| Almeno cinquanta ospiti avevano visto Maria al party, mentre il marito veniva ucciso dall’altra parte della città. Maria aveva previsto proprio tutto, le doverose lacrime durante l'intervista della polizia, l’appropriata reazione alla notizia, il giusto dolore. Era stordita. Il suo mondo era finito. Non poteva essere consolata. Quando alla fine gli amici la lasciarono da sola di fronte alla sua insistenza, per riposare e piangere, lei si versò un drink, sospirò e finalmente si concesse un piccolo sorriso soddisfatto. Poi un colpo alla porta. Potrebbe essere lui. E volere i suoi soldi... ma Maria non li aveva. Non ancora.
Soffocò un singulto guardando dallo spioncino. Non vide nessuno. Aprì cautamente la porta ma qualcosa ne ostruiva il movimento: una scatola di cartone giaceva sull’ingresso. Chiunque l’avesse lasciata lì, era svanito nel nulla. E non aveva sbagliato destinatario. Un biglietto attaccato col nastro adesivo recava il suo nome. Quel banale, anonimo, scialbo nome da sfigata che tanto odiava: Maria Rossi.
Detestava i suoi genitori per la loro scarsa fantasia. Aveva sempre pensato di essere stata battezzata così in preparazione ad una vita di mediocrità in linea con le loro squallide esistenze. Un nome qualunque, una vita qualunque. Quel tarlo le divorava il cervello. Ma combattendo coi denti e con le unghie per il suo diritto ad emergere in un mondo che la ignorava, conobbe finalmente Alberto, l’uomo che avrebbe poi sposato. E fatto uccidere. Perché Alberto era ricchissimo, ma anche un puttaniere incallito, un giocatore d’azzardo incapace e un pessimo amministratore delle imprese di famiglia che in breve tempo avrebbe gettato il suo patrimonio, e con esso i sogni di Maria di una lunga vita nella bella società, dritto nel cesso. Aveva cercato di raddrizzarlo, invano. Non poteva neppure divorziare: il contratto prematrimoniale stabiliva che sarebbe rimasta a bocca asciutta quali che fossero le ragioni della separazione. Però nulla si diceva in caso di morte di Alberto. E senza figli e parenti prossimi, lei avrebbe ereditato tutto. Restava solo da accelerare i tempi. Un professionista si sarebbe occupato del lavoro. Sapendo dove cercare, in rete si trovava veramente di tutto. Ancora qualche giorno e l’uomo avrebbe avuto tutto il compenso. Ennesima beffa, il killer stava per rifiutare il lavoro perché non accettava clienti sotto pseudonimo. Con così poca fantasia, poi.
La scatola era quasi vuota. Al suo interno, solo una lettera imbustata.
Cara Maria, se stai leggendo queste righe, vuol dire che non sono morto serenamente nel mio letto e che in qualche modo tu hai agevolato la mia condizione. Non sarò stato un mago della finanza e a poker ero decisamente scarso, ma non ero l’ultimo degli idioti. Così tempo fa ho dato disposizioni che, in caso di morte violenta, tutto il mio patrimonio sarebbe stato liquidato entro due giorni dalla mia morte e il ricavato diviso in parti uguali. Al momento in cui scrivo, sono circa 2150 le persone di questo Paese che dovrebbero aver ricevuto una consistente donazione anonima direttamente nella loro posta. Dovresti essere felice, perché ho esaudito il tuo più grande desiderio. Oggi ogni Maria Rossi del paese sarà la notizia del giorno. Tranne te, ovvio. Tu uscirai da questa casa con addosso solo il tuo anonimato e quello che riuscirai a mettere nello scatolone.
Buona fortuna Alberto.
L’uomo col passamontagna piombò in casa proprio mentre Maria urlava disperata di rabbia strappando la lettera in mille pezzi. Spaventato, fece fuoco senza volerlo. Dopo aver rovistato invano in cerca di soldi, fuggì imprecando. Ci era scappato il morto per niente. Al TG non parlavano d’altro che di questa specie di lotteria e lui aveva beccato l’unica senza una lira.
La sua morte fece comunque notizia. Si parlò della povera donna da poco rimasta tragicamente vedova, a sua volta uccisa misteriosamente e perdipiù l’unica a non ricevere il becco di un quattrino.
Che povera sfigata, pensarono tutti.
Edited by Confessor - 6/6/2011, 17:12
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