Nero Cafè Forum

Conseguenze, di Luca Romanello - 2780 caratteri

« Older   Newer »
  Share  
kendalen
view post Posted on 29/12/2011, 22:12




Conseguenze
di Luca Romanello


«Tu non sai ciò che hai fatto», mi accusa il vecchio.
Stringo ancora la Beretta in mano. La sento confortevole, anche dopo lo scossone dello sparo. Il barbone è a terra, tra la credenza e l'albero di Natale, e si copre la ferita con le dita guantate. Cerca di frenare l'emorragia, o di far passare il dolore, ma l'ho preso in pieno petto. Non ne ha per molto.

«Babbo Natale non esiste, Carlo. Sono mamma e papà che ti comprano i regali», afferma con decisione mio padre.
Trattengo le lacrime. Vorrei urlargli contro che non è vero, che è un bugiardo, ma riesco solo a emettere un guaito. Manco fossi un cane.
«Caro...»
«Tu zitta!» la interrompe. E forse lo odio più per quello che non per quanto mi sta dicendo. «È grande abbastanza per smettere di credere nelle stupidaggini!»
«Ma ha solo sette anni!»
«Silenzio!»
Il rumore della sberla è secco, breve. L'unica differenza con gli schiaffi che ricevo io è che il suono non mi rimbomba nella testa. E non sento il gusto del sangue, in bocca.
Mamma abbassa il capo. Tira su col naso.
«E adesso, Carlo, ripeti con me: Babbo Natale non esiste.»
Ho paura di guardarlo negli occhi.
Mi prende per le spalle. «Carlo?»
«Babbo Natale...»
«Sì?»
«Babbo Natale esiste!» gli urlo in faccia. «Esiste, va bene? Sei tu che non devi esist...»
Secco. Breve. Sangue.

È il gusto che ho in bocca, ancora dopo tutti questi anni. Ho smesso di credere a Babbo Natale. Tutto sommato è forse l'unica cosa buona che mi ha lasciato quel bastardo di mio padre: non credere nelle favole, mai.
D'altra parte, cosa avrei dovuto pensare di questo svitato che si è intrufolato in casa nostra? Non ha nemmeno il vestito rosso, né vedo slitte parcheggiate qui fuori. Violazione di domicilio. Certo, ci rovinerà il Natale, ma in fondo il 25 dicembre è un giorno come gli altri.
«Tu non sai ciò che hai fatto», ripete.
Un singhiozzo, alle mie spalle. Sento la schiena irrigidirsi in un brivido freddo.
«Papà?»
Cerco di dominare il tono della voce. «Nichi, vai via!» farfuglio.
«Papà, ma quello...»
«Ho detto vai...» comincio, voltandomi. Mi blocco. La faccia di mio figlio è un cencio informe, solcato da lacrime spesse, davanti all'espressione sbigottita di mia moglie.
In quel momento va via la luce. Prima quella dell'appartamento, poi quella dei lampioni in strada.
Nel buio della stanza, la luna si riflette negli occhi di Nichi. E d'improvviso, mentre percepisco distintamente la vita abbandonare il corpo del vecchio, capisco cosa sta succedendo.
Qualcuno urla, dalla strada.
Corro a guardare verso il cielo, come per seguire qualcosa di invisibile. Le stelle si spengono. Una per una. Prima le più lontane, poi le più vicine, con una velocità che ha dell'irreale.
Le ultime sono gli occhi di Nichi, davanti all'altra finestra.
«Ho paura», dice a sua madre.
In quell'ultimo istante, sono solo.
 
