| Almeno cinquanta ospiti avevano visto Maria al party, mentre il marito veniva ucciso dall’altra parte della città. Maria aveva previsto proprio tutto, le doverose lacrime durante l'intervista della polizia, l’appropriata reazione alla notizia, il giusto dolore. Era stordita. Il suo mondo era finito. Non poteva essere consolata. Quando alla fine gli amici la lasciarono da sola di fronte alla sua insistenza, per riposare e piangere, lei si versò un drink, sospirò e finalmente si concesse un piccolo sorriso soddisfatto. Poi un colpo alla porta. Potrebbe essere lui. E volere i suoi soldi... ma Maria non li aveva. Si impegnò a fingere il necessario struggimento, disse: “Avanti”. “Buonasera, sono il tenente Michael Ferro”. Entrò, si guardò attorno, mentre esibiva la patacca tirata a lucido. Il tenente era il classico arrampicatore della NYPD, abbronzato, atletico, pettinato alla John Garfield, di cui aveva la stessa espressione. Il tipo era da Desoto nuova, magari eroe dalla guerra e portava un completo nero con gilet. Non era vestito male come un qualsiasi piedipiatti. Era un mangiaspaghetti che cercava il riscatto da Little Italy. Così gli italiani nella stanza ora erano due. Ma almeno non era George, così il problema soldi stava a zero. Maria si impegnò, recitò la sua migliore faccia da funerale. “Buonasera tenente”. Riuscì a staccare anche una lacrima. Ma il tenente non sembrò rimanerne impressionato, non perse tempo e si limitò alla classica: “Dovrei farle qualche domanda”. Risposta facile per Maria: “Ho già detto tutto ai suoi colleghi”. “Certo, ma vede, dovrei approfondire alcuni punti della sua deposizione”. Nel dirlo gesticolava, le sue mani sembravano muoversi come quelle di Carnera. Tutti uguali questi italiani. “Magari ad un paisà vuole chiarire qualcosa in più”. Il bastardo era preparato, aveva fatto i compiti. Una rabbia sorda si impossessò di Maria, riuscì a nasconderla appena. Aveva fatto di tutto pur di cancellare il suo passato. Lo sbirro giocava sporco. “Si, sono anch’io…” le parole le morirono in gola, prese un sorso di Manatthan, proseguì: ”Ma non ho niente delle tradizioni e tutto il resto, ispettore”. Ferro la interruppe: ”Tenente”. “Certo tenente, mi scusi, non riesco a riprendermi, mio marito è appena stato seppellito”. “Ok, allora vengo al sodo: suo marito ed io eravamo in affari”. Maria si stupì. Suo marito aveva una gioielleria chic, cosa c’entrava la polizia? “Mi scusi tenente, che genere di affari aveva con il dipartimento?”. Ferro sfoderò il miglior sorriso. “Non con il dipartimento, ma con me”. All’improvviso si fece serio e prosegui: “Non chiama mai suo marito con il suo nome, si merita così poco rispetto?”. Maria partì all’attacco: ”E con questo cosa vuol dire?”. “Edward aveva il doppio dei suoi anni, una fortuna in dollari ed in vent’anni nessun balordo gli ha mai pestato i piedi…poi lo ammazzano come un cane, senza nemmeno fregargli l’orologio”. Maria rimase in silenzio, si limitò a bere un altro sorso di alcol. “Bene, gli affari che avevo con suo marito, sono gli stessi che porteranno alla scoperta del cadavere di George Lincoln”. “Dovrei sapere chi è quest’uomo?” disse Maria mordendo la ciliegia. “Certo che lo dovrebbe sapere, prima di morire ha cantato”. Maria si alzò, andò verso il minibar e disse: ”Se ne vada!”. Ferro si diresse verso Maria, la prese con forza e la girò. Il tenente vide tutta la furia sul volto della donna, ma, prima che potesse fare qualsiasi cosa, la colpì con uno schiaffo. ”Brutta puttana, tuo marito era in affari con i ragazzi di Brooklyn, mi pagava per tenerlo fuori dai guai, ora tu ed io siamo soci”. Nel darle la notizia, Ferro estrae la trentotto, alza il cane, gliela piazza in mezzo agli occhi e prosegue: ”Il tuo segreto è al sicuro, non sei finita nelle mani di un ricattatore di merda, ora c’è la polizia, lo sai… proteggere e servire”.
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