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A piena voce, di Chiara Paci

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=swetty=
view post Posted on 23/2/2012, 23:19




Vladimir fissò la pistola, posata sul tavolo tra i fogli e i libri. Prima di impiccarsi, Sergej ha scritto un'ultima poesia col suo stesso sangue. Sergej era sempre stato eccessivo in tutto. Quanti anni erano passati? Quattro, forse cinque.
Vladimir guardò verso la finestra: la primavera a Mosca era appena arrivata. Mia amata Lilja, cosa penserai di me domattina? Diranno che l'ho fatto per te, ma non è vero.
Sergej sì che ci sapeva fare con le donne: si era sposato persino la Duncan. Ci uccide la stessa mano, amico mio.
Si mise a frugare tra i libri. Ne aveva pubblicati troppi. Che ne è stato dei nostri ideali, Sergej? E della nostra poesia? Trovò dei fogli scritti a mano, spiegazzati e strappati. Quanti anni erano passati da quando aveva scritto quei versi e li aveva fatti leggere in giro?

* * *



Vladimir aveva riconosciuto i fogli che Maksim teneva in mano e si era avvicinato.
— È la mia poesia quella?
Maksim aveva sollevato le sopracciglia e fissava i fogli perplesso.
— Sì.
— E che ne pensi?
— È ambientata negli anni sessanta.
— Sì, nel nostro futuro, quando alla fine riusciremo...
Vladimir non finì la frase.
— Il presente, Vladimir. Al futuro ci pensiamo domani.

* * *



Sergej e Maksim: Vladimir non avrebbe saputo trovare due persone più diverse, eppure gli venivano a mente insieme.
Girò la testa verso il tavolo: la pistola lo aspettava. Sergej piangeva spesso negli ultimi giorni, tra un bicchiere e l'altro. «La mia poesia, Vladimir, che male ha fatto la mia poesia?»
Era stato lo stesso giorno, quello in cui Maksim gli aveva ricordato il presente, che aveva visto quella barca, sotto il ponte.

* * *



Vladimir si era messo i fogli in tasca e tornava verso casa. Si strinse nel cappotto, alzando il bavero: sul ponte c'era un vento gelido che veniva da nord. Delle voci attirarono la sua attenzione: giù, nel fiume, una barca era stata spinta contro uno dei piloni.
C'erano mulinelli e la corrente era forte. I barcaioli erano finiti in acqua ed erano fradici. Come noi. Trascinati dalla corrente, nel gelo, abbandonati.

* * *



Si era chiesto spesso perché quell'episodio gli fosse rimasto impresso. Adesso lo sapeva. Maksim, la tua letteratura si fa col sangue dei nostri poeti. La rivoluzione è come la barca, nessuno sa più dove va, ma tutti abbiamo freddo e anneghiamo. Quanti erano morti? Quanti, come Sergej, si erano tolti la vita, perché ormai non c'era più voce se non quella che il partito voleva da loro? Stasera uno di più.
Si sedette e prese la pistola. Posò le mani sulle ginocchia. Non è giusto. Noi volevamo solo scrivere, essere poeti. Essere liberi.
Portò la canna al cuore. Canto un'ultima volta la mia rivoluzione.
Premette il grilletto. Sentì le costole che si spezzavano e il respiro che si fermava, e tutto divenne buio.
Addio, mia Lilja, mio amore, mia vita.

Edited by =swetty= - 23/2/2012, 23:53
 
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patriktroll
view post Posted on 26/2/2012, 14:59




ciao Chiara, piacere di conoscerti. sul tuo racconto non ho molto da dire semplicemente perché mi è piaciuto molto, sia dal punto di vista stilistico che per l'intensità drammatica che sei riuscita a ottenere. inoltre, cosa non secondaria, c'è un'ambientazione stimolante e questo tema della libertà di parola che non posso non condividere. insomma, una bella idea per sviluppare il tema proposto dell'aguzzino, e resa bene.
comlimenti!
 
