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Cicatrice, di Roberto Bommarito

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RobertoBommarito
view post Posted on 26/6/2012, 22:37




Cicatrice



«Apri quella cazzo di porta,» urlo, mentre sento l'acqua scendere veloce. «Non farlo.»
Pregare Dio? Se gli fosse importato qualcosa, non avrebbe lasciato che tutto questo accadesse. Non avrebbe permesso che mettessi in cinta Laura.

Il respiro calmo, lo sguardo distante, con tono freddo Laura mi spiegò la causa della cicatrice, una linea rossa e decisa che le tracciava una linea dall'ombelico al pube: «Corpo luteo emorragico.»
Era la prima volta che scopavamo. Io, giovane coglione, malgrado la sua freddezza, la distanza dettata da regole taciute, note solo a lei, ero già cotto di brutto.
Di cosa si trattasse, non lo sapevo. Delle puntate di E.R. Medici in prima linea dimenticavo sempre tutto. Potevo intuire che era qualcosa di brutto. Fino a là ci arrivavo.
«Mi fecero tredici punti.»
«Quanti anni avevi?»
«Troppi pochi» disse lei, voltandosi a guardare Roma attraverso la finestra. Poi, come annoiata dalla propria biografia, avvolse la mano attorno al mio uccello.
Per quanto infatuato, non potevo immaginare che di lì a un anno sarebbe divenuta mia moglie.
E, soprattutto, ignoravo che la cicatrice di Laura non sarebbe mai invecchiata.

Il sangue mi cola giù per le dita, sul pavimento. I tagli del coltello non bruciano. La carne non fa male: troppa adrenalina nel corpo per sentire qualcosa. Tentare di fermarla è stato inutile.
«Ascoltami,» le urlo, forte, fortissimo, al punto da perdere la voce per un istante.
«Tu non capisci,» risponde lei, secca.
«Possiamo affrontare questa cosa insieme.»
«Sapevo che sarebbe tornato.»
«Non è così,» ribatto. «È qualcosa di bello, credimi.»
La sua cicatrice non invecchia. Non può farlo. Non mi ci volle troppo per accorgermene. Pochi mesi. Eppure la cotta diventò presto di più: la ragione per cui avrei dato tutto pur di averla vicino.
Laura si tagliava. C'era qualcosa di estraneo in lei, mi disse poi, dopo aver insistito per sapere la ragione perché si faceva male. C'era qualcosa che non le apparteneva. Che cresceva. Che doveva eliminare. Da piccola era stato il corpo luteo emorragico. Altre volte era stato altre cose, anche immaginarie. Ora, però, è nostro figlio.
Do una spallata.
Inutile.
Un'altra.
Nulla, cazzo. Nulla!
Continuo a urlare, non so nemmeno io cosa. Ma sento il sapore salato delle mie stesse lacrime.
Quando Laura apre la porta è tutta insanguinata.
«No,» dico, un attimo prima che lei perda i sensi.

«Ci sono voluti tredici punti di sutura,» dice il medico, un tipo tanto giovane che fatica a sostenere il mio sguardo, per imbarazzo. «C'è qualcosa di cui-»
«-no,» lo interrompo. «Ho perso mio figlio. Ho rischiato di perdere pure mia moglie. Mi lasci in pace.»
«Mi spiace,» dice, facendo due passi indietro, mentre un poliziotto invece si avvicina.
Penso a lei.
E la amo.
Penso al figlio che mi ha tolto.
La odio.
«È stata lei,» dico, senza sapere bene quale dei due sentimenti motiva le mie parole. «Dovete rinchiuderla in un manicomio.»
Il poliziotto scuote la testa. «Sua moglie invece dice di essere stata aggredita.»
«E da chi?»

Sono anni che non viene a trovarmi al Regina Coeli. In carcere. Ogni notte sogno di poterle scucire quei tredici punti, con le mani. Coi denti. Lasciarla sanguinare. Quando la odio, spero che qualcuno l'abbia fatto al posto mio.
Quando la amo, mi manca.

