Nero Cafè Forum

Consiglio il dentista!, Autore Giorgio Simoni

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Giorgio Simoni
view post Posted on 5/7/2012, 17:03




Consiglio il dentista!




Personaggi:
Ettore Spada: maresciallo dei Carabinieri.
Giordano Scarelli: brigadiere dei Carabinieri.
Benedetti: Sostituto Procuratore.
Clarissa: dottoressa e fidanzata del maresciallo Spada.
Eminguei: barista e ristoratore.
Tertulliano Tertulliani, alias Tullio: imprenditore.
Lin: cameriera
Lena: fidanzata di Tertulliano.
Baldo: socio in affari di Tertulliano
Annachiara: segretaria di Tertulliano e fidanzata di Baldo

Una bella insalata di carote e lattuga ben arruffate nel piatto e il profumo di cumino che sale alle narici.
Il lungomare di Cecina è sfiorato dall’ombra di un grande nuvolone denso, ma la giornata settembrina è comunque serena e frizzante; per un turista sarebbe proprio l’ideale.
Per Tertulliano Tertulliani è un giorno come un altro: pausa pranzo al “Settebello” e poi di nuovo all’autosalone.
«Le insalatone miste di "Eminguei" sono proprio imbattibili, ma con la nausea e poi questo maledetto dente…» si lamenta l’imprenditore.
«Povero Tullio, e toglilo quel dente no? Vuoi risolvere? Ti consiglio il dentista» interviene Lena, poi esasperata: «Ora basta smettila di lamentarti e inizia a mangiare vai; stai diventando insopportabile.» La sua prima collaboratrice, nonché compagna di vita, lo guarda sconsolata.
«Vorrei vedere te, sei brava a fare la coraggiosa con la roba mia.»
«Sei, ma un bel fifone!»
«Sì, sì divertiti, ora mi hai fatto riprendere anche il mal di testa.»
«Tertulliano!» Esclama la donna annoiata.
«Va bene, basta. Proviamo a magiare.» E mentre dice così, la sua forchetta è già in viaggio verso l’insalatona al cumino.
Baldo, il socio in affari di Tertulliano, che sta seduto alla sua destra, gli batte una mano sulla spalla:«Ok, Tullio! Poi… guarda! Sta arrivando Lin che porta anche i nostri piatti.»
«Ecco il tramezzino al salame e i crostoni con bufala e olive nere… Buon appetito!» dice la ragazza dai profondi occhi a mandorla, sfoderando un sorriso solare che infonde calore.
«Graffie», borbotta Tullio a bocca piena.
«Maleducato!» lo apostrofa Lena, spostando con la mano una ciocca mesciata dal volto.
«Uh! Quante storie, è una vita che mangiamo qui» dice Tullio e guarda Lena con un’espressione strana:«è come stare a casa, no?» La donna sostiene quello sguardo e rimane immobile, gelida come il marmo.
Baldo, conoscendo gli esiti di quegli inizi di disputa, si irrita e per interromperla sul nascere si rivolge ad Annachiara: «Cavolo; ho dimenticato il cellulare all’autosalone!» La sua fidanzata e segretaria dell’azienda, che fino a quel momento è rimasta silenziosa, rimane un attimo interdetta; non capisce il senso dell’uscita fuori luogo del suo uomo.
«E che sarà mai! Lo riprenderai quando torniamo» risponde concreta.
L’obiettivo però è raggiunto; Tullio e Lena si distraggono dal loro diverbio. Dopo un attimo d’empasse, la donna guarda il crostone nel suo piatto e inizia a mangiare.

