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La memoria del sangue, di Stefano Riccesi

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patriktroll
view post Posted on 23/2/2012, 23:41




La memoria del sangue



I passi risuonarono nitidi sul pavimento insieme ai colpi del bastone. L'uomo dai capelli radi e gli occhialetti tondi non si voltò per guardare l'alto settantenne che veniva verso di lui trascinando la gamba paralizzata. Conosceva Ettore Menabuoni, la sua aria austera e la luce fredda e tagliente dei piccoli occhi chiari. Mantenne lo sguardo fermo sull'antico tomo esposto nella bacheca davanti a lui.
«Ciao, Ettore».
«Carlo», disse l'altro. «Mi hanno detto che fissi questo libro da ore parlando a bassa voce. Cosa succede?».
Carlo sospirò.
«Dunque neanche tu senti la voce».
Ettore scosse la testa.
«E invece lei mi parla».
«Chi?»
«L'autrice di questo libro. Fu arsa viva con l'accusa di stregoneria».
Menabuoni fissò il vecchio amico con un'espressione indecifrabile.
«Organizzare questa mostra ti ha stancato», disse poi.
«Sai Ettore, si narra che lo stampatore di questi libri fosse a sua volta un iniziato alle arti magiche e che, nel preparare a mano la carta per i suoi libri, vi unisse una tintura ricavata dal sangue degli autori».
«E quindi?»
«Lei dice che il sangue contiene una traccia dell'anima di colui a cui è appartenuto».
«È per questo che sei qui? Perché una strega morta secoli fa ti sta parlando?»

Conoscevo la personalità di ogni pianta.
Menabuoni si voltò. La voce sembrava provenire da un libro dall'altra parte della sala.
A volte gli spiriti della terra si manifestavano a me, e per loro intercessione comprendevo le proprietà dei metalli.
Ettore andò verso la teca.
So che tu puoi comprendere. Solo chi ode può, e chi può, ode. E io ho atteso così tanto tempo.
Menabuoni si grattò la testa e poi decise che in fondo non c'era niente da perdere a provare.
«Ti ascolto».

Per quattro giorni Carlo ed Ettore si rifiutarono di uscire dalla sala, accettando solo che gli venisse portato ogni tanto del cibo. Quando i giornali pubblicarono la notizia dei due anziani che parlavano coi libri, questo anziché ostacolare il successo della mostra, la trasformò da evento per pochi interessati in meta di pellegrinaggio per curiosi. Nel tardo pomeriggio del quarto giorno, quando Ettore ebbe finito di ascoltare l'ultima rivelazione, vide Carlo lì accanto ad attenderlo. Lo fissò negli occhi, incurante del gruppo di visitatori che li osservava.
«Lo so», rispose l'altro come se gli avesse letto nel pensiero. «Non c'è posto per tutto ciò, in quest'epoca».
«Dev'essere tramandato, in attesa che i tempi siano maturi».
«C'è un solo modo. Lo stesso».
Quando uscirono trovarono alcuni giornalisti ad attenderli.
«Cosa ci hanno raccontato i libri? Oh, solo storie di gnomi e folletti, ma straordinarie. Le pubblicheremo».
Le anime del bosco uscì veramente qualche mese dopo, ma gli altri due libri, quelli veri, furono stampati in una sola copia ciascuno su una carta pregiata il cui candore era costellato a tratti da piccole macchie rosso scuro.
 
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patriktroll
view post Posted on 27/2/2012, 13:14




rispondo ai dubbi di overhill:

CITAZIONE
non mi è chiara la natura dei libri “veri”, a chi sono indirizzati, per quale motivo devono essere costruiti, visto che ci sono già gli altri che fanno la stessa cosa. Forse contengono le rivelazioni e gli insegnamenti indicati dalle Streghe? Probabilmante è così, tant'è vero che i due anziani parlano di "tramandare" in attesa che i tempi siano maturi

sì, i libri "veri" contengono le rivelazioni delle streghe. i due anziani sono designati a tramandare queste conoscenze ai posteri nello stesso modo in cui le hanno ricevute. naturalmente sono informazioni diverse da quelle scritte. perché devono essere costruiti e non bastano quelli già esistenti?
l'idea, essendo appunto il tramandare, vuole che una nuova epoca abbia nuovi testimoni e interpretazioni. realizzando i due nuovi testi magici ettore e carlo non duplicano soltanto i libri che hanno ascoltato, ma reinterpretano.

la possibilità di udire le vocideriva dalla congiunzione del potere della tintura alchemica di sangue di emanare la voce con la sensibilità ricettiva degli ascoltatori.
 