Edited by RobertoBommarito - 27/6/2012, 00:12
 
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Olorin
view post Posted on 29/6/2012, 09:47




Il racconto è davvero bello: ha un ritmo che non lascia scampo, i due personaggi sono drammaticamente verosimili e nella storia trova spazio persino il colpo di scena finale.
Ottima la scelta del punto di vista ‘ignorante’ del protagonista per veicolare l’immagine del dramma psicologico della donna, resa così più realistica e digeribile agli occhi di un lettore profano (certo, chi ne sa di psicologia si sarà prodigato in diagnosi e addirittura ipotesi di terapie!).
Anche il fatto che alla fine il protagonista rimanga imbrigliato e confuso dai molteplici risvolti della psiche malata, amata e dopo anche odiata della donna, è un elemento affascinante.
Dolente nota, a mio parere, rimane l’attinenza al tema; puntare su una modalità estensiva, riempire insomma di ‘tredici’ il brano dove ci sia qualcosa di countable, per assolvere a tale vincolo, è un metodo di rango un po’ deludente in rapporto alla qualità del racconto.
 
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RobertoBommarito
view post Posted on 29/6/2012, 10:22




Ciao Olorin :)

Ti ringrazio molto per il commento. Riguardo all'uso dei tredici punti, e quindi del tema 13, credo di farne esattamente lo stesso uso che ne è stato fatto in tutti gli altri racconti. Nel caso di alcuni si trattava di tredici protagonisti, tredici carte, tredici segni zodiacali... nel mio caso sono tredici punti. Non c'è alcuna differenza. Quindi l'attinenza al tema nel mio racconto credo sia lo stesso di tutti gli altri, esattamente uguale.

A parte questo, i tredici punti vengono sottolineati due volte per rendere più forte il concetto di qualcosa che si ripete, ossessivamente, l'atto autolesionistico di Laura.

Grazie mille di nuovo :)
 
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Olorin
view post Posted on 29/6/2012, 10:47




CITAZIONE (RobertoBommarito @ 29/6/2012, 11:22) 
Ciao Olorin :)

Ti ringrazio molto per il commento. Riguardo all'uso dei tredici punti, e quindi del tema 13, credo di farne esattamente lo stesso uso che ne è stato fatto in tutti gli altri racconti. Nel caso di alcuni si trattava di tredici protagonisti, tredici carte, tredici segni zodiacali... nel mio caso sono tredici punti. Non c'è alcuna differenza. Quindi l'attinenza al tema nel mio racconto credo sia lo stesso di tutti gli altri, esattamente uguale.

Prima di tutto, sottolineo il fatto di aver scritto

CITAZIONE
è un metodo di rango un po’ deludente in rapporto alla qualità del racconto

e quindi di aver messo in relazione l'escamotage utilizzato per il rispetto del tema non con il concorso o con gli altri racconti concorrenti, bensì con l'ottima qualità del brano stesso.

Però, visto che sei tu a tirare in ballo l'aspetto dell'originalità e della valenza dei vari modi di declinare il tema negli altri racconti che non siano il tuo, colgo l'occasione per dire la mia a riguardo.

Ebbene no, non credo siano equiparabili. I 13 segni zodiacali - 12 + il recente Ofiuco - sono 13 in forza di uno storico astrologico che l'autore del racconto non può cambiare, le 13 carte sono reperibili nella tradizione di molti giochi e il lettore può quindi facilmente trovare riferimenti nella propria esperienza, 13 persone... be', 12 apostoli più Gesù non avrei potuto cambiarlo a meno di non scrivere un nuovo vangelo apocrifo.

13 punti di sutura... e se il tema fosse stato 10?
Se il tema proposto fosse stato 'DIECI', le soluzioni sopra descritte sarebbero tutte saltate, mentre nel tuo racconto avremmo avuto una cicatrice... appena più corta :D
 
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RobertoBommarito
view post Posted on 29/6/2012, 10:57




@lauralafenice

QUOTE
3. Cicatrice, di Roberto Bommarito

Il racconto è bello e ben scritto, originale la storia, quasi struggente. Eppure alcuni passaggi non sono riuscita a coglierli. All'inizio del secondo blocco lui parla di sangue sulle dita e tagli. Ma non stava fuori dalla porta mentre lei si tagliava? O è lei che parla? O è lui che davvero l'ha aggredita? Quale che sia la risposta, in ogni caso il racconto resta coerente ma meriterebbe qualche piccolo chiarimento per non ingenerare queste incertezze di fondo.

