| Consiglio il dentista!
Personaggi: Ettore Spada: maresciallo dei Carabinieri. Giordano Scarelli: brigadiere dei Carabinieri. Benedetti: Sostituto Procuratore. Clarissa: dottoressa e fidanzata del maresciallo Spada. Eminguei: barista e ristoratore. Tertulliano Tertulliani, alias Tullio: imprenditore. Lin: cameriera Lena: fidanzata di Tertulliano. Baldo: socio in affari di Tertulliano Annachiara: segretaria di Tertulliano e fidanzata di Baldo
Una bella insalata di carote e lattuga ben arruffate nel piatto e il profumo di cumino che sale alle narici. Il lungomare di Cecina è sfiorato dall’ombra di un grande nuvolone denso, ma la giornata settembrina è comunque serena e frizzante; per un turista sarebbe proprio l’ideale. Per Tertulliano Tertulliani è un giorno come un altro: pausa pranzo al “Settebello” e poi di nuovo all’autosalone. «Le insalatone miste di "Eminguei" sono proprio imbattibili, ma con la nausea e poi questo maledetto dente…» si lamenta l’imprenditore. «Povero Tullio, e toglilo quel dente no? Vuoi risolvere? Ti consiglio il dentista» interviene Lena, poi esasperata: «Ora basta smettila di lamentarti e inizia a mangiare vai; stai diventando insopportabile.» La sua prima collaboratrice, nonché compagna di vita, lo guarda sconsolata. «Vorrei vedere te, sei brava a fare la coraggiosa con la roba mia.» «Sei, ma un bel fifone!» «Sì, sì divertiti, ora mi hai fatto riprendere anche il mal di testa.» «Tertulliano!» Esclama la donna annoiata. «Va bene, basta. Proviamo a magiare.» E mentre dice così, la sua forchetta è già in viaggio verso l’insalatona al cumino. Baldo, il socio in affari di Tertulliano, che sta seduto alla sua destra, gli batte una mano sulla spalla:«Ok, Tullio! Poi… guarda! Sta arrivando Lin che porta anche i nostri piatti.» «Ecco il tramezzino al salame e i crostoni con bufala e olive nere… Buon appetito!» dice la ragazza dai profondi occhi a mandorla, sfoderando un sorriso solare che infonde calore. «Graffie», borbotta Tullio a bocca piena. «Maleducato!» lo apostrofa Lena, spostando con la mano una ciocca mesciata dal volto. «Uh! Quante storie, è una vita che mangiamo qui» dice Tullio e guarda Lena con un’espressione strana:«è come stare a casa, no?» La donna sostiene quello sguardo e rimane immobile, gelida come il marmo. Baldo, conoscendo gli esiti di quegli inizi di disputa, si irrita e per interromperla sul nascere si rivolge ad Annachiara: «Cavolo; ho dimenticato il cellulare all’autosalone!» La sua fidanzata e segretaria dell’azienda, che fino a quel momento è rimasta silenziosa, rimane un attimo interdetta; non capisce il senso dell’uscita fuori luogo del suo uomo. «E che sarà mai! Lo riprenderai quando torniamo» risponde concreta. L’obiettivo però è raggiunto; Tullio e Lena si distraggono dal loro diverbio. Dopo un attimo d’empasse, la donna guarda il crostone nel suo piatto e inizia a mangiare.
