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Estinzione, di Stefano Riccesi

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patriktroll
view post Posted on 24/1/2012, 00:29




Estinzione



La sera del nono giorno di digiuno la porta della cella si aprì e un monaco comparve sulla soglia.
«Sono quasi le sette», disse.
Ana annuì.
«L'attendo nel corridoio».
Quando la porta si richiuse, la ragazza si alzò dal letto e andò allo specchio. Lasciò cadere la veste e guardò le spalle leggermente asimmetriche, i piccoli seni, la pancia un po' sporgente. Il digiuno avevano accentuato la sua magrezza, ma si sentiva in forze. Soffermò lo sguardo sui piedi, le cui dita un po' storte l'avevano a volte fatta sentire a disagio. Poi puntò gli occhi nei propri occhi, due pietre grigie nel volto allungato, come a volervi infondere coraggio. Era l'ora di farla finita con chi la voleva diversa da com'era. Era l'ora di smetterla di fingere. Socchiuse gli occhi e inspirò profondamente.

«La Sala delle Maschere. Adesso deve proseguire da sola», disse il monaco.
Ana appoggiò una mano sulla maniglia, chiuse gli occhi e aprì.
Centotrentasette facce di uomini e donne di ogni età. Ognuna faceva bella mostra di sé fissata alla sua tavola di legno appesa alla parete. Ognuna esprimeva una sfumatura diversa di terrore e annientamento. Erano coloro che avevano rinunciato al loro Io. Aveva ventisette minuti, tanti quanti i suoi anni, per osservarli, poi la campana l'avrebbe avvertita.

L'ultima porta si richiuse alle sue spalle. Si trovò in una sala circondata non da pareti ma da colonne, oltre le quali si vedevano le montagne innevate che circondavano il monastero. Il freddo scivolò in ogni cellula del suo corpo e Ana si strinse nelle braccia.
«Non serve difendersi. Il gelo che senti non è quello esterno».
Non si era accorta dell'uomo alle sue spalle. Era quello il maestro? Non era come se l'era immaginato. Alto non più di un metro e mezzo e completamente calvo, la guardava con occhi vuoti. Indossava una tunica color porpora e si appoggiava a un bastone.
«Sei pronta?»
Ana fece sì con la testa.
«Bene. Diamo inizio all'Estinzione».
Zero sollevò il bastone e prima che la ragazza se ne rendesse conto le colpì il punto in mezzo alle sopracciglia, quello che i monaci chiamavano occhio celato.
Ana sentì una scossa attraversarle le membra e cadde in ginocchio. Zero afferrò con una mano il suo viso.
«Questa faccia è ciò che il mondo degli uomini ha fatto di te. Sei pronta a lasciarla andare?».
«S-sì», balbettò Ana mentre in realtà era invasa dalla paura.
«Bene».

I suoi occhi impiegarono qualche attimo per adattarsi alla luce. Era il giardino in cui giocava da piccola. I suoi genitori erano con lei, le accarezzavano il volto. Lodavano le virtù della loro bambina, dicevano quanto era bella. D'un tratto la loro espressione cambiò, iniziarono a guardarla con diffidenza e disapprovazione. Il padre indicò i suoi lineamenti e disse che non la riconosceva più.

Avvertì una fitta di dolore in un punto nelle profondità del ventre e le viscere sembrarono incendiarlesi. Poi il fuoco divampò in tutto il suo corpo fino a concentrarsi nella faccia, sulla quale la presa di Zero si fece sempre più intensa e dolorosa.

Era nella grande piazza centrale della sua città, dedicata a Maru, la dea delle onde. C'erano i festeggiamenti in onore della dea. Lei camminava in mezzo alla folla, attratta dalla frenesia che sentiva intorno a sé. Poi tutto intorno sembrò congelarsi e divenire distante. Nello stesso momento tutti i presenti si voltarono verso di lei e presero a fissarla. Ana si fermò, come paralizzata.

La faccia continuava a bruciare.
«Com'è?», le sussurrò Zero nell'orecchio.