Il mare, lisciato dalla lieve brezza pomeridiana, trabocca con lievi spasmi sulla spiaggia grigia. Dalla grande vetrata vicina al tavolo dove è seduto, il maresciallo Ettore Spada guarda l’orizzonte; l’impalpabile profilo della Corsica, imperlata dai riflessi, lo fa pensare, e mette alla prova le sue conoscenze geografiche. Un rumore lo distoglie; Clarissa, la fidanzata, si siede davanti a lui.
«Ciao maresciallo.»
«Ciao dottoressa! Giornata dura al pronto soccorso?»
«No! Solo cerotti.»
La ragazza cinese si avvicina e chiede: «Volete ordinare?»
«Sì!» afferma Clarissa: «Per me una frittura in guazzetto. Ok anche per te Ettore?»
«Sì, vada per la frittura, ma senza guazzetto.»
«Vuoi stare leggero?» sfotte Clarissa.
«Be', meglio non esagerare.»
«Ettore! La frittura è frittura, e il guazzetto è la morte sua. Se vuoi digerire bene, devi ordinare una caprese.»
«Ok! Come non detto; frittura in guazzetto anche per me» s’arrende il maresciallo.
Lin si allontana col sorriso sulle labbra e passando vicino al tavolo dove sono seduti Tullio e i suoi amici chiede: «Allora, quest’insalata al cumino è buona?»
«Sì, buonissima guarda!» risponde stizzita Lena anticipando Tullio. L’uomo prima guarda strano la fidanzata, poi si volta verso Lin, sgrana in modo espressivo gli occhi e cerca di dissuaderla dal rispondere. La cinese lo fulmina con le sue pupille corvine e, col viso scuro, si defila verso la cucina.
Tullio cerca di rompere l’imbarazzo e dice: «Accidenti a questo maledetto dente, devo correre in bagno; scusate.»
Finita la frase, sposta la sedia, infila la mano nel borsino, estrae dentifricio e spazzolino e si dirige ondeggiando verso la toilette.
«È veramente il colmo, deve lavarsi i denti anche durante il pranzo. Che strazio quella carie» critica a mezza voce Lena, ancora adirata.
Quando Tullio si alza da tavola, Annachiara smette di mangiare e si muove sulla seggiola, come assorta in altri pensieri si volta in direzione della coppia seduta alla vetrata e guarda il maresciallo dei carabinieri in divisa, poi torna a fissare il suo piatto. Baldo la guarda e le sfiora la mano: «Hai visto? Oggi c’è anche il maresciallo.»
«Già…» è il commento ermetico di Annachiara.
«Una pausa pranzo coi fiocchi; direi» commenta Lena acida.
Uno scalpiccio di passi strusciati e Tullio è di nuovo nei pressi del tavolo.
«Chi? … Cosa?» chiede palesemente affaticato.
«Si parla del maresciallo» spiega Lena ammiccando due volte con la testa in direzione della coppia seduta presso la vetrata.
«Che c’entra il maresciallo?» chiede Tullio, che tiene ancora il dentifricio in mano. Poi inizia a barcollare e diventa tutto rosso in volto.
«Niente, niente, una maldicenza.» Lena sta parlando e il suo campagno sembra non seguirla, come non percepisse più niente.
Passano solo pochi minuti, durante i quali Tullio sembra farsi sempre più confuso, all’improvviso i suoi occhi s’allargano come fossero spiritati, s’immobilizza, si porta le mani alla bocca dello stomaco, inizia a boccheggiare come se stesse soffocando; il ritmo della sua respirazione aumenta in modo preoccupante.
«Tullio! Tullio!» Chiama Lena preoccupata: «Se è uno dei tuoi scherzi?»
«La… la… luce, accendete la luce!» esclama Tullio, poi crolla dalla seggiola e stramazza a terra.
Il maresciallo Spada al rumore della caduta, si volta e, visto l’uomo riverso a terra, si appresta ad intervenire. Clarissa, però, che è seduta dalla parte più vicina si è mossa prima di lui e lo anticipa.
La dottoressa si china sull’uomo e si prodiga nel primo soccorso, fatti i primi accertamenti scuote la testa; Tertulliano Tertulliani è morto?
«Cavolo! Ettore quest’uomo è morto!» esclama la donna.
«Sarà stato il cuore?» chiede rosso in faccia il sottufficiale.
Le grida disperate di Lena intanto paralizzano tutti; Baldo, in piedi, gira e rigira su se stesso senza trovare pace. Annachiara è rimasta ferma, seduta al tavolo con le mani tra i capelli.
Lin ed Eminguei attirati dalla confusione sono comparsi dal retro del ristorante; la ragazza cinese appena realizzato l’accaduto sviene.
«Eminguei… chiama il 118!» ordina Ettore all’amico ristoratore.
Clarissa nell’osservare attentamente l’uomo deceduto aggrotta lentamente le ciglia e il suo sguardo s’incupisce. Ettore nota quell’atteggiamento che ne tradisce la preoccupazione.
«Cosa c’è che non va?» chiede incuriosito.
«Spostiamoci da qui…» risponde il medico e dopo qualche passo riprende: «Lo stavo osservando… cioè, quando quell’uomo ha avuto il malore, io lo guardavo e mi è sembrato che stesse soffocando, ho notato i tipici sintomi dell’asfissia. Quindi niente a che vedere con un infarto al miocardio. Però, se osserviamo le sue mucose, si sono mantenute rubizze, cosa che escluderebbe l’asfissia che, al contrario, rende i tessuti esangui. Insomma Ettore, a me pare una morte strana; una morte da autopsia.»
«Quei tuoi occhietti brillano; hai già un’ipotesi?» Spada è sicuro di non sbagliarsi, Clarissa ha in testa qualche idea.
«Veleno… io penso che questa sintomatologia si spieghi con l’avvelenamento da cianuro» si sbilancia la donna.
Clarissa, mentre il maresciallo chiede ad Eminguei di allestire una stanza dove far accomodare tutti i presenti, analizza il luogo dov’è avvenuta la caduta del Tertulliani, se il suo sospetto di avvelenamento da cianuro fosse vero, tutto quello che l’uomo ha ingerito, può contenere la dose letale del micidiale veleno.
Dopo qualche momento di riflessione Clarissa chiama Ettore in disparte e insieme si avvicinano al tavolo.
«Vedi Ettore, è strano, il signor Tertulliani aveva appena iniziato a mangiare un’insalata di verdure, che è ancora quasi tutta nel piatto; se fosse stata avvelenata, ne avrebbe ingerita troppo poca per assimilare una dose di veleno letale. Inoltre, sul tavolo c’è una birra ed i quattro bicchieri sono usati, tutti l’hanno bevuta, dunque anche quella non può essere avvelenata… insomma, sarà davvero avvele-namento?» conclude imbarazzata Clarissa.
«Be', saranno gli esami istologici a dircelo. Comunque la tua convinzione iniziale m’è sembrata netta; io penso che bisogna affidarsi anche alle intuizioni; i sintomi sono quelli no?»
«Certo, di questo sono sicura.»

