MichelaZ |
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| L’uso del presente rende bene l’idea dei pensieri di Jamina, permette di seguirli uno alla volta come si presentano alla mente di lei. La forma è buona, non ci sono errori e il linguaggio è scorrevole, ci si immedesima facilmente nelle riflessioni di lei. Mi piace come fin da subito presenti Jamina come una persona, chiamandola col suo nome, e “lui” che un nome non ce l’ha né ha bisogno di averlo, uno dei tanti sfruttatori nella vita di lei: bello anche come indichi la distanza che lei ha sempre messo fra sé e la propria vita, guanti di gomma, guanti di lattice, preservativi, tutti artifici per ritirarsi in se stessa ignorando la realtà in cui vive. Notevole anche la frutta lucida e falsa che, forse, le fa prendere consapevolezza di tutto questo. Unico neo, comunque non molto importante, le ultime due frasi, un po’ una caduta mentre mi sarei aspettata un apice di rabbia e paura: comunque un racconto solido e valido.
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