Nero Cafè Forum

What's in a name..., Giulio Uggè

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Confessor
view post Posted on 4/6/2011, 01:21




Almeno cinquanta ospiti avevano visto Maria al party, mentre il marito veniva ucciso dall’altra parte della città. Maria aveva previsto proprio tutto, le doverose lacrime durante l'intervista della polizia, l’appropriata reazione alla notizia, il giusto dolore. Era stordita. Il suo mondo era finito. Non poteva essere consolata. Quando alla fine gli amici la lasciarono da sola di fronte alla sua insistenza, per riposare e piangere, lei si versò un drink, sospirò e finalmente si concesse un piccolo sorriso soddisfatto. Poi un colpo alla porta. Potrebbe essere lui. E volere i suoi soldi... ma Maria non li aveva. Non ancora.

Soffocò un singulto guardando dallo spioncino. Non vide nessuno. Aprì cautamente la porta ma qualcosa ne ostruiva il movimento: una scatola di cartone giaceva sull’ingresso. Chiunque l’avesse lasciata lì, era svanito nel nulla. E non aveva sbagliato destinatario. Un biglietto attaccato col nastro adesivo recava il suo nome. Quel banale, anonimo, scialbo nome da sfigata che tanto odiava: Maria Rossi.

Detestava i suoi genitori per la loro scarsa fantasia. Aveva sempre pensato di essere stata battezzata così in preparazione ad una vita di mediocrità in linea con le loro squallide esistenze. Un nome qualunque, una vita qualunque. Quel tarlo le divorava il cervello. Ma combattendo coi denti e con le unghie per il suo diritto ad emergere in un mondo che la ignorava, conobbe finalmente Alberto, l’uomo che avrebbe poi sposato. E fatto uccidere. Perché Alberto era ricchissimo, ma anche un puttaniere incallito, un giocatore d’azzardo incapace e un pessimo amministratore delle imprese di famiglia che in breve tempo avrebbe gettato il suo patrimonio, e con esso i sogni di Maria di una lunga vita nella bella società, dritto nel cesso. Aveva cercato di raddrizzarlo, invano. Non poteva neppure divorziare: il contratto prematrimoniale stabiliva che sarebbe rimasta a bocca asciutta quali che fossero le ragioni della separazione. Però nulla si diceva in caso di morte di Alberto. E senza figli e parenti prossimi, lei avrebbe ereditato tutto.
Restava solo da accelerare i tempi.
Un professionista si sarebbe occupato del lavoro. Sapendo dove cercare, in rete si trovava veramente di tutto. Ancora qualche giorno e l’uomo avrebbe avuto tutto il compenso. Ennesima beffa, il killer stava per rifiutare il lavoro perché non accettava clienti sotto pseudonimo. Con così poca fantasia, poi.

La scatola era quasi vuota. Al suo interno, solo una lettera imbustata.

Cara Maria,
se stai leggendo queste righe, vuol dire che non sono morto serenamente nel mio letto e che in qualche modo tu hai agevolato la mia condizione. Non sarò stato un mago della finanza e a poker ero decisamente scarso, ma non ero l’ultimo degli idioti. Così tempo fa ho dato disposizioni che, in caso di morte violenta, tutto il mio patrimonio sarebbe stato liquidato entro due giorni dalla mia morte e il ricavato diviso in parti uguali. Al momento in cui scrivo, sono circa 2150 le persone di questo Paese che dovrebbero aver ricevuto una consistente donazione anonima direttamente nella loro posta.
Dovresti essere felice, perché ho esaudito il tuo più grande desiderio. Oggi ogni Maria Rossi del paese sarà la notizia del giorno. Tranne te, ovvio. Tu uscirai da questa casa con addosso solo il tuo anonimato e quello che riuscirai a mettere nello scatolone.

Buona fortuna
Alberto.

L’uomo col passamontagna piombò in casa proprio mentre Maria urlava disperata di rabbia strappando la lettera in mille pezzi. Spaventato, fece fuoco senza volerlo. Dopo aver rovistato invano in cerca di soldi, fuggì imprecando. Ci era scappato il morto per niente. Al TG non parlavano d’altro che di questa specie di lotteria e lui aveva beccato l’unica senza una lira.

La sua morte fece comunque notizia. Si parlò della povera donna da poco rimasta tragicamente vedova, a sua volta uccisa misteriosamente e perdipiù l’unica a non ricevere il becco di un quattrino.

Che povera sfigata, pensarono tutti.


Edited by Confessor - 6/6/2011, 17:12
 
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FRASTMAN THE LONELY
view post Posted on 4/6/2011, 14:07




Mah non condivido la faccenda dei nomi banali e quindi sfigati nella vita, cioè, spero che tu non credi davvero ciò nella realtà XD

Per quanto riguarda il racconto è ben strutturato, solo questa faccenda del nome mi sembra un pò esasperata, ci sono tante persone con nomi banali che sono diventati dei geni, non credo sia la banalità di un nome a limitare delle doti, poi ovviamente ognuno è libero di pensarla come vuole.

