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Portami al mare, di Tina Caramanico

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Selene B.
view post Posted on 26/3/2012, 22:41




Portami al mare



Non avevo mai visto il mare. Tutti i miei compagni c’erano stati, almeno una volta. Per me era diventata un’ossessione. Mia madre, fosse stata ancora viva, mi ci avrebbe portato. Mio padre era più duro da convincere: tornava a casa tardi e non aveva nessuna intenzione di parlare. Di sabato sera parlava, invece, se aveva bevuto troppo, e di solito condiva tutto con schiaffi e pugni e calci. Figuriamoci se potevo chiedergli: “Papà, domani andiamo a fare una gita al mare?”
Ma un giorno il miracolo mi riuscì. Era luglio, domenica mattina, e mio padre stava in giardino allungato sulla sdraio, vicino al cancello aperto. Io leggevo un fumetto, cercando di non disturbare.
Passarono Gianna, con un completino rosa di spugna, e sua madre, che era stata molto amica di mia mamma e ancora rivolgeva qualche parola a mio padre, se capitava.
“Buongiorno, Aldo, come stai?”
Mio padre aprì a malapena gli occhi, poi Gianna intervenne, rivolta a me: “Stiamo andando al mare, vuoi venire?”
Quasi non riuscivo a rispondere, per l’emozione.
“Posso papà?”
Ma poi mi scappò un “Ti prego!” che, lo capii subito, era un errore grosso.
Mio padre, tirandosi su, mi piantò in faccia uno sguardo duro e sardonico. Poi cambiò espressione e si rivolse con tono mellifluo a Gianna: “Grazie, cara, ma anche noi abbiamo deciso di andare al mare, più tardi. Ciao e divertitevi!”
Come ho potuto essere così stupido? Volevo crederci. Cominciai ad asfissiare mio padre di domande: “Com’è il mare? Azzurro come? Grande quanto?”. Lui non rispondeva, e mi guardava sempre più divertito.
Infine mi caricò in macchina in fretta e furia e partimmo.
“Come faremo il bagno senza costume?” fu l’unica cosa che dissi durante il viaggio.
Arrivammo. Non c’era nessuno in quel tratto di costa, solo scogli. Eppure era magnifico, il mare. Non avevo parole ed ero felice. Intanto mio padre trafficava nel porta bagagli.
Di colpo mi prese alle spalle, mi mise una mano sulla bocca e mi sollevò. Fece qualche metro, trascinandomi. Io non cercavo neppure di urlare, non capivo. Ammetto di aver pensato che fosse uno scherzo, che volesse fare un tuffo con me, come avevo visto nei film che guardavo alla tv.
Invece mi legò una pietra al collo e mi gettò in acqua, da un pontile diroccato.

Sono morto così, quasi contento: volevo che qualcuno lo sapesse. E se pensate che i morti non possano parlare, tanto peggio per voi.
 
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overhill
view post Posted on 29/3/2012, 09:55




Mi hai proprio fregato! Fino all'ultima riga temevo il “racconto dell'uomo morto”, e alla fine era proprio così, ma con l'ultima frase hai risollevato il racconto. In realtà mi è molto piaciuto, ben costruito, ben scritto e piacevole da leggere. Rimane il dubbio: perché il padre assente decide di uccidere il figlio? E perché decide di farlo proprio quando ci sono testimoni che possono dichiarare che lui al mare non ci va mai, ma quella volta sì? Ovviamente t'è sfuggita questa anomalia, ma in Minuti Contati le cose strane sono normali! Non riesco a farmi piacere la frase "Passarono Gianna, con un completino...": so che il verbo si accorda con il fatto che si parla di due persone, ma proprio non riesco a digerirla.
 
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Selene B.
view post Posted on 29/3/2012, 10:49




Ciao Overhill, grazie per il commento. Avevo pensato semplicemente a un "mostro", un uomo che uccide stupidamente solo per rabbia, frustrazione, crudeltà e cattiveria. Magari poi lo prendono, ma non gliene frega niente, è sempre ubriaco e non ci sta troppo con la testa. Anche la madre è morta, chissà come...
 
