post Posted on 22/9/2014, 09:15




CITAZIONE (ilma197 @ 20/9/2014, 22:50) 
Racconto leggero e simpatico. Mi sembra che il tempo di apertura-chiusura delle membrane rallenti un po' troppo in fretta, per passare da trenta cicli al secondo alla velocità delle porte di un supermercato in un tempo apparentemente così breve... più esponenziale che geometrica, oppure è un processo davvero veloce e di conseguenza devono essere partite da una velocità davvero molto elevata. Altro piccolo appunto, io più che a un "bad italian" avrei dato la colpa a un generico errore di battitura (anche perché così attiri l'attenzione sul dettaglio, molto poco verosimile, che il professore americano stia comunicando con i due scienziati in italiano invece che in inglese). Ovviamente queste sono minuzie, nel complesso il racconto è gradevole e funziona. Verso la metà c'è un refuso "qual'era".

Ma... la progressione geometrica - con opportuno fattore - genera proprio un andamento esponenziale.
Sì, l'errore di battitura avrebbe evitato ogni complicazione, ma l'idea è partita da una mail che abbiamo ricevuto in ufficio dal nostro corrispondente americano, per cui non mi è venuto in mente che avrei potuto sfruttare un escamotage più efficace. Pare che l'italiano sia una lingua molto ambita dagli stranieri, per cui ogni tanto si lanciano e 'sto qua ha chiuso una sua comunicazione con un improbabile 'vai tarantillo'... 'vai tarantillo'???
Voleva essere 'vai tranquillo'...

Per quanto riguarda il "qual è"... so di meritarle, ma chiedo alla corte se possiamo limitarci all'ergastolo, evitando pene capitali e torture varie. :ph34r:
 
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ioreth
view post Posted on 22/9/2014, 09:57




Mmmm...commentare Gandalf non è cosa facile, ma si sa che la vecchia Ioreth è una chiacchierona :)

Bello, il tuo racconto mi è piaciuto molto in particolare i dialoghi decisamente credibili e scorrevoli.
Mi è piaciuta la classica situazione da film americano, il classico inizio di una storia d'azione, con personaggi italiani in cui è facile riconoscersi per il lettore e il finale anche troppo verosimile.
 
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ilma197
view post Posted on 22/9/2014, 18:50




CITAZIONE (Olorin @ 22/9/2014, 10:15) 
Ma... la progressione geometrica - con opportuno fattore - genera proprio un andamento esponenziale.

Scusa, non so cosa mi sia preso, ho letto progressione geometrica e per qualche motivo nella mia testa ho pensato a una legge di potenza... Ovviamente è giusto così!
 
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Geppetto
view post Posted on 22/9/2014, 21:25




Ciao Marco e ben ritrovato.
Un brano leggero e divertente, anche sulla scrittura nulla da dire.
C'è un però: ho gia letto qualcosa di simile, solo che nel finale veniva disintegrato.
Quando l'ho letto la prima volta ho capito nelle prime dieci righe dove andavi a parare e questo penalizza un pò il mio giudizio sul racconto.
 
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Olorin
view post Posted on 22/9/2014, 22:17




CITAZIONE (Geppetto @ 22/9/2014, 22:25) 
Ciao Marco e ben ritrovato.
Un brano leggero e divertente, anche sulla scrittura nulla da dire.
C'è un però: ho gia letto qualcosa di simile, solo che nel finale veniva disintegrato.
Quando l'ho letto la prima volta ho capito nelle prime dieci righe dove andavi a parare e questo penalizza un pò il mio giudizio sul racconto.

perdonami Diego, ma ho già affrontato altre volte questa discussione. Che tu penalizzi il mio racconto mi sta più che bene, ma la motivazione che adduci la trovo invece del tutto inadeguata. Di ogni racconto breve ne esiste certamente sul web una versione che ne replichi in qualche modo la struttura portante, anche perché gli elementi su cui differenziarsi in 4000 caratteri non sono davvero molti. Dovremmo segare allora tutti i racconti di zombie generati da virus misteriosi, visto che ci sono degli illustri precedenti, non solo nella letteratura, ma anche nel cinema. Il tema proposto, ad esempio, addirittura invita alla citazione dell'omonimo film, di racconti sui dolmen che sono un portale, una macchina del tempo, un catalizzatore di energia ecc c'è pieno il mondo... insomma, dimmi che il dialogo fa schifo, dimmi che la storia è penosa e ridicola, che il nome Luigi ti ricorda un tizio che ti rubava le matite dall'astuccio a scuola, ma che lo penalizzi perché da qualche parte hai letto qualcosa di simile no, questo non me lo fare! :cry: ;)
 