Il racconto comunque è carino, coinvolge a tratti e ad altri si perde, come il finale che secondo me stona un pò, ma in generale è simpatico :)
 
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Confessor
view post Posted on 4/6/2011, 16:30




ciao, grazie della recensione. No, non credo nei nomi sfigati, è un'idiosincrasia della protagonista che si è portata dietro per tutta la vita. Riguardo al finale, purtroppo avendo il limite dei 4000 caratteri ho dovuto limarlo molto rispetto a quello che avevo in mente e che era un po' piu esplicativo e meno sbrigativo.
 
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sgerwk
view post Posted on 6/6/2011, 12:41




L'idea di base non è male, secondo me. Certo, non è poi così tanto realistico che qualcuno arrivi al punto da uccidere solo per uscire dalla banalità del nome, ma tutto sommato ci si può anche stare: ho letto racconti gialli di autori famosi anche meno realistici quanto a motivazioni. Diciamo che rientra nei limiti di quanto si possa considerare accettabile per il genere, secondo me, specie nella forma di racconto breve (per un romanzo penso sarebbe stato diverso).

Alcune cose invece non mi sono piaciute a livello di realizzazione, e in particolare il lungo infodump centrale che illustra proprio la questione del nome e spiega la situazione attuale. Non c'è dubbio che si tratti di informazioni essenziali per il racconto, ma credo sarebbe stato meglio trasmetterle al lettore in qualche altro modo. Mi viene in mente, tanto per fare un esempio, che il corriere che consegna il pacco fa una battuta sul suo nome e lei si offende; poi sarebbe stato comunque necessario un piccolo infodump, ma sarebbe stato più diluito. Alcune cose poi non sono nemmeno necessarie: quando uno dice "Maria avrebbe ereditato tutto" è implicita la mancanza di altri eredi (niente testamento e niente figli, nel caso la storia sia ambientata in Italia).

Il finale mi sembra un po' sintetico. Dato che di fatto c'è un cambio di punto di vista (da Maria al ladro), fra il terz'ultimo e il penultimo paragrafo penso ci vadano i tre asterischi (o una riga bianca).
 
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Confessor
view post Posted on 6/6/2011, 16:12




ho fatto tesoro dei vostri consigli ed ho rivisto un po' tutto il racconto...
 
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Krysstal
view post Posted on 8/6/2011, 18:38




Vedo che anche qui Sgerwk ha sottolineato la "pecca infodump".
Sinceramente, devo dire che e' difficile spiegare una storia in soli 4.000 caratteri, quindi l'abbondanza di informazioni, inserite a volte senza collegamento, e' inevitabile.
Per quanto riguarda il racconto, concordo con gli altri sul fatto che la storia del nome mi sembra esagerata, ma per tutto il resto mi e' piaciuto molto.
 
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Galwaykika
view post Posted on 6/7/2011, 15:17




Ho letto che hai fatto delle modifiche al racconto, quindi non so come fosse originariamente e capisco poco le obiezioni che ti sono state mosse...

A me è piaciuto proprio tutto il racconto! L'idiosincrasia del nome l'ho apprezzata: le follie dei personaggi non devono essere realistiche, sono follie! E il fatto che il killer stava per rifiutare l'incarico per via del nome, l'ho trovato davvero "comico". E la trovata di Alberto - da gran puttanieri - davvero geniale e vendicativa!
L'unica cosa che mi stona e dispiace è che al killer sfugga un colpo per spavento!

Ma l'idea del nome ha tutto il mio rispetto! pollice su! ;-)
 
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damaera
view post Posted on 16/7/2011, 12:43




L'idea mi piace, è carina, in fondo delinea le follie psicotiche assurde dell'essere umano e non è affatto così improbabile :D

Il personaggio bramoso di soldi e fissato del suo "banale anonimato" funziona, forse qualcosa in più su lei, che col nome banale trova riscatto nello sposare un tizio ricco, avrebbe coinvolto di più. Ha un nome da sfigata ma lei nelle vita, oltre a sposarsi, che ha fatto? Ha cercato un riscatto in qualche modo o è miseramente fallita nel non sapersi neanche riscattare come persona e rimanendo mediocre? Ha compiuto sforzi? Si è rassegnata?
Mi hai suscitato queste mille domande ed altre, incuriosendo e per questo direi che funziona la base di partenza del coinvolgimento.

L'ho letto appena hai pubblicato e poi oggi, non ricordo la differenza tra la prima stesura ed ora, quindi i miei commenti sono riferiti alla tua rivisitazione.
 
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view post Posted on 21/7/2011, 15:50
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Martin Sileno

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Il racconto mi ha divertito nella sua surrealtà. scorrevole, leggero e piacevole. mi sembra una trama originale. anche a me lascia un po' perpleso il colpo che parte accidentalmente, ma visto il clima del racconto penso che ci possa anche stare.
 
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8 replies since 4/6/2011, 01:21   136 views
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