| MALADOLESCENZA
La puzza di gomma delle maschere gli aveva sempre dato il voltastomaco; non riusciva a stare che una manciata di secondi nei reparti dei negozi riservati a quelle oscenità. Eppure articoli di quel genere facevano la gioia di tanti suoi coetanei; quattordicenni brufolosi con l’insana passione per i film horror. Quando Christopher riaprì gli occhi e i sensi si riattivarono la prima cosa che avvertì fu proprio quell'odore nauseabondo mischiato al tanfo del suo sudore. I suoi occhi trovarono due fori all’altezza di quelli della maschera, avvolta per bene intorno alla sua testa. L’istinto di levarsela arrivò repentino ma fu spezzato dall’impossibilità di ogni benché minimo movimento: mani e piedi erano serrati alla sedia sulla quale stava seduto da chissà quanto tempo. Un conato di vomito lo fece sussultare, seguito da diversi colpi di tosse. Respirare con quella puzza era pressoché impossibile. Cercò di capire dove si trovava. Da quello che riusciva a scorgere distingueva un divano rosa con due pupazzi sopra. Uno gli sembrò essere lo scheletro protagonista di Nightmare Before Christmas, l’altro una specie di cane nero con degli occhiali da sole. Nella parte di parete sopra al divano c’era il poster di un film che si intitolava Hellraiser. Aveva visto diverse volte su internet l’orrendo volto chiodato del protagonista. Tutte le volte che si fermava a contemplare le locandine di film di quel genere si chiedeva come la gente potesse essere attratta da storie così malsane. Erano fantasie malate partorite da gente con problemi, pensava. Cercò di guardare ai lati di quella che gli sembrò la cameretta di un suo coetaneo ma non ci riuscì perché chi l’aveva legato alla sedia aveva avuto cura di bloccargli anche la testa in quella posizione. Cercò per l’ennesima volta di svincolarsi dalla stretta ma fu impossibile. L’unica cosa da fare era urlare per chiedere aiuto. Cercò di inspirare più aria possibile nonostante la maschera e lanciò il primo grido. – Liberatemi, vi prego! – disse muovendosi, per quanto poteva, sulla sedia così solida e pesante da non traballare neanche di un centimetro. Poteva benissimo essere la sedia di metallo che utilizzavano nel medioevo per torturare i prigionieri e le streghe. Questo pensiero gli passò, fulmineo, nella testa ma cercò di cancellarlo, nonostante l’idea che qualcuno volesse fargli del male si stava palesando sempre di più. – Aiuto! – urlò per l’ennesima volta. Poi finalmente qualcosa arrivò a scuotere la ripetitività di quella scena. Christopher sentì l’uscio della porta aprirsi e il suono di passi leggeri entrare nella stanza. Qualcuno venne avanti ma il ragazzino non vide chi fosse, piuttosto i suoi occhi trovarono l’immagine grottesca del volto di un maiale di gomma dal ghigno diabolico. Chi l’aveva preso in ostaggio gli aveva messo davanti agli occhi uno specchio. – Ciao mio bel porcellino – disse il proprietario dello specchio. Christopher riconobbe un voce femminile, giovane e vagamente di sua conoscenza. – Vuoi scopare mio bel maialino? Ne hai di nuovo voglia scommetto – continuò la voce, adesso più familiare. Un lampo illuminò la mente del ragazzo. Del resto l’abbinamento divano rosa e film horror non lasciava dubbi: era Mara la sua ex ragazza. – Mara, tesorino, che tipo di scherzo è questo? Non capisco cosa… La ragazza tolse lo specchio e si sedette a terra di fronte a lui. Non rispose alla domanda ma iniziò un monologo appena udibile. Christopher fu sorpreso dalla reazione della ragazza ma quello che gli tolse il fiato fu la visione del suo volto. Dove non spuntavano i lividi viola Mara aveva usato tutta una serie di trucchi per trasformarsi in una sorta di morta vivente: la pelle era bianchissima, le labbra due boccioli rosso sangue e gli occhi contornati con una pesante traccia di cerone nero. – Papà mi aveva avvertito: il mondo è crudele. Se tu non l’azzanni lui azzanna te. Papà aveva ragione ma io non ci credevo. Non volevo essere come lui. Ora però sono consapevole di quello che sono: il destino mi vuole tra i cacciatori. Sarà contento papà quando saprà che sono dalla sua parte. Christopher capì che Mara aveva perso qualche rotella. Del resto poteva essere la naturale conseguenza di quello che le aveva fatto giorni prima. In quei casi la mente può risentirne pesantemente. E dire che era tutto partito per gioco. Cercò di non pensarci più e di concentrarsi piuttosto su quello che aveva intenzione di fargli lei. Quel dialogo personale, espresso con quel particolare tono monocorde, non lo confortava affatto. Mara era sempre stata una ragazzina solare nonostante la passione per quei strampalati film horror. Ora gli sembrava di