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Ceranu
view post Posted on 22/9/2014, 22:38




Ciao Marco.
Come per il racconto di “Marco Migliori” non scendo nei dettagli sulla credibilità o meno della storia. Ribadisco che in simili racconti non è fondamentale. Ma qui mi cadi sul finale. Ho letto la tua risposta ad una critica simile, e capisco il tuo punto di vista, ora cerca di capire il mio. La storia è lineare, godibile, ma senza picchi, poi arriva il finale a sorpresa, ma non ha senso. La risata muore in gola. Il professore scrive in italiano “A morte certa”. Non “un chilo di pane”. Passi l'assurdità di tutto, ma questo mi sembra esagerato. Senza contare la frase con cui chiede scusa come se nulla fosse.
La scrittura è fluida e lineare, ma manca di mordente.
Ciao e alla prossima.

CITAZIONE
ma che lo penalizzi perché da qualche parte hai letto qualcosa di simile no, questo non me lo fare!

È una lotta persa in partenza la tua. Io ci sbatto contro da sette mesi. Credo che qualcuno mi abbia detto anche di aver già sentito da qualche parte il nome "Francesco", e che probabilmente ho preso spunto da un uomo col saio, o da un papa.
Ho pensato spesso a una risposta come la tua, e più volte ho bloccato le dita, ma in fondo anche questo fa parte del gioco. Poco originale, già letto, copiato, e non so più che altro.
 
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Angelo Frascella
view post Posted on 22/9/2014, 23:00




CITAZIONE (Ceranu @ 22/9/2014, 23:38) 
È una lotta persa in partenza la tua. Io ci sbatto contro da sette mesi. Credo che qualcuno mi abbia detto anche di aver già sentito da qualche parte il nome "Francesco", e che probabilmente ho preso spunto da un uomo col saio, o da un papa.
Ho pensato spesso a una risposta come la tua, e più volte ho bloccato le dita, ma in fondo anche questo fa parte del gioco. Poco originale, già letto, copiato, e non so più che altro.

Ciao ragazzi.
E' inevitabile tener conto dell'originalità di un racconto/romanzo nell'esprimere un giudizio.
Ovviamente, originalità non significa "ho scritto una cosa completamente nuova che mai e poi mai avete letto", ma almeno ho preso un tema e mi sono sforzato di trattarlo in modo diverso.
Per esempio, Ceranu, nel tuo caso non ho detto "non è originale", ma "prende un tema classico e lo arricchisce con una chiave di lettura diversa..."

Poi, è vero che c'è di tutto in giro, ma ci sono tipologie di racconti che qui in MC sono state ripetute fino alla nausea. Due in particolare: racconto in cui sul finale si scopre che il protagonista, che sembrava normale, è un serial killer e racconto in cui il protagonista parla come una persona per tutto il tempo e, sul finale, si scopre essere un cane (o un gatto).
Bene, se qualcuno propone uno di questi due temi, deve, in qualche altro modo stupirmi, altrimenti non potrò che penalizzare il suo racconto in classifica.

In ogni caso, come dicevano in Strange Days,
CITAZIONE
Sai come faccio a sapere che è la fine del mondo Lenny? Perché tutto è già stato fatto, capisci? Ogni genere di musica è stata provata, ogni genere di governo è stato provato, capisci? Ogni cazzo di pettinatura, ogni orrendo gusto di gomma da masticare, i cereali per la colazione, ogni tipo di schifoso... capisci che intendo? Che ci resta da fare? Come faremo a sopravvivere, per altri mille anni?