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Peter7413
view post Posted on 30/3/2012, 18:34




Il racconto si legge volentieri, ma mi sembra manchi un approfondimento psicologico dei personaggi. Va bene che il padre può essere un mostro reso tale da tutta quella mole di frustrazioni che sappiamo possono rendere tale una persona, ma non ci dici nulla di tutto ciò limitandoti a utilizzare quello che è uno stereotipo che, certo, fa presa nella mente di un lettore, ma che non aggiunge nulla a quanto il lettore stesso abbia già letto o visto. E poi, e spero che non me ne vorrai, qui c'è l'antica questione della voce narrante di un morto. Non mi schiero pedissequamente dalla parte di chi non l'accetta (del resto tutto DESPERATE HOUSEWIFES è narrato da una morta), ma in questo caso non mi sembra proprio che aggiunga nulla o che abbia una funzione importante. Non so, mi sembra inutile e fastidioso. Ben diverso sarebbe stato se ti fossi limitata a una specie di tortura da parte del padre, che so... lui che lo porta al mare e li s'incavola e gli mette la testa sott'acqua, ma lo lascia in vita. Avresti raggiunto lo stesso risultato e in più avresti potuto approfittarne per spendere due parole sulle frustrazioni del padre, che magari proprio in quel momento sarebbero venute fuori. E allora via anche a qualche lacrima da parte sua, a un abbozzo di rimpianto, a un asciugare il figlio che ha appena torturato, tutti elementi che avrebbero arricchito i due personaggi. Mi chiedi, giustamente, dove avresti potuto recuperare tutto quello spazio? Tagliando tutta la prima parte, attaccando direttamente sul viaggio in macchina o all'arrivo al mare e dando le informazioni mancanti attraverso il monologo della voce narrante, pezzo a pezzo, inframezzate alla vicenda. In conclusione, allo stato attuale, un racconto che mi sembra abbia molti problemi, ma che con un deciso lavoro sulla struttura ha ottime potenzialità.
A rileggerti presto Tina!
 
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Selene B.
view post Posted on 30/3/2012, 19:40




Ciao Peter, grazie della lettura e del commento. Penso che tu possa aver ragione su tutto, ma quello che secondo te avrei dovuto scrivere è un altro racconto. Io (sbagliando per carità!) questa volta volevo invece scrivere proprio questo racconto qui, col morto che parla e tutto... Come diceva Totò, può piacere o non piacere. A me piace. :P La risposta può sembrare presuntuosa, in realtà è assolutamente disimpegnata; è che sono in una fase in cui scrivo come cavolo mi pare, e mi va bene così. Non prendetemi troppo sul serio ;-)
 
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Peter7413
view post Posted on 30/3/2012, 19:50




Tranquilla Tina, ognuno si regola come vuole. Io interpreto la fase di commento come una discussione aperta e ci sta che a volte, soprattutto quando ritengo che ci siano problemi di struttura, tenda a intervenire sulla stessa, ma ci tengo a precisare che il messaggio che volevo fare pervenire non era quello di una totale riscrittura, ma solo di una riorganizzazione interna. Per il resto, se a te va bene, ci mancherebbe altro, va bene così. :)
 
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Selene B.
view post Posted on 30/3/2012, 23:10




CITAZIONE
il messaggio che volevo fare pervenire non era quello di una totale riscrittura, ma solo di una riorganizzazione interna

Peter, non è che voglio polemizzare con te, ti conosco da un pezzo e mi stai molto simpatico. Però, ascolta, su 2400 battute mi hai consigliato di:
1) Tagliare la parte iniziale.
2) Cambiare il finale.
3) Cambiare la psicologia (e direi anche proprio le caratteristiche salienti) dei personaggi, tanto che un crudele ubriacone forse già omicida dovrebbe diventare un pover'uomo frustrato ma che in fondo vuole tanto bene al suo figlioletto e si pente di averlo maltrattato.
4) Cambiare narratore e punto di vista.
Cosa resterebbe del mio racconto con questa "revisione"?
Io leggendo il tuo commento me ne sono proprio immaginato un altro, magari bellissimo e molto meglio del mio, però sostanzialmente un'altra cosa, con un altro senso. Solo per questo mi sono permessa di replicare, e spero di essere riuscita a spiegarmi.
Ciao Peter, e grazie ancora del tempo che mi hai dedicato!
 