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overhill
view post Posted on 27/2/2012, 14:13




Ah, ok, adesso mi è più chiaro.
È un peccato che il racconto debba stare su da solo, nel senso che l'interpretazione può essere data solo dal racconto stesso, perché rimango dell'idea che con qualche limatura, qualche spiegazione più approfondita... insomma, con più tempo, sarebbe stato perfetto... o quasi : -)
 
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patriktroll
view post Posted on 27/2/2012, 14:19




grazie del contributo, mario.
sono curioso di sapere se gli altri lettori hanno intuito ciò che ho lasciato da intuire o no.
 
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view post Posted on 28/2/2012, 11:07
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Martin Sileno

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Ciao Stefano,
Il racconto nel suo insieme, a livello di storia, mi è piaciuto.
«L'uomo dai capelli radi e gli occhialetti tondi non si voltò ... trascinando la gamba paralizzata.»
avrei spezzato la frase in qualche punto per far rifiatare il lettore.
Non capisco il perchè di uno «stampatore» iniziato alle arti magiche per la stampa del libro: secondo me dovrebbe essere la strega iniziata alle arti tipografiche: meno persone conoscono il segreto meglio è.
Penso che sia poco credibile il fatto che l'attenzione dei media sia attratta dal fatto che i due vecchi parlino con dei libri: il mondo è pieno di pazzi; potrebbe reggere se fossero personaggi famosi o se la mostra fosse di interesse mondiale (evento per pochi interessati) oppure se riportassero, che ne so, notizie di premonizioni o cose del genere...
La parte che mi è piaciuta di più e che, secondo me, è riuscita meglio, è quella dove la strega parla e lui ascolta. Il tema è rispettato. Ciao.
 
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Olorin
view post Posted on 29/2/2012, 12:41




Pecca a mio parere di un po’ di carattere questo brano, perché l’idea di base non è male, però poi mi sembra si perda in un eccesso di positività. Alla fine pare che il tutto si regga esclusivamente sul sense of wonder della presenza delle anime degli scrittori nei libri, ma le implicazioni a livello di trama finiscono lì e soprattutto l’esperienza ‘mistica’ dei protagonisti non è molto connotata e quindi risulta (per me) poco coinvolgente. In questo senso ad esempio, trovo un’occasione persa la scelta circa l’esiguo numero di giorni trascorsi dai due in ascolto dei libri e necessari all’apprendimento dei concetti in essi celati. Forse l’amplificazione temporale di tale periodo con tutte le conseguenze del caso, poteva fungere da strumento per trasferire più pathos al lettore riguardo la vicenda in atto e dare così spazio a una sorta di enfasi drammatica anche delle informazioni che loro ricavano.
 
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Fini Tocchi Alati
view post Posted on 29/2/2012, 16:58




Ciao Stefano!
Ho molto apprezzato la cura e la pulizia della tua scrittura. Belle anche l'atmosfera che sei riuscito a creare e i personaggi che hai ben tratteggiato con poche pennellate.
Due sono gli appunti che mi sento di farti.
Il primo riguarda una certa difficoltà nel capire quello che poi hai spiegato nei tuoi commenti di risposta (in questo caso, credo che, più degli altri racconti, abbia inciso il numero limitato di battute).
Il secondo riguarda la storia in sé che mi è parsa un po' "ristagnante", nel senso cioè che non mi ha dato l'impressione di procedere verso un finale. E in questo, probabilmente, sono d'accordo con quanto dice Olorin.
A rileggerti!
 