C'è anche un divertente e arguto racconto di Samuele Nava, se avete voglia di leggerlo:
http://www.edizionidellavigna.it/Storie_gr...novo_90x120.pdf

Ciao e buona notte
 
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Ceranu
view post Posted on 22/9/2014, 23:12




Angelo, non avevo nessuna intenzione di polemizzare, quella su "Francesco" era una battuta. Ho superato da un po' la "sindrome del copione", e prenderò in considerazione il racconto che hai consigliato. Chi lo sa, magari trovo qualche idea interessante :shifty:
 
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Olorin
view post Posted on 23/9/2014, 08:13




CITAZIONE (Ceranu @ 22/9/2014, 23:38) 
Ciao Marco.
Come per il racconto di “Marco Migliori” non scendo nei dettagli sulla credibilità o meno della storia. Ribadisco che in simili racconti non è fondamentale. Ma qui mi cadi sul finale. Ho letto la tua risposta ad una critica simile, e capisco il tuo punto di vista, ora cerca di capire il mio. La storia è lineare, godibile, ma senza picchi, poi arriva il finale a sorpresa, ma non ha senso. La risata muore in gola. Il professore scrive in italiano “A morte certa”. Non “un chilo di pane”. Passi l'assurdità di tutto, ma questo mi sembra esagerato. Senza contare la frase con cui chiede scusa come se nulla fosse.
La scrittura è fluida e lineare, ma manca di mordente.
Ciao e alla prossima.

Be', il finale va certamente contestualizzato nella conversazione tra due ricercatori universitari, in cui l'obiezione iniziale esposta da Angelo fa certamente da contrappeso verosimile a quella che è una vicenda appositamente inverosimile, che come riconosci anche tu, è la chiave interpretativa del racconto. Il professore americano risponde con leggerezza perché l'ultima cosa che realisticamente potrebbe immaginarsi, è che dall'altro capo della fibra ottica ci sia un pazzo che dall'interno di una tuta spaziale attenda solo il suo messaggio per gettarsi dentro un portale di energia, senza nemmeno aver abbozzato l'iter scientifico necessario a raccogliere i dati circa le teorie avanzate e senza soprattutto un prevedibile buonsenso .
 
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Angelo Frascella
view post Posted on 23/9/2014, 08:38




CITAZIONE (Ceranu @ 23/9/2014, 00:12) 
Angelo, non avevo nessuna intenzione di polemizzare...

Ciao Francesco.
Non avevo inteso la tua come una polemica, ma come discussione fra autori/commentatori sulla ricerca impossibile dell'originalità ;)
 
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sgerwk
view post Posted on 24/9/2014, 14:47




Tutto ruota intorno a una battuta verbale (marte/morte) ma manca una vera idea di sostegno, come dovrebbe essere nella fantascienza classica. In altre parole, la battuta finale poteva anche andare bene se però ci fosse stato un elemento originale nel resto del racconto. Anche il tema è preso molto di striscio, togliendo "porte scorrevoli" dal racconto non sarebbe cambiato niente.
È invece molto ben gestito invece il dialogo, con molto realismo ed elementi di contorno (es. il panino) che lo rendono interessante al di là del filo centrale della narrazione (scienziato riceve messaggio - parte - il messaggio era sbagliato).
Ci sono invece dei problemi di credibilità: Luigi si lancia sulla base di una semplice frase, fra l'altro senza nemmeno poter sapere per certo se si sarebbe ritrovato cento metri sopra o sotto la superficie di Marte (cosa che il messaggio di Rudolph non precisava). Anche il fatto che quello gli abbia scritto solo una frase senza nessuna spiegazione mi pare difficile da accettare: se sa che passare porta alla morte avrebbe dovuto essere un po' più chiaro, più che scrivere quattro parole in una lingua che sa di non conoscere nemmeno troppo bene. E ancora: non mandano prima un robottino, che adesso si comprano pure ai negozi di giocattoli, e va lui di persona? Alcuni altri commenti:
"mordendo là dove non c'era stoffa a proteggere il suo corpo" non dà molto l'idea di un freddo intenso, secondo me
"Thò" mai letto scritto così...
"domandò Beppe mentre scrutava ecc." mi pare un salto nella narrazione, una perdita del flusso; penso sia meglio prima dire che Beppe raggiunge il borsellino e poi domanda; poi non credo sia possibile che riesca a dire una frase così breve mentre fa due cose in sequenza (guardare nel borsellino e poi lo schermo)
"Direi che... che ci siamo" non è chiaro cosa significhi l'esitazione; forse ci voleva una interruzione in cui il personaggio faceva qualcosa tipo guardare in alto (nel caso ci fosse un'esitazione) oppure lavorava a qualcosa (nel caso fosse distratto da altro e per questo non avesse risposto subito)
"che nel frattempo era andato ad aprire un armadio" da come è scritto sembra che sia riuscito a infilarsi nella tuta nel tempo in cui Beppe dice "Lo ammetto... E mo'?"
 
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19 replies since 18/9/2014, 23:54   173 views
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