Si ritrovò in una stanza che sapeva di avere già visto ma che non riconosceva. Era rannicchiata su una sedia e davanti a sé, in piedi, vide sé stessa, con la testa reclinata e la faccia semi coperta dai capelli. D'un tratto l'altra Ana alzò lo sguardo su di lei, uno sguardo senza confini come l'oceano, che le penetrò nella pelle e si diffuse in lei come un vento mortifero. Era realmente nuda, totalmente vista, interamente fatta di una vulnerabilità perfetta.

Zero strappò via la mano e le mostrò la sua faccia sollevandola come un trofeo. L'espressione era rimasta fissata all'istante massimo del suo annientamento.
«Benvenuta, sorella nell'Estinzione».
La ragazza non capì la sensazione che le si agitò in corpo ma senza potersi trattenere scoppiò in una fragorosa risata.

Non sapeva più tenere il conto del tempo, e per questo non avrebbe potuto dire se dal giorno dell'Estinzione erano passati due mesi o due anni. Sedeva sul ciglio di una strada e intrecciava sandali, sorridendo a chi si fermava a scambiare due parole. Come ogni giorno ringraziava di non essere più niente.
 
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Olorin
view post Posted on 26/1/2012, 11:16




Scritto a mio parere bene nonostante qualche ripetizione, mi ha dato però l’impressione che come tipologia di racconto manchi delle dovute premesse. La protagonista viene rappresentata in un momento in cui dà una svolta definitiva ed epocale alla propria vita, ma la forza di tale evento viene un po’ penalizzata dalla mancanza di un contrappeso, di una descrizione coinvolgente di ciò di cui il personaggio si sta liberando. Le visioni che vorrebbero fornire questo elemento, risultano alla fine troppo eteree e quindi poco significative. Tra l’altro, visto l’esiguo numero di caratteri, il tormento maieutico di Ana mi sembra piuttosto breve e un po’ semplice ma non tanto per una questione temporale – dire che potrebbe essere durato due mesi o persino due anni non sposta di una virgola il problema – quanto per il fatto che a mio parere la struttura portante di questo tipo di trama è l'intensità del dramma interiore che conduce al desiderio di una radicale metamorfosi, ma il lettore è in grado di coglierla solo se lo si è condotto a immedesimarsi col personaggio che la subisce. Insomma, ho trovato l’idea buona ma troppo ambiziosa per questo MC.
 
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Nauthiz7
view post Posted on 26/1/2012, 13:32




Grazie per il posto in classifica Stefano, sono felice che ti sia piaciuto e onorata per l'assegnazione.
 
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patriktroll
view post Posted on 26/1/2012, 17:58




NNauthiz7:
grazie a te, sia per il posto in classifica che per il commento.
ti rispondo:

CITAZIONE
immaginavo una storia ambientata ai nostri giorni, ma alla fine non ne sono così sicura, potrebbe essere il passato, come il futuro, chissà. Ben venga questa indefinitezza, perché non disturba ma crea mistero.

sotto certi aspetti ha grandi affinità coi giorni nostri, ma è un altro tempo su cui voglio lasciare il mistero.

CITAZIONE
Resterò per sempre con il dubbio sul nuovo volto di Ana: c'è, non c'è, e se c'è: com'è. Forse questo è il mio unico appunto, ma solo perché la storia mi ha coinvolto: accenna qualcosa!

la mia intenzione è di permettere una lettura personale, perché quello che conta è che Ana perde il suo ego e quindi la necessità di relazionarsi all'apparenza. proprio per questo personalmente direi che... fisicamente potrebbe anche non cambiare.

Olorin:
grazie anche a te per il commento. quello che sento di risponderti è che - a parte il fattore spazio e tempo - ho sentito di lasciare così la spiegazione del "tormento maieutico" in quanto è una cosa che filosoficamente Ana condivide con ogni lettore (e con il suo autore): la relazione con la personalità - maschera appunto. Ana può quindi diventare anche archetipo e toccare ciò che ogni tradizione spirituale identifica come il nocciolo dell'esistenza.
 