Grazie del commento :) Sì, forse sarei dovuto essere più esatto in quel passaggio, anche se però la ragione viene detta nell'ultima frase del paragrafo. Le ferite sarebbero causate dal tentativo di fermarla:

QUOTE
Il sangue mi cola giù per le dita, sul pavimento. I tagli del coltello non bruciano. La carne non fa male: troppa adrenalina nel corpo per sentire qualcosa. Tentare di fermarla è stato inutile

@Olorin

Sì, capisco cosa vuoi dire. In alcuni casi il 13 è essenziale, mentre in altri come nel mio il numero non è così fondamentale, sarebbe potuto variare. Scrivendolo non l'ho ritenuto un problema, dato che il 13 essendo appunto ripetuto in modo ossessivo davo per scontato che riecheggiasse anche qualcosa di "sinistro". In ogni modo, capito cosa intendi :) Grazie di nuovo per il commento!

Edited by RobertoBommarito - 29/6/2012, 11:57
 
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lauralafenice
view post Posted on 29/6/2012, 10:57




Sì, ma credo che l'organizzazione penalizzi un po' l'insieme rendendo facile perdere qualche particolare. Basterebbe davvero poco per farne un ottimo racconto. Le basi ci sono!
 
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RobertoBommarito
view post Posted on 29/6/2012, 10:59




Sì. Forse quella parte si potrebbe o togliere o in un racconto più lungo svilupparla meglio.
 
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RobertoBommarito
view post Posted on 29/6/2012, 17:05




@GDN76

Grazie per il commento :)

QUOTE
«-no,» penso ti sia sfuggito un trattino.
«-no,» lo interrompo. «Ho perso mio figlio. Ho rischiato di perdere pure mia moglie. Mi lasci in pace.» da profano ti chiedo: se dopo no metti la virgola quando riapri la linea di dialogo la H non dovrebbe essere minuscola?
«Mi spiace, » penso che la virgola vada sostituita con un punto. Dopo non continua la linea di dialogo.

sì, il primo trattino è un errore. Doveva essere semplicemente un "No". Nel secondo caso, invece, è più corretto la maiuscola. Questo perché la frase, se non fosse stata parte di un dialogo, si sarebbe dovuta scrivere così:

No. Ho perso mio figlio.

In alcuni casi si potrebbe anche scrivere:

No, ho perso mio figlio.

Ma in realtà la forma grammaticalmente più corretta è la prima in quanto "ho" non è una congiunzione, ma un verbo. In realtà si tratta di due frasi qui, non di una. Quindi ci andrebbe il punto o, al limite, il punto e virgola. Questo non toglie però che spesso viene comunque usata la virgola, pur non essendo esattamente corretto.

Dopo "mi spiace", invece, ci va la virgola, dato che le virgolette sono seguite dal verbo "dire" e si tratta di una singola frase:

QUOTE
«Mi spiace,» dice

Grazie mille di nuovo!

Edited by RobertoBommarito - 29/6/2012, 18:32
 
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Longo Simonetta
view post Posted on 1/7/2012, 18:58




Ciao Roberto! Riporto qui una mia risposta alle classifiche (postata qualche giorno fa in coda al racconto).

