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Il Gatto Nero

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v-valee
view post Posted on 4/4/2012, 16:39




IL GATTO NERO

Loro sono scettici sulle mie capacità, questo mi pare chiaro. Intorno al tavolo tondo stanno sedute, oltre a me, quattro persone, tutte entente a valutare se io rappresento o meno un pericolo. Se posso scoprire la verità. Sono stata chiamata da Lora, la pensionante, la donna più anziana che siede al tavolo. I suoi ospiti stanno seduti accanto a me: l’uomo alla mia destra si chiama Marcel, è un aspirante scrittore, della coppia alla mia sinistra: lui si chiama Didier, un nome francese che non ho mai sentito prima e lei si chiama Amelie. C’era anche un’altra ospite, la vittima:si chiamava Roxane. Quando arrivo il corpo non c’è più e la polizia è già venuta a sbrigare le sue faccende. Tuttavia Lora mi porge una foto, facendola strisciare sul tavolo. E’ morta ieri l’altro sera. Si è accoltellata: questo pensa la polizia. Era seduta sulla poltrona della sua camera e il modo in cui il coltello è messo fa pensare che abbia fatto tutto da sola. La porta era chiusa a chiave, la finestra anche. La porta può essere stata chiusa anche dall’esterno, tuttavia non ci sono impronte diverse da quelle della vittima. Ha detto la polizia che la morte è avvenuta tra le sette e le otto e mezza di sera. Lora, però, crede sia stata uccisa. Accanto a noi, sul ripiano della cucina, sale un gatto nero che gli altri sembrano non notare, ci guarda, privo di interesse, e sbadiglia. Lo ignoriamo e ci avviamo, seguendo Lora, per il lungo corridoio, sulla sinistra, dove stanno le camere degli ospiti. In fondo c’è una porta scura, la stanza della coppia, ad un angolo svolta, nascondendo altre tre stanze: una della vittima, una di Marcel e una vuota. Lora apre la seconda porta, quella di Roxane. Mi guardo intorno: la stanza è piccola; la pensionante mi porge un foglio con scritto tutto ciò che è stato prelevato dalla polizia. Lo leggo attentamente e mi metto in cerca. Oltre la soglia, gli altri tre mi guardano, incuriositi. Frugo per mezz’ora buona e poi scopro cosa c’è che non va, o meglio, cosa non c’è. Li guardo tutti e quattro, mentre loro, confusi, guardano me.
- Secondo voi, come fa una persona a chiudersi in una stanza senza la chiave? –

Siamo di nuovo tutti seduti al tavolo e chiedo ad ognuno di loro di raccontare che cosa ha fatto dalle cinque fino alle nove, il giorno del delitto. La prima a rispondere è Lora, e io, prontamente, annoto tutto. La pensionante dice di aver passato il pomeriggio a dormire e che si è alzata verso le sei. A quell’ora ha iniziato a preparare la cena. Passate da poco le sei e mezza ha visto rientrare la vittima, di buonumore. Alle sette e mezza Lora ha cenato con la coppia che si è ritirata in camera verso dieci alle otto. Una decina di minuti prima che loro si ritirassero è rientrato Marcel, con una mazzo di fiori in mano. Verso le otto e dieci Lora finisce di pulire la cucina e guarda la tv, a volume abbastanza alto, fino alle dieci, quando va a dormire. Quando Lora finisce, è Amelie ad iniziare il suo racconto e di nuovo io annoto. Era fuori con il fidanzato, quando non sentendosi bene è tornata alla pensione, verso le cinque e mezza, il fidanzato resta fuori a fare la spesa. Tornata in casa ha incrociato la vittima, che stava uscendo. Poi, ha riposato fino alle sette e dieci circa quando Didier è entrato in camera, si è fatto una doccia ed hanno deciso di andare a cena. Amelie dice che sono stati poco al tavolo perché lei aveva ancora mal di testa. Così sono tornati in camera, lei ha preso un analgesico e sono andati a dormire presto. Nominato nel racconto, è Didier a prendere la parola, subito dopo. Il ragazzo conferma la versione della fidanzata.
Dopo cena, poco prima delle otto, sono tornati in camera e poi lui è riuscito per andare all’ingresso a prendere l’analgesico. Nel corridoio ha incrociato Garson , il gatto nero di Lora e voltandosi, ha notato la porta di Marcel accostata, ma ha dato poca importanza alla cosa perché la tiene spesso così. Così è tornato in camera.
Infine è Marcel ha raccontare. L’uomo dice di aver passato l’intero pomeriggio a scrivere, con la porta e la finestra accostate, per arieggiare. Non ha visto Roxane, ma l’ha sentita parlare al telefono, pare avesse un appuntamento. Poco dopo, infatti, è uscita e verso le sei, è uscito anche lui. Conferma la versione di Lora, è tornato verso venti alle otto e se ne è andato in camera. Dice di aver preso dei fiori per la sua camera. Finisco di annotare tutto: fino all’ultimo punto.
- Una cosa mi sembra chiara – dico infine, mentre Garson attraversa la soglia. – Se il gatto era chiuso nella stanza e dieci alle otto Didier lo ha visto nel corridoio, il delitto è avvenuto tra dieci alle otto e le otto e mezza, non di più. -
- Marcel, potrebbe benissimo essere stato lei. – insinua Lora.
La chiave della vittima la trovo nascosta sotto a un mucchio di fogli, nella stanza di Marcel, accanto ci sono i fiori con appeso un biglietto per Roxane. Lui ci guarda ed è costretto a confessare il suo segreto: era innamorato della vittima. Le aveva comprato dei fiori, ma quando è tornato ed ha bussato non le ha risposto nessuno. Tuttavia della chiave non sa darci una spiegazione, lì non l’ha portata lui.
- Non è ancora tutto chiaro. Datemi un altro giorno. – dico agli altri.
La coppia e Lora mi guardano ed annuiscono. In realtà hanno già espresso la loro condanna per Marcel.