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patriktroll
view post Posted on 29/2/2012, 22:16




ciao a tutti, grazie per i vostri commenti! faccio tesoro di ogni stimolo.
dopo aver chiarito la trama, non sento di voler dare ulteriori elementi "in difesa".
inoltre sono un po' di corsa, sto partendo per un viaggio.
cercherò di tenermi aggiornato sugli sviluppi del contest...
grazie ancora e a presto
S
 
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Peter7413
view post Posted on 29/2/2012, 22:57




Ma bravo, parti e ci lasci qui tutti a lavorare... Tzh tzh... ;)
L'idea è davvero potente, peccato che stia troppo stretta nei limiti dei caratteri di questa edizione. Il tutto prosegue in modo leggermente passivo, non esiste un vero contrasto. Diverso sarebbe stato se tu avessi mantenuto per buona parte del racconto il focus sulla dialettica dei due organizzatori della mostra, uno che sente e l'altro no. Avresti potuto così affrontare il tema della difficoltà insita nel credere a chi ascolta potendo comunque inserire l'elemento centrale della necessità del tramandare. Una volta operata la scelta di mantenere la dialettica avresti potuto sviluppare in molti modi e, credo, il tutto sarebbe stato più incisivo. Nella forma attuale mi ritrovo a sollevarti più o meno gli stessi dubbi di GDN7 e Fini Tocchi Alati, quindi non sto a ripeterteli. Rimane il fatto che a mio avviso quest'idea è davvero meritevole e che dovresti assolutamente svilupparla.
E ora... Buon viaggio!!!!!!
 
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=swetty=
view post Posted on 2/3/2012, 16:30




È suggestivo, non posso negarlo, e mi è piaciuto anche. L'unica pecca è che si fatica a seguire i dialoghi e a capire chi parla, i nomi non aiutano e c'è poca cura nel punto di vista: usare a volte il nome, a volte il cognome di un personaggio in modo casuale non è una grande idea, confonde e non consente di immedesimarsi (banalmente, una persona pensa a sé o a un altro sempre nello stesso modo e con lo stesso nome, a parità di contesto).

Ma la cosa che mi manca di più è il segreto che viene tramandato. Che i libri fossero scritti col sangue si capisce all'inizio, a cosa servisse anche, in pratica più di metà racconto non dice quasi nulla. Non voglio dire che andava esplicitato, ma qui si ha l'impressione che non sia scritto non perché l'autore l'ha celato, ma perché non lo sa nemmeno lui.

QUOTE
Menabuoni fissò il vecchio amico con un'espressione indecifrabile.

Non ho mai capito perché esista questa locuzione: che informazioni dovrebbe trasmettere?

QUOTE
«Sai Ettore, si narra che lo stampatore di questi libri fosse a sua volta un iniziato alle arti magiche e che, nel preparare a mano la carta per i suoi libri, vi unisse una tintura ricavata dal sangue degli autori».

abbia unito

QUOTE
«Lei dice che il sangue contiene una traccia dell'anima di colui a cui è appartenuto».

Immagino sia la strega, ma appunto immagino, non si capisce di primo acchito.

QUOTE
Quando i giornali pubblicarono la notizia dei due anziani che parlavano coi libri, questo anziché ostacolare il successo della mostra, la trasformò da evento per pochi interessati in meta di pellegrinaggio per curiosi.

Una frase un po' faticosa.
 
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KillerQueen
view post Posted on 2/3/2012, 22:09




Un racconto decisamente suggestivo. Mi lascia un po' perplessa la storia del libro su gnomi e folletti, ho trovato un po' fuori luogo il genere. Forse, per lasciare un po' più di atmosfera, avrei preferito qualcosa di comunque legato alle streghe. Il tema è rispettato, il finale è abbastanza affascinante, così come il titolo.
CITAZIONE
«C'è un solo modo. Lo stesso».
Quando uscirono trovarono alcuni giornalisti ad attenderli.

Forse avrei separato le due frasi con un nuovo paragrafo, visto lo stacco. Comunque un buon racconto.
A rileggerti!
 
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10 replies since 23/2/2012, 23:41   113 views
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