Il mare, lisciato dalla lieve brezza pomeridiana, trabocca con lievi spasmi sulla spiaggia grigia. Dalla grande vetrata vicina al tavolo dove è seduto, il maresciallo Ettore Spada guarda l’orizzonte; l’impalpabile profilo della Corsica, imperlata dai riflessi, lo fa pensare, e mette alla prova le sue conoscenze geografiche. Un rumore lo distoglie; Clarissa, la fidanzata, si siede davanti a lui. «Ciao maresciallo.» «Ciao dottoressa! Giornata dura al pronto soccorso?» «No! Solo cerotti.» La ragazza cinese si avvicina e chiede: «Volete ordinare?» «Sì!» afferma Clarissa: «Per me una frittura in guazzetto. Ok anche per te Ettore?» «Sì, vada per la frittura, ma senza guazzetto.» «Vuoi stare leggero?» sfotte Clarissa. «Be', meglio non esagerare.» «Ettore! La frittura è frittura, e il guazzetto è la morte sua. Se vuoi digerire bene, devi ordinare una caprese.» «Ok! Come non detto; frittura in guazzetto anche per me» s’arrende il maresciallo. Lin si allontana col sorriso sulle labbra e passando vicino al tavolo dove sono seduti Tullio e i suoi amici chiede: «Allora, quest’insalata al cumino è buona?» «Sì, buonissima guarda!» risponde stizzita Lena anticipando Tullio. L’uomo prima guarda strano la fidanzata, poi si volta verso Lin, sgrana in modo espressivo gli occhi e cerca di dissuaderla dal rispondere. La cinese lo fulmina con le sue pupille corvine e, col viso scuro, si defila verso la cucina. Tullio cerca di rompere l’imbarazzo e dice: «Accidenti a questo maledetto dente, devo correre in bagno; scusate.» Finita la frase, sposta la sedia, infila la mano nel borsino, estrae dentifricio e spazzolino e si dirige ondeggiando verso la toilette. «È veramente il colmo, deve lavarsi i denti anche durante il pranzo. Che strazio quella carie» critica a mezza voce Lena, ancora adirata. Quando Tullio si alza da tavola, Annachiara smette di mangiare e si muove sulla seggiola, come assorta in altri pensieri si volta in direzione della coppia seduta alla vetrata e guarda il maresciallo dei carabinieri in divisa, poi torna a fissare il suo piatto. Baldo la guarda e le sfiora la mano: «Hai visto? Oggi c’è anche il maresciallo.» «Già…» è il commento ermetico di Annachiara. «Una pausa pranzo coi fiocchi; direi» commenta Lena acida. Uno scalpiccio di passi strusciati e Tullio è di nuovo nei pressi del tavolo. «Chi? … Cosa?» chiede palesemente affaticato. «Si parla del maresciallo» spiega Lena ammiccando due volte con la testa in direzione della coppia seduta presso la vetrata. «Che c’entra il maresciallo?» chiede Tullio, che tiene ancora il dentifricio in mano. Poi inizia a barcollare e diventa tutto rosso in volto. «Niente, niente, una maldicenza.» Lena sta parlando e il suo campagno sembra non seguirla, come non percepisse più niente. Passano solo pochi minuti, durante i quali Tullio sembra farsi sempre più confuso, all’improvviso i suoi occhi s’allargano come fossero spiritati, s’immobilizza, si porta le mani alla bocca dello stomaco, inizia a boccheggiare come se stesse soffocando; il ritmo della sua respirazione aumenta in modo preoccupante. «Tullio! Tullio!» Chiama Lena preoccupata: «Se è uno dei tuoi scherzi?» «La… la… luce, accendete la luce!» esclama Tullio, poi crolla dalla seggiola e stramazza a terra. Il maresciallo Spada al rumore della caduta, si volta e, visto l’uomo riverso a terra, si appresta ad intervenire. Clarissa, però, che è seduta dalla parte più vicina si è mossa prima di lui e lo anticipa. La dottoressa si china sull’uomo e si prodiga nel primo soccorso, fatti i primi accertamenti scuote la testa; Tertulliano Tertulliani è morto? «Cavolo! Ettore quest’uomo è morto!» esclama la donna. «Sarà stato il cuore?» chiede rosso in faccia il sottufficiale. Le grida disperate di Lena intanto paralizzano tutti; Baldo, in piedi, gira e rigira su se stesso senza trovare pace. Annachiara è rimasta ferma, seduta al tavolo con le mani tra i capelli. Lin ed Eminguei attirati dalla confusione sono comparsi dal retro del ristorante; la ragazza cinese appena realizzato l’accaduto sviene. «Eminguei… chiama il 118!» ordina Ettore all’amico ristoratore. Clarissa nell’osservare attentamente l’uomo deceduto aggrotta lentamente le ciglia e il suo sguardo s’incupisce. Ettore nota quell’atteggiamento che ne tradisce la preoccupazione. «Cosa c’è che non va?» chiede incuriosito. «Spostiamoci da qui…» risponde il medico e dopo qualche passo