essere finito in una scena di quelle pellicole che lei aveva tentato più volte di fargli vedere. Per quanto difficile doveva giocare la carta della diplomazia e farla ragionare. – Mara, spero che tu non sia ancora arrabbiata per l’altro giorno. Sai che sei così bella. I maschi non possono resisterti e io sono stato anche troppo paziente dopo appena un mese di fidanzamento. Cerca di capire, non ce la facevo più. Se tu fossi stata più disponibile non saremmo andati in quel casale e… – ZITTO! – lo fulminò la ragazza – Non interrompere il flusso di pensieri che alimentano la mia mente. E’ come un vortice che mi scuote e mi da forza, soprattutto da vigore a certe intenzioni. E’ un po’ come quando si devono prendere decisioni senza soppesarne le conseguenze. Tu e i tuoi amici maiali ne sapete qualcosa. L’unica immagine che avevate in mente era di mettere i vostri cazzi dentro di me. Solo un immagine per una decisione inconvertibile. E quella che ho io in questo momento è della stessa natura. Non mi fermerà nulla: ne ribrezzo, ne senso di colpa, ne pietà. E pensare che papà me la ripetuto più volte da quel pomeriggio in cui abbiamo lasciato la mamma al lago: siamo della stessa specie. Ora so che ha ragione. Christopher ormai temeva solo il peggio. La conferma gli arrivò quando la ragazza tirò fuori dalla tasca dei pantaloncini un rasoio da barbiere. – Ecco l’immagine che scalza tutte le altre dalla mia mente. Questo rasoio che affonda nella tua carne. Entrerà dentro di te come tu e i tuoi sporchi amici siete entrati dentro di me. E anche in questo caso scorrerà sangue, oh, tanto sangue – sottolineò Mara, prima di avvicinare la lama al braccio del ragazzo e affondargliela dentro come in un panetto di burro. Il ragazzo sentì il dolore attanagliargli ogni singola cellula del corpo. Le urla, benché attutite dalla maschera, toccarono tonalità inaudite. Il sangue zampillò prima a piccoli fiotti poi sgorgò copioso, formando un lago ai piedi della vittima. – Oh no, lasciami andare, ti prego – piagnucolò Christopher – Guarda un po’, le stesse parole che ho usato io pochi giorni fa – esclamò Mara, affondando per l’ennesima volta la lama nella carne. – Eravate sordi allora, eh? Ma io ci sento benissimo, anzi le mie orecchie godono al suono delle tue urla – sottolineò Mara. Christopher iniziò a tossire mentre lacrime di dolore mischiate a sudore cominciarono a fluire da sotto la maschera. Mara continuò a disegnare solchi nella carne del suo ex ragazzo, totalmente assorta in quel gioco macabro. Durò un’altra manciata di secondi fino a quando lei non si stufò e gettò il rasoio in un angolo della stanza. Poi sparì dalla vista. Christopher l’udì armeggiare con qualcosa che produceva un suono metallico, come se stesse rovistando in una cassetta degli attrezzi. In effetti la ragazza ricomparve con un nuovo oggetto in mano. Nonostante le lacrime gli impedissero di mettere correttamente a fuoco la vista, Christopher riconobbe un trapano rosso tra le dita affusolate della sua ex ragazza. Lei premette un pulsante e la punta girò alla velocità della luce emettendo il caratteristico suono. –Che bell’oggetto eh? Innegabilmente penetrante. Uno strumento molto maschile oserei dire, ma in mano ad una femmina può essere utilizzato anche in altri modi più interessanti – spiegò Mara, esponendo un sorriso beffardo. In quel momento Christopher si maledisse per tutte le volte che i suoi pruriti sessuali gli avevano annebbiato il cervello, facendogli perdere il controllo fino a distruggersi in estenuanti sedute masturbatorie o in fantasie erotiche con donne sottomesse come schiave. In effetti la sua sessualità deviata l’aveva portato a considerare le femmine alla stregua di oggetti di piacere, e la violenza sessuale ai danni della sua ex ragazza era un’inevitabile conseguenza di quelle ossessioni. Sarebbe stato meglio farsi curare da un buon analista che arrivare a quel punto, rifletté. E poi di tutte le ragazze che potevano capitargli a tiro aveva scelto una specie di serial killer in erba. Quasi gli venne da sorridere a quel pensiero. Prima che la sua mente potesse distrarsi con altre riflessioni la punta del trapano scomparve dentro la sua coscia destra. Urlò quasi per abitudine che per dolore, ormai in effetti si era pressoché assuefatto a quella seduta di tortura. Mara bucò anche l’altra coscia. – Che piacevole sensazione. Entra proprio in profondità e senza resistenze, diversamente da altre penetrazioni non credi? Il ragazzo non rispose, preda ormai di deliri mentali sempre più acuti da renderlo praticamente estraneo alla realtà. Mara, così come aveva fatto col rasoio, gettò il trapano a terra con noncuranza, poi dalla