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La vita da lontano, di Filippo Santaniello

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L.Filippo
view post Posted on 25/11/2014, 00:30




Giampaolo Bracci ha 29 anni e se qualcuno chiedesse ai suoi familiari di indicarne un difetto, nessuno saprebbe cosa dire. Giampaolo è brillante, ama lo sport, ha amici sparsi in giro per il mondo, si è laureato col massimo dei voti e i suoi colleghi – Giampaolo è senior consultant presso Deloitte – lo stimano e gli invidiano la ragazza che sposerà a settembre di ritorno dalla Grecia.

Giampaolo e Daria stanno insieme da due anni e hanno affittato un piccolo appartamento ad Arkangelos sulla costa ovest dell’isola di Rodi. Dopo essere stati in spiaggia fino a sera, si stanno preparando a raggiungere l’antico capoluogo. Sono stati invitati a cena in una taverna dal padre di Daria il quale sta navigando con un equipaggio di amici da un’isola all’altra del Dodecaneso, di cui Rodi è l’isola maggiore.

Il padre di Daria ha dato appuntamento ai ragazzi davanti alla fontana di piazza Ippocrate. Giampaolo e Daria raggiungono Rodi con la macchina in affitto e quando si avvicinano all’uomo in mocassini e camicia azzurra appoggiato alla fontana, si sorprendono di trovarlo da solo. “Gli altri sono rimasti in barca: la giornata è stata faticosa e hanno bisogno di riposare” spiega il padre di Daria. Il sorriso accentuato dall’abbronzatura mostra tutta la felicità d’incontrare in quel luogo incantevole la figlia e il futuro genero. Anche se è notte fa molto caldo e soffia un vento leggero che fa schioccare i tendoni dei locali all’aperto.
La taverna è un locale con le tovaglie bianche e azzurre e il pescato del giorno offre spigole e mazzancolle fresche.

Durante la cena si commentano le spiagge incantevoli dell’isola, poi si passa a discutere di quanto sarà traumatico tornare nella grigia Milano e l’argomento successivo è il matrimonio. Daria è un fiume in piena: il vestito è pronto, gli invitati stabiliti, manca solo la prova delle fedi e quando Giampaolo apre bocca per dire la sua, gli si chiude la gola e fa un verso strozzato. Beve un sorso d’acqua, ma la sensazione persiste, allora chiede scusa e va in bagno, si sciacqua il viso e mentre si asciuga le mani con un fazzoletto di carta, il suo sguardo finisce su un quadro raffigurante l’isola di Rodi vista da miglia di distanza.

“Un’isola è un’isola solo se la guardi dal mare” gli aveva detto una volta qualcuno.
A Giampaolo quella frase torna in mente con una forza tale da provocargli un capogiro,
si appoggia alla parete e deve respirare a lungo prima di sentirsi meglio e tornare a tavola dando l’impressione che sia tutto a posto.

La cena è squisita ma Giampaolo, da quando si è riseduto, non è in grado di distinguere un sapore. La vita gli sembra così nitida adesso, così precisa in ogni dettaglio. Gli è bastato allontanarsi da essa per concepire il disastro cui sarebbe andando in contro.
Cosa credeva di fare? Come sperava di cavarsela?

Dopo aver pagato il conto, il padre di Daria saluta i ragazzi con affetto e gli augura di divertirsi durante gli ultimi giorni a Rodi.

Adesso Giampaolo guida in silenzio lungo le strade buie e tortuose dell’isola.
Arkangelos dista da Rodi cinquanta minuti. Daria, appesantita dalla cena, gli chiede se è stato bene. Giampaolo non risponde, le labbra sono tese, il viso non tradisce emozioni. Daria vorrebbe sentire un po’ di musica, accende la radio ma Giampaolo la spegne dicendo che ha mal di testa. Daria sbuffa e Giampaolo, guardandola dopo qualche minuto, si accorge che sta dormendo.

Giampaolo Bracci ha 29 anni e se qualcuno gli chiedesse d’individuare un proprio difetto, direbbe di essere un vigliacco. All’improvviso, mentre Daria continua a dormire, Giampaolo sterza verso la scarpata e la macchina, dopo un volo di cento metri, si schianta sugli scogli bagnati dalla spuma bianca delle onde.

Il giorno dopo Eleonora Manti, collega di Giampaolo Bracci incinta di quattro mesi, appena viene a sapere che l’uomo che le aveva promesso che dopo l’estate si sarebbero sposati è morto in un incidente d’auto in Grecia, scoppia in un pianto disperato e poi, dopo essersi calmata, si chiede perché: perché le aveva mentito nel dirle che avrebbe trascorso le settimane centrali di agosto in Austria da un amico d’infanzia?
 
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Serena Aronica
view post Posted on 26/11/2014, 20:46




Ciao Filippo!
Il tuo racconto è scritto in maniera impeccabile, come una cravatta dal nodo perfetto, ma risulta un pò freddo. Certo, il tema della doppia vita non è proprio una novità, credo però che in queste storie sia alla fine fondamentale il grado di angoscia e malessere che si riesce a trasmettere al lettore e onestamente nel tuo racconto ne ho avvertito troppo poco.
Bella storia ma con poche viscere!