Mentre Spada è al telefono col Sostituto Procuratore Benedetti, a cui espone tutti i suoi dubbi, il brigadiere Scarelli, convocato d’urgenza dalla vicina caserma, entra nel ristorante e si trova di fronte al fattaccio.
«Giordano chiama il medico legale; il sostituto Benedetti ha dato l’ok per le indagini preliminari per sospettato omicidio. Chiudi la porta del locale e non fare entrare nessuno, nemmeno quelli del 118» gli ordina perentorio il maresciallo.
Ora Ettore Spada, “maresciallo sul pezzo”, insensibile al cordoglio, è come in “trance” agonistica: la morte gli è piovuta tra le mani e non può farsi sfuggire questa occasione. L’unica cosa che gli manca per emulare al meglio il suo investigatore preferito, è il vecchio impermeabile beige e un mozzicone di sigaro cubano in bocca.
Ormai ha deciso, tenterà di agire sull’onda emozionale provocando l’assassino, sempre che d’assassinio si tratti!
In effetti, ripensando a mente più fredda, Spada si è accorto che non conosce un elemento fondamentale dell’inchiesta: com’è stato avvelenato il Tertulliani? E poi, se davvero è andata così, perché?
Con questi dubbi in testa il maresciallo raggiunge la sala biliardo dove sono state allestite delle poltroncine per ospitare tutte le persone che erano presenti nel locale al momento del decesso. Spada tiene tra le mani gli appunti di Scarelli con i nomi dei presenti. Omettendo volutamente di convocarli uno per uno, inizia a fare le sue domande.
«Signora Lena lei è la compagna del Tertulliani?»
«Sì!»
«E, scusi l’impudenza, andavate d’accordo?»
«Be', sì!»
«Bugiarda!» s’intromette Lin con fare isterico.
«Stai zitta puttana!» ribatte Lena ringhiando.
«Ehi! Buone, buone! Signora Lena si calmi e non offenda» ordina Spada.
«Quella lì, è una mentecatta, voleva rubarmelo!» afferma Lena in preda ad una rabbia disperata.
«La sua reazione mi induce a pensare che lei è molto gelosa» insinua il maresciallo:«Aveva qualcosa da far pagare al suo fidanzato?» continua caricando giusto d’un tono la sua voce.
«Cosa dice maresciallo… io lo amavo!»
Spada guarda tutti i presenti negli occhi; solo uno sguardo pare sfuggirgli.
«Lin! Ora è lei che deve dirmi tutto quello che sa.»
«Maresciallo, io so soltanto che Tullio da qualche tempo era preoccupato per gli affari, l’autosalone è pieno di debiti. Quell’oca lì…» la cameriera indica Lena: «A Tullio serviva solo per i soldi.»
«Signora, lei mi sembra molto coinvolta, dica la verità, aveva una relazione col Tertulliani?»
«Veramente… maresciallo, erano dieci anni che andavamo a letto insieme» confessa Lin senza nessuna vergogna.
«Puttana!» inveisce ancora lena fuori di sé.
Spada allora si rivolge all’uomo appoggiato alla finestra.
«Signor Baldo, lei e Tertulliani eravate in società nell’autosalone?» l’uomo annuisce: «Sapeva che la situazione economica era molto compromessa?»
«Sì! Tullio era un vero istrione, un vulcano d’idee, ma in fatto di ragioneria, era una frana; Per questo ho dovuto ipotecare la casa − così come ha fatto lui − per far fronte ai debitori che ci stavano addosso.»
«Eravate molto amici?»
«Dai tempi delle elementari.»
«Però, questa storia dei debiti, la casa ipotecata per colpa del Tertulliani, può averle fatto cambiare idea sul sentimento che provava nei suoi confronti.»
«Cosa sta insinuando maresciallo, io non sono capace di serbare un rancore così forte. Diglielo Annachiara; volevo bene o no a Tullio?» Baldo guarda la sua donna.
«Certo maresciallo, io lavoro al salone come segretaria e posso dire di non averli mai visti litigare.»
