| Almeno cinquanta ospiti avevano visto Maria al party, mentre il marito veniva ucciso dall’altra parte della città. Maria aveva previsto proprio tutto, le doverose lacrime durante l'intervista della polizia, l’appropriata reazione alla notizia, il giusto dolore. Era stordita. Il suo mondo era finito. Non poteva essere consolata. Quando alla fine gli amici la lasciarono da sola di fronte alla sua insistenza, per riposare e piangere, lei si versò un drink, sospirò e finalmente si concesse un piccolo sorriso soddisfatto. Poi un colpo alla porta. Potrebbe essere lui. E volere i suoi soldi... ma Maria non li aveva.
Nonostante avesse calcolato tutto, le pratiche per sbloccare i soldi del suo stupido marito si erano rivelate più lunghe del previsto. Vaffanculo alla fisima dell'uomo di non intestarle nulla. Si alzò per andare ad aprire la porta. Non guardò nemmeno dallo spioncino, si limitò ad aprire con mano decisa. «La mia bella Maria!» Era lui. «Ciao Rasko!» «Ciao triestina, allora? Come si sta da vedova?» «Sono passati solo otto giorni...» provò a schermirsi la donna. «Non mi fai entrare?» «Non saresti dovuto venire qui, non erano questi gli accordi!» Maria si fece da parte, guardandolo negli occhi. L'uomo si accomodò sul divano. «Allora, dove sono i soldi?» «Non li ho» «Come? Mi avevi assicurato che...» «Senti Rasko, so benissimo cosa ti avevo assicurato. Ma dannazione, hanno bloccato tutti i conti di mio marito e della società! Stanno rivoltando le carte da cima a fondo... vogliono vederci chiaro!» rispose bruscamente la donna ticchettando con le unghie sul davanzale. Rasko si alzò bruscamente. «Cazzo!» urlò «non dovevo immischiarmi in questa merdosa faccenda. Dannazione!» «Senti, non urlare!» «Non urlare? Non urlare? Io urlo quanto cazzo mi pare! C'era un accordo tra di noi!» Maria sapeva fin troppo bene qual era l'accordo. Rasko le faceva fuori il marito e lei gli dava un milione di euro. L'uomo aveva un paio di cagnetti affamati alle calcagna, e gli era sembrato un affare pulito. «Maria, Maria... tu lo sai io e te cosa siamo, vero?» prese il mento della donna con una mano e le strinse le guance tra pollice e indice. Maria non tentò nemmeno di parlare. L'uomo le leccò le labbra. «Allora... lo sai cosa siamo?» strinse di più. Gli occhi della donna si serrarono. Rasko la spinse per terra. «Siamo complici, troia. Complici! E ci sono le prove, dannazione. Le prove!» «Senti stupido bestione» disse la donna «devi solo aspettare...» «Oh, certo, aspettare. Io potrei anche aspettare...» «Lo so, Rasko, lo so...» la donna nel frattempo si era messa seduta e cercava di pensare a come recuperare i soldi che servivano al killer. «La cassaforte...» mormorò «Come ho fatto a non pensarci prima?!» «Cazzo dici, biondina?» «C'è una cassaforte in casa... mio marito ci metteva i tagli grossi prima di versarli...» «Perché non lo hai detto prima?» «Perché non mi è venuto in mente!» si stizzì Maria. «Dov'è la cassaforte?» «Vieni, ti ci porto!» Il salone del grande appartamento era luminoso e pieno di oggetti di design. In mezzo alla stanza un moderno calciobalilla faceva bella mostra di sé. «La cassaforte è lì dentro!» «Lì dentro?» «Sì, l'ha fatto fare apposta quello stronzo... non te l'aspettavi, eh?» «Come funziona?» La donna mostrò il meccanismo di apertura della scultura, e indicò una piccola cassetta di sicurezza a combinazione. L'uomo si inginocchiò per vedere meglio. «Dammi una sigaretta, Maria!» «Subito... però non ho la combinazione!» mormorò la donna. «Sono esperto di casseforti!» Maria si allontanò continuando a fissare il killer. «Allora, questa sigaretta?» borbottò lui. «Pensavi davvero che ti avrei dato tutti quei soldi?» Un tonfo sordo. Il corpo dell'uomo nell'appartamento fu trovato solo quando la puzza disturbò i vicini. Di Maria nessuna traccia.
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