Nero Cafè Forum

Urli, di Maurizio Bertino

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Peter7413
view post Posted on 23/1/2012, 23:58




Urli

Quando arrivava a scuola con i lividi, i professori sapevano, ma gli sorridevano.
Digrignò i denti e, mentre saliva lungo la strada sterrata, si chiese cos’avrebbe fatto senza lo specchio.
- Probabilmente avrei dato di matto… - si rispose.
Da che aveva memoria, il momento specchio era sempre stato il suo preferito. A volte, quando era ragazzo, sua madre si lamentava, si diceva preoccupata, sosteneva che non le pareva una così grande occupazione.
- Il ragazzo ha bisogno di uno sfogo! – le ribatteva suo padre sbattendole la faccia contro il tavolo.

Abbandonò la strada per il sentiero. Stava cominciando ad ansimare, faticava a sollevare la lunga coda oltre le rocce che gli sbarravano la via, ma l’aveva immaginato che non sarebbe stata una passeggiata da due soldi.
Non sapeva perché, ma lui davanti allo specchio urlava e si sentiva meglio. Urlava fino a diventare rosso in faccia, senza più fiato, con le bave che gli scendevano dai lati della bocca. Urlava con tutta la rabbia che aveva dentro, strabuzzando gli occhi, facendo le facciazze, a volte si spingeva fino a tirare pugni contro lo specchio, ma questo si rompeva e non era più la stessa cosa.
Un giorno suo padre gli aveva regalato la prima maschera, quella di un lupo mannaro. Sua madre non c’era già più. Colpa del tavolo: non s’era rotto lui, ma la testa di lei. Incidente domestico.
I vicini di casa sapevano, ma gli sorridevano.
Aveva scoperto che urlare con addosso la maschera gli dava molta più soddisfazione. Ululava, faceva il gesto del graffiare, si dimenava, si accucciava, faceva l’agguato. Un giorno si attaccò con lo scotch degli artigli alle dita: erano talmente ben fissi che gli riusciva di graffiare il muro. Provò a mettersi anche del pelo, ma impiegava troppo tempo ad attaccarlo e faceva male a strapparselo.
Uccise suo padre mordendogli il collo fino a squartargli la carotide. Poi lo fece a pezzi e lo mangiò bollito: cuocerlo non era degno di un lupo mannaro, ma di sicuro gli dava un altro sapore. Era già maggiorenne, raccontò che il vecchio aveva deciso di tagliare la corda una sera che era più ubriaco del solito e che non l’aveva più visto da allora. Gli sorrisero e non gli fecero altre domande.

Ormai poteva vedere la vetta. Non era una grande altezza, ma le corna gli pesavano e l’avevano trasformato in una cascata di sudore. La città illuminava la notte alle sue spalle. A breve sarebbero state fuoco e fiamme.

Il lupo mannaro era gratificante, ma l’esperienza con il collo di suo padre l’aveva portato a preferire di gran lunga quella del vampiro. Si muoveva nella notte, entrava nelle case e mordeva le sue vittime con i due lunghi canini, da lui stesso molati fino a renderli più appuntiti di uno spillo.
Non gli dispiaceva neanche la maschera del mostro della laguna, ma era di gran lunga la più complicata. Doveva attendere immerso nelle fredde acque di fiumi o laghi, una volta anche del mare, che qualche coppietta si coricasse lungo la riva e quindi, senza fare rumore, doveva strisciare la zampe fino alle loro spalle, stordire il maschio con una botta in testa, accanirsi sulla ragazza e infine completare il lavoro con lo svenuto.
Nella città era un gran parlare. Cadaveri dilaniati, morsi al collo o massacrati. Ormai le strade erano un via vai di cacciatori di mostri provenienti dai più improbabili angoli della Terra.
Non c’era più spazio di manovra, anche il momento specchio era diventato pericoloso. Se avessero sentito le sue urla? Se fossero entrati in casa sua e l’avessero trovato con le sue maschere? Cominciò a sentirsi braccato. Aveva bisogno di una mossa definitiva, risolutiva. La trovò quando scoprì su internet una maschera di drago. Le scaglie le donavano un’espressione austera e malefica al tempo stesso. Desiderò all’istante di possederla per urlare allo specchio fino a rimanere senza fiato.