«Lei è la segretaria del Tertulliani?»
«Sì!»
«E… mi scusi, con lei come si comportava?»
«Cosa intende maresciallo.»
«Be', intendo, stava al suo posto, Sì!»
«Ma per chi mi ha preso maresciallo, non sono mica una di quelle io, e poi mai con quel po… poveretto» esita infine Annachiara.
«Non volevo offenderla, in fondo non importa essere una di quelle, ce ne sono milioni di storie tra principale e segretaria non sarebbe la prima volta, Comunque…»
«Be'! Non è questo il caso, stia sicuro.»
«E mi dica, in questo periodo di magra la pagavano ugualmente?» chiede Spada ancora provocatorio.
«No! Sono sei mesi che non spiccio nulla» precisa Annachiara contrariata.
«Perché allora continua a lavorare per loro?»
«Perché… speravo riuscissero a risalire la china.»
«Vede, maresciallo, c’è anche da dire che Annachiara è la mia compagna» rivela a questo punto Baldo impacciato. Gli occhi gelidi e colmi d’ansia della donna, incrociano lo sguardo dell’uomo fulminandolo; al maresciallo Spada quella sorta di disappunto non sfugge.
«Ah! Se è così, mi scusi per la mia allusione di prima, non volevo essere offensivo mi creda» si giustifica Spada.
Le uniche persone non presenti in quella stanza sono il brigadiere Scarelli e Clarissa; sono rimasti accanto al cadavere in attesa del medico legale.
«Dottoressa!» esclama all’improvviso Scarelli rivolgendosi alla donna: «E quello?» Il brigadiere indica verso terra, nei pressi del tavolo.
«E’ un tubetto di dentifricio, strano; perché si trova lì?» domanda Clarissa.
«Già! Andiamo a portarlo al maresciallo; saranno gli amici del morto a dircelo.» Scarelli, col tubetto nella mano, si avvia verso la saletta. Chiama a sé il maresciallo Spada, spiega dove ha ritrovato il dentifricio e gli consegna il tubetto, infine, gongolando di soddisfazione, si fa da parte e rimane in ascolto.
«Ecco un quesito interessante» dice Spada rivolto ai presenti: «Il brigadiere, vicino al tavolo, ha trovato un tubetto di dentifricio; sapete dirmi da dove è saltato fuori?»
«Era di Tullio, maresciallo» spiega Lena: «Da un mese era costretto a lavarsi i denti in continuazione per una fastidiosa carie che lo tormentava; quando è caduto a terra era appena tornato dal bagno dove era andato per lavarsi i denti.»
«E perché non andava dal dentista?»
«Aveva paura, Tullio era un gran fifone maresciallo.»
Ettore si estranea e compie di nuovo una panoramica per incrociare gli sguardi degli astanti. Nel silenzio, come un sibilo finissimo, un’intuizione si fa strada nella sua testa. Di colpo si alza ed esce dalla sala per andare da Clarissa.
«Quali sono gli effetti del cianuro sull’organismo umano?» chiede alla fidanzata.
«Il cianuro, entrando nelle cellule, si combina col ferro bloccando l'attività di un certo enzima e questo evento, causa la morte della cellula per "soffocamento". Gli effetti dell'ipossia si riflettono sul sistema respiratorio; sopraggiunge quindi una rapida depressione dell'attività cerebrale. La frequenza cardiaca dapprima aumenta per poi diminuire progressivamente. La morte avviene per anossia cerebrale e collasso cardiovascolare.»
«Può essere un’azione lenta, cioè un avvelenamento protratto nel tempo?»
«Sì, le cellule che muoiono ad ogni avvelenamento non si riformano, finché non si arriva al numero minimo oltre il quale l’organismo non può più andare avanti e avviene il collasso.»
Spada ora ha capito come può essere stato ucciso Tertulliani, non gli resta che far crollare l’assassino e se l’istinto non lo inganna, ha già una pista da seguire.