riprende: «Lo stavo osservando… cioè, quando quell’uomo ha avuto il malore, io lo guardavo e mi è sembrato che stesse soffocando, ho notato i tipici sintomi dell’asfissia. Quindi niente a che vedere con un infarto al miocardio. Però, se osserviamo le sue mucose, si sono mantenute rubizze, cosa che escluderebbe l’asfissia che, al contrario, rende i tessuti esangui. Insomma Ettore, a me pare una morte strana; una morte da autopsia.» «Quei tuoi occhietti brillano; hai già un’ipotesi?» Spada è sicuro di non sbagliarsi, Clarissa ha in testa qualche idea. «Veleno… io penso che questa sintomatologia si spieghi con l’avvelenamento da cianuro» si sbilancia la donna. Clarissa, mentre il maresciallo chiede ad Eminguei di allestire una stanza dove far accomodare tutti i presenti, analizza il luogo dov’è avvenuta la caduta del Tertulliani, se il suo sospetto di avvelenamento da cianuro fosse vero, tutto quello che l’uomo ha ingerito, può contenere la dose letale del micidiale veleno. Dopo qualche momento di riflessione Clarissa chiama Ettore in disparte e insieme si avvicinano al tavolo. «Vedi Ettore, è strano, il signor Tertulliani aveva appena iniziato a mangiare un’insalata di verdure, che è ancora quasi tutta nel piatto; se fosse stata avvelenata, ne avrebbe ingerita troppo poca per assimilare una dose di veleno letale. Inoltre, sul tavolo c’è una birra ed i quattro bicchieri sono usati, tutti l’hanno bevuta, dunque anche quella non può essere avvelenata… insomma, sarà davvero avvele-namento?» conclude imbarazzata Clarissa. «Be', saranno gli esami istologici a dircelo. Comunque la tua convinzione iniziale m’è sembrata netta; io penso che bisogna affidarsi anche alle intuizioni; i sintomi sono quelli no?» «Certo, di questo sono sicura.»
Mentre Spada è al telefono col Sostituto Procuratore Benedetti, a cui espone tutti i suoi dubbi, il brigadiere Scarelli, convocato d’urgenza dalla vicina caserma, entra nel ristorante e si trova di fronte al fattaccio. «Giordano chiama il medico legale; il sostituto Benedetti ha dato l’ok per le indagini preliminari per sospettato omicidio. Chiudi la porta del locale e non fare entrare nessuno, nemmeno quelli del 118» gli ordina perentorio il maresciallo. Ora Ettore Spada, “maresciallo sul pezzo”, insensibile al cordoglio, è come in “trance” agonistica: la morte gli è piovuta tra le mani e non può farsi sfuggire questa occasione. L’unica cosa che gli manca per emulare al meglio il suo investigatore preferito, è il vecchio impermeabile beige e un mozzicone di sigaro cubano in bocca. Ormai ha deciso, tenterà di agire sull’onda emozionale provocando l’assassino, sempre che d’assassinio si tratti! In effetti, ripensando a mente più fredda, Spada si è accorto che non conosce un elemento fondamentale dell’inchiesta: com’è stato avvelenato il Tertulliani? E poi, se davvero è andata così, perché? Con questi dubbi in testa il maresciallo raggiunge la sala biliardo dove sono state allestite delle poltroncine per ospitare tutte le persone che erano presenti nel locale al momento del decesso. Spada tiene tra le mani gli appunti di Scarelli con i nomi dei presenti. Omettendo volutamente di convocarli uno per uno, inizia a fare le sue domande. «Signora Lena lei è la compagna del Tertulliani?» «Sì!» «E, scusi l’impudenza, andavate d’accordo?» «Be', sì!» «Bugiarda!» s’intromette Lin con fare isterico. «Stai zitta puttana!» ribatte Lena ringhiando. «Ehi! Buone, buone! Signora Lena si calmi e non offenda» ordina Spada. «Quella lì, è una mentecatta, voleva rubarmelo!» afferma Lena in preda ad una rabbia disperata. «La sua reazione mi induce a pensare che lei è molto gelosa» insinua il maresciallo:«Aveva qualcosa da far pagare al suo fidanzato?» continua caricando giusto d’un tono la sua voce. «Cosa dice maresciallo… io lo amavo!» Spada guarda tutti i presenti negli occhi; solo uno sguardo pare sfuggirgli. «Lin! Ora è lei che deve dirmi tutto quello che sa.» «Maresciallo, io so soltanto che Tullio da qualche tempo era preoccupato per gli affari, l’autosalone è pieno di debiti. Quell’oca lì…» la cameriera indica Lena: «A Tullio serviva solo per i soldi.» «Signora, lei mi sembra molto coinvolta, dica la verità, aveva una relazione col Tertulliani?» «Veramente… maresciallo, erano dieci anni che andavamo a letto insieme» confessa Lin senza nessuna vergogna. «Puttana!» inveisce ancora lena fuori di sé. Spada