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FreddieT.
view post Posted on 27/2/2012, 01:03




Complimenti vivi! Questo racconto è qualcosa di meraviglioso <3
 
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Peter7413
view post Posted on 28/2/2012, 17:22




Questo è un racconto con una marcia in più. A livello strutturale c'è qualche problema riscontrabile nella divisione in capitoletti a volte troppo scollegati che costringono a una seconda e terza lettura. La forma è però ottima e il tema affrontato di primaria importanza. Il tutto è ammantato da una certa eco triste che proviene dai corridoi della storia e che fuoriesce con chiarezza dalle parole che l'autrice ha usato. Passato, ma anche futuro: silenzioso e indefinito, scuro, inarrivabile, meglio la morte. Un racconto di difficile lettura, ma poetico e magnetico. Nonostante, sottolineo, non sia perfetto questo lavoro ha un qualcosa di speciale. Chiara, complimenti.
 
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view post Posted on 28/2/2012, 17:36
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Martin Sileno

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Ciao Chiara,
Trovo che il racconto sia scritto in maniera eccellente. Quel senso di poesia, sogno e malinconia che fanno da sfondo alla rivoluzione sono magnifici. Ho solo una domanda da porti: se il protagonista si punta la pistola al cuore e poi spara, il rumore che sente non dovrebbe essere il frantumarsi dello sterno. Se un uomo vuole essere sicuro di uccidersi non è più logico che si spari alla testa? In ogni caso complimenti. Ciao.
 
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=swetty=
view post Posted on 28/2/2012, 19:53




Che dire? Grazie a tutti per i complimenti. Rispondo qui anche a overhill.

Sì, sapevo che la cosa rischiava di essere criptica, e in effetti è un po' difficile da leggere. È che sto cercando di entrare nelle antologie di letteratura e voglio dare modo al curatore di sfogarsi a mettere note a pié di pagina. :D

QUOTE (GDN76 @ 28/2/2012, 17:36) 
Ho solo una domanda da porti: se il protagonista si punta la pistola al cuore e poi spara, il rumore che sente non dovrebbe essere il frantumarsi dello sterno. Se un uomo vuole essere sicuro di uccidersi non è più logico che si spari alla testa?

Di preciso non lo so, ho immaginato che in qualche modo sentisse il colpo e ho cercato di renderlo, forse non nel modo più felice lo ammetto. Per il fatto che si spari al cuore, il brano è una storia vera e il personaggio si è ucciso così.

Spero che riesca ad apprezzarlo anche chi non coglie i riferimenti, per ora ho avuto pareri discordanti in proposito.
 
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overhill
view post Posted on 28/2/2012, 20:18




Sopravvivere a una pistolettata alla testa è molto più facile di quanto si pensi: spesso la persona che si spara all'ultimo momento ha un tentennamento che sposta la direzione della canna. È relativamente normale che il proiettile percorra lo spazio tra il cranio e il cervello fuoriuscendo dalla parte opposta...
Oltre tutto pare che sia più comune nelle donne spararsi al cuore
http://it.wikipedia.org/wiki/Metodi_di_sui...o#Armi_da_fuoco
Quante cose si imparano in questi concorsi! :D
 
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view post Posted on 28/2/2012, 21:27
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Martin Sileno

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Chiedo scusa per la mia non cultura. sorry
 
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Longo Simonetta
view post Posted on 29/2/2012, 00:05




Ciao Chiara!
Racconto sull'impossibilità della "piena voce", sull'impossibilità della poesia in un presente senza più neppure l'utopia della rivoluzione. E ai poeti non resta che uccidersi le parole nella gola e nel cuore.
E poi Majakovskij e il suo testamento spirituale "A piena voce" appunto (mi tornano in mente le sue ultime parole "La barca dell'amore si è spezzata contro il quotidiano. La vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci. Voi che restate siate felici».") ed Esenin e la Russia in un'incipiente primavera, anch'essa impossibile per il poeta e la sua ineluttabile quieta disperazione...
Bravissima! In particolare per l'andamento da prosa lirica che hai saputo creare e che si adatta perfettamente al racconto.
Ah, dimenticavo, io non l'ho trovato affatto criptico, anche perché mi piace il gioco dei rimandi! (ehm, anche io mi sono ispirata alle vicende di un poeta nel mio racconto "Il quaderno perduto", modificandone alcune vicende nel finale :) )
 