@ Lauralafenice, Roberto, Paola B.R., LeggEri, Olorin
Ritengo che la letteratura abbia, tra i tanti, il compito di aprire "possibilità", allargare confini, offrire nuovi punti di vista, suggerire anche ciò che è "ignoto" (nel senso proprio del termine) e ignorato, che non debba essere tautologica o autoreferenziale. Un testo letterario, a prescindere dalla lunghezza o dal genere, è non solo "ciò" che dice, ma quanto "vuole" dire o, unicamente, "evocare"...Il resto spetta al lettore.
Se leggo il racconto breve di Starnone "La madre di Belinda" (con chiaro riferimento alla "madre di Cecilia") e non ho letto "I promessi sposi", per capirlo e ridere, dato che ha un intento parodico, dovrò necessariamente conoscere il testo di riferimento.
Ricordo che, da ragazzina, un'amica più grande mi consigliò di leggere “Siddharta” di Hesse: fu il rivelarsi di un mondo che non conoscevo, l'inizio di tante letture per approfondirlo, penetrarlo meglio.
Perdonate la metafora abusata, ma per me leggere è un viaggio in cui non mi importano solo i luoghi (le descrizioni), gli eventi (la narrazione, con le peripezie e gli eventuali finali a sorpresa), i personaggi (i dialoghi), la novità (l’originalità) o l'atmosfera (il genere), ma anche i suoni, i silenzi, i colori, i pensieri, il non detto, l'appena intuito, il rivelato, il poetico e molto altro.
A volte non serve la varietà, ma il mono-tono per rendere una situazione. Avete presente il racconto fantascientifico “Pioggia senza fine” di R. Bradbury? La pioggia incessante, mortifera e vera protagonista della vicenda è resa con le ripetizioni ossessive, appunto con una sorta di monotonia stilistica.
Qui volevo rendere, in uno stile che non connotasse il racconto in senso temporale ("una notte"), soprattutto troppo contemporaneo (ecco il perché dell'eufonica), ma ben connotato dal punto di vista geografico affinché risultasse "evocativo", il precipitare di un uomo qualunque (non c'è il nome) nella più cupa depressione fino al suicidio in preda ai suoi "demoni". Mi hanno intrigato la "personificazione" dei demoni del taoismo e l'agopuntura come esorcismo per scacciarli. Il rapporto tra un uomo saggio/ maestro (lui sì “identificato” -Yu) e chi non riesce a vincere i propri mostri e si sente uno "squalificato" (bellissimo il romanzo dello scrittore suicida Osamu Dazai Lo squalificato).
L’essere preda di un “male oscuro” non ammette colpi di scena, variazioni stilistiche, impennarsi di toni, infiorettamenti linguistici, è uno sprofondare di quieta disperazione.
Comunque vi ringrazio dei commenti e, tornando a bomba sul senso del leggere, vi lascio tre aforismi (ebbene sì, infierisco con le torture, dopotutto siamo in clima di Inquisizione…risata malefica…), vogliate gradire:

“Non esiste vascello che come un libro ci sa portare in terre lontane. Né corsiero come una pagina di scalpitante poesia. È un viaggio che anche il più povero può fare senza il tormento del pedaggio. Quanto è frugale la carrozza che trasporta l'anima dell'Uomo.” (Emily Dickinson)

“Il libro non è un ente chiuso alla comunicazione: è una relazione, è un asse di innumerevoli relazioni.” (Jorge Luis Borges, Altre inquisizioni)

“I libri non sono fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine. Di fronte a un libro non dobbiamo chiederci cosa dica ma cosa vuole dire.” (Umberto Eco, Il nome della rosa)
 
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Daniele_QM
view post Posted on 1/7/2012, 21:36




[mod on]
Spostati i messaggi inerenti i thread di Paola B.R. e LeggERI nei thread dei rispettivi racconti.

Ricordo che ogni racconto va commentato nel proprio thread. Se si intende rispondere ai commenti fatti nelle classifiche, vi pregherei di fare come Roberto Bommarito, qui nel suo thread, che ha citato i commenti e risposto ai singoli autori nel pieno rispetto degli spazi altrui. Grazie.

@Longo Simonetta: non occorre incollare la stessa risposta in tutti gli spazi. La tua è una risposta generica che si rivolge a molti e va bene che sia inserita nel topic delle classifiche.

[mod off]
 
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RobertoBommarito
view post Posted on 5/7/2012, 06:17




@Maurizio

grazie mille per il commento! :)

QUOTE
A mio avviso avresti dovuto incentrarlo fin da subito sul rapporto fra marito e moglie, sarebbe bastato un accenno, anche solo una breve frase, ma che identificasse da subito questa dialettica.

ottimo consiglio, grazie! sono del tutto d'accordo!

QUOTE
Allo stato attuale la sensazione è che te la sia chiarita (questa dialettica) tu stesso strada facendo e che non abbia avuto il tempo di ottimizzare.

sì, infatti è così. la struttura è venuta fuori appunto scrivendolo.

grazie di nuovo :)
 
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10 replies since 26/6/2012, 22:37   213 views
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