Raggiunse la cima. Non stava nella pelle, cercò il profondo dirupo di fronte al quale si estendeva la sua città e urlò la sua soddisfazione. Fece qualche passo indietro, quel tanto che gli permettesse un discreto slancio. Spalancò le ali che aveva assicurato alle braccia e ringhiò. Avrebbe planato su loro tutti. Li avrebbe colpiti con il suo urlo di fuoco. Li avrebbe arrostiti, loro e i loro sorrisi di compiacenza e di falsità. E poi sarebbe atterrato nel suo cortile, sarebbe entrato in casa, si sarebbe messo davanti allo specchio e avrebbe urlato fino al mattino.
Si lanciò in avanti. Precipitò urlando e nessuno sentì il tonfo del suo corpo sulle rocce sottostanti.


Fine

Edited by Peter7413 - 24/1/2012, 00:23
 
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view post Posted on 24/1/2012, 21:21
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"Ecate, figlia mia..."

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La storia di un pazzo. Uhm. Niente da ridire, se non che l'inizio comincia male, almeno per me. La prima frase introduce un ambiente scolastico. Poi il tizio sale su una strada. Ora, la scuola è aperta di giorno, quindi ho immaginato un ragazzino che va o rotna da scuola. bene, sono le tredici e mezza o le quattordici o le otto. Poi però, il ragazzino diventa maggiorenne e sale di notte.

Io consiglio sempre di stare attenti a quali input involontari vi possono scappare, e che possono rovinare la scena a chi legge. Puoi aprire il racconto dicendo già che è grande e sale di notte. Poi inserire i flashback sul passato. Fare così anche perché i flashback sono elementi secondari.

Insomma non ho visto bene il racconto, quindi mi ha lasciato freddino nella sua tecnica. La storia invece si regge bene in piedi.


Qualche appunto:

CITAZIONE
Urlava fino a diventare rosso in faccia, senza più fiato, con le bave che gli scendevano dai lati della bocca.

Le.. le bave?! fermosi

CITAZIONE
Urlava con tutta la rabbia che aveva dentro, strabuzzando gli occhi, facendo le facciazze

So cosa vuoi dire, ma "facciazze" non l'ho trovato sul dizionario. Ovviamente qui sta al tuo gusto scegliere di tenerlo o di trovare un sinonimo più adatto. Lungi da me impedire il debutto di un neologismo...

CITAZIONE
A breve sarebbero state fuoco e fiamme.

Anche nel mio universo ideale i generi femminili avrebbero la prevalenza su quelli maschili. Ma il nostro mondo è ingiusto, quindi qui va detto che "sarebbero stati fuoco e fiamme".

CITAZIONE
Doveva attendere immerso nelle fredde acque di fiumi o laghi, una volta anche del mare, che qualche coppietta si coricasse lungo la riva e quindi, senza fare rumore, doveva strisciare la zampe fino alle loro spalle, stordire il maschio con una botta in testa, accanirsi sulla ragazza e infine completare il lavoro con lo svenuto.

Frase troppo lunga. Io la scriverei così:

Doveva attendere immerso nelle fredde acque di fiumi o laghi, una volta anche del mare, che qualche coppietta si coricasse lungo la riva. Quindi lui, senza fare rumore, strisciava le zampe fino alle loro spalle, stordiva il maschio con una botta in testa, s'accaniva poi sulla ragazza e infine completava il lavoro con lo svenuto.

Quel "strisciava le zampe" mi suona male. Forse strisciava sulle zampe, o con le zampe? Forse avanzava quatto quatto?
 