«Signora Lena, lei è ovvio che fosse a conoscenza del problema al dente del Tertulliani?»
«Che domande sono queste… certamente; gli avevo consigliato molte volte il mio dentista.»
«Certo, certo, e lei Lin lo sapeva?»
«Sì, Tullio me lo aveva accennato, ma non avevamo approfondito l’argomento, quando ci vedevamo, avevamo altro da fare.»
«Maresciallo la faccia tacere per cortesia!» esclama Lena esasperata.
«E lei, signora Annachiara; lei sapeva del problema al dente del Tertulliani?»
«Certo, lavoravamo uno accanto all’altra.»
«E conosceva la frequenza con cui si lavava i denti, non è così?»
«Sì, diciamo che lo vedevo spesso recarsi al bagno per lavarli.»
«E sapeva anche dove Tertulliani teneva il dentifricio?»
«Senta maresciallo ora mi sono scocciata; cosa vuole da me?» sbotta la segretaria stizzita.
«Lei non si preoccupi. Ha per caso qualcosa da nascondere?»
Le ciglia della ragazza si abbassano e la fronte s’increspa.
«No! Non ho proprio nulla da nascondere, io.»
«Lei però non mi sembra così scossa da questa tragedia inattesa. Guardi Lena e guardi Lin; rivali in amore, ma unite nella sofferenza. E Baldo? Sembra una candela al vento!»
«Questo cosa significa? Tullio era…» Annachiara è interrotta dal maresciallo.
«Glielo dico io cosa significa; significa che lei aspettava questo evento da tempo. Tertulliano, per lei, era un nemico da eliminare e così ha cercato di procurargli la morte, mettendo delle dosi di cianuro nel suo dentifricio, fino a che, l’organismo del Tertulliani ha finito per cedere all’effetto del veleno. Probabilmente nessuno avrebbe sospettato nulla se non fosse accaduto qui… oggi. Ma adesso abbiamo in mano questo tubetto di dentifricio da far analizzare.»
Gli sguardi di tutti sono puntati su Annachiara; un sopracciglio della ragazza inizia a tremare. Lei sta guardando gli occhi mollicci e terrorizzati di Baldo. Quello sguardo da mammola la fa inferocire: “È possibile che quest’idiota si sia sempre fatto gabbare come un allocco?” pensa fuori di sé dalla rabbia.
«”Affanculo” maledetto maresciallo! Doveva succedere proprio oggi, davanti a lei, e a quella stronza di dottoressa curiosa! Questo figlio di puttana, cinico e guascone, è stato fortunato anche nella morte. Un approfittatore, una sanguisuga, ecco chi era Tertulliano Tertulliani! Lui non l’aveva ipotecata la sua casa; aveva falsificato le carte per raggirare Baldo e far pagare tutti i debiti a lui. Era un maledetto imbroglione che meritava solo di marcire all’inferno!»
Ettore Spada non crede ai suoi orecchi, una confessione in piena regola e un movente bello e buono rivelato senza batter ciglio. E Giordano Scarelli, lì presente, ha sentito tutto!
«Brigadiere, chiama il Procuratore Benedetti e conferma che avevo ragione io; si trattava proprio di omicidio.»