allora si rivolge all’uomo appoggiato alla finestra. «Signor Baldo, lei e Tertulliani eravate in società nell’autosalone?» l’uomo annuisce: «Sapeva che la situazione economica era molto compromessa?» «Sì! Tullio era un vero istrione, un vulcano d’idee, ma in fatto di ragioneria, era una frana; Per questo ho dovuto ipotecare la casa − così come ha fatto lui − per far fronte ai debitori che ci stavano addosso.» «Eravate molto amici?» «Dai tempi delle elementari.» «Però, questa storia dei debiti, la casa ipotecata per colpa del Tertulliani, può averle fatto cambiare idea sul sentimento che provava nei suoi confronti.» «Cosa sta insinuando maresciallo, io non sono capace di serbare un rancore così forte. Diglielo Annachiara; volevo bene o no a Tullio?» Baldo guarda la sua donna. «Certo maresciallo, io lavoro al salone come segretaria e posso dire di non averli mai visti litigare.» «Lei è la segretaria del Tertulliani?» «Sì!» «E… mi scusi, con lei come si comportava?» «Cosa intende maresciallo.» «Be', intendo, stava al suo posto, Sì!» «Ma per chi mi ha preso maresciallo, non sono mica una di quelle io, e poi mai con quel po… poveretto» esita infine Annachiara. «Non volevo offenderla, in fondo non importa essere una di quelle, ce ne sono milioni di storie tra principale e segretaria non sarebbe la prima volta, Comunque…» «Be'! Non è questo il caso, stia sicuro.» «E mi dica, in questo periodo di magra la pagavano ugualmente?» chiede Spada ancora provocatorio. «No! Sono sei mesi che non spiccio nulla» precisa Annachiara contrariata. «Perché allora continua a lavorare per loro?» «Perché… speravo riuscissero a risalire la china.» «Vede, maresciallo, c’è anche da dire che Annachiara è la mia compagna» rivela a questo punto Baldo impacciato. Gli occhi gelidi e colmi d’ansia della donna, incrociano lo sguardo dell’uomo fulminandolo; al maresciallo Spada quella sorta di disappunto non sfugge. «Ah! Se è così, mi scusi per la mia allusione di prima, non volevo essere offensivo mi creda» si giustifica Spada. Le uniche persone non presenti in quella stanza sono il brigadiere Scarelli e Clarissa; sono rimasti accanto al cadavere in attesa del medico legale. «Dottoressa!» esclama all’improvviso Scarelli rivolgendosi alla donna: «E quello?» Il brigadiere indica verso terra, nei pressi del tavolo. «E’ un tubetto di dentifricio, strano; perché si trova lì?» domanda Clarissa. «Già! Andiamo a portarlo al maresciallo; saranno gli amici del morto a dircelo.» Scarelli, col tubetto nella mano, si avvia verso la saletta. Chiama a sé il maresciallo Spada, spiega dove ha ritrovato il dentifricio e gli consegna il tubetto, infine, gongolando di soddisfazione, si fa da parte e rimane in ascolto. «Ecco un quesito interessante» dice Spada rivolto ai presenti: «Il brigadiere, vicino al tavolo, ha trovato un tubetto di dentifricio; sapete dirmi da dove è saltato fuori?» «Era di Tullio, maresciallo» spiega Lena: «Da un mese era costretto a lavarsi i denti in continuazione per una fastidiosa carie che lo tormentava; quando è caduto a terra era appena tornato dal bagno dove era andato per lavarsi i denti.» «E perché non andava dal dentista?» «Aveva paura, Tullio era un gran fifone maresciallo.» Ettore si estranea e compie di nuovo una panoramica per incrociare gli sguardi degli astanti. Nel silenzio, come un sibilo finissimo, un’intuizione si fa strada nella sua testa. Di colpo si alza ed esce dalla sala per andare da Clarissa. «Quali sono gli effetti del cianuro sull’organismo umano?» chiede alla fidanzata. «Il cianuro, entrando nelle cellule, si combina col ferro bloccando l'attività di un certo enzima e questo evento, causa la morte della cellula per "soffocamento". Gli effetti dell'ipossia si riflettono sul sistema respiratorio; sopraggiunge quindi una rapida depressione dell'attività cerebrale. La frequenza cardiaca dapprima aumenta per poi diminuire progressivamente. La morte avviene per anossia cerebrale e collasso cardiovascolare.» «Può essere un’azione lenta, cioè un avvelenamento protratto nel tempo?» «Sì, le cellule che muoiono ad ogni avvelenamento non si riformano, finché non si arriva al numero minimo oltre il quale l’organismo non può più andare avanti e avviene il collasso.» Spada ora ha capito come può essere stato ucciso Tertulliani, non gli resta che far crollare l’assassino e se l’istinto non lo inganna, ha già una pista da seguire.