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Peter7413
view post Posted on 24/1/2012, 21:33




Grazie mille Gargaros!
Sull'apertura, concordo con te. Ieri sera mi suonava strano, ma non ho avuto la brillantezza per aggiustarlo. Stamattina avevo già due o tre soluzioni, ma Minuti Contati è così: non si corregge.
Grazie anche per tutti gli appunti, molto utili.
Le facciazze lo so che non esistono, a volte tendo a inserire questi termini, diciamo, volgari. Personalmente mi piacciono. Chiedo a tutti: voi li eliminereste o tendete a tollerarli?
Grazie ancora per lettura e commento!
:)
 
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nescitgalatea
view post Posted on 24/1/2012, 21:42




A me facciazze era piaciuto, pur avendolo notato...

torno poi con commento articolato!

Ciao Peter ben trovato!
 
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view post Posted on 24/1/2012, 21:44
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CITAZIONE (Peter7413 @ 24/1/2012, 21:33) 
ma Minuti Contati è così: non si corregge.

Ah, non lo sapevo. Allora è un contest porprio tosto

CITAZIONE
Le facciazze lo so che non esistono, a volte tendo a inserire questi termini, diciamo, volgari. Personalmente mi piacciono. Chiedo a tutti: voi li eliminereste o tendete a tollerarli?

Come ho detto sopra, spetta a te. Se un editor di dice di toglierle, ti sta castrando lo stile, perché lo stile è fatto anche di "sperimentalismi" e storpiature... e parole volgari, come le chiami.

Poi che uno stile sia bello/continuo o brutto/incostante, è un altro discorso...
 
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lauralafenice
view post Posted on 24/1/2012, 22:18




Antonio Franchini che è l'editor degli editor dice che la lingua di uno scrittore non va "normalizzata"
Io che sono un mini-editor concordo...
E poi facciazza è troppo bello! uhauhauh
 
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patriktroll
view post Posted on 24/1/2012, 22:24




ciao Peter. ho riletto il racconto un po' di volte e con i miei pochi neuroni attivi e spero di aver compreso tutto.
dal punto di vista della scrittura, per quello che vedo e a parte ciò che ti è stato già segnalato mi sembra tutto ok. riporto solo due note più sotto.
dal punto di vista del contenuto, mi sembra di aver capito che abbiamo a che fare con il ragazzo "difficile" di una famiglia "difficile", a cui le maschere, come lo specchio, servono come veicolo d'espressione. questa idea mi sembra carina, così come è interessante il finale in cui lui crede di volare e si schianta. sia la violenza del padre sulla madre che la sua sul padre, però, mi sembrano non reggere se non sul piano fumettistico su cui, certo, il tutto è collocato, ma tutto ciò fa sì che alla fine io non riesca a sentire il processo emotivo-narrativo sufficientemente credibile. direi che lo sento più che altro "giocato", non so se mi spiego. ti rinnovo comunque i complimenti per la fantasia, sempre vivace.
ecco le summenzionate note:
- "una passeggiata da due soldi" mi sembra un modo di dire che non torna. è un indicatore di valore più che di impegno. ma forse si usa e io non lo so.
-"Il lupo mannaro era gratificante, ma l’esperienza con il collo di suo padre l’aveva portato a preferire di gran lunga quella del vampiro" l'omissione di "maschera" qui si sente.
le "facciazze" anche a me sono stonate, ma sono d'accordo che non va bene appiattire la lingua di uno scrittore su un (presunto) canone di normalità.
alla prossima!
 
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Artyus
view post Posted on 24/1/2012, 23:44




A me non è dispiaciuto anzi.
Mi sono fatto coinvolgere dalla storia e non ho notato i refusi che saltano all'occhio in una seconda lettura, almeno per me. All'inizio non ci ho capito gran chè e sono concorde sul fatto che le prime righe non sono il massimo, ma è facile attribuire la colpa alla fretta. Con più calma sono sicuro che troveresti frasi più azzeccate.
Premio comunque l'idea che trovo originale e tutto sommato ben sviluppata.
 
