Versione ricorretta:Fumo negli occhidi A. Pe.Almeno cinquanta ospiti avevano visto Maria al party, mentre il marito veniva ucciso dall’altra parte della città. Maria aveva previsto proprio tutto, le doverose lacrime durante l'intervista della polizia, l’appropriata reazione alla notizia, il giusto dolore. Era stordita. Il suo mondo era finito. Non poteva essere consolata. Quando alla fine gli amici la lasciarono da sola di fronte alla sua insistenza, per riposare e piangere, lei si versò un drink, sospirò e finalmente si concesse un piccolo sorriso soddisfatto. Poi un colpo alla porta. Potrebbe essere lui. E volere i suoi soldi... ma Maria non li aveva.Accese una sigaretta, un tiro, uno solo, e socchiuse gli occhi. Il fumo disegnò morbide curve intorno al volto giovane, le dita tese su quell'attimo di respiro intenso si irrigidirono quando bussarono con maggiore insistenza. Lasciò la sigaretta sul posacenere e gettò a terra un mazzo di banconote.
Si sedette sulla poltrona, accavallando le gambe.
“È aperta” disse a voce alta.
Una figura nella penombra richiuse la porta dietro di sé.
Lei indicò il denaro a terra col solo sguardo, senza muoversi.
“Sembrano pochi rispetto ai patti” la voce cupa di lui la investì e Maria, sciogliendo le gambe, si alzò.
“Avrai il resto domattina” accostandosi a lui, provocante.
Un lungo sguardo dell'uomo indugiò sulla curva del suo collo.
“Tra noi è finita da anni, non mi ingannano i tuoi trucchetti.”
E mentre le parole secche morivano il corpo sinuoso della donna lo sfiorava. Lui emise un rantolio contrariato ma feroci le sue dita afferrarono la coscia scoperta della donna, insinuandosi oltre l'ampio spacco dell'abito di liscia seta beige.
Un breve bacio, aspro, poi lei indietreggiò riprendendo ciò che rimaneva della sigaretta, finendola con l'ultimo tiro.
“I tuoi affari prima di tutto, ma ora quegli affari sono anche i miei. Perché non godere di questo ultimo contatto? Come l'inizio e la fine di qualcosa, assaggiata, poi lasciata bruciare, ed infine afferrata quando sta per terminare.”
Il mozzicone moriva nel posacenere, lui le afferrò i fianchi e scivolò con le labbra sul collo mordendole la pelle chiara con desiderio, a dispetto dell'espressione, fredda, lontana.
“Eppure hai offerto a me questo lavoro.” Le mani cercavano la schiena di lei e lei graffiava con foga quella di lui.
“Voglio che tu abbia un buon ricordo di me.” Le parole danzavano affogate da respiri veloci, labbra che si trovano e mani che esplorano.
Le afferrò i capelli sulla nuca, la schiena di lei si inarcò andandogli incontro, sorrise.
“Non hai perso tempo a rifarti una vita.” Le sue parole l'accusavano con la medesima insistenza con la quale le sue membra la travolgevano.
“Ha avuto una morte veloce?” Chiese fermandosi e lasciandolo in sospeso.
L'uomo impugnò una rivoltella.
“Veloce. Lei non lascia molto spazio al sentimento.” Strinse gli occhi in un sorriso soddisfatto.
La mano lasciva di lei scivolò su quella di lui, sull'arma, indirizzandola verso se stessa, alla tempia provocandolo con lo sguardo.
“Gli hai sparato così?”
“Stai attenta, è carica”
Maria fece scattare la sicura.
“Lo so. Il tuo lavoro, il tuo mondo... ero sempre all'ombra di una rivoltella, del denaro, della morte.”
Gli occhi di lui la scrutarono attenti, un fremito di tensione luccicò nelle ombre del suo sguardo. Appoggiò l'indice sul grilletto, lei vi sovrappose il proprio.
“Non volevo che l'uomo che mi ha rovinato la vita negli ultimi anni mi sopravvivesse, né lasciare nei guai quello che l'aveva rovinata negli anni precedenti.”
Le iridi vitree di lei correvano in quelle di lui, nei suoi interrogativi.
“I soldi basteranno per un avvocato quando dovrai spiegare questo” sussurrò mordendogli le labbra.
“Ora sono io al centro del tuo mondo. Lavoro, denaro, proiettili, morte” e Maria premette l'indice su quello di lui.
Nessuna esitazione. Il grilletto scattò. Metallo su pelle carica di fumo e profumo.
Un brivido, il più forte.
Un istante prima che il colpo imprimesse per la prima volta stupore negli occhi neri del suo eterno assassino.
