CITAZIONE (Olorin @ 28/6/2012, 18:34)
Un modo ‘sicuro’ il tuo, di disinnescare il tema proposto: trasformarlo nel fil rouge di un killer seriale.
Buono l’utilizzo dei cliché di genere – sicuramente necessario in un brano così breve - per richiamare tutta una serie di immagini immediatamente fruibili nella testa del lettore. Trovo però che purtroppo questa ‘prevedibilità’ così utile nella contestualizzazione del racconto e nella caratterizzazione dei personaggi, rimanga appiccicata anche alla trama, tanto che fin dall’intervento di Lombardi ho cominciato a chiedermi quale tra loro due fosse il killer. Avevo optato per il classico finto tonto che poi si rivela essere il genio malvagio, e qui devo dire di aver apprezzato il tuo dribbling dell’ultimo metro...
Ti ringrazio per il giudizio (e per la classifica
). Sono cosciente di aver scritto un pezzo prevedibile e poco originale: purtroppo ultimamente (leggi: nell'ultimo anno) le idee latitano paurosamente, dalle mie parti, quindi mi rifugio in trame come dici giustamente te "sicure". Però sono felice che almeno il "dribbling" finale sia stato apprezzato.
Ovviamente lo stesso discorso vale anche per il commento di RobertoBommarito (che ringrazio per il complimento sullo stile: sai com'è, quando manca l'idea, si cerca di puntare su altro...), per quello di Paola B.R. (la velocità è una delle poche cose positive che riesco a buttare dentro alle mie cose
) e per quello di Longo Simonetta.
@lauralafenice (e, in parte, anche LeggEri): ecco, qui l'analisi del contenuto mi offre interessanti spunti di riflessione. Per prima, hai scoperchiato il "vaso di Pandora" della verosimiglianza del mio racconto. Però ho l'impressione di non essere stato capito - e la cosa, ripetuta anche per altri commenti, non fa che confermare che la responsabilità è mia. Ma torniamo al tuo commento:
"mi pare inverosimile che sulla scena del crimine si ritrovino solo in due" - vero, la mia idea era che fosse proprio l'ispettore Mian ad aver chiamato Lombardi, in piena notte. In teoria (o meglio, nella mia testa) la chiamata di un superiore dovrebbe essere sufficiente per far scattare un sottoposto - specie un po' tontarello - senza fare troppe domande.
"A dire la verità in un primo momento ho anche pensato che l'ispettore fosse l'assassino di tutti gli omicidi ma poi ho elaborato che lui vuole solo arrivare a 13 e chiudere la questione. Non so quale sia l'ipotesi giusta ma in ogni caso entrambe lasciano dei punti in sospeso che fanno vacillare la costruzione del racconto. Nel primo caso è inverosimile visto che si parla di un caso che gli è stato affidato e per cui è stato spostato in una città che non sopporta." - la mia idea era proprio questa: l'ispettore è il serial killer. In realtà, Mian non è stato destinato a Torino per risolvere quel caso, ma gli è stato affidato DOPO. In pratica, ha costruito tutto il caso del serial killer e ha fatto in modo che gli venisse affidato proprio per poter essere di nuovo trasferito ad altra sede, in virtù del merito acquisito (motivo per il quale "Era però necessario che se ne occupasse lui: non si fidava dei colleghi del luogo" e odiava ancora di più Torino perché per andarsene da lì si era autocostretto a diventare un omicida). Troppo macchinoso, eh?
"Poi fai un riferimento all'alluminio che pare decontestualizzato rispetto al resto." - ecco, questa osservazione invece non l'ho capita: a quale riferimento alludi? Quello del numero atomico? Lo tira fuori perché le carte sono impacchettate nell'alluminio.
Ok, è tutto un po' confusionario, mi rendo conto. È uno dei miei problemi, avere le cose in testa e non riuscire a esplicitarle nei racconti. Per poi magari soffermarmi troppo su particolari di poco conto. Con il fattore tempo che gioca contro, poi, per quanto io sia veloce anche a rileggere, la cosa è ancora più evidente...
@GDN76: ehehe, mi hai parzialmente beccato sul nome del protagonista (e sulla città, è ovvio). Ma, in realtà, non dipende dalla mia passione per la Scozia. Lo ammetto, quando ho letto TREDICI non avevo idee e ho fatto una ricerca su Internet. Su Wikipedia, alla voce
13 (numero), ho trovato questo:
CITAZIONE
È il quinto termine della successione di Mian–Chowla.
...
È il maggiore limite inferiore conosciuto che risolve il Problema di Graham.
Considerando che Mian (Marco) è stato anche un giocatore dell'Auxilium Torino quando era ancora in serie A2... Vabbeh, metodo becero becero per trovare un nome, eh?
@Paolo_DP77: metti il dito sulla piaga della credibilità e della verosimiglianza di un simile piano per farsi trasferire. Vero, poco credibile. Però stiamo parlando di un uomo capace di uccidere 13 persone a sangue freddo. Quindi qualche problemino ce l'ha, con la testa. Avrebbe potuto trovare un piano migliore? Sicuramente. Gli avrebbe consentito di sfogare il suo odio per la città nello stesso modo? Probabilmente no. È una piega forzata degli eventi? Ehm... gosh... sigh...
Mi trovo invece sinceramente in difficoltà nel momento in cui scrivi "e quella frase sembra voler infilare a forza il 13 nella storia": posso essere d'accordo con il fatto che puzzi di infodump (e, lo ammetto, il sottoposto babbeo serviva anche a far dire questa battuta a Mian), ma che abbia voluto infilare a forza il 13 nella storia non mi pare proprio. Semmai, quella frase ribadisce il concetto, ma il 13 è già presente. O sbaglio io?
@giudappeso: lieto di averti dissetato come l'acqua.
Sono perplesso dal fatto che dici che la storia si consuma troppo rapidamente: in un racconto di questa taglia penso che sia relativamente normale, se non si vuole fare una cosa molto più limitata. Descrivo una sequenza sola, il culmine di una serie di omicidi, facendo leva, come molti hanno fatto notare, sui cliché del genere. O forse ti riferisci solo al finale, a come Mian fa fuori Lombardi?
@andrea varano: grazie per il primo posto in classifica, sinceramente non pensavo che qualcuno mi ci mettesse (io, per dire, non mi ci metterei proprio
). Sul "giovane ottuso", la mia scelta è stata quella di inserirlo a quel modo perché ho cercato di adottare il punto di vista di Mian, quindi di entrare nei suoi pensieri: anche se non specifico che sta pensando una certa cosa, tutto dovrebbe essere filtrato da lui, così come "giovane ottuso". Dici che non funziona?
Capisco la perplessità sulla bachata, invece, anche se i balli latino-americani sono sufficientemente diffusi da non rendere la cosa così strana (secondo me). La scelta di usare un ballo, come metafora, è stata dettato dal desiderio di usare qualcosa che facesse apparire il movimento in qualche modo grottesco.
Edited by kendalen - 3/7/2012, 13:44