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Peter7413
view post Posted on 25/1/2012, 09:16




Ciao Cristiana e ben trovata anche a te!
Felice che "facciazze" a te e a Laura piaccia, attendo anche altri pareri.

Grazie Patrick per il bel commento, sei sempre molto preciso e attento e non posso che concordare con quanto hai scritto. Ho solo una riflessione da fare riguardo al da te segnalato (e anche da Garga) non adeguato coinvolgimento emotivo. Sul tema sono dubbioso e vorrei sentire il tuo parere e quello di altri. I miei personaggi sono spesso negativi, almeno tutti gli ultimi. Tendo a normalizzarli per rendere il contrasto fra la loro visione e le efferratezze che commettono, ma aumentare il grado di coinvolgimento per portare ancora di più il lettore dalla loro parte mi sembra sbagliato.
Che ne pensi/pensate a riguardo?

Artyus, grazie anche a te per il commento, sono contento che ti sia piaciuto!

:)
 
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view post Posted on 25/1/2012, 11:27
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CITAZIONE (lauralafenice @ 24/1/2012, 22:18) 
Antonio Franchini che è l'editor degli editor dice che la lingua di uno scrittore non va "normalizzata"
Io che sono un mini-editor concordo...

E come mai criticasti le mie gambe che facevano "giacomo giacomo"? O il "burocratico" cagionare? asd
 
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Peter7413
view post Posted on 25/1/2012, 11:42




CITAZIONE (Gargaros @ 25/1/2012, 11:27) 
CITAZIONE (lauralafenice @ 24/1/2012, 22:18) 
Antonio Franchini che è l'editor degli editor dice che la lingua di uno scrittore non va "normalizzata"
Io che sono un mini-editor concordo...

E come mai criticasti le mie gambe che facevano "giacomo giacomo"? O il "burocratico" cagionare? asd

Ueh, buonini! Non sul tread del mio racconto...
;)
 
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Nauthiz7
view post Posted on 25/1/2012, 14:24




Ciao Peter7413, il tuo racconto è uno dei miei preferiti, è straordinariamente teatrale e immaginifco. Per rispondere alla tua domanda, ti consiglierei di usare il dolore per creare empatia, lasciarlo affiorare dalla lucida follia che richiama freddezza, portare alla luce il tormento che il personaggio ha nel cuore. Il tuo protagonista ha sofferto molto, ma lo ritroviamo qui forte, sicuro, deciso, se dimostrasse un piccolo cedimento, anche solo per un attimo, il lettore lo apprezzerebbe perchè si sentirebbe coinvolto. Non è portare acqua al tuo mulino, non c'è niente di male, è avvolgere il lettore nella vicenda, renderlo partecipe di un qualcosa che va oltre la narrazione. In bocca al lupo!
 
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patriktroll
view post Posted on 25/1/2012, 15:03




Peter, secondo me hai ragione sul fatto che normalizzare un personaggio negativo contribuisce ad aumentare un contrasto che senz'altro funziona e che peraltro mi sembra intimamente adatto al tuo stile. il coinvoglimento emotivo non dovrebbe portare il lettore dalla parte del personaggio ma far sentire l'importanza di ciò che accade. più che al coinvolgimento, in effetti, io penso al livello emotivo globale. leggendo, di solito io uso un immaginario termometro e il mio grado di interesse aumenta quando la temperatura sale. e questo accade o attraverso l'effetto prodotto in me dagli eventi, ma qui c'è troppa invenzione, o attraverso come sono mostrati. mi spiego?
spero ti sia chiaro che apprezzo e che queste note sono solo tentativi di contribuire!
 