Top
Peter7413
view post Posted on 2/1/2012, 14:11




Ho qualche dubbio sul senso del racconto. Lo interpreto così: il protagonista, dopo aver perso il senso del magico e del fantastico, perde anche la propria umanità nel momento in cui uccide il vecchio che gli si è intrufolato in casa. Resta un dubbio, con i tempi che corrono, se qualcuno entra in casa mia di notte e ho la mia famiglia da difendere, beh, offendo prima di essere attaccato: è normale e comprensibile, eppure non mi ritengo privo del gusto del magico. Altra interpretazione: il protagonista, non riconoscendosi più e avendo perso il senso della sua esistenza, spara a se stesso e quel vecchio è lui riflesso in uno specchio, molti degli indizi che ha disseminato portano a questo. Ora, fatte queste premesse, credo manchi un qualcosa, in questo racconto, che possa indirizzare il lettore verso la vera identità del morente. Manca una chiave di lettura univoca che possa dare un senso alla lettura: è un Babbo Natale? Un barbone che cercava riparo dal freddo? L'anziano genitore del protagonista? Manca insomma quel qualcosa che possa chiudere il racconto, spiegarlo o indirizzarlo.
Però, come più volte ho sostenuto e sosterrò sempre, hai una capacità unica di narrare che rende la lettura piacevole e spedita. Leggerti è sempre un piacere.

Edited by Peter7413 - 3/1/2012, 09:28
 
Top
kendalen
view post Posted on 2/1/2012, 21:03




Ciao Peter, e grazie del commento!
Temo che il senso che volevo dare al racconto sia andato in gran parte perduto, insieme alla citazione di Clarke.
La prima interpretazione che dai è quella che più si avvicina alle mie intenzioni. Il vecchio però è davvero Babbo Natale, ma l'unico ad accorgersene è Nichi (e qui potevo fargli dire qualcosa in più di "Papà, ma quello..."), e la sua uccisione davanti agli occhi di un innocente che ancora crede in lui provoca la conseguenza più drastica di tutte. Come ne "I nove miliardi di nomi di Dio", le stelle cominciano a spegnersi una per una, preannunciando la fine del mondo: perché uccidere la fantasia di un bimbo è la cosa più vicina a far finire il mondo che si possa fare (almeno nel mio pensiero).
Detto questo, mi rendo conto che non ho saputo far passare bene il messaggio. Anzi, a dirla tutta sono piuttosto insoddisfatto del risultato complessivo, soprattutto dal punto di vista stilistico e lessicale. E anche considerando che, dal punto di vista dei commenti, se quantitativamente questa edizione è inferiore alle altre, qualitativamente sarà di altissimo livello e mi brucia non aver presentato qualcosa che sia all'altezza (e la febbre non può essere una scusa). Ma pazienza, capita. :)
Grazie comunque, sei sempre troppo buono nei miei confronti. :)
 
Top
Paola B.R.
view post Posted on 2/1/2012, 23:12




Ciao Kendalen,
la prima volta che ho letto la storia sono rimasta un pò basita, perchè non avevo compreso nè la trama nè gli sbalzi temporali. Dopo aver visto il tuo commento, l'ho riletta: tutta un'altra cosa. L'idea è buona: da un trauma perdi la leggerezza, la spontaneità e la fantasia dei bambini e dal secondo shock la riacquisti... Ma ormai è troppo tardi, il mondo, la vita si spenge. Molto bella.
Il problema è: che chi non conosce il film (tipo me), non arriva a comprendere il messaggio che vuoi dare. Mi sembra che anche tu sia arrivato a questa conclusione!
I minuti sono contati, l'orologio scivola via con i suoi maligni rintocchi e la fretta di scrivere diventa impellente! (Ne so qualcosa :) )
Ciao, ti auguro un buon 2012!
Paola
 
Top
strellima
view post Posted on 2/1/2012, 23:22




Ciao Kendalen, è sempre bello leggerti.
Ho apprezzato il tuo racconto, al contrario delle perplessità sollevate da Peter e Paola sul senso della storia, io devo invece dire che ho capito subito nonostante non sappia a che film ti stia riferendo. Sto incominciando a credere che a volte la comprensione passi anche attraverso il tocco di "corde comuni". Ad esempio, trovo che l'immagine finale delle stelle che "si spengono una a una" nel cielo, metafora di un mondo che muore (il sogno, l'illusione, l'infanzia... ma anche la fiducia di un bimbo verso il padre, che nel vacillare segna l'entrata nell'età adulta), sia immagine di rara poesia.
Poi c'è il cinismo, il disincanto, l'anafettività, che passano da un corpo all'altro come un parassita che salta da un organismo ospite al nuovo. Il bambino trattato con durezza è l'adulto che stringe la pistola, che ama come è stato amato.