Ciao!
 
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Ceranu
view post Posted on 26/11/2014, 22:13




Ciao Filippo, ben trovato.
Complimenti, ottima scrittura. Non ho avuto nessuna difficoltà a leggere il racconto, è tutto chiaro e ben descritto. Si capisce ogni dettaglio, e dal mio punto di vista non è poco. Però c'è una cosa che non mi convince, Gianpaolo è un codardo e ok, ma da lì a non aver mai pensato prima al casino che stava combinando ne corre. Tu ci dici che lui ha avuto l'illuminazione vedendo il quadro, mi sembra strano. Detto ciò ne esci bene comunque, anche se, come in altri racconti, leggere la traccia nel testo mi ha un po' infastidito. Non mi piace quando succede.
Comunque rinnovo i complimenti. Bravo
 
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Serena Aronica
view post Posted on 27/11/2014, 23:46




Ciao Filippo!
Non sapendo se è possibile commentare sotto la classifica ufficiale, lo faccio qui... grazie per avermi dato il primo posto, è inaspettato.
 
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Angelo Frascella
view post Posted on 28/11/2014, 00:02




Ciao Filippo.
Il tuo racconto ha il pregio di essere un racconto semplice, immediato e privo di grosse sbavature (si potrebbe un attimo stare a discutere dell’epifania così fulminea del personaggio, ma credo ci possa stare in uno abituato a lasciarsi trasportare dalla vita e che, all’improvviso, si renda conto di dove lo stia portando la corrente) e questo è davvero lodevole in una competizione “estrema” come MC.
La cosa che non mi ha convinto del tutto è l’approccio stilistico: il racconto viene raccontato da un narratore onnisciente e impersonale e tutto ciò lo fa somigliare più a una sceneggiatura che poi dovrà essere messa in scena che a un vero pezzo di narrativa. Il risultato è che il lettore si sente poco partecipe del dramma in corso. Se ci avessi fatto vivere la vicenda dagli occhi di Giampaolo, il racconto ne avrebbe davvero beneficiato.

A rileggerci
Angelo
 
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ilma197
view post Posted on 28/11/2014, 09:23




Dopo aver letto il primo paragrafo avevo fortissimi sospetti che sarebbe finita con un suicidio. Le dinamiche con cui questo avviene sono però leggermente diverse da quelle che mi aspettavo, per cui il racconto non è risultato del tutto scontato anche se non particolarmente originale. Nel complesso un racconto ben scritto e gardevole.
Piccolo appunto:
CITAZIONE
Sono stati invitati a cena in una taverna dal padre di Daria il quale sta navigando con un equipaggio di amici da un’isola all’altra del Dodecaneso, di cui Rodi è l’isola maggiore.

Perché informare il lettore che Rodi è l'isola maggiore del Dodecaneso? L'ho percepito come una rottura del ritmo narrativo per passare un'informazione del tutto inutile ai fini della trama.
 
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L.Filippo
view post Posted on 28/11/2014, 17:42




Grazie a tutti per i commenti:
in generale replico che la freddezza narrativa del racconto è voluta perché volevo narrare una storia da un punto di vista distaccato e chirurgico come la regia di Woody Allen in Match Point.
Poi è ovvio: le battute limitate mi hanno condizionato moltissimo ed è normale che qualche lettore, come Ceranu, possa trovare strano un cambio così repentino nel carattere del personaggio. Però credo che la vita sia così: ti sembra di aver tutto sotto controllo, ma basta un attimo per non avere più il terreno da sotto i piedi. E' questione di prospettive. A volte, capire dove si sta andando, è davvero questione di un battito di ciglia.
Ciò che è fatto è fatto, tornare indietro è impossibile...
E' tutto così irrecuperabile...
 
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Callagan
view post Posted on 28/11/2014, 19:04




Ciao, Filippo. Quello che hai scritto ha un grosso problema: non è un racconto. Per quanto non vi siano errori grammaticali e le frasi siano ben costruite pare che non sia stato scritto per essere letto. Come qualcuno ha detto, è come se fosse la bozza di una sceneggiatura, o di qualcosa che deve essere ancora scritto perché le vicende accennate siano approfondite. La storia che ci hai proposto, sebbene non sia così originale, ha le sue potenzialità, in particolare nel finale con l'omicidio-suicidio. Scena che, come l'hai scritta, è priva di tensione e totalmente indifferente.
Ho letto che questa scelta stilistica è volontaria... ma non ci siamo. Da lettore devo essere immerso in quanto sto leggendo, mentre questo tipo di scrittura mi lascia impassibile. Già il tuo aver optato per un "tell", rinunciando a mostrarci le cose, è stato ardimentoso. Quando leggo qualcosa di puramente raccontato vorrei quanto meno percepire la presenza della voce narrante, come se il narratore fosse vicino a me a narrare quanto ha visto, quanto sa. Invece, leggendo il tuo pezzo, si ha l'impressione di avere di fronte una noiosa biografia di un personaggio di cui, in fondo, non me ne importa niente. Non hai creato alcun tipo di atmosfera dalla quale essere avvolti.
Vedi poi qui:

CITAZIONE
Giampaolo Bracci ha 29 anni e se qualcuno chiedesse ai suoi familiari di indicarne un difetto, nessuno saprebbe cosa dire. Giampaolo è brillante, ama lo sport, ha amici sparsi in giro per il mondo, si è laureato col massimo dei voti e i suoi colleghi – Giampaolo è senior consultant presso Deloitte – lo stimano e gli invidiano la ragazza che sposerà a settembre di ritorno dalla Grecia.

