| Almeno cinquanta ospiti avevano visto Maria al party, mentre il marito veniva ucciso dall’altra parte della città. Maria aveva previsto proprio tutto, le doverose lacrime durante l'intervista della polizia, l’appropriata reazione alla notizia, il giusto dolore. Era stordita. Il suo mondo era finito. Non poteva essere consolata. Quando alla fine gli amici la lasciarono da sola di fronte alla sua insistenza, per riposare e piangere, lei si versò un drink, sospirò e finalmente si concesse un piccolo sorriso soddisfatto. Poi un colpo alla porta. Potrebbe essere lui. E volere i suoi soldi... ma Maria non li aveva. La smorfia di preoccupazione all'angolo della bocca le aveva cancellato ogni ombra di sorriso dal volto. Maria si prese qualche lungo secondo d'attesa, immobile, tra sedia e tavolo; del resto, in quel momento, non si sarebbe potuto pretendere nulla di diverso da una donna nelle sue condizioni, ne era convinta: solo una reazione lenta, pesante, di trascinamento. Rientrata nel ruolo, si appoggiò stancamente sul tavolo per alzarsi, mentre un dubbio si faceva strada ad ogni passo: perché non usare il campanello? E perché un solo colpo? Magari era il nipote dei vicini che come al solito si era messo a giocare con la palla. Un po' meno appesantita, raggiunse lo spioncino e non trovandosi nessuno dietro si liberò anche dell'ultima preoccupazione rimasta: si sarebbe dovuta comportare con indulgenza o malumore? Cosa sarebbe sembrato più legittimo? Ad aspettarla dietro alla porta, però, c'era solo una colpevole palla sullo zerbino. “Se ti fossi decisa prima, avresti beccato il ragazzino! Ma tanto lui ti avrebbe convinto che la palla era tua, visto che la tenevi in mano tu!”, le avrebbe detto suo marito, a vederla lì inginocchiata. Maria si chiese se la palla non fosse davvero sua, la raccolse, si chiuse la porta alle spalle e – al sicuro – si lasciò sfuggire un sorriso all'altro angolo della bocca. “L'immedesimazione t'ucciderà”, le diceva sempre; davvero ironico. Arrivata di nuovo al tavolo lasciò la palla al posto del bicchiere e con il suo drink si diresse alla portafinestra che dava sul balcone. Finalmente le si spianò un sorriso da parte a parte. La prima volta che l'aveva invitata a casa sua le aveva mostrato fiero il suo salotto vista mare, ma facendo ben attenzione a mettersi tra lei e il balcone pieno di bottiglie vuote, di cui evidentemente andava meno fiero: dopotutto anche lui aveva nascosto dal mare di perfezione scatole di imperfezione. Lei non aveva fatto altro che adeguarsi... Quella lettera le capitò quasi per caso tra le mani: si potrebbe dire la persona sbagliata al momento sbagliato, forse. La descrizione precisa di quello che sarebbe potuto accadere a suo marito se non avesse cambiato la sua testimonianza. In un lampo di geniale follia, impresse ogni parola nella sua mente, arrotolò il foglio e lo infilò in una delle bottiglie sul balcone. Quale miglior nascondiglio per una lettera? Poi non ci fu altro che aspettare, e quasi dimenticare, fino a quella notte. Dal momento in cui mise piede al party, tutto le parve assumere l'ombra di un déjàvu. Alla tragica notizia, poi, la marionetta ruppe i fili per muoversi con consapevolezza e attenzione secondo un copione studiato ad arte in anticipo: non avrebbe potuto certo correre il rischio di non sembrare sorpresa!
Poco contava che fosse davvero innocente, che Luca quella lettera l'aveva già letta e volutamente ignorata, che fosse tutto nella sua testa come al solito. E ora non le restava che concludere la sua perfetta performance con l'ultimo atto da improvvisare, quel finale promesso dalla lettera, che a pensarci bene neanche Luca si era preoccupato di mostrarle: In un colpo solo, avrò prima te, poi tua moglie e i tuoi sporchi soldi. All'improvviso un boato riempì ogni silenzio e quella colpevole palla fece esplodere l'atteso finale, mandando tutto in cenere, anche i soldi nascosti sul fondo delle scatole del balcone. Un bel colpo di scena per Maria. Ironico, davvero.
Edited by Galwaykika - 6/7/2011, 21:03
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