Poco dopo sono io ad uscire dalla casa, voglio schiarirmi le idee perché la soluzione mi sfugge. Sul mobiletto all’ingresso trovo Garson sdraiato che si pulisce il pelo. Fa uno dei suoi sbadigli ed è in quel momento che noto una macchia nera sul palato rosa del gatto. Corro verso la cucina e mi affaccio, cercando Lora.
- Garson ha una chiazza nera sul palato? –
- Si – risponde lei, ciottolando con i piatti – è buffa vero? – .
Non rispondo, esco dalla cucina, di fretta, e scendo per le ripide scale.
Non torna, la macchia, prima non c’era. Scendo i gradini e fuori trovo Amelie stesa a prendere il sole, mi fermo a salutarla e noto il lungo graffio sul braccio destro. Adesso inizio a capire: devo solo trovare l’altra parte della mela, nascosta là fuori. Dietro alla pensione c’è un cortiletto con una baracca arrangiata con della lamiera. Mi avvicino. La baracca è chiusa con un lucchetto: tiro, spingo, forzo. Infine la porta decide di aprirsi. Il pavimento non c’è, c’è solo terra, piena di peli neri di gatto, guardo tra le legna e trovo una bandana azzurra. Dalla borsa estraggo un sacchetto di plastica e la ripongo al suo interno. Rientro in casa e mi fermo davanti ad Amelie, le chiedo se può prestarmi il telefono. Lei me lo porge, insieme ad un sorriso gentile. Vado dentro a chiamare, risalendo le scale ed immergendomi nell’ombra del corridoio blu. Frugo tra le ultime chiamate e, finalmente, trovo il numero giusto. Mentre faccio la mia chiamata, passeggio su e giù davanti alla bacheca delle foto di Lora, dove trovo il volto di Roxane; sorvolo e stacco un’altra foto. La nascondo e finita la chiamata, riporto il cellulare ad Amelie, ancora stesa al sole.

- So chi è il colpevole. – annuncio e i presenti spostano il loro sguardo su Marcel. Tengo in collo il gatto nero, lo poso sul tavolo e lui non si ribella.
- Noi, sappiamo che il delitto è avvenuto da dieci alle otto alle otto e mezza, proprio per la presenza di Garson, che Didier ha visto passare per il corridoio. – mi abbasso e poso sul tavolo un altro gatto, identico al primo.
- Sono identici. Tranne la macchia sul palato. – porgo ad entrambi un bocconcino e tutti e due i gatti mostrano il palato, gustandosi il premio.
- Didier aveva una relazione con Roxane e questo Amelie lo sapeva. – i due si guardano, entrambi stupiti per le cose che l’uno non sapeva dell’altro.
- Voleva darci un taglio. Negli ultimi giorni Amelie ha fatto un favore ad un’amica ed ha tenuto qui il suo gatto, Carbone, quello senza macchia sul palato. Verso le cinque e mezza Amelie rientra e Roxane esce, perché ha un appuntamento con Didier. Verso le sei e trenta, la ragazza torna alla pensione. Nel frattempo Amelie, la sta aspettando in camera ed ha con sé un coltello. Tocca tutto con una stoffa, per non lasciare le proprie impronte. Dice a Roxane di andarsene e non vedere più Didier, ma lei rifiuta e Amelie la minaccia. Le dice di pugnalarsi altrimenti l’avrebbe uccisa lei e dopo avrebbe ucciso anche Didier. Così Roxane si toglie la vita, quando muore sono le sette. Sembra un suicidio, ma Amelie pensa sia meglio avere un’alternativa. Commesso il delitto, chiude Garson insieme alla vittima. Gira la chiave e la mette in camera di Marcel, dove la porta è accostata. Fatto questo libera l’altro gatto che, in un nuovo ambiente, comincia a girare per la pensione e tutti lo incrociano. Quando Marcel bussa a Roxane, lei è già morta. La trappola di Amelie fa risultare lui il colpevole. Poi, dopo cena, la coppia va a dormire. Lei aggiunge qualche goccia all’acqua del fidanzato che sprofonda in un sonno pesante. Subito dopo esce e cerca di mettere il gatto nel trasportino e di riportarlo nella baracca. Nel farlo il gatto la graffia e scappa per il corridoio. Tuttavia Amelie è fortunata perché nei giorni avvenire i due gatti non sono mai apparsi insieme. Ci mette un po’ a trovare Carbone, abbastanza perché io notassi la cosa della macchia. Oggi Amelie è fuori a prendere il sole ed è in quel momento che la sua amica passa e riprende il gatto. L’inganno del gatto nero ha permesso ad Amelie di avere un ottimo alibi. –
Tiro fuori la bandana che ho trovato nel capanno: pelo di gatto e sangue rappreso compaiono, tinteggiando la stoffa. Le porgo anche la foto che ho preso dalla bacheca: lei che sorride, con la bandana in testa.
- Questa è tua Amelie e quando la polizia la analizzerà la mia storia sarà confermata. – dico, fissandola. Amelie annuisce e il viso le si riga di lacrime. Tutti i presenti la fissano. Marcel si volta a guardare Garson.
- Poi dicono che i gatti neri portano sfortuna. -

v-vale



 
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