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La ragazzina

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Giancarlo Vitagliano
view post Posted on 19/9/2012, 20:20




LA RAGAZZINA


Da dieci giorni Francesco Roberti era nascosto dietro quella siepe. Arrivava di mattina verso le sette e trenta e andava via dopo le due di ogni giorno.
Tutti i giorni tranne sabato e domenica, quando non c’era scuola.
Osservava i ragazzi che entravano accompagnati dalla madre, dal padre e in rari casi da entrambi i genitori. Li invidiava un po’; lui non aveva mai avuto questa fortuna: i suoi andavano al lavoro la mattina presto e aveva dovuto vedersela da solo fin da piccolo.
Li guardava mentre sciamavano dentro alla rinfusa. Ai suoi tempi, le femminucce entravano da una parte e i maschietti da un’altra, quando era possibile. Altrimenti, in fila per due, salivano nelle aule prima gli uni e poi le altre. Si era sempre chiesto se fosse una forma di indottrinamento maschilista o se si agisse così per tenere i ragazzi, più scalmanati delle loro compagne, sotto stretta sorveglianza.
La mente andò indietro nel tempo e si rivide accompagnare la sorellina, più piccola di tre anni, all’ingresso delle femminucce, salutarla con un bacio e infine raggiungere i suoi amici.
Chissà, si chiedeva ancora Francesco, se la rigidità di allora non sia stata una delle cause dei comportamenti di oggi.
I primi giorni non aveva trovato quel che cercava. I maschi non rientravano nei suoi interessi e tra le ragazze non ce ne era nessuna che lo colpisse in modo determinante.
Già, ma come doveva essere quella che cercava?
Ricercò tra i ricordi l’immagine della sorella a quell’età. Aveva grandi occhi verdi e capelli castani, lunghi e lisci, e proprio allora Nora iniziava a cambiare: le gambe prendevano ad affusolarsi, i fianchi ad arrotondarsi e sotto la camicetta si intravedevano le prime curve; e poi aveva quell’incedere gioioso, quasi saltellante, ma sinuoso ed elegante. La bambina stava lasciando il posto alla ragazza.
Sì, così doveva essere quella che cercava, come sua sorella.
Il quarto giorno la vide. In realtà, non era proprio uguale a Nora: i capelli erano neri e mossi, gli occhi gli sembrarono scuri; ma le fattezze erano proprio simili. Il corpo smetteva di essere paffuto come quello dei bambini e incominciava a slanciarsi come quello di una donna. Vestiva in maniera semplice, non vistosa, eppure accentrava gli sguardi molto più delle sue compagne; tra loro, alcune avevano abiti imposti in modo palese dalle mamme e apparivano come delle bimbette in un corpo troppo grande; altre erano agghindate come le sorelle maggiori alle quali probabilmente rubavano i vestiti e i trucchi, nella vana speranza di sembrare più grandi, apparendo, di contro, solo posticce e volgari. Invece, la ragazzina aveva una semplice camicetta chiara con appena qualche brillantino, una gonna rossa corta al punto giusto e dei sandali bianchi senza tacco. Ma le cose che attiravano di più in lei erano lo sguardo sereno e sincero, il broncio che appariva solo per pochi istanti per sciogliersi in una risata spontanea e coinvolgente.
“Sì“, pensò Francesco annuendo mentre un sorriso si allargava sul suo volto, “è lei!”.
Agguantò il thermos e si versò una bella dose di caffè, come se fosse un brindisi.
Non lasciava mai la sua postazione, neanche per mangiare; si accontentava dei panini che portava con sé da casa. Non voleva lasciare nulla al caso, non voleva perdere di vista quella ragazzina. Perché sapeva che prima o poi sarebbe successo: un ritardo di chi la veniva a prendere oppure poteva sperdersi nella confusione dell’uscita oppure... E lui doveva essere pronto perché un’occasione così difficilmente si sarebbe ripetuta.
Ogni tanto si guardava in giro, ma nessuno sembrava averlo notato. Era ben nascosto dalla siepe e dal tronco della grossa quercia, le cui fronde lo riparavano anche dai raggi caldi del sole della metà di settembre. Non gli era mai piaciuto sudare e per questo aveva scelto con cura quella postazione.
Sorrise ancora, perso nei ricordi. Alle medie gli fu impossibile non arrivare madido di sudore in classe. Accompagnare Nora era diventato difficile, ma non per questo vi rinunciò. Doveva alzarsi più presto la mattina e correre come un demonio per compiere il tragitto tra le due scuole; ma non ci fu un solo giorno senza che lo facesse. Ma era contento così: fin da quando era nata, aveva sempre amato molto la sorella; la teneva in braccio tutte le volte che poteva, la riempiva di baci e carezze, adorava addormentarla e andava di continuo a sorvegliarne il sonno.
I suoi ricordi furono interrotti dal clamore della scolaresca che si precipitava fuori.
Riuscì a scorgere la sua ragazzina nella baraonda generale. Stava lì, ferma, anche se la calca la sballottava a destra e a sinistra; cercava qualcuno con gli occhi. La folla si disperse e lei rimase sola, senza muoversi da vicino al cancello.
Francesco si alzò ed era pronto a scattare, quando un uomo anziano chiamò la ragazzina. La vede girarsi, sorridere e correre a braccia aperte verso quel vecchio chiamandolo nonno.
Francesco riprese la solita posizione scuotendo la testa.
“Non era il momento giusto, ma sono sicuro che non manca molto. Lo sento”.
Il giorno seguente il caldo era diminuito e soffiava una lieve brezza. Francesco aveva dimenticato la colazione e bevande; pensò che ce l’avrebbe fatta con il solo caffè.
“In fondo, sono solo poche ore” disse stringendosi nelle spalle.
Verso mezzogiorno lo stomaco prese a borbottare e lui si meravigliò che accadesse così presto. Ma quando i rumori si trasformarono in una morsa capì che non era la fame a provocargli il malessere: l’attesa stava per finire.
Prese a lanciare occhiate tutt’intorno. Il piazzale antistante alla scuola era deserto; fuori al bar nessuno si intratteneva come spesso accadeva. Decise di alzarsi e di appoggiarsi all’albero; sarebbe stato meno nascosto, ma più pronto.
Il caos si scatenò con lo sciame delle piccole pesti che usciva dalla scuola.
Come sempre, la ragazzina si fermò vicino al cancello nell’attesa che qualcuno la venisse a prendere.
Proprio come faceva la sua Nora quando l’aspettava. Scrollò il capo: non era il momento di abbandonarsi ai ricordi!
Una frenata e il rumore di uno schianto di lamiere attrassero la sua attenzione. Si voltò e vide un uomo anziano uscire da una delle auto coinvolte nello scontro e prendere a discutere con l’altro automobilista. Sorrise: era il nonno!
Fece un passo in avanti e, quando vide che tutti accorrevano per assistere alla scena, uscì dall’ombra, sempre senza perdere di vista la ragazzina.
Il piazzale era diventato di nuovo deserto.
O quasi.
Francesco scattò e con rapide falcate si portò vicino al cancello.
La ragazzina urlò, ma lui riuscì a prenderla tra le braccia e a correre via.
Si fermò solo sotto la quercia. Da lì vide alcuni agenti di polizia che bloccavano l’uomo che era rimasto a mani vuote davanti all’ingresso della scuola, il pedofilo a cui davano la caccia da tempo e che per poco non aveva agguantato la sua ennesima preda: la ragazzina che lui continuava a stringere tra le braccia.
Francesco Roberti aveva una sorella, Nora, sparita a nove anni mentre tornava dalla palestra.
Forse è anche per questo che è diventato commissario di polizia.