Edited by Giorgio Simoni - 12/7/2012, 14:09
 
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Irene Vanni
view post Posted on 11/7/2012, 19:48




Ciao Giorgio, il racconto non mi è piaciuto, è faticoso da leggersi, non scorre. I dialoghi non sono scattanti, andrebbero snelliti, soprattutto quegli estenuanti puntini di sospensione che non dicono nulla (a volte non si capisce proprio il motivo per cui ne infili così tanti), e gli incisi risulterebbero molto più efficaci se venissero inseriti fra battuta e battuta, non sempre alla fine; questo sia per il ritmo che per la caratterizzazione dei personaggi, che qui appaiono bidimensionali e privi di chiaroscuro. Oltretutto talvolta la grafia è errata, occorre la minuscola quando si chiude il discorso diretto con un verbo del “dire”, la maiuscola quando si tratta di una frase comune e il discorso diretto è già chiuso all’interno dei caporali. C’è da correggere “Beh”. Si scrive Be’, con l’apostrofo, perché è il troncamento di “bene”. Alcune parti poi dovrebbero essere riscritte a causa degli errori di punto di vista: quando inizi un paragrafo, usi la soggettiva di un personaggio e puoi vedere e sentire solo con la testa di quel personaggio. Puoi passare nella testa di un altro solo dopo uno stacco, in un altro paragrafo. Per esempio: quando Tullio cade a terra passi dalla testa del maresciallo a quella della dottoressa. Così si spezza la magia, il lettore non può immedesimarsi. Poi prima di scrivere un racconto bisognerebbe anche appuntarsi il soggetto con una semplice frase, in modo da capire se l’idea è interessante, originale, e vale la pena di essere raccontata. “Un uomo muore avvelenato per motivi economici e un maresciallo risolve il caso”. Tutto qui? Poi, come mai si parla subito di omicidio e assassino? Non potrebbe avere avuto una reazione allergica o aver ingerito il veleno solo per errore? Le conferme arrivano dopo. Il ‘dialogo della gelosia’ infine è stereotipato, risulta inverosimile. Così come è inverosimile che un maresciallo non conosca gli effetti del cianuro. Insomma, a parer mio ci sarebbe da lavorarci un bel po’ :) In bocca al lupo!
 