Venendo alle parti più tecniche, ho apprezzato la stuttura circolare del racconto, ho trovato che desse con semplicità una visione a tasselli più dinamica delle azioni e delle motivazioni.
Unico appunto che posso farti, e che rientra più che altro nel mio gusto personale, è quello di sfoltire i discorsi diretti a favore di una narrazione leggermente più descrittiva. Ti ho letto diverse volte, credo che abbia una buona voce narrante, tanto è vero che la parte del racconto che ho preferito è appunto l'ultima... perché non "guidare" quindi un po' più generosamente il lettore? Il mio modesto consiglio (da lettrice, non da scrittrice!) è di concedere ai tuoi personaggi una materialità più consistente, di non farli "galleggiare nel vuoto".
Spero di essermi spiegata con chiarezza e di esserti stata in qualche modo utile.
A rileggerti! :)
Alessandra
 
Top
kendalen
view post Posted on 3/1/2012, 06:53




@Paola: sono felice che, chiarito il messaggio, ti sia piaciuto. D'altra parte quando un racconto non viene capito è sempre colpa del suo autore; oltre tutto, avevo spazio e tempo per svilupparlo meglio. Ne terrò conto.

@strellima: troppo buona anche tu. Credo tu abbia ragione, in merito al toccare corde comuni come strada per la comprensione e sono lieto che tu abbia rilevato tante delle cose che volevo dire. Però ti devo dare una delusione: l'immagine delle stelle che si spengono una a una non è mia (magari!), ma di Clarke (è così che immagina finisca il mondo nel suo racconto). Io mi sono limitato a estenderla agli occhi del bambino.
Interessante la tua osservazione sullo sfoltire i dialoghi, concedendomi di più alle descrizioni: ultimamente ho sempre cercato di andare nella direzione della caratterizzazione attraverso la voce diretta dei personaggi, forse con la convinzione (probabilmente errata) che così facendo la tentazione di cadere nell'infodump sarebbe stata meno forte. Ti prometto che in uno dei prossimi racconti proverò a seguire il tuo consiglio, così vediamo come va! ;)
Grazie anche a te del commento e dei complimenti!
 
Top
Longo Simonetta
view post Posted on 5/1/2012, 02:16




Ciao Kendalen, lieta di conoscerti virtualmente e incontrarti in questo “torneo” di cui ti immagino assiduo combattente. Passo al racconto.
Inizio "in medias res” di sicuro impatto emotivo, poi un flashback, quasi tutto in discorso diretto, che spiega l’anaffetività e il disincanto del protagonista il quale, suo malgrado, assolve nei confronti del figlio la stessa funzione del proprio padre-"carnefice". Abituato alla violenza, trova confortevole la sua beretta dopo lo sparo. Uccide quell’intruso che non ha riconosciuto e al contempo la fantasia nel figlio, in modo ancora più scioccante di quanto lui stesso sia stato costretto a subire. Queste sono le “conseguenze”. Infine il ritorno all’attualità e la descrizione degli eventi che precipitano in un’apocalittica scena finale e l’eroe negativo rimane solo.
A fronte di questo, però, l’uso dei dialoghi rende colloquiale la narrazione, abbassandone il tono, anche per via del lessico utilizzato e il ricorso ad alcuni luoghi comuni, inoltre costringe l’autore a frequenti reticenze sottolineate dai puntini di sospensione.
Il racconto presenta una prima parte realistica e naturalistica nella descrizione dei fatti, non perfettamente in equilibrio con la conclusione fantastica, per via di indizi mancanti fin dall’inizio che possano avviare il lettore verso un finale che appare così poco credibile, per quanto molto suggestivo.
Spero di esserti stata utile e di rileggerti prestissimo!
Simonetta
 
Top
patriktroll
view post Posted on 5/1/2012, 20:37




Ciao Kendalen. Fin dalle prime righe del racconto ho subito avuto la sensazione che tu sappia scrivere davvero bene, che padroneggi le parole e le regole del gioco. Inoltre, nonostante Minuti Contati non faciliti affatto, il testo suona davvero curato.

