| TITOLO: Un bel gruzzolo di piombo di Massimo Matteuzzi
Almeno cinquanta ospiti avevano visto Maria al party, mentre il marito veniva ucciso dall’altra parte della città. Maria aveva previsto proprio tutto, le doverose lacrime durante l'intervista della polizia, l’appropriata reazione alla notizia, il giusto dolore. Era stordita. Il suo mondo era finito. Non poteva essere consolata. Quando alla fine gli amici la lasciarono da sola di fronte alla sua insistenza, per riposare e piangere, lei si versò un drink, sospirò e finalmente si concesse un piccolo sorriso soddisfatto. Poi un colpo alla porta. Potrebbe essere lui. E volere i suoi soldi... ma Maria non li aveva. - Chi è? - chiese con voce volutamente incerta. - Sono Carlo, ci siamo conosciuti al party. Mascherando il suo disappunto la donna disse con un filo di voce: - Carlo... Scusami, ma vorrei restare sola. Ti ringrazio per... - Volevo solo consegnarti una cosa. Devi averla persa alla festa - la interruppe lui. Suo malgrado era incuriosita. Cosa poteva aver smarrito? E come faceva quell'uomo appena conosciuto a sapere che fosse di sua proprietà? Posò il drink, si strofinò gli occhi fino a farli lacrimare e andò ad aprire la porta. Carlo era un uomo di mezza età, con un naso prominente e due occhietti scuri e penetranti. - Di cosa si tratta? - chiese quindi Maria. - Si tratta della tua agendina - rispose lui senza mostrarle alcun oggetto. - Ah... Che sbadata. Mi deve essere caduta quando... Improvvisamente scoppiò in lacrime. L'uomo restò in attesa, impassibile e silenzioso. - Posso riaverla? - si decise poi a mormorare la donna al termine della sceneggiata. - Temo proprio di no. L'agenda costituisce un'importante prova a tuo carico. E io sono qui per dichiararti in arresto. - È uno scherzo? Ma come ti permetti? Mio marito è morto da poche ore e tu… Maria lo aggredì mollandogli un ceffone. - Brutta puttana! Il pesante manrovescio le centrò la guancia facendola barcollare. - Sono un agente in borghese – sibilò l’uomo tra i denti – L’elenco delle tue telefonate a quel killer del cazzo non bastava ad incastrarti. Così sono venuto a quel fottuto party. Sfilarti l’agenda dalla borsetta non è stato facile… Fanculo! La colpì di nuovo, con forza. Poi aggiunse rabbioso: - Non siamo riusciti ad arrivare in tempo per salvare Diego. Ma l'assassino è già dietro alle sbarre. E nei tuoi appunti ce n’è abbastanza per ingabbiare anche te. Sul viso tirato della donna pareva già scritta la condanna. Lui fece un sogghigno di soddisfazione. - Toglimi una curiosità. Come pensavi di pagarlo? - continuò squadrandola maliziosamente da capo a piedi. - Con quel tuo fisico da troietta russa? Abbiamo controllato: tu e tuo marito eravate pieni di debiti! Maria era sotto shock e sembrava trattenere il respiro. I suoi occhi, completamente spalancati, mostravano iridi di un verde brillante. Rivolse lo sguardo verso il pavimento e iniziò a camminare all'indietro. - No... - disse piano. - L’agenda non... Con Diego io… Perché lui era… - farfugliò. - Dove credi di andare? Ora ti metterò le manette e dopo ti darò quello che più ti piace – disse l’agente toccandosi la cerniera dei pantaloni. La donna sembrava persa nel suo incubo. Continuò a indietreggiare fino a cadere scompostamente sul divano. Mentre Carlo si avvicinava, lei infilò una mano sotto al cuscino, estrasse l’arma e sparò al poliziotto. Il foro al centro esatto della fronte avrebbe fatto contento il suo istruttore di tiro. Si alzò massaggiandosi le gote, la pistola fumante ancora stretta nella mano. Raggiunse il tavolo, prese il bicchiere e girandosi verso l'uomo a terra sentenziò con freddezza: - Ecco come l'avrei pagato. Un bel gruzzolo di piombo. “Come frase finale di un film non sarebbe affatto male”, pensò vuotando il drink in un sorso. A pensarci bene, forse avrebbe potuto fare l’attrice. La recita le era riuscita alla perfezione. Buttò un’ultima occhiata intorno. L’unica cosa di valore che valesse la pena portare via era la sua libertà. Ripose la pistola nella borsa, si sistemò i capelli e se ne andò.
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