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Giorgio Simoni
view post Posted on 11/7/2012, 22:54




Grazie Irene, un giudizio molto utile. Ti meriti 5 punti.
Se avrò tempo ci lavorerò.
Ciao
 
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jwdr1996
view post Posted on 28/7/2012, 20:22




Il tuo racconto mi ha complessivamente divertito. Propongo a te (e agli altri che vorranno intervenire) soltanto due spunti di discussione, premettendo che io avrei enfatizzato maggiormente, magari con ironia, sulla relazione tra lo spiritoso titolo e la trama.
Il primo dubbio è di tipo tecnico, di fronte al quale confesso la mia ignoranza. Le mie reminiscenze classiche (non mediche!) mi portavano a pensare che l’assunzione graduale e quotidiana di un veleno immunizza (chi ricorda Mitridate?). Evidentemente con il cianuro non è così … vero?
Il secondo spunto (per quel che valgono le classificazioni) attiene al genere. Per me (ma sono un tradizionalista!) il “noir”, rispetto al giallo, deve privilegiare il punto di vista criminale. E questo forse un pochino manca nel tuo racconto.
Ciao!

 
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Giorgio Simoni
view post Posted on 28/7/2012, 21:51




jwdr1996, primo ti ringrazio per il commento, poi ti informo che anch'io non sono un medico, dunque per analizzare il tuo primo spunto, ti dico che dalle ricerche che ho fatto, il cianuro sembra che possa essere letale con assunzioni minime ma prolungate nel tempo (parrebbe che così siano stati uccisi anche personaggi illustri).
La tua seconda analisi è correttissima, io ho la tua stessa percezione in fatto di Giallo e Noir. Quando ho postato il racconto, avevo capito che qui potessero convivere entrambi i generi, poi leggendo qua e là, ho notato che il giallo qui è molto, molto scuro.
Comunque grazie di nuovo e alla prossima.
Se ti posso votare adesso ti regalo 5 bai puntoni. Ciao.
 
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dagon77
view post Posted on 28/8/2012, 14:10




:D Mi sembra chiaro che tu hai una passione per i gialli alla Agatha Christie e ovviamente per il Tenente Colombo che citi, in maniera non tanto velata, a un certo punto del racconto. A me non piacciono molto i racconti di questo genere, amo più le cose a tinte forti, diciamo che nella tua opera poi non ci sono momenti forti, mi sembra che cerchi di creare una situazione agrodolce con alcuni dialoghi da sit com, nulla che scuota il lettore, insomma. Per quanto concerne la forma direi non male anche se ci sono troppi dialoghi a mio avviso e poche descrizioni.
 
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William Munny
view post Posted on 28/8/2012, 22:16




