Ciao Laura!
Ed ecco il mio turno...
Lo ammetto: alla prima lettura non avevo capito un accidenti di niente, avevo dato un'interpretazione totalmente sballata. Rileggendolo, invece, mi è stato chiaro e ho di conseguenza rivisto la tua posizione in classifica. O almeno, mi sembra che sia tutto chiaro, vista la quantità di interpretazioni date al tuo racconto non mi stupirei affatto di averne trovata una che non c'entra nulla! In breve, quello che ho capito io: la protagonista, nel corso di una discussione con il suo compagno/fidanzato/trombamico, esprime il suo odio atavico verso il Natale; si apre un flashback che ci spiega il perché di questo odio, e quindi la bambina che parla con Gatto è in realtà la donna che inizialmente parla con il babbonatalatin lover; il flashback si chiude sul trauma infantile della protagonista, e la narrazione riprende dove era rimasta, con Gianni (che ha ben poco da essere ottimista) che fa lo splendido e finisce per ripetere le stesse parole che hanno accompagnato il trauma di Patty. Segue, anche se lasciata all'immaginazione del lettore, la reazione (a giudicare da alcuni indizi decisamente poco piacevole) della donna. Con questa interpretazione, il tuo racconto mi è piaciuto molto. Rimane qualche sbavatura qua e là (ma robetta da nulla), penso dettate dal poco tempo a disposizione.
CITAZIONE
C’è qualcosa che non mi convince aveva pensato tra sé e sé la piccola
=> metterei una virgola tra "non mi convince" e "aveva pensato".
CITAZIONE
Non c’era dubbio si trattava di lui
=> metterei i due punti subito dopo "non c'era dubbio".
Penso ci siamo capiti, in tanti punti mi sembra che nella fretta ti sia dimenticata un po' di punteggiatura.
Inoltre, altra piccola cosa, metterei più in evidenza (con i caporali, o mettendo in corsivo) lo scambio di battute tra Babbo Natale e la mamma, così com'è pare un po' troppo annegato nel testo. Ma forse è solo una questione di gusto.
Per il resto il racconto fila bene, mi chiedo solo il perché di Gatto, ma ci sta che la piccola abbia un amichetto immaginario o attribuisca a un animale parole e pensieri tipicamente umani.