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Artyus
view post Posted on 27/1/2012, 10:30




Ciao Patrik! Devo essere sincero: del tuo racconto mi è piaciuta parecchio l'impostazione della scrittura, che risulta molto scorrevole, facile da capire e particolarmente accattivante. Sebbene man mano che proseguivo il racconto ci capivo sempre di meno ;) il tuo stile mi ha costretto a continuare fino alla fine, il che per un racconto è la morte sua, non credi? Quello che mi lascia perplesso è l'attinenza la tema (non ho colto appieno il concetto di maschera) e la trama in generale che, mi ripeto, non mi è stata chiara. Ma qui forse è colpa mia!
 
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patriktroll
view post Posted on 27/1/2012, 12:23




ciao Artys e grazie per il commento.
mi fa piacere che la scrittura ti abbia coinvolto.
"maschera" è l'etimologia di persona. nel racconto le maschere sono i volti delle persone, l'identità condizionata che usiamo per integrarci nella società e sui cui costruiamo l'essere accettati e la conferma del nostro valore. chi scegli l'Estinzione rinuncia a ogni pretesa in questo senso e diventa "niente", ovvero semplicemente se stesso, come può accadere, ad esempio, a un monaco buddhista o a un saggio taoista.
anche se qui il processo è ricollocato in un'ambientazione diversa, sospesa da qualche parte nello spazio e nel tempo.
Stefano
 
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Peter7413
view post Posted on 28/1/2012, 10:06




Trovo difficile commentare questo racconto. Come valore assoluto lascia intravedere un contesto ricco e articolato, evidentemente preesistente, che però si adatta al formato del racconto breve con difficoltà. Per intenderci, mi sembra quasi come l'adattamento di un romanzo di 1000 pagine in un film di 100 minuti: si intuisce che il materiale di partenza è più che valido, ma si capisce anche che il tutto, nell'attuale formato, risulta sacrificato. A patire è soprattutto la protagonista, le cui motivazioni rimangono quasi celate e i cui pensieri (divisi in tre momenti ben distinti di famigliare, sociale e subconscio) non risultano sufficienti a darle la necessaria profondità. Il tema risulta trattato con originalità.
Concludendo, una prova valida penalizzata, però, dal suo stesso, ottimo, background.
 
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kendalen
view post Posted on 28/1/2012, 11:23




Ciao Patriktroll!
Una storia particolare, credo anche abbastanza originale, resa in maniera piuttosto efficace. C'è un po' di mistero e un finale forse un po' brusco, ma tutto sommato devo dire che il tuo racconto mi è piaciuto al punto che secondo me è uno dei migliori di questa edizione. Passo alle mie solite pedanti osservazioni:
CITAZIONE
un po' sporgenti [...] un po' storte

=> attenzione alle ripetizioni ravvicinate, a mio giudizio due-tre righe non sono sufficienti (capita anche un po' dopo con "alle sue spalle")
CITAZIONE
Centotrentasette facce

CITAZIONE
Aveva ventisette minuti

=> non colgo un significato, in questi numeri così precisi. Voglio dire, ok, i 27 minuti sono legati all'età della ragazza, immagino. Ma quindi se fosse un novantenne a fare la stessa cosa avrebbe 90 minuti? E il 137? È un numero a caso? Non so, non mi convince.
CITAZIONE
Zero sollevò il bastone

=> qui mi sono chiesto "chi è 'sto Zero?" e solo dopo ho collegato che era il maestro (qui il numero mi è stato subito chiaro, però :P). Forse sarebbe meglio indicarlo prima, per esempio qui: "Era quello Zero, il maestro?"
CITAZIONE
Zero afferrò con una mano il suo viso.