Ciao Giorgio,
ho letto il tuo racconto e, in alcuni punti, ci sono cose che non mi risultano molto chiare.
Ad esempio:
- la maldicenza sul maresciallo, qual'è? Incuriosisce il lettore, ma non viene chiarita. Se Annachiara può essere turbata (ma questo lo possiamo sapere solo alla fine), Lena perchè dovrebbe esserne infastidita? Questo, potrebbe fare pensare che sia complice, ma si perde tutto... da rompiscatole chiedo: esiste una maldicenza, oppure il passaggio serve solo a disseminare una reazione di Annachiara e la maldicanza è solo un pretesto narrativo?
-dopo essersi lavato i denti, passano alcuni minuti? Cosa accade in tutto quel tempo? Non si tratta di ore ed è possibile che per un paio di minuti i commesali tacciano, ma considerando che il racconto procede per dialoghi come una rappresentazione teatrale, trovo che quei minuti siano di troppo... Perchè non scrivere secondi, oppure pochi attimi? Inoltre, il fatto che l'uomo, in conseguenza dell'utilizzo dello spazzolino e dentifricio, appena rientri in scena stramazzi, rende quasi evidente l'arma del delitto. I caratteri a disposizione sono molti, ma per la tua storia diventano stretti; hai tagliato sulla scoperta dell'arma del delitto perchè esondavi i caratteri, oppure non hai dato importanza a questo aspetto e lo hai previsto intutile sin dall'inizio? Magari il morto potrebbe sedersi a tavola e conversare ancora un po' di tempo... Rimane il fatto che il maresciallo e la morosa dovrebberò scoprire anche l'arma e non credo che riusciresti a rispettare il limite dei caratteri... Trovo che sarebbe più stimolante seguire i ragionamenti e scoprire con il maresciallo l'arma del delitto, piuttosto che essere informati prima e aspettare che i due ci arrivino.
In un giallo l'arma del delitto può suggerirci qualcosa sull'assassino, le condizioni in cui ha compiuto il gesto (premeditato o uno scatto d'ira)... Per chi lo sa che il veleno è un'arma usata in prevalenza dalle donne (ci sono vere e proprie statistiche a proposito)... questo restringe, di molto, i sospettati... tant'è che alla fine confermi che l'assassino è una delle donne.
-la facilità con cui Lin confessa la sua storia con Tullio non mi convince; lei serve il cibo (quindi potrebbe essere l'assassina ma hai già chiarito che non può essere stato il cibo e sappiamo già qual'è l'arma del delitto), inoltre la gelosia dell'amante potrebbe essere un buon movente... ma sembri evitare questo meccanismo e come entra nel racconto, così esce. Un peccato, poteva essere il primo specchietto per "ingannare" il lettore.
-il movente di Annachiara mi sembra un po' debole; lo avrebbe ucciso solo per eliminarlo? L'assassina è sicura che senza di lui il concessionario avrebbe ripreso a guadagnare? Baldo avrebbe risolto la situazione? A mio parere un movente dovrebbe essere qualcosa di più forte di una semplice antipatia, specie se è inserito in un contesto di affari/lavoro/amicizia... Se Annachiara avesse puntato ai soldi, avrebbe dovuto uccidere Lena... Così mi sembra che Tullio non le piaccia e quindi lo faccia fuori per, magari, diventare socia in un autosalone in perdita? Un compagno con la casa ipotecata e lei che non riceve lo stipendio da mesi... Risentimento? Mi sembra ancora troppo debole come movente. Ovviamente però questo è un parere personale e nulla toglie alla tua scelta.

Durante la lettura ho visto qualche avverbio in "mente"... magari sarebbe meglio farli sparire.

"Glielo dico io cosa significa; significa che lei aspettava questo evento da tempo." Eviterei la ripetizione di significa.

Ho finito, ovviamente queste sono le mie opinioni e, come tali, puoi ignorarle.
Buon Lab.
 
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Giorgio Simoni
view post Posted on 3/9/2012, 14:52




Per Dagon 77:
Grazie per la lettura e il commento, condivido quanto mi hai fatto notare, l'intento era proprio quello un prova di giallo classico, difficile con un numero di battute obbligato.
Comunque grazie ancora.
Per William Munny:
Davvero una desamina particolareggiata. Grazie davvero.
Sulla maldicenza, è un accenno per deviare il discorso del dialogo e confondere il lettore sull'attimo del ritorno di Tullio e la scena della sua morte, la maldicenza poteva sottointersi in quanto il maresciallo durante l'orario di servizio pranza con la fidanzata.
Sull'arma del delitto, si capisce subito del dentifricio avvelenato? Forse sì, comunque ho procrastinato volutamente la scoperta per avere il tempo di creare le varie motivazioni che i vari personaggi avevavno per uccidere Tullio.
Sul movente, Annachiara aveva scoperto i sotterfugi che Tullio faceva per far ricadere i debiti sul suo uomo, quello che lei voleva sposare e che invece si faceva prendere per il dietro dall'altro. Così lei si è elevata a giudice decidendo di uccidere il furbastro. Forse un movente leggero, ma certe volte il rimuginare dell'odio, può far perdere il limite delle cose.
Sul gioco dei moventi gestiti poco bene sono d'accordo, potevo fare di meglio, ma come hai scritto anche tu i caratteri sono questi qua.
Per i suggerimenti sintattici ti ringrazio ancora.
Voto per Dagon 77 punti 5
Voto pe William Munny punti 5
Ciao a tutti e grazie.
 
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7 replies since 5/7/2012, 17:03   152 views
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