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Peter7413
view post Posted on 31/3/2012, 00:04




Ma ci mancherebbe, nessuna polemica, anzi! La mia replica era intesa a sottolineare che una volta evidenziato cosa non andava, partendo dallo stesso materiale, mi sono permesso di indicarti un diverso montaggio, ma non è detto che debba essere per forza il migliore. Proprio perché ci conosciamo da un pezzo mi sono fatto una certa idea di te e mi permetto di approfondire magari più che con altri. Tu hai un certo stile, ben delineato, ma sai bene che, anche in passato, più volte ho pensato che la psicologia di alcuni tuoi personaggi debba essere approfondita e certe azioni modificate di conseguenza (mi viene in mente Jasmina, vai a rileggerti il mio commento). Se poi mi dici che sei contenta così, a me sta bene, ma puoi star certa che tutte le volte che leggerò qualcosa di tuo continuerò a battere, se sarà il caso, sullo stesso tasto. Poi se ti va continuiamo in pm, ma spero capirai che non sto a scriverti papiri e a proporti pm solo per puntualizzare, ma per cercare di darti un mio personale contributo. Non me ne fregasse niente, lascerei perdere e basta.
 
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MichelaZ
view post Posted on 31/3/2012, 15:39




Ti dico subito che mi è piaciuto, brava.
Questo ragazzino che sopravvive come fanno i ragazzini, meglio che può, cercando di trovare qualcosa di bello nello squallore della propria vita, e che finisce annegato come un cucciolo bastardo è un gran bel personaggio. Quel padre crudele anche mi piace, come figura.
Il bambino è convincente, quel "leggere un fumetto cercando di non disturbare" mi è piaciuto proprio.
Il padre un po' meno. Prima viene presentato come uno che cerca di non vedere affatto il figlio, poi gli presta tanta attenzione da arrivare a ucciderlo. È vero che ci dici che quando beve diventa violento, ma questa specie di tortura consapevole (il fatto che sia sempre più divertito) mi stona con la brutalità dell'uccisione. Non dico che sia sbagliato, ma questi due aspetti andrebbero mescolati meglio.
Anche il fatto che il bimbo parli in prima persona dopo morto può andarmi bene (e mi va benissimo "se non ci credi peggio per te", perché il lettore deve fare la propria parte tanto quanto chi scrive), ma rimane un po' in sospeso la natura di questo raccontare. Ok, voleva che qualcuno lo sapesse, ma in che modo? Se ci rimetti mano ti suggerisco di farlo capire, se appare in sogno a qualcuno, se lo scrive su un muro, o quel che sia.
Ultimo appunto: "da un pontile diroccato". Sarebbe meglio "dal pontile diroccato", altrimenti sembra che nella concitazione di tutta la scena il padre si metta a guardare in giro finché non trova un pontile diroccato, non so se mi spiego.
Comunque in generale, ti ripeto, mi è proprio piaciuto :)
 
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einna
view post Posted on 2/4/2012, 17:09




Portami al mare

Troppe domande senza risposta in questo racconto. Un bambino a cui non riesco a dare un'età vive, dopo la morte della madre, con un padre violento.
un'amica della mamma, che ancora rivolge la parola al padre, si presume conoscendo la sua violenza, invita il bambino al mare (ma se sa quanto il padre sia violento ed era così amica della mamma, come riesce a non fare nulla di fronte alla violenza su un bambino che, sicuramente avrà portato i segni delle botte?)
L'esplosione di violenza del padre, fino all'omicidio del figlio, da cosa sarebbe scatenata? solo da quella preghiera uscita dalle labbra del figlio? mi sembra un po' poco, anche perché chissà quante volte durante i pestaggi del sabato il figlio avrà pregato il padre di smettere.
la scena finale, poi, col padre che lo prende alle spalle e gli tappa la bocca per non farlo urlare, perde di credibilità quando in tutto questo il padre deve riuscire a prendere la pietra, infilarla nella corda, legarla al collo del figlio, si presume sempre tenendolo fermo e con la bocca tappata.
Mi dispiace, ma tutti questi elementi, più ancora del "morto che racconta", mi lasciano molte perplessità.
 
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9 replies since 26/3/2012, 22:41   112 views
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