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Fini Tocchi Alati
view post Posted on 29/2/2012, 11:50




Ciao Chiara!
Secondo me hai fatto un lavoro incredibile considerato lo spazio e il tempo a disposizione. Ammetto che il racconto non è di facile lettura e che tutti quei paragrafetti, tutti quei personaggi mi hanno fatto storcere il naso, però nel complesso mi è sembrato, come detto, un lavoro notevole di impostazione, di ricerca, di organizzazione.
E l'effetto finale, malinconico e a tratti struggente, mi è piaciuto.
Brava!
A rileggerti!
 
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Olorin
view post Posted on 29/2/2012, 15:46




Una serie di immagini molto suggestive ma che mi hanno dato la sensazione di essere troppo sottilmente legate se non da questo:
«A tutti. Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare. Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi. Non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami. Compagno governo, la mia famiglia è Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronika Vitol'dovna Polonskaja. Se farai in modo che abbiano un'esistenza decorosa, ti ringrazio.[...] Come si dice, l'incidente è chiuso. La barca dell'amore si è spezzata contro il quotidiano. La vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci. Voi che restate siate felici».
Sinceramente sono di quelli che apprezzano quando si dà fiducia al lettore, ma in questo caso non sono né l’intuizione, né tantomeno la logica a essere chiamate in causa, quanto la cultura, per cui resto un po’ perplesso.
 
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=swetty=
view post Posted on 1/3/2012, 17:36




QUOTE (Olorin @ 29/2/2012, 15:46) 
Sinceramente sono di quelli che apprezzano quando si dà fiducia al lettore, ma in questo caso non sono né l’intuizione, né tantomeno la logica a essere chiamate in causa, quanto la cultura, per cui resto un po’ perplesso.

Era un tentativo di ricostruire gli ultimi momenti e gli ultimi pensieri di Majakovskij prima che si uccidesse. Quindi molti riferimenti mandano alle sue poesie (Bene!, A Sergej Esenin, 150.000.000, ecc.), quelle che si può ritenere fossero legate al suo suicidio o ai motivi per cui si è suicidato. Sono sconnessi perché immagino che lo siano i pensieri di un aspirante suicida, che poi il legame sotto ci sia è solo uno zuccherino per chi conosce i retroscena.

Come ho detto comunque non intendevo chiedere così tanto al lettore (che poi ci sia riuscita o no è un altro discorso), quanto lasciare degli Easter Eggs per chi conosceva tutta la vicenda. L'unica cosa che chiederei al lettore è di capire quale rivoluzione sia legata a Mosca, ma tutto sommato forse neanche questo (a parte che per rispettare il tema). Ripeto che non ho idea se la cosa funzioni o no.
 
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KillerQueen
view post Posted on 2/3/2012, 20:47




Ammetto di averlo dovuto rileggere, rispetto agli altri racconti dell'edizione non è stato semplicissimo capirlo. Una volta capito, l'ho trovato splendido.
CITAZIONE
Premette il grilletto. Sentì le costole che si spezzavano e il respiro che si fermava, e tutto divenne buio.
Addio, mia Lilja, mio amore, mia vita.

Personalmente mi chiedo quanto tempo si abbia per pensare dopo un colpo al cuore. Non è una critica vera e propria, francamente non lo so. Difetti particolari non ne ho trovati. Probabilmente con più caratteri avrebbe reso anche di più. Ho apprezzato molto anche il titolo. Complimenti!
 
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12 replies since 23/2/2012, 23:19   159 views
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