«Signora Lena, lei è ovvio che fosse a conoscenza del problema al dente del Tertulliani?» «Che domande sono queste… certamente; gli avevo consigliato molte volte il mio dentista.» «Certo, certo, e lei Lin lo sapeva?» «Sì, Tullio me lo aveva accennato, ma non avevamo approfondito l’argomento, quando ci vedevamo, avevamo altro da fare.» «Maresciallo la faccia tacere per cortesia!» esclama Lena esasperata. «E lei, signora Annachiara; lei sapeva del problema al dente del Tertulliani?» «Certo, lavoravamo uno accanto all’altra.» «E conosceva la frequenza con cui si lavava i denti, non è così?» «Sì, diciamo che lo vedevo spesso recarsi al bagno per lavarli.» «E sapeva anche dove Tertulliani teneva il dentifricio?» «Senta maresciallo ora mi sono scocciata; cosa vuole da me?» sbotta la segretaria stizzita. «Lei non si preoccupi. Ha per caso qualcosa da nascondere?» Le ciglia della ragazza si abbassano e la fronte s’increspa. «No! Non ho proprio nulla da nascondere, io.» «Lei però non mi sembra così scossa da questa tragedia inattesa. Guardi Lena e guardi Lin; rivali in amore, ma unite nella sofferenza. E Baldo? Sembra una candela al vento!» «Questo cosa significa? Tullio era…» Annachiara è interrotta dal maresciallo. «Glielo dico io cosa significa; significa che lei aspettava questo evento da tempo. Tertulliano, per lei, era un nemico da eliminare e così ha cercato di procurargli la morte, mettendo delle dosi di cianuro nel suo dentifricio, fino a che, l’organismo del Tertulliani ha finito per cedere all’effetto del veleno. Probabilmente nessuno avrebbe sospettato nulla se non fosse accaduto qui… oggi. Ma adesso abbiamo in mano questo tubetto di dentifricio da far analizzare.» Gli sguardi di tutti sono puntati su Annachiara; un sopracciglio della ragazza inizia a tremare. Lei sta guardando gli occhi mollicci e terrorizzati di Baldo. Quello sguardo da mammola la fa inferocire: “È possibile che quest’idiota si sia sempre fatto gabbare come un allocco?” pensa fuori di sé dalla rabbia. «”Affanculo” maledetto maresciallo! Doveva succedere proprio oggi, davanti a lei, e a quella stronza di dottoressa curiosa! Questo figlio di puttana, cinico e guascone, è stato fortunato anche nella morte. Un approfittatore, una sanguisuga, ecco chi era Tertulliano Tertulliani! Lui non l’aveva ipotecata la sua casa; aveva falsificato le carte per raggirare Baldo e far pagare tutti i debiti a lui. Era un maledetto imbroglione che meritava solo di marcire all’inferno!» Ettore Spada non crede ai suoi orecchi, una confessione in piena regola e un movente bello e buono rivelato senza batter ciglio. E Giordano Scarelli, lì presente, ha sentito tutto! «Brigadiere, chiama il Procuratore Benedetti e conferma che avevo ragione io; si trattava proprio di omicidio.»
Edited by Giorgio Simoni - 12/7/2012, 14:09
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