=> vedrei meglio un "Zero le afferrò il viso con una mano"
 
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patriktroll
view post Posted on 28/1/2012, 16:03




ciao a entrambi e grazie per i vostri attenti commenti (enti - enti...)

peter: del tuo commento condivido che le motivazioni di Ana sono accennate ma, come ho detto ad altri, è stata una scelta dettata dal fatto che sono archetipiche. come dire: è un conflitto che abbiamo già tutti, ecco perché secondo me possiamo vederne direttamente il trattamento. ed è vero che ho voluto una cadenza drammatica nonostante la brevità. quello descritto è di certo un processo la cui descrizione sta stretta in un testo con questi limiti di spazio e tempo. e ho voluto lasciare dei misteri. grazie perché sei sempre stimolante!

kendalen: mi fa piacere il tuo apprezzamento. condivido tutte le tue non pedanti, ma necessarie, note di scrittura. in gran parte le ho notate quando ero al limite della scadenza (una vera rilettura non sono riuscito a farla). per i numeri: l'età di Ana è 3x9, ovvero tre per tre volte tre, un'implicazione dalla valenza esoterica che, volendo dare un'età, ho scelto di lasciare pur non potendola sfruttare. sì, l'idea è che i minuti a disposizione sono dati dagli anni, come se per ogni anno si aggiungesse in noi profondità per poter entrare nel dramma di una persona in più. 137 non ha un senso più specifico. l'ho scelto per quella che ho ritenuto potesse essere l'entità possibile della congrega (ognuno di loro è un fratello o sorella nell'estinzione). grazie ancora!
 
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nescitgalatea
view post Posted on 28/1/2012, 17:49






CITAZIONE
La sera del nono giorno di digiuno la porta della cella si aprì e un monaco comparve sulla soglia.

forse meglio DEL

CITAZIONE
Il digiuno avevano accentuato la sua magrezza

refuso

CITAZIONE
L'ultima porta si richiuse alle sue spalle.

l'ultima di quante, non le avevi nominate prima...
CITAZIONE
«Non serve difendersi. Il gelo che senti non è quello esterno».

esterno è proprio bruttino

CITAZIONE
Non si era accorta dell'uomo alle sue spalle. Era quello il maestro? Non era come se l'era immaginato.

forse un po' troppi

CITAZIONE
«Bene. Diamo inizio all'Estinzione».

diamo inizio all'estinzione non va...

CITAZIONE
«S-sì», balbettò Ana mentre in realtà era invasa dalla paura.

perché in realtà? Si capisce dal fatto che stia balbettando che ha paura, toglierei "in realtà"

CITAZIONE
Avvertì una fitta di dolore in un punto nelle profondità del ventre e le viscere sembrarono incendiarlesi.

profondità del ventre, viscere e incendiarlesi... un po' troppo, anche qui, puoi dirlo meglio!

CITAZIONE
Era nella grande piazza centrale della sua città, dedicata a Maru, la dea delle onde. C'erano i festeggiamenti in onore della dea.

La ripetizione di dea potresti evitarla.


CITAZIONE
D'un tratto l'altra Ana alzò lo sguardo su di lei, uno sguardo senza confini come l'oceano, che le penetrò nella pelle e si diffuse in lei come un vento mortifero.

Anche per me qui c'è potenziale, però lo svolgimento ne risente, ho fatto le pulci solo per il piacere di averlo letto e di pensarlo un pochino lavorato e non solo abbozzato lì come minuti contati richiede. Ci sono dei passaggi che mi risultano un po' ostici, poi la chiusa frettolosa (anche qui, niente da obiettare, lo sappiamo bene come funziona!) nel complesso l'idea è molto interessante, di certo non pecca nè in stile nè in fantasia. Credo sia stata soprattutto la fretta a ridimensionarlo un po'.
Piacere di averti letto e a presto!

C.
 
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patriktroll
view post Posted on 28/1/2012, 17:59




grazie per le tue indicazioni, ne farò tesoro. l'unica cosa che non ho capito è perché "diamo inizio all'Estinzione" secondo te non funziona. il resto è tutto chiaro, e mi fa piacere che tu abbia apprezzato idea e stile.
S
 
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