cassetta degli attrezzi (anche se per lei era ormai una cassetta dei giochi) prese un martello. Lo avvicinò alla testa del ragazzo. – Adesso ci divertiamo ancora di più – esclamò e colpì Christopher. Il ragazzo affondò nel nero, perdendo conoscenza. Quando si risvegliò, nonostante le torture subite, la prima sensazione che provò fu di piacere per l’assenza del puzzo della maschera di gomma. In effetti gli era stata tolta, così come gli erano stati tolti tutti i vestiti. Inoltre non si trovava più nella sedia delle torture medievali ma a terra con arti superiori e inferiori legati con delle funi ai piedi del divano e di un resistente tavolo di legno e divaricati come l’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci. Mara giunse presto a occupare il suo campo visivo. – Adesso sei nudo ai miei occhi, come io lo sono stata ai tuoi. Che sensazione provi? Io ricordo di aver sentito una profonda vergogna mentre ti imploravo di smetterla. Ma non servivano a nulla le mie suppliche: nulla poteva frenare i vostri impulsi sessuali ricordi? E’ tutta colpa di quel coso lì in mezzo alle gambe. Per questo adesso risolveremo il problema alla radice – spiegò la ragazza, mostrando l’oggetto che aveva tenuto in mano nascosto dietro la schiena. Christopher riconobbe un piccola sega elettrica. – No, ti scongiuro, abbi pietà, mi farò curare – piagnucolò. – Oh, ma di te non mi frega un accidenti ormai, dovevi pensarci prima semmai – puntualizzò la ragazza. – Allora ti risarcirò, la mia famiglia è ricca. Ti darò qualunque cifra vorrai, ok? – – Per questo tipo di piacere non c’è prezzo, me l’ha insegnato papà. Ormai siamo all’atto finale, ma non ti preoccupare: non ti lascerò vivere da eunuco. Dopo che avremo tolto di mezzo il tuo amico laggiù, mi occuperò di smontarti pezzo per pezzo come uno dei bambolotti con i quali giocavo solo poco tempo fa, prima che tu e i tuoi luridi soci mi faceste entrare nel mondo dei grandi. Detto questo Mara azionò la sega elettrica e si chinò per avvicinarla al pene del ragazzo. Christopher cercò di svincolarsi dai legacci, agitandosi come in preda a deliri schizofrenici. Quei movimenti scomposti fecero si che un delle gambe del ragazzo, che non era stata legata proprio a dovere, ebbe gioco fino a raggiungere il piede sinistro di Mara. La ragazza inciampò e cadde a terra. Le lame delle motosega trovarono subito l’avambraccio della ragazza che urlò di dolore. Christopher si mosse veloce, liberando completamente la gamba dal nodo. In quel modo ebbe la possibilità di allungarsi per afferrare la motosega che utilizzò per tagliare le altre corde. Un ultimo colpò lo inflisse al fianco della sua torturatrice. Questo si squarciò come carte velina e ne fuoriuscirono le interiora. Nonostante le diverse ferite subite Christopher riuscì a mettersi in piedi. – Me ne vado sporca puttanella, ma tornerò per violentarti ancora fino a quando non mi implorerai di ucciderti – sentenziò il ragazzo. Avrebbe voluto darle un calcio in quel suo bel visino truccato da zombi, oppure prendere la locandina di quel merdoso film horror e ficcargliela in gola fino a soffocarla ma riusciva a malapena a compiere piccoli passi e poi non voleva perdere tempo, prima usciva da lì e meglio era per lui. Quando sarebbe guarito si sarebbe preso la sua rivincita. Una rivincita a base di sesso selvaggio fino alla morte. Mara, nel frattempo, si teneva le mani premute contro la pancia per impedire alle budella e al sangue di lasciare il suo corpo. La stanza era ancora invasa dal suono della motosega. Questo evitò a Christopher di udire la porta di casa che veniva prima aperta e poi chiusa e Mara che sussurrò: – papà. Christopher riuscì finalmente a raggiungere l’uscita della stanza. Ormai non era più la cameretta di una giovane fanciulla di quattordici anni ma una specie di mattatoio. Aprì la porta e un ombra si abbatté su di lui. L’uomo a cui apparteneva era alto almeno due metri e grosso quanto due bisonti messi insieme. I suoi occhi erano espressione di odio puro. Christopher non ebbe tempo di fiatare che un gancio da macellaio gli attraversò la mandibola uscendogli dal naso. L’uomo sollevò il gancio con annesso la sua particolare selvaggina e lo fissò a un chiodo che spuntava nella parete del corridoio attiguo alla stanza. Poi entrò nella camera di sua figlia e osservò, impassibile, quel macabro scenario. Focalizzò l’attenzione su Mara e si preparò mentalmente per una serata da chirurgo fai da te. Più tardi, quando la ragazza si sarebbe rimessa, le avrebbe insegnato i segreti della buona caccia.
© Sergio Di Girolamo
Edited by dagon77 - 31/8/2012, 10:23
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