Nella parte che riguarda Carlo bambino, è plausibile che dica di sé "manco fossi un cane"? Mi sembra un tono da adulto. Tutto il flashback non mi sembra descritto da un bambino.
Ma i miei dubbi più importanti iniziano nel passo in cui dici:

CITAZIONE
È il gusto che ho in bocca, ancora dopo tutti questi anni. Ho smesso di credere a Babbo Natale. Tutto sommato è forse l'unica cosa buona che mi ha lasciato quel bastardo di mio padre: non credere nelle favole, mai.
D'altra parte, cosa avrei dovuto pensare di questo svitato che si è intrufolato in casa nostra? Non ha nemmeno il vestito rosso, né vedo slitte parcheggiate qui fuori. Violazione di domicilio. Certo, ci rovinerà il Natale, ma in fondo il 25 dicembre è un giorno come gli altri.

Carlo ha ucciso un uomo. Può essere così lucido e riflessivo subito dopo averlo fatto? Finché leggo queste righe io sento il narratore che mi spiega delle cose attraverso di lui, piuttosto che dei pensieri che riesco a sentirgli in testa. Capisco che sia un personaggio disilluso ma la situazione richiederebbe almeno un po' più di tensione, è pur sempre un omicidio. Inoltre io capisco che qui Carlo sa già di avere ucciso Babbo Natale e forse, nonostante l'escalation del senso di colpa - isolamento avvenga dopo, penso che avrebbe dovuto esserci già un livello drammatico più alto.
La parte successiva del testo funziona invece ottimamente per il risultato che vuoi ottenere, ed emotivamente torna perfettamente. Personalmente trovo però che il parallelo luci - occhi non sia al livello del resto.
In generale, davvero complimenti per le tue capacità.
A rileggerti!
Stefano
 
Top
kendalen
view post Posted on 5/1/2012, 22:00




@simonetta osservazioni molto interessanti. Sai che non mi ero reso conto di aver utilizzato così tanti puntini di sospensione? Proprio io, che di solito cerco di evitarli come la peste. Però non si tratta di reticenza, quanto del fatto che ogni volta c'è l'interruzione di un altro personaggio. Concordo comunque con le altre osservazioni. Grazie!

@patriktroll troppo buono, davvero. Anche tu mi fai delle osservazioni interessanti. Soprattutto sul flashback, il fatto che non sembrasse raccontato da un bambino era un dubbio che mi ero posto, in effetti, e hai fatto benissimo a sottolinearlo. Sono invece in disaccordo sul fatto che manchi la tensione per l'uccisione dell'uomo: cioè, intendiamoci, Carlo non se ne cura più di tanto, perché non è solo disilluso, ma concepisce la violenza quasi come unica forma di comunicazione, al punto di essere diventato quasi dissociato dalla realtà (e a comunicare questo doveva servire la descrizione di come reagisce). Ma la reazione di figlio e moglie, sia pure mediata dagli occhi di Carlo, mi sembra evidente. A me, ovvio. Appena ho un po' di tempo, però, proverò a riscrivere il pezzo tentando di inserire qualche elemento che dia il senso che intendi tu: sarà un esercizio utile.
 
Top
patriktroll
view post Posted on 6/1/2012, 16:49




figurati, kendalen. sono tutte sensazioni. mi fa semplicemente piacere se qualche riflessione è di stimolo. io credo che le storie vadano lette dall'interno e ho un rispetto istintivo per gli equilibri di ciascun autore che permettono, tra l'altro, la biodiversità letteraria.
alla prossima
stefano
 
Top
9 replies since 29/12/2011, 22:12   155 views
  Share