Versione vecchia:CITAZIONE
Almeno cinquanta ospiti avevano visto Maria al party, mentre il marito veniva ucciso dall’altra parte della città. Maria aveva previsto proprio tutto, le doverose lacrime durante l'intervista della polizia, l’appropriata reazione alla notizia, il giusto dolore. Era stordita. Il suo mondo era finito. Non poteva essere consolata. Quando alla fine gli amici la lasciarono da sola di fronte alla sua insistenza, per riposare e piangere, lei si versò un drink, sospirò e finalmente si concesse un piccolo sorriso soddisfatto. Poi un colpo alla porta. Potrebbe essere lui. E volere i suoi soldi... ma Maria non li aveva.
Accese una sigaretta, un tiro, uno solo, e socchiuse gli occhi. Il fumo disegnò morbide curve intorno al volto giovane, le dita tese su quell'attimo di respiro intenso si irrigidirono quando bussarono con maggiore insistenza. Lasciò la sigaretta sul posacenere e gettò a terra un mazzo di banconote, in modo scomposto.
Si sedette sulla poltrona, accavallando le gambe.
“È aperta” disse a voce alta.
Una figura nella penombra richiuse la porta dietro di sé, senza bloccarla.
Lei indicò le banconote col solo sguardo, senza muoversi.
“Sembrano poche rispetto ai patti” la voce cupa di lui la investì e Maria, sciogliendo le gambe, si alzò.
“Avrai il resto domattina” accostandosi a lui, provocante.
Un lungo sguardo di lui indugiò sulla curva del suo collo.
“Tra noi è finita da anni, non mi ingannano i tuoi trucchetti.”
E mentre le parole secche morivano il corpo sinuoso della donna lo sfiorava, lui emise un rantolio contrariato ma feroci le dita di lui afferrarono la coscia scoperta della donna, insinuandosi oltre l'ampio spacco dell'abito di liscia seta beige.
Un breve bacio, aspro, poi lei indietreggiò riprendendo in mano ciò che rimaneva della sigaretta, finendola con l'ultimo tiro.
“Erano più importanti i tuoi affari, ma ora quegli affari sono anche i miei e perché non godere di questo ultimo contatto? Come l'inizio e la fine di qualcosa, assaggiata, poi lasciata bruciare, ed infine afferrata quando sta per terminare.”
Lasciò il mozzicone nel posacenere, lui le afferrò i fianchi e scivolò con le labbra sul collo mordendole la pelle chiara, desiderandola al contrario dell'espressione, fredda, lontana.
“Perché mi hai offerto di più di ciò che ti ho chiesto?” Chiese mentre le mani cercavano la schiena di lei e quelle di lei graffiavano con foga quella di lui.
“Voglio che tu abbia un buon ricordo di me, come io di te in questi anni.” Le parole danzavano tra respiri veloci, smorzati da labbra che cercano e mani che esplorano.
Le afferrò i capelli sulla nuca, la schiena di lei si incarnò andandogli incontro, sorrise.
“Non hai perso tempo a rifarti una vita” le sue parole l'accusavano così come le sue membra la cercavano, insistente.
“Ha avuto una morte veloce?” Chiese fermandosi e lasciandolo in sospeso.
L'uomo sfilò una rivoltella dal fianco sinistro.
“Sì, veloce, lei non lascia molto spazio al sentimento sai?” Strinse gli occhi in un sorriso soddisfatto.
La mano lasciva di lei scivolò su quella di lui, sull'arma, indirizzandola verso se stessa, provocandolo con lo sguardo.
“Gli hai sparato così?”
“Stai attenta, è carica”
“Lo so. Il tuo lavoro, il tuo mondo... ero sempre all'ombra di una rivoltella, del denaro, della morte.”
Gli occhi di lui la scrutarono attenti, l'indice di lei si sovrappose al suo sul grilletto.
“Non sarebbe stato bello far sopravvivere a me l'uomo che mi ha rovinato la vita negli ultimi anni, né lasciare nei guai quello che l'aveva rovinata negli anni precedenti.”
Gli occhi vitrei di lei correvano in quelli di lui, cercando, scavando.
“I soldi sono sufficienti per un avvocato quando dovrai spiegare questo” disse mordendogli le labbra, in un sussurro.
“Ora sono io al centro del tuo mondo” e premette l'indice su quello di lui. Il metallo dell'arma sulla tempia, pelle carica di fumo e profumo. Un brivido, il più forte. Un istante prima che il colpo imprimesse per la prima volta stupore negli occhi neri del suo eterno assassino.
Edited by damaera - 17/7/2011, 22:46