è come se avessi scritto un'introduzione di stampo giornalistico alla biografia di Giampaolo Bracci.

A questo punto ti suggerirei di abbandonare questo esperimento e di tornare nelle righe del "show don't tell". Ma se volessi continuare, imperterrito, tieni a mente che il più grosso problema che ho trovato è l'assoluta piattezza che, tra le altre cose, ha reso la lettura molto pesante. Non son potuto entrare dentro la storia, non ho avuto l'occasione di provare empatia nei confronti dei protagonisti, quindi le vicende mi son scivolate via senza lasciare il minimo segno.

Spero di esserti stato utile, alla prossima. ;)
 
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L.Filippo
view post Posted on 28/11/2014, 19:24




Grazie dei consigli Callagan, però non sono d'accordo se dici che il mio non è un racconto.
Un racconto si può scrivere in tanti modi, adottando stili diversi, e questo è quello che ho scelto.
Spero che mi apprezzerai di più la prossima volta, ciao!
 
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Raffaele Marra
view post Posted on 29/11/2014, 17:23




Un bel racconto, con uno sviluppo narrativo che è una sorta di crescendo che va a sfociare inesorabilmente nel gesto finale. Credo che il pregio maggiore sia il contrasto (non so fino a che punto volontario) tra lo stile narrativo, freddo e distaccato e l’intensità emotiva che dovrebbe animare i pensieri prima e il gesto poi del protagonista. Questo contrasto, a dire il vero, credo che sia già di per sé un’originalissima interpretazione del tema del mese, così come il titolo “la vita lontano” è un ottimo modo per parafrasare il modo in cui hai scelto di declinare tale tema. Apprezzo anche il colpo di scena finale (Eleonora), anche se quest’ultimo paragrafo lo avrei scritto in maniera diversa, cercando di essere meno didascalico e, nel finale sì, un tantino più aulico.
 
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L.Filippo
view post Posted on 29/11/2014, 17:56




Grazie Raffaele per aver apprezzato il mio tentativo di raccontare una vicenda esistenziale/drammatica che, come dicevo, ho voluto narrare appositamente da un punto di vista molto alto e asettico. Di sicuro avrebbe bisogno di maggiore spazio e se trovo il tempo mi sa proprio che la svilupperò. Buona serata!
 
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Beppe Roncari
view post Posted on 2/12/2014, 21:07




Ciao Filippo, ben ritrovato.
Complimenti per lo stile asciutto e perfetto, delicato e minimalista. Buona la scelta del tempo verbale presente, lo ho apprezzato.
Purtroppo sembra di essere davanti a un compito eseguito con abilità e minuzia, un lavoro di cesello pregevole, ma di bottega, senza un guizzo particolare che lo faccia emergere da molte altre storie – purtroppo – già viste, già lette.
Alla prossima! :)
Qui serve una virgola extra: “e mentre si asciuga le mani con un fazzoletto di carta, il suo sguardo”, così: “e, mentre si asciuga le mani con un fazzoletto di carta, il suo sguardo” per la parentetica temporale introdotta da “mentre”.
 
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Giulio Marchese
view post Posted on 2/12/2014, 23:55




La vita da lontano di Filippo Santaniello

Ciao Filippo, il racconto si legge facilmente ed è estremamente chiaro come anche il messaggio. Dietro una vita che sembra perfetta può nascondersi un dramma, ogni vita ha i suoi drammi e siamo noi ad essere miopi a non vederli. Questa cosa secondo me cozza un po con il tema infatti e solo dal di dentro che si può capire a pieno una persona mentre il tema faceva intendere l'opposto, almeno questa è la mia personale interpretazione. La frase del tema all'interno del racconto non mi piace, nello specifico non aggiunge niente e mi sembra forzata.
 
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L'Inquisitore
view post Posted on 3/12/2014, 23:15




Mi piace come riesci a interpretare stili diversi e a rimanere sempre estremamente coerente. Il racconto sembra però troppo passivo nell'inserimento del tema limitandosi a evocarlo letteralmente per fornire al lettore una chiave di lettura e risultando in tal modo un pelo forzato. In particolare appare troppo drastico e veloce, anche poco giustificato, il cambio di prospettiva del protagonista. Ok, i nodi stavano per venire al pettine, ma farcelo vedere più vivo, più partecipe al narrato, magari con qualche tic, forzato lui stesso nel suo voler mantenere la menzogna fino all'ultimo avrebbe aiutato e in questo il taglio dato al racconto (pur ben gestito) non ha aiutato.
 
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13 replies since 25/11/2014, 00:30   124 views
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