| Il tuono la svegliò. Era notte fonda, e si sentiva forte il rumore della pioggia e del vento fuori dalla finestra. Agata sporse un braccio per accendere la luce sul comodino e guardare l'ora. Le due e sedici minuti. Rimase per alcuni istanti a fissare il soffitto. Era certa che se si fosse riaddormentata in quel momento avrebbe fatto un incubo. Per quanto fosse stupido, il rumore del temporale l'aveva scossa. Sospirò, si alzò dal letto e andò in bagno. Non che ne avesse bisogno, ma almeno quei due passi l'avrebbero aiutata a scacciare l'inquietudine.
La pioggia continuava a cadere fitta; Agata era riuscita a guadagnare un sonno leggero, ma sentiva ancora i rumori del mondo esterno. Un altro tuono. Si impose di tenere gli occhi chiusi e far finta di niente, stringendosi nella coperta. Per un attimo, rimpianse la decisione di andare a vivere da sola in quel monolocale. Se solo ci fosse stato qualcun altro in casa, anche solo coinquiline che conosceva in maniera superficiale, si sarebbe sentita più al sicuro. Da cosa non lo sapeva, ma più al sicuro. Sentì un rumore di passi sulle scale. Qualche condomino che tornava tardi. Chissà quanto si era bagnato, con quella pioggia e quel vento! Agata si rigirò nel letto, godendosi la sensazione di protezione delle coperte. Cominciò a fare sogni confusi. Anche nel sogno pioveva. Era di nuovo al liceo e la prof di italiano stava interrogando. Accidenti, quanto tempo era che non ripassava italiano? Non sapeva nemmeno che argomenti avessero trattato di recente! Per fortuna ora aveva chiamato Lorenzo. Delle urla che sembravano venire dal piano di sopra. Ma no, non erano urla, solo qualcuno che parlava ad alta voce. La sua compagna di banco era Chiara, un'amica di amici che aveva conosciuto qualche sera prima. Le chiese perché secondo lei si usasse l'espressione “notte buia e tempestosa”, quando bastava dire “tempestosa” ed era ovvio che era buia, perché se era tempestosa non potevano esserci luna o stelle. Agata rispose che non ci aveva mai pensato. Altre urla dal piano di sopra, forse stava succedendo qualcosa. Ma no, erano solo i vicini che litigavano, non erano fatti suoi, anzi, non erano i vicini, erano i ragazzi della 5G, dovevano averli trasferiti nell'aula sopra la loro. Un rumore sordo. Forse un altro tuono. Agata lo ignorò e rimase aggrappata al sogno. Adesso non c'era più la prof che interrogava, a dir la verità non era nemmeno più a scuola, era al bar con Chiara e Lorenzo a parlare dei risultati delle ultime elezioni. Si chiese come facessero Chiara e Lorenzo a conoscersi, ma forse li aveva presentati lei poco prima, solo non si ricordava...
La mattina seguente il cielo era sereno. Agata uscì di casa un po' in ritardo, ma subito si bloccò nel vedere due agenti di polizia che entravano dal portone e si avviavano su per le scale. “Ha saputo?” chiese la vecchietta del pianterreno, affacciata sull'uscio. “L'ingegnere che sta al terzo... Hanno trovato sua moglie morta. Ammazzata. Eh, dicono che le cose non andassero molto bene tra loro. E dire che io stanotte ho dormito come un sasso, non mi sono accorta nemmeno del temporale. Lei ha sentito qualcosa?” Agata fece mente locale sulla notte precedente e si sentì girare la testa. “Io? No. Cioè, un tuono a un certo punto, ma poi mi sono riaddormentata subito.”
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