 
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Wild Child
view post Posted on 20/9/2012, 10:17




Ciao Giancarlo,
il racconto è scritto abbastanza bene, ma secondo me non è verosimile l'atteggiamento del commissario che si apposta dietro una siepe da dieci giorni per sventare la minaccia del pedofilo. La polizia di apposterebbe in macchina, in una vettura camuffata e in borghese, di certo non dietro una siepe come l'ultimo dei maniaci.
Aspettavo il colpo di scena già a metà racconto, doveva esserci per forza altrimenti la storia sarebbe stata troppo lineare, ma per come l'hai scritto arriva troppo brusco, e poi sinceramente non ho capito se il pedofilo è coinvolto nell'incidente oppure approfitta del trambusto dovuto all'incidente per avvicinarsi alla ragazzina.
A presto!
 
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Giancarlo Vitagliano
view post Posted on 20/9/2012, 11:10




@ Wild Child
In effetti hai ragione, ma ho considerato che il commissario fosse ossessionato dalla sua vicenda personale e che tramite questa cercasse di immedesimarsi nel profilo del pedofilo; e poi lui soffre così il caldo che stare in auto a settembre...
Il pedofilo approfitta del trambusto creato dall'incidente come intuisce anche il commissario.
Ti ringrazio per le osservazioni.
A presto.
 
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Giancarlo Vitagliano
view post Posted on 1/10/2012, 17:50




Commento di Wild Child: 3
 
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3 replies since 19/9/2012, 20:20   128 views
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