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nescitgalatea
view post Posted on 25/1/2012, 16:55




Piaciuto e ti ritrovo come nel passato. Sorvolando sulla prima parte, (ho sciolto i dubbi dopo aver letto gli altri interventi) ti dico la mia. Coinvolge e incuriosisce la trama, si fa apprezzare la fantasia e lo stile asciutto, a mio avviso c'è troppo dentro, forse avresti dovuto arginare il racconto su qualche traccia e poi concentrarti sulla fase finale, bello vivere il personaggio, la mente malata attraverso le sue azioni, ma in un racconto così corto mi è sembrato quasi di essere di fronte a una lista di fatti. Devo confessarti che non mi ha infastidita, nè annoiata, anzi, mi piace. Penso che al di fuori di MC potrebbe migliorare, di tanto. E tu di certo sai come fare.
L'idea la trovo straordinaria e i sorrisi terzi che accompagnano la sua tragedia l'ho trovata una soluzione narrativa davvero potente.

Ciao Peter a rileggerti presto
 
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kendalen
view post Posted on 25/1/2012, 20:02




Ciao Peter! Eccoti il mio commento (spero di riuscire a commentarvi tutti, ma questo periodo è davvero duro e il tempo a disposizione pochissimo):
Comincio col dirti che l'idea, anche rileggendo il racconto, è bella e merita. Certo, con tempo e spazio limitato si deve puntare più sull'effetto che non sulla trama, però credo che abbia le potenzialità per essere sviluppata ulteriormente in qualcosa di più lungo e complesso.
Dal punto di vista "tecnico", invece, ci sono alcune cose che secondo me non vanno. A una ti ho già accennato, il florilegio di possessivi. Ok, magari è una mia fissa, però (ti faccio giusto un paio di esempi):
CITAZIONE
il momento specchio era sempre stato il suo preferito. A volte, quando era ragazzo, sua madre si lamentava

=> il secondo è superfluo, basta che scrivi "la madre", si capisce che è la sua
CITAZIONE
Se avessero sentito le sue urla? Se fossero entrati in casa sua e l’avessero trovato con le sue maschere?

=> superflui i primi due: il primo è sottinteso, dato che è strettamente correlato al momento specchio, anche il secondo è sottinteso o al più si può sostituire con "se gli fossero entrati in casa". L'unico davvero utile, e anzi fondamentale, è il terzo: le maschere sono le sue ed è giusto ricordarlo.
CITAZIONE
Avrebbe planato su loro tutti. Li avrebbe colpiti con il suo urlo di fuoco. Li avrebbe arrostiti, loro e i loro sorrisi di compiacenza e di falsità.

=> la fiera del "loro": prova a riscrivere l'ultima frase con qualcosa tipo "li avrebbe arrostiti, insieme ai (o a quei) sorrisi di compiacenza e falsità".
Dal punto di vista della trama, non ho molto da segnalare, se non qualche buchetto: in particolare, torna poco il fatto che i lividi sul protagonista compaiono solo all'inizio, e poi anzi il padre gli compra la sua prima maschera. Va bene il fatto che può essere un modo per "scusarsi" delle botte, ma secondo me avrebbe dato maggiore forza ripetere il concetto che non solo la madre era vittima abituale della violenza del padre.
Questione "facciazza". Ho letto i pareri degli altri e mi trovo fondamentalmente in disaccordo, nel senso che comprendo il non voler snaturare il linguaggio dello scrittore, però secondo me qui c'è un problema di contesto. La parola "facciazza" rimanda, per chi se li ricorda, ai vari Salvi/Braschi/Faletti (nella sua vita precedente) del Drive In, mentre per chi non se li ricorda o non li ha mai visti credo possa far pensare a qualcosa di divertente: in entrambi i casi, lo trovo fuori luogo rispetto al racconto, che ha un tono non grottesco e anzi piuttosto drammatico. Io avrei usato un più neutro "smorfie". Poi, come dico sempre, è il mio personale parere e posso sbagliare (lo faccio molto spesso, in realtà).
 
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20 replies since 23/1/2012, 23:58   232 views
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