| Data: 20-14-Nuova Futura 42. Mi chiamo Cristina Sarafatti e sono un’astronauta. Sono l’ultima rimasta della missione “Isola”. Scopo: scoprire se esistano forme di vita intelligente esoplanetarie. La risposta, purtroppo, pare che sia sì. Gli alieni sono là fuori. Il contatto è avvenuto. Ma qualcosa è andato orribilmente storto. Uno dopo l’altro, i miei compagni si sono lasciati adescare. All’inizio pensavamo che fossero fantasmi, miraggi, l’effetto oasi nel deserto nel mezzo del mare magnum dello Spazio… Irina, la specialista russa, è stata la prima a farsi irretire. Come nei peggiori film di fantascienza, ha detto di aver visto i volti del passato fuori dall’oblò… Sua madre, suo padre. Figuriamoci. Sono stati giustiziati dal Totalitarismo Neocomunista di Putin III più di vent’anni fa… Prima che potessimo impedirglielo, si è chiusa nel modulo di atterraggio e si è eiettata là fuori, nello spazio esterno… Dopo di lei è stato il turno di Bosco, il navigatore della Confederazione Africana: sosteneva di aver ritrovato il fratello, da cui si era estraniato. Ed Ellen, delle Due Americhe Unite. Grishan, l’astrologo Eurasiatico. Thi-Tha-Kum, la tecnica dei Grandi Arcipelaghi. E infine Konstant… Konstant, il mio amore. Il mio desiderio, piuttosto. In questo mondo, non ho mai avuto il coraggio di confidargli i miei sentimenti. Se lo avessi fatto, a Terra, non ci avrebbero mai assegnato alla stessa missione. Gli screening psicologici a cui ci sottopongono sono spietati, e per una ragione precisa. Prepararci a tutto, anche l’imprevedibile. Dovevamo essere pronti a situazioni come questa. Almeno in teoria. Ma ora, paradossalmente, è proprio Konstant che mi salva. Si è messo la tuta delle riparazioni, dicendo che aveva capito tutto… che era stato uno sciocco a non credere agli altri… mi voleva trascinare con lui! Se non avessi chiuso il portello, sarei finita anch’io là fuori. Konstant mi appare vivo, all’oblò, anche ora. Ride, agita la mano, mi invita ad andare a correre con lui a piedi nudi sul prato… No. Non è possibile. Io non cederò. Non cederò… Mi chiamo Cristina Sarafatti. E sono una sopravvissuta.
– Dottore, crede che ce la farà? Il dottor Darold Kanvas, neurologo, insigne scopritore della W-Dopa, scuote la testa: – Mi dispiace Konstant… Irina, Bosco, Ellen, Grishan, Thi-Tha-Kum… persino tu, che non hai avuto stimoli da parte di familiari, alla fine, vi siete risvegliati. Ma Cristina… Sei proprio sicuro, di voler andare fino in fondo? – È mia moglie, dottore… Kanvas sospira, si toglie gli occhiali appannati e li strofina sul camice bianco (un vezzo anacronistico: nessuno porta più gli occhiali per necessità da più di quarant’anni, da prima del cambio del calendario). – La cura è tanto fisica quanto psicologica. Cristina non vuole uscire dal suo stato. Non vuole essere svegliata. L’abbiamo scossa in ogni modo. È come se avesse… paura. Konstant stringe la mano della compagna: – Siamo stati scelti per questo, noi savant. Un tempo la nostra sindrome sarebbe stata un ostacolo, ma grazie alla W-Dopa, noi siamo stati la prima generazione di esseri eccezionali che ha potuto mantenere il contatto col mondo esterno senza perdere le nostre capacità. Non so che cosa abbiamo visto là fuori. Ma ci ha fatto regredire, e l’autismo è tornato. Cristina… Lei era la più brillante di noi! Sapeva guardare negli universi paralleli, Dottore, capisce? Come Lei vede me, ora. Mi raccontava, a volte, di mondi in cui noi due non ci siamo mai conosciuti… di altri in cui non ci eravamo messi insieme… di altri… Una smorfia di lacrime interrompe il flusso dei ricordi. – Ogni mondo è un’isola, mio caro Konstant. – Kanvas gli stringe una mano sulla spalla. – Ma un’isola è isolata solo se la guardi dal mare.
Dal Diario del dottor Kanvas: “Konstant Weiss smise di prendere la W-Dopa l’ultimo giorno di Nuova Futura 42. Da allora vive isolato dal mondo, come sua moglie Cristina. Ma dalla faccia di lei è scomparsa ogni traccia del terrore che l’accompagnava quando la sua malattia era solitaria. Da quando condivide la sua sorte con il marito, sul volto di entrambi, come in uno specchio, risplende lo stesso, indecifrabile sorriso. Sono loro, o non siamo forse